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11/04/2017                                   00:49

La videocamera si accese riprendendo il pavimento di una camera, poi quando l'inquadratura si sollevò, subito dopo, incontrò il letto e Jooheon seduto a gambe incrociate su di esso. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli bianchi e accennò un sorriso. Sembrava un po' a disagio in realtà. Aveva detto la verità Kihyun: Jooheon non aveva la minima idea di come affrontare la situazione.
«Come ti senti?» Domandò seguendo con lo sguardo il moro mentre camminava e andava a sedersi sul letto accanto a lui. Poggiò la videocamera sulle proprie gambe, ruotò il display e la girò verso l'interno in modo da riprendere i loro volti.
«Uhm... felice?» Mormorò in maniera retorica, quasi non ne fosse sicuro, rivolgendosi a stento lo sguardo, ma sorrise comunque in modo rassicurante all'espressione poco convinta dell'altro. Sistemò la testa sulla sua spalla accoccolandosi in una posizione più comoda. «Sono felice...» Ripeté in un sussurro annuendo piano e strofinando così la guancia sul morbido tessuto della felpa del minore. «Grazie per aver... ecco... detto quelle cose...» Sospirò Minhyuk giocando con le dita col laccetto della cinepresa che aveva tra le mani. Guardava in basso, ma evitava abilmente l'obiettivo, fissando il pavimento come se avesse un non so che di interessante che non poteva assolutamente perdersi. Jooheon non rispose, si morse semplicemente il labbro e forse Minhyuk non lo notò nemmeno, poiché, anche se avrebbe potuto benissimo sbirciare nel display, non lo fece. Non sapeva come rispondere evidentemente.
Passò qualche minuto in assoluto silenzio tanto che pareva il video si fosse bloccato. Poi Minhyuk girò il volto affondando il viso nella felpa del minore, afferrando un lembo di tessuto in una mano. Per qualche miracolo la telecamera non cadde a quel movimento brusco e rimase salda incastrata tra le gambe del più grande. Qualche singhiozzo spezzato fu l'unico suono che si riconobbe per qualche altro secondo, finché Jooheon non si decise a fare qualcosa e prese ad accarezzare lentamente i capelli del maggiore.
«Non piangere, dai...» Mormorò, sembrava sull'orlo di una crisi di pianto anche lui in realtà, per quanto il suo timbro fosse un disastro di fremiti e tremolii, quindi non era affatto credibile.
«Tu non capisci.» Ribatté il moro stringendo più insistentemente la felpa nel pugno serrato all'altezza del petto del minore. La sua voce era ovattata, parlava con le labbra attaccate alla stoffa e non sembrava avesse intenzione di staccarsi, era come se avesse davvero bisogno di quel contatto fisico.
«Io capisco invece.» Sussurrò il bianco, lasciando scorrere le dita lungo il viso del maggiore, seguendo con le dita affusolate la linea della sua mascella, fino a fare leggermente pressione sotto il suo mento per sollevargli un po' il viso, quanto bastasse per guardarlo negli occhi. «Il mio cuore batte 10 volte più veloce quando ci sei tu.» Aggiunse, con un'iperbole che però faceva il suo effetto. «M-mi dispiace se non te l'ho mai fatto capire... Se sei stato male è colpa mia...» Si morse il labbro lasciando che una lacrima scendesse placidamente dal suo occhio sinistro in silenzio, mentre Minhyuk lo fissava un po' interdetto, con le guance ancora bagnate nonostante si fosse calmato un po' a vista.
«Non è colpa tua» Scosse piano la testa, senza tuttavia allontanarsi: erano davvero vicini. Minhyuk alzò una mano lentamente, asciugando le rade lacrime del minore. Pareva tranquillo ormai, come al solito, ci metteva davvero poco a cambiare umore e tornare quello pacifico e disinteressato di sempre. «Sono io che non dovevo innamorarmi di te...» Gli accarezzò una guancia passandoci sopra il pollice. Era un momento così intimo che probabilmente entrambi si erano scordati ci fosse ancora la telecamera accesa. «...ma è andata così.» Sorrise appena, concludendo la frase e avvicinandosi fino a coprire quei pochi centimetri che bastavano per far incontrare le loro labbra. Un tocco impercettibile, calmo, lento, quasi non si muovevano neppure, forse serviva soltanto a colmare quel vuoto di cui Minhyuk sembrava soffrire così tanto. Poi il maggiore si staccò altrettanto lentamente, mosse le labbra dicendo qualcosa che non arrivò alla cinepresa e poggiò la testa nell'incavo tra il collo e la spalla del bianco. L'altro annuì piano, non sembrava affatto scosso da quello che era successo, era come se in realtà condividesse quelle parole, quel sentimento. E senza aspettare oltre allungò un braccio verso la videocamera, la afferrò e la spense.

Altro capitolo,
non ho riletto,
vi amo.

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