6. Sabotare gli ingranaggi della monotonia

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Il sole era alto nel cielo e come un gomitolo disperdeva i suoi fili d'oro sulla superficie cristallina del mare. Quei fili d'oro avvolgevano con un caldo bollente anche le persone che passeggiavano lungo la riva, tinte di un colorito bronzeo dalla testa ai piedi. La mano sotto il mento. Riccioli lunghi e sottili sbucavano dalla testa come scaglie di cioccolato fondente. Gli occhi verdi erano due biglie che guardavano nostalgicamente il panorama. Tutto sembrava un insieme di fotogrammi progettati con una monotonia disarmante. Stringevo tra le mani un mucchietto di sabbia. La consistenza ruvida di quei granellini solleticava i palmi morbidi. Si infilava nelle unghie e si attaccava sui polpastrelli. E poi scivolava via, trascinata dal vento, come seta. Tutto scorreva: l'acqua del mare, la sabbia tra le mie mani, persino le persone sembravano essere trascinate via dal vento in un cammino senza fine. Sarebbe stato bello fermare tutto questo, cristallizzare il tempo. Seduta sulla mia seggiola mi abbassavo a terra e prendevo un altro mucchietto di sabbia, per poi farla scivolare via di nuovo. Quello che vedevo non era vita, era un mondo alimentato da ingranaggi arrugginiti. Un mondo rivestito dalla ruggine della noia, la quale penetrava nell'interiorità di ogni uomo e la congelava. Era tutto un muoversi a tentoni nella vita, non assaporandone il vero succo. Ero spettatrice di un'atroce realtà sciolta nel sudore di una mattinata di agosto. Eppure non me ne accorgevo, ero avvolta in quella patina di felicità che solo l'infanzia può donare. Mi alzai. Piccole onde accarezzavano la superficie del mare. L'azzurro del cielo entrava nei polmoni e si nutriva di qualsiasi mio pensiero. Mi sentivo padrona di quel piccolo regno di sabbia e conchiglie che si estendeva sotto di me. Il calore del sole sprigionava dentro di me una purezza smisurata, come liberarsi da strati di sporcizia. Cosa si celava sotto tutta quella sabbia? Mi chinai a terra e cominciai a scavare a mani nude. Il motivo? Non lo sapevo. Era un viaggio nella follia per sabotare gli ingranaggi della monotonia. Gli occhi immersi nel marrone. La bocca aperta risucchiava l'aria calda e palpitante. La schiena ricoperta di sudore. Di tanto in tanto dei granellini di sabbia si infilavano tra i capelli. Le gambe erano completamente ricoperte di sabbia. E le mani scavavano, scavavano, scavavano. Andavo sempre più giù, in cerca dell'ignoto. Sentii i polpastrelli bagnati. La sabbia attaccata sulle cosce cominciò a dispendersi. L'acqua iniziò a salire lungo il corpo, a gonfiarsi intorno la vita, a straripare da ogni parte.
E poi giù.
Minuscole bollicine simili a perline mi passarono davanti agli occhi. Una valanga mi travolse dalla testa ai piedi. Un ghiaccio mi torturava la pelle, sembrava volesse squartarla. Cercai di trattenere il respiro, ma l'acqua sprofondava dentro di me come una valanga di sassi. Il sapore pungente del sale straziava la lingua. Non sentivo più nulla. Solo uno scroscio perenne. Era come se fossi stata sciolta in un mare di sangue e acqua. Mi sentii rilassare tutte le membra e venir meno, quasi cadendo, affogando in mezzo a quello scroscio frenetico.
Blu, blu e blu mi circondava da ogni parte. Velluto sfiorava la schiena. Aprii gli occhi di scatto. Pesci d'ogni sorta mi coprivano la visuale in un tappeto di mille colori. Sentieri di sabbia si srotolavano come i tentacoli di un polpo. Donne, uomini, bambini fluttuavano in una danza. Girovagavano, tendevano le braccia avanti, scuotevano i piedi in movimenti circolari, correvano in nuvole di bolle bianche, si tenevano per mano, sprofondavano nelle acque sempre più profonde per poi salire di nuovo e ricominciare una danza tutta nuova.
Ora si riunivano in gruppetti compatti sui sentieri e scivolavano sulla sabbia come su uno scivolo.
I capelli si sparpagliavano nell'acqua come ghirigori di glassa. Una frescura mi vestiva come un manto gelato. Ero appollaiata a terra. Volsi lo sguardo in alto, oltre i pesci e gli uomini. Il sole si era rimpicciolito in una minuscola pallina luminosa che illuminava quel mondo sottomarino e pareva accompagnarlo in quella danza.
Se c'era una parola per descrivere tutto ciò era: follia. E quella follia mi risucchiò in quel vortice di danze senza fine.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro