Capitolo 2

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La prima riunione dei rappresentanti è stata svolta ieri.

Oggi ci verranno comunicati i risultati dell'incontro.

Mi siedo al tavolo e attendo che anche gli altri entrino.

Mio padre è silenzioso e serio, cosa che un po mi preoccupa.

Vedo entrare Jack, mentre Shama ed Albin sembrano essere in ritardo.

-Hai visto gli altri per caso?- domando, ma risponde mio padre.
-Gli alfa non possono più partecipare. Decisione del consiglio...-

Guardo confusa i due e cerco spiegazioni.

-Secondo la maggioranza loro devono occuparsi esclusivamente dei beta. Per questo hanno deciso che non hanno il compito di amministrare la razza.-

Rimango basita dalla scelta dei rappresentanti, ma forse ha un senso tale decisione.

Faccio proseguire il discorso di mio padre e molte cose riguardano al riadattamento della città.

-Gli umani staranno al centro, mentre le varie specie saranno divise in settori. Comunque la richiesta di Shama è stata accolta. I beta avranno le loro scuderie.- spiega.

Molte delle decisioni non mi sono piaciute particolarmente.

-Perché vanno divise le razze?-
-Perché tale mescolanza fra predatori e prede potrebbe scatenare l'anarchia.-
-Ma... Non ha senso, non sono animali che si sbranano fra loro! O almeno finché c'è un alfa.- dico cercando di far comprendere il mio punto di vista.
-La paura è per l'appunto per l'eventuale distrazione di un alfa.-

Jack comprende la mia confusione e entrambi ci scambiamo un'occhiata.

Il rosso poi fa spallucce e si alza.
-Quindi è tutto qui? Ci separano e ci riordinano come oggetti?- domanda irritato.

Mio padre annuisce e così Jack esce dall'edificio senza aggiungere parola.

Improvvisamente qualcuno bussa alla porta ed entra una donna umana con un enorme pelliccia color cipria.

-Camelia, come mai qui?- domanda mio padre alla collega e lei sfoggia un sorriso bianco e luminoso.

-Grazie al cielo siete ancora qui, mi facilitate un sacco di cose.-
-Veramente uno di noi se n'è già andato.- risponde sincero mio padre incrociando le braccia.

Lei fa spallucce e estrae dalla tasca un piccolo foglietto.
-Bhe non importa, tanto ci sono già sentinelle ai confini.-

Mio padre corruga la fronte.
-Sentinelle?-

La donna solleva gli occhiali che portava al collo e li posa sul naso sottile.

-Sì sì, ma non preoccupatevi! Semplicemente gli umani e i mega alfa non possono più uscire dai limiti della città. Se non con un permesso dato proprio da me.-

Di nuovo il sorriso che, questa volta, mi fa tendere come corde di violino i nervi.

Io e mio padre rimaniamo in silenzio con la stessa espressione sconcertata.

-Mi dispiace per la decisione improvvisa, ma è per questioni di sicurezza. Gli umani e i mega alfa sono molto importanti per la comunità. Ora scusate, ma devo continuare il giro.- conclude per poi girare ed uscire.

Mio padre sbuffa e dopo aver preso la sua roba e avermi dato un bacio sulla fronte se ne esce.

Rimango seduta per qualche istante, quando il silenzio inquietante mi assale così inizio a cercare Albin, il quale al momento dovrebbe essere a caccia.

Mi faccio strada per arrivare davanti all'entrata della città.

Un'enorme strada in terra battuta, ma ad entrambi i lati ci sono due guardie umane con dei fucili.

-Sul serio!?- esclamo ad alta voce, attirando involontariamente l'attenzione delle due sentinelle così decido di allontanarmi.

"Qui non si può uscire più davvero."

Mi guardo attorno e ricordo che qui da queste parti c'è la casa di Henry e Braiden così decido di andare da loro per cercare più informazioni sulle decisioni da parte del consiglio.

Busso alla porta e sento dei passi che si avvicinano svelti e mi apre immediatamente il mio migliore amico.

-Zora, come mai qui?- mi chiede facendomi cenno di entrare.
-Ero in zona.... Hai saputo l'ultima notizia?- chiedo sedendomi sul divano e lui si mette sulla poltrona davanti a me.
-Quale notizia?-

Mi guardo attorno cercando Henry.

-È andato a ritirare la protesi... È successo qualcosa?- mi domanda iniziando a preoccuparsi.
-Ieri avete avuto la riunione, giusto? Bhe oggi mio padre mi ha spiegato tutto, ma poi è successo che...-

Mi interrompo.

Braiden si alza dopo aver sentito bussare.
-Scusa Zora, arrivo subito.- mi ferma e.... Parlando del diavolo...

-Signora Rosé, è un piacere vederla... Cosa la porta qui?- lo sento e poi odo i passi sul parquet e appena mi volto la vedo.

Mi guarda con i suoi occhi bruni.

Sorride, ma lo sguardo è indecifrabile.

Poi si gira verso il rosso.

-Come mai non era nell'edificio dei Dilofosauri, Oranx?-
-Bhe... Ecco... Non ho altri mega alfa, di conseguenza non ho da comunicare a nessuno ciò che è stato detto ieri...- risponde iniziando a grattarsi nervosamente il braccio, quasi vergognato.

Lei si volta nuovamente verso di me e inizia a girare intorno al divano, quasi ignorando la mia presenza.

-E il suo.... Amico?- sottolinea la parola "amico" come se avesse censurato un'altra parola.
-Henry è andato a ritirare la protesi alla bottega del signor Kimberly. Anche lui non ha mega alfa.-

Lei rimane per qualche attimo in silenzio per poi accarezzare lo schienale del divano, fino ad arrivare a pochi centimetri da me.
-Tu invece?- domanda a me con le labbra tese in un sorriso freddo.

Deglutisco.

-Sono Zora Viktory, figlia di Jean.-
-Oh, appunto. Allora eri davvero tu con lui poco fa. E, sentiamo, che razza sei, Zora?- mi interroga.
-La stessa di mio padre.- rispondo.
-Bene, perché dovete sapere che durante le riunioni ognuno deve stare con la propria specie. Ma se le cose stanno così allora è tutto a posto.-

Guardo verso Braiden il quale cerca di evitare il contatto visivo con la donna.

-In ogni caso, sono venuta per comunicare che da oggi, mega alfa e umani non potranno uscire dalla città. Appena torna comunicatelo anche al signorino Padge.- esce senza aggiungere altro.

Braiden rimane in silenzio e confuso guardando la porta che si è appena chiusa.

-C.... Cosa?-
-È quello che volevo dirti. Volevo chiederti se ne sapevi qualcosa, ma a quanto pare...- dico sprofondando nel divano.

-Prima volevo raggiungere Albin per comunicargli la cosa, ma a quanto pare ci sono già delle guardie.- spiego e il rosso rimane completamente in  silenzio.

Ha un'espressione persa e dubbiosa e continua a guardare prima me e poi la porta, come se ci fosse ancora la donna all'ingresso.

-Chi ha preso questa decisione?- mi chiede e io faccio spallucce.
-Non erano tutti i rappresentanti a decidere queste cose?- chiedo e mi esce con una nota ironica.

-I... Io non lo so...- balbetta e si lascia cadere sulla poltrona.

Quella donna ha agito di sua iniziativa, sicuramente si creerà del malcontento fra tutti.





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