Mi sento perso, quasi un burattino

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Discordia sembrava essere diventata molto più grande, mano a mano che il cammino proseguiva.

Claudia e Laura erano arrivate, quel punto, a quella che sembrava essere una cupola gigante di vetro, con un buco aperto sul cielo stellato, che faceva subentrare un poco di luce lunare.

"Dove potrebbe essere Elena?" chiese Claudia, ormai il viaggio stava cominciando a farsi lungo e cominciava a preoccuparsi.

Laura, a quella domanda, riflettè un momento, ma non riusciva a dedurre una giusta risposta.

Passando per un vicolo buio e all'apparenza quasi infinito, Claudia, all'improvviso, si perse, allontanandosi troppo da Laura, che si era mossa troppo velocemente e non riusciva più a raggiungerla.

"Laura? Dove sei finita?
Laura!" gridò Claudia cercandola, ma l'unica cosa che riusciva a vedere era il muro accanto a lei, e notò che uno ad uno rappresentava degli affreschi.

In ognuno c'era un personaggio malvagio che teneva sotto il suo controllo una controparte di Elena come se fosse un burattino legato da dei fili.
Sotto ad ognuno vi era un'iscrizione:

"Mi sento un burattino"

Appena Claudia lesse quella frase a voce alta, degli enormi e lunghissimi nastri viola apparvero dal nulla e cercarono di intrappolarla, ma lei però riuscì ad evitarli, perché concentrandosi era riuscita a sviluppare una lieve telecinesi.

Grazie ad essa i nastri non riuscirono ad attaccarla e furono costretti ad allontanarsi, scomparendo nell'oscurità da cui erano venuti.

In quell'istante Laura ritornò indietro da lei, avendo sentito il baccano della lotta.

"Claudia, tutto bene?
Non riuscivo più a trovarti, cosa ti è successo?" chiese Laura, che stavolta aveva un fare più preoccupato nei suoi confronti.

"Ah, sto bene, ma dei nastri hanno cominciato ad attaccarmi e per fortuna sono riuscita a difendermi con la telecinesi..."

Laura, allora, si fece di nuovo seria.
"È Elena sotto il controllo della disperazione.
Si è trasformata in un ricordo legato al suo sentirsi prigioniera della disperazione, e anche da molto lontano riesce a controllare dei lunghissimi nastri viola.
Ha cercato di attaccarci" affermò.

"La disperazione la sta divorando completamente, se la vediamo sono sicura non riconoscerà nessuna delle due, specialmente te.
Ma tu potresti ancora salvarla." continuò, mettendole le mani sulle spalle.

"Sai perché ho chiesto l'aiuto di qualcuno, specialmente di una sua amica?
Perché so che tu le vuoi bene e l'hai sempre aiutata nei momenti di difficoltà.
Per lei tu sei una grandissima fonte d'ispirazione, e non puoi deluderla così, poverina."

Claudia sentendo quelle parole, iniziò a sentirsi più sicura di sè, più di quando aveva iniziato il viaggio.

Avrebbe perciò aiutato la sua amica, ad ogni costo...

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Le fotografie raffiguranti Elena cominciarono lievemente a perdere la loro immagine.
I genitori persero qualche ricordo su di lei ed Elena divenne più trasparente di prima.
Se non avessero fatto in fretta, Elena sarebbe scomparsa per sempre...

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Durante il loro andare, le due si ritrovarono in un lungo corridoio, simile ad una spiaggia, dove non c'erano ombrelloni o lettini, ma solo sabbia.

Il mare era agitato e le onde si abbattevano con forza sul bagnasciuga, mentre una luna piena risplendeva.

Claudia proseguì il cammino, stavolta davanti a Laura.
Quell'ambiente si stava rivelando molto accogliente e piacevole, solo faceva un po' di freddo poiché c'era un venticello che soffiava.

"Non sembra esserci nessuno qui..." mormorò, ma Laura comunque sottolineò:"Fai attenzione comunque."

La ragazza continuò il suo cammino, e dopo un po' vide un'altalena con qualcuno sopra.

Era una bambina di sei anni, e assomigliava molto ad Elena, però non aveva le meches colorate ai capelli corti, ce li aveva più lunghi e con la frangetta ed indossava un vestitino corto lilla con sopra ricamata una farfalla di brillantini e pailettes.

"Scusami, piccola, ma che cosa ci fai lì?" chiese Claudia, ma la bambina rispose solamente con un:"Mi sono persa."

"In realtà ti ho chiesto altro, non..."
"Mi sono persa.
E anche tu ti sei persa." continuò ad affermare la bambina, che scese dall'altalena e prese Claudia per un braccio, e insieme iniziarono a camminare.

"Dove mi stai portando?" chiese Claudia, ma la bambina non rispose...

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La bambina continuava, continuava a camminare, camminare per metri e metri sulla spiaggia, finchè non arrivò al punto desiderato, un piccolo parco giochi.
Sua madre poi arrivò, infuriata, e la prese per un braccio sgridandola e prendendola a sculacciate...

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Dopo un po' di lungo andare, Claudia però si accorse di non trovare più l'inizio del corridoio, e nemmeno Laura.

Quella spiaggia pareva senza fine, e la bambina continuava a stringerle il braccio e a portarla lontano, senza fermarsi.

Dopo non ne poté più, e gridò:"Basta!" alla bambina, riuscendo a liberarsi dalla sua presa, ma così facendo le staccò il braccio.

Esso, però, non aveva segni di sangue, ossa o muscoli, ma pareva finto.
La bimba rimase scura in viso per un breve momento, poi alzò lo sguardo verso Claudia e la parte di braccio staccato fu sostituita da un'enorme braccio nero artigliato.

Dalla bimba uscì fuori una sua copia, tutta nera dalla testa ai piedi e con gli occhi bianchi, i denti aguzzi e lacrime di sangue.

Claudia si mise subito sulla difesa, mentre la creatura le lanciò delle lame, che la ragazza riuscì in fretta ad evitare e a reindirizzare con la telecinesi al loro mittente, che però riuscì a far dissolvere in pezzi di vetro prima che la colpissero.

Claudia continuò a difendersi dai suoi attacchi, finché una lama non le tagliò un braccio.

La creatura, vedendo che l'aveva ferita si avvicinò, maligna più che mai.
"Ti sei persa?" disse ridacchiando con una voce distorta.

Claudia non ne poteva più, e conficcò di netto una lama che era caduta a terra dritta nel petto della creatura, che urlando di dolore si sciolse in uno strano liquido nero per terra.

Laura, subito dopo ciò, arrivò di corsa.
"Claudia, va tutto bene?" chiese, col fiatone.
"Sì." mormorò Claudia.

La ragazza, a quel punto, vide la ferita e subito si affrettò per guarirla.
"Non ti preoccupare..." disse, tenendo la sua bacchetta magica puntata sul graffio e recitando una strana formula magica, che loguarì.

"Sei stata fortunata che quel ricordo distorto non ti abbia uccisa, ma ti abbia soltanto ferito" affermò Laura.
"E infatti, l'ho ucciso io.
Con la sua stessa arma" disse Claudia, indicando la pozzanghera nera e la lama accanto ad essa.

Laura guardò più avanti, e riuscì a vedere la fine della spiaggia, con la sabbia che finiva ed un altro pavimento a scacchi trasparente.

E le due ricominciarono il viaggio...

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