CAPITOLO 7 - SONO UN BRAVO RAGAZZO DEL SUD

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Aprii il portone del palazzo e, alla mia sinistra, trovai Matt ad attendermi a braccia incrociate, poggiato su di una spalla al muro. Sentendo il rumore della serratura che scattava voltò lo sguardo verso di me, regalandomi uno dei suoi sorrisi seducenti.

«My lady, sono qui per scortarla fino a palazzo» mi salutò con una riverenza, porgendomi poi il braccio con fare da finto gentiluomo d'altri tempi. Accettai l'offerta e insieme iniziammo a dirigerci verso casa sua.

«Senti, grand'uomo, te lo devo proprio chiedere: ma tutte queste smancerie e le frasette fatte tipo "sei bellissima", funzionano davvero con le ragazze?» Non resistetti all'idea di punzecchiarlo, ma lui non se la prese assolutamente anzi, il sorriso che gli si aprì in volto lasciò chiaramente intendere che questo gioco piaceva molto anche a lui.

«Oh, dolcezza, non puoi immaginare neppure quanto!» affermò convinto, gonfiando il petto d'orgoglio verso se stesso.

Scossi la testa divertita e allo stesso tempo esterrefatta. «Dio, che brutta fine abbiamo fatto noi donne se ci bastano due complimenti per cadere come fesse!»

«Ti assicuro che avete fatto una fine bellissima, ovvero stese sul mio letto!» mi rimbecco ridacchiando.

In meno di un secondo gli rifilai uno scappellotto con tutta la forza che avevo, trucidandolo con uno sguardo acuminato. Sapevo che stava scherzando, ma ritenni comunque sempre meglio rimetterlo al suo posto per sicurezza e, soprattutto, difendere la mia categoria a suon di sberle se necessario.

«Ahia, scherzavo, scherzavo! Cioè, non del tutto, ma non mi stavo rivolgendo al genere femminile nel suo complesso.» Non appena vide il mio braccio alzarsi pronto per un secondo round si bloccò, mettendo le mani avanti. «Ok, sto zitto! Però non mi malmenare, sembri piccolina ma picchi forte!» si giustificò, continuando a massaggiarsi il punto dove lo avevo colpito con la mano.

«Stai attento, ragazzone, ho fatto kickboxing in passato e non ho paura di prenderti a calci nel sedere se dovesse servire per rimetterti in carreggiata» lo minacciai con il mio migliore sguardo assassino.

«Uhuh, me ne ricorderò la prossima volta, promesso, croce sul cuore!» E quello scemo si disegnò per davvero una croce immaginaria sul petto per sottolineare quelle parole.

Continuammo il nostro scambio di battutine per tutto il tragitto, finché non giungemmo finalmente a destinazione. Matt tirò fuori le chiavi dalla tasca del suo bomber ed aprì la porta facendomi cenno di entrare per prima. Venni accolta dal suono di voci che ridevano e scherzavano tra di loro e da un delizioso profumo di pizza calda appena sfornata. La casa era esattamente come me la ricordavo, con l'unica differenza che questa volta il tavolo non si trovava più addossato alla parete ma nel mezzo a mo' di congiunzione tra sala e cucina.

Individuai subito Andrew alla mia destra, seduto sul divano con un altro ragazzo con degli occhiali dalla montatura nera e rotonda in stile Harry Potter, ma che nel complesso gli davano un'aria da hipster. Iniziai a squadrarlo da capo a piedi: era moro, con gli occhi di un azzurro cielo così limpidi da scaldarti il cuore al solo rimirarli, troppo magrolino forse, ma anche da seduto mi sembrava parecchio alto. La cosa che più apprezzai di lui fu la sua maglietta con la scritta: "I'm not perfect but I'm a LIMITED edition"; lo stimai già solo per quello.

«Ehi, Ollie, ben arrivata! Matt ti ha importunata anche durante il tragitto?» Andrew conosceva bene il suo amico e si divertiva un mondo a dargli fastidio.

«Ovvio che sì, ma da quel poco che lo conosco mi sarei sorpresa del contrario. Se non lo avesse fatto avrei temuto che fosse malato» ribattei, alzando lo sguardo verso il soggetto della mia frecciatina e scoccandogli un occhiolino d'intesa. La mia risposta tagliente, come di consueto, lo divertì, inducendo gli angoli della sua bocca a incurvarsi verso l'alto.

Mi era ormai chiaro che con Matt potevo dire cose del genere perché sapeva stare allo scherzo e gli piaceva controbattere, e infatti non perse tempo a passare al contrattacco. «Amore mio, io te l'ho già detto: un uomo ha il sacrosanto diritto di provarci con una bella ragazza!»

«Siamo già all' "amore mio"? Che cavolo, Matt, ma mi sei solo passato a prendere. Dove sono i miei cioccolatini e i miei fiori? Me li merito come minimo per un appellativo simile!» Il mio compagno di battute e il tipo sconosciuto dalla maglietta divertente seduto al suo fianco, scoppiarono a ridere in contemporanea.

Proprio in quel momento, dall'altra parte della stanza rispetto a dove ci trovavamo noi, giunse la voce di Ry che non avevo assolutamente notato perché si stava rialzando dopo aver tolto le pizze calde dal forno. «Ragazzi, ma la lasciate in pace la mia povera amica? Non ho neppure la più pallida idea di come sia ancora qui e non fuggita invece in Alaska dopo aver conosciuto tutti voi disagiati!»

Mentre lo guardavo adagiare la teglia con le prelibatezze della serata sul bancone della penisola notai immediatamente le presine rosa di cui tanto i ragazzi continuavano a parlarmi e non potei fare a meno di dare un po' fastidio anche a lui.

«Ma come, Ry, solo le presine? E il grembiule di cui tutti vi vantate da giorni? Dai, vi prego! Ne avete parlato talmente tanto che come minimo lo devi indossare, e poi senza non completa il tuo outfit. Non vedi che le presine stonano con quel maglione blu che hai addosso?» Altro scroscio di risate dei tre al mio fianco e anche di una ragazza e un ragazzo che erano seduti sugli sgabelli davanti al mio amico, il quale mi stava lanciando un'occhiataccia, ma che sostituì rapidamente con un grande sorriso.

«Ora capisco perché li sopporti, Ollie, ti sei unita alla loro combriccola. Lo sapevo che lasciarti troppo tempo in loro compagnia ti avrebbe fatto male» sospirò mestamente, scuotendo la testa e facendo finta di essere abbattuto.

«Io credo di essermi innamorato di te, invece.» Mi voltai verso il ragazzo hipster che aveva appena parlato tra una risata e l'altra, continuando a guardarmi con quei suoi stupendi occhi azzurri.

"Uh, anche se è magrolino questo è proprio carino!"

«Non vorrei evidenziare l'ovvio, Henry, ma lei è una ragazza, non un ragazzo. Dubito che ti possa piacere» specificò Andrew al suo fianco, infrangendo così i miei sogni in un secondo.

"E ti pareva! Carino, simpatico, i suoi occhi mi fanno sciogliere come neve al sole, mi dichiara già il suo amore, e ovviamente è gay! Ma perché quelli fighi o che mi piacciono devono essere gay? Questa è un'ingiustizia! Io un pensierino su questo tipo ce lo avrei fatto volentieri anzi, anche due."

«E che ne sai? Magari con lei cambio idea e ritorno sulla vecchia e noiosa sponda di voialtri.» Mi sorrise complice, per poi strizzarmi l'occhio.

"Oh sì, è proprio carino questo qui. Sì, sì, vieni da mammina e parliamone!"

«Henry? Fammi indovinare, è il diminutivo di Enrico o qualcosa del genere?» chiesi nel tentativo di bloccare momentaneamente i miei pensieri peccaminosi nei suoi confronti.

Lo vidi scuotere la testa ridacchiando, probabilmente anche lui ripensando all'assurdità di quella storia dei nomi che vigeva in quella casa. «No, mia bellissima ragazza, mi chiamo davvero Henry. Mio padre è inglese, di Manchester per l'esattezza.»

"Ah perfetto, il nostro gruppo è ufficialmente al completo con questo nuovo acquisto. Almeno lui, come Meg, ha la giustificazione della discendenza straniera per il nome non italiano, facciamo progressi!"

Ma proprio mentre ero persa in quei miei pensieri, sentii le braccia nerborute di Matt avvolgermi in un abbraccio da dietro con fare protettivo e ringhiare nella direzione del povero Henry, alias, il mio nuovo amore non corrisposto.

«Non ci provare, bello! Stai nel tuo territorio di caccia! Già è un miracolo che non sia fidanzata e che qualche ragazzo non se la sia presa. Qui devo lottare contro tutti quelli là fuori, non ti ci mettere anche tu, sono stato chiaro?»

Aaaah, se ci fossero state anche solo qualche possibilità di far cambiare idea al tipo dagli occhi di ghiaccio io ce lo avrei fatto mettere più che volentieri in mezzo alla ressa immaginaria di Matt.

Vedendo che il gorilla alle mie spalle non mollava la presa, avendomi forse scambiata per un orsacchiotto da spupazzare, passai all'attacco, quello verbale naturalmente, dal momento che la forza fisica non mi stava aiutando.

«Guarda Matt che io ho solo detto che fortunatamente non c'è alcun RAGAZZO nella mia vita. Non ho mai dichiarato che non c'è nessuna RAGAZZA» sottolineai quelle due parole con un lieve cambio del tono di voce per fargli arrivare meglio il messaggio. Lui mollò la presa all'istante, iniziando a fissarmi a bocca talmente aperta da temere che si sarebbe slogato la mascella.

«Ti prego... ti prego, dimmi che non è vero! Non mi puoi dire che sei dello schieramento di Henry. Non spezzare così il mio fragile cuore!» Lo disse con una tale teatralità da uomo distrutto, portandosi addirittura una mano al petto come se gli dolesse, che faticai a rimanere seria.

Notai che anche Andrew sembrava abbastanza sotto shock e che Ry mi fissava incuriosito dall'altro lato della stanza, come se non capisse se stessi scherzando o fossi seria. Henry, invece, si stava divertendo un mondo, continuando a rivolgermi quel suo splendido e abbagliante sorriso capace di liquefarmi sul posto.

Decisi di non prolungare eccessivamente l'agonia del povero ragazzo dirimpetto a me, rivelandogli la verità. «Ma magari! Non so che darei per cambiare sponda! Purtroppo no, io ed Henry giochiamo nella stessa squadra, ovvero quella per chi gli piacciono gli uomini, ma questo non toglie che vivo un amore platonico, intenso e viscerale per la mia migliore amica.»

Matt tirò un sospiro di sollievo nell'udire quelle mie parole, mentre Andrew si ricompose e Ry ed Henry scoppiarono nuovamente a ridere.

«Oh Dio, grazie per aver ascoltato le mie preghiere!» disse quel matto, alzando gli occhi al cielo come se così rivolgesse meglio la sua lode di ringraziamento. Poi si fermò come a pensare, tornando a guardarmi dritta negli occhi.

Non si preannunciava nulla di buono!

«Ehi, aspetta un attimo! Com'è la tua amica? È bella? Ce l'hai una foto?» Ed eccolo lì, tornato in quattro e quattr'otto all'attacco come sempre. Quel ragazzo era davvero incorreggibile.

«Sì, ed è bellissima, se lo vuoi sapere.» Presi il telefono e lo sbloccai, mostrandogli l'immagine che avevo come sfondo del cellulare che ritraeva il viso mio e di Meg sorridenti insieme.

Per la seconda volta, nel giro di pochi minuti, vidi nuovamente spalancarsi la mascella di Matt; se avesse continuato così gli avrei visto le tonsille. Rigirai il telefono verso di me per inserire il blocca tasti, riposizionandolo nella tasca dei jeans come nulla fosse successo.

«Tu mi vuoi morto. Ma... ma... è uno schianto, cavolo! Ti prego, Ollie, ti prego, presentamela! Sono un bravo ragazzo del sud. Una ragazza simile può fare di me un uomo onesto, te lo garantisco!» E per sottolineare la solennità e la supplica delle sue parole mi prese le mani, stringendole forte al suo petto.

Come no! Matt non si sarebbe redento neppure se fosse andato in pellegrinaggio in tutte le mete di culto religiose del mondo.

Quei ragazzi erano davvero uno spasso, non potevo negarlo, mi sembrava di conoscerli da una vita per come interagivamo.

«Eh no, mio caro, lei è tutta mia. Oltre al fatto che vive e studia in un'altra città. Anche se, onestamente, conoscendo Meg, te la presenterei solo per farmi due risate mentre ti castra in meno di un secondo.» Liberai le mani dalla sua presa e mi diressi verso la stanza dove l'ultima volta avevo lasciato il cappotto per poter fare la medesima cosa.

Tutti intorno a me erano profondamente divertiti da quella scenetta che avevamo messo su io ed il "bravo" ragazzo del Sud. Ma Matt non si lasciò intimorire minimamente dalle mie parole e continuò a tampinarmi. «Una così può fare di me tutto ciò che vuole, te lo assicuro. Dai, Ollie, lo sai che ti voglio tantissimo bene, vero? Me la presenti? Ti prometto che faccio il bravo!»

Ero ormai giunta a destinazione e mi stavo sfilando cappotto, con Matt che seguiva il mio esempio, per poi poggiarli entrambi sul divanetto. Uscii dalla stanza senza rispondergli, ridacchiando e scuotendo la testa, ma lui continuò a starmi dietro come un cagnolino.

«Basta ragazzi con le scemenze, tutti a tavola, che la pizza è pronta!» ci richiamò all'ordine Ry, dirigendosi con in mano una teglia di fette di pizza calde e già tagliate verso il tavolo.

Era apparecchiato semplicemente con una tovaglia bianca, piatti e bicchieri di plastica e tovaglioli di carta rossi. Alcuni lo avrebbero definito spartano, io lo definivo semplicemente universitario. Mi accomodai in uno dei posti rimasti liberi, vedendo che gli altri ragazzi avevano, o stavano prendendo, posizione anche loro. Matt tentò di sedersi alla mia destra, ma Henry fu più veloce e gli sfilò la sedia da sotto le mani.

«Ehi, che cavolo fai, amico?» chiese il povero Matt che si era visto sottrarre la possibilità di assillarmi anche durante la cena per ottenere il suo obiettivo, dal momento che la mia sinistra era già occupata da Andrew.

«Te l'ho detto: mi sono innamorato! Ho avuto quel che si chiama un colpo di fulmine, e ad ogni risposta bastarda che ti ha rifilato il mio amore è cresciuto esponenzialmente. Quindi mi dispiace, ma devo restare al fianco di questa donna!»

"Oh sì, adoro già questo ragazzo! Perché i migliori non me li posso mai prendere, che peccato!"

Mi voltai verso di lui e, essendo così vicini, potei osservare ancora meglio quei suoi spettacolari occhi color del mare. In tutta sincerità credo che occhi simili dovrebbero essere illegali, a me avevano fritto il cervello.

«Mi piace un sacco la tua maglietta!» dissi come un'ebete, dato ormai i miei neuroni erano partiti da tempo per la tangenziale di occhibellilandia.

«Oh, dolcezza, se anche non ti posso avere per problemi tecnici, io e te dobbiamo assolutamente diventare amici!» replicò senza distogliere da me quelle sue acquemarine brillanti.

«Io ci sto, se mi dici dove hai comprato questa maglietta» proposi, indicando l'oggetto del mio interesse con un cenno del capo. Mi passò un braccio intorno alle spalle, poggiandolo sullo schienale della mia sedia, rivolgendomi un altro stupendo sorriso che avrebbe potuto illuminare da solo tutta la stanza.

«Affare fatto!» decretò. E con questo, dopo che tutti ebbero preso posto, anche il povero Matt che si era rassegnato a quella momentanea sconfitta, iniziammo la cena.

Mi vennero presentati gli altri due ragazzi che non conoscevo: erano una coppia. La ragazza dai lunghi capelli neri che le arrivavano a metà schiena, bassina, con un viso a cuore e due grandi occhi color cioccolato che guardavano adoranti il suo ragazzo che sedeva accanto a lei, mi venne introdotta come Claudia. Il suo fidanzato, invece, si chiamava Jacopo. Era un ragazzo biondo dai capelli ricci, occhi verdi bosco, con un fisico tipicamente da nuotatore: spalle larghe, busto stretto. Studiavano entrambi fisioterapia con Ry e, dai loro racconti, scoprii che i tre si erano incontrati il primo anno di università.

Claudia e Jacopo stavano già insieme, si conoscevano dalle superiori e il loro amore era sbocciato tra i banchi di scuola, perdurando fino ad ora. E devo dire che da come si guardavano, da come lui le accarezzava la spalla con fare disinvolto, io avrei ipotizzato che sarebbe durata ancora per molto. Erano il classico caso di primo amore che resisteva alle intemperie. A quanto pare esistevano ancora questi rari esemplari nel mondo e dovevo ammettere che erano bellissimi da vedere, ma io ne ero decisamente stata esclusa da quel genere in via di estinzione, o più probabilmente ero io ad essermi estinta. Io e l'amore.

Tra una fetta di pizza e un'altra, scoprii che anche Henry e Andrew si erano conosciuti il primo giorno di università, e che il mio finto fidanzato gay ci aveva provato spudoratamente con la giovane matricola Andrew durante un laboratorio. Al solo pensiero di quella scena non riuscii proprio a trattenere una risata. Immaginavo già il povero Andrew che lo guardava allibito, secondo il racconto dei due, quando Henry gli disse: "ma lo sai che sei davvero carino? Che ne dici se ci prendiamo un caffè insieme?". Il caffè insieme se lo presero davvero, ma dopo che fu chiarito il disinteresse di Andrew verso il genere maschile.

Avevamo finito di mangiare e stavamo sparecchiando, quando mi resi conto che mi mancava un'informazione basilare.

«Matt, ma tu invece che studi?»

«Medicina», rispose con semplicità, mentre io rimasi interdetta da quella rivelazione.

A quanto pare quel ragazzone che faceva tanto il cascamorto con tutte e che per la maggior parte del tempo si comportava da idiota, aveva invece un'ottima dose di materia grigia.

«Ma scherzi? Medicina? Non voglio neppure sapere che specializzazione prenderai! Se mi dici chirurgia tremo per i tuoi futuri pazienti!» lo canzonai.

«Oh no, stai tranquilla, mia cara, in realtà una delle mie future pazienti potresti essere tu. Sceglierò ginecologia!»

Questa volta fu la mia di mascella che per poco non cadde al suolo. «Tu mi prendi per il culo! No, no, no, questo dovrebbe essere illegale! Se vado da un ginecologo mi aspetto di trovare una donna o, se proprio deve essere un uomo, che si tratti di un vecchietto simpatico a cui le mie parti basse non potrebbero interessare neanche tra un milione di anni!» esclamai ancora sconvolta dalla notizia.

«In realtà, prima o poi, un vecchietto simpatico lo diventerò, ma fino ad allora sarò solo un gran figo. E comunque dubito che da anziano smetteranno di interessarmi le donne. Potrei inseguire le gonnelle sulla mia sedia a rotelle, non credere. Ma non sul posto di lavoro, sono serissimo quando si parla di questo.»

E si capiva quanto lo fosse davvero. All'inizio avevo voluto scherzarci un po' su, ma dal suo sguardo, che per una volta era assolutamente composto, compresi che quel ragazzo sapesse il fatto suo. Poteva fare con te il perfetto idiota, ma quando si trattava di argomenti importanti ritrovava immediatamente il suo lato responsabile.

«Ok, ti credo. Ma non mi farò ugualmente visitare da te!» lo informai inamovibile.

«Peggio per te, sarò un ottimo medico!» rise, capendo che mi stavo prendendo gioco di lui, e che in realtà credevo alle sue parole.

Terminato quell'ennesimo scambio di battute ci dirigemmo verso il divano per prendere posto. I ragazzi mi fecero cenno di sedermi tra di loro, ma non appena adocchiai uno dei due pouf color grigio, che la volta precedente forse erano stati tolti per fare più spazio nella stanza, e a cui non avevo fatto ancora caso, mi ci gettai sopra senza pensarci due volte. Adoravo quei cosi morbidosi!

Nello stesso istante del mio volo d'angelo verso uno dei due, vidi atterrare al mio fianco Henry. Ci guardammo negli occhi sorpresi da quella nostra reazione in simultanea.

«Oh sì, questo è davvero l'inizio di una grande storia d'amore la nostra, non ne ho alcun dubbio!» affermò raggiante la new entry della serata.

«Sono d'accordo con te, Henry. Se piacciono anche a te questi cosi, allora non può essere che un amore voluto dal destino. E comunque tranquillo, non sono una tipa gelosa, puoi andare con tutti i ragazzi che vuoi, anzi, semmai usciamo a cercarli insieme!» Mi misi comoda sulla mia nuova postazione, felice per quell'incontro.

Quel ragazzo mi procurava una piacevole sensazione di familiarità. Era divertente, spiritoso, e con una buona dose di sana autoironia.

«Ollie, non andare a cercare un bel niente in giro con quel disgraziato, chi sa chi diavolo ti presenta. Concentrati su questa stanza, ci sono già io per te, amore mio!» Matt allargò le braccia come per dirmi "vieni qui", ma col cavolo che sarei caduta nella sua trappola.

«Ma come, Matt, ora sono già tornata ad essere il centro delle tue attenzioni? E la mia amica Meghan, allora? Mi sembra che un'oretta fa fosse lei la donna che avresti voluto portare all'altare» gli rammentai beffarda.

«Che vuoi farci Ollie, sono un uomo ingordo, quando mi trovo davanti due bellezze simili non riesco a scegliere, le voglio entrambe!»

"Ah bene, un fanatico del 2x1! Mia nonna sarebbe fiera di lui."

Quel ragazzo era davvero irrecuperabile, ma mi faceva talmente tanto ridere da perdonargli quelle sue uscite, senza contare che trovavo troppo divertente giocare con lui a colpi di botta e risposta.

«Mi dispiace, mio caro, ma io e Meg nella nostra relazione non vogliamo intrusi. Preferiamo essere da sole nella nostra intimità, gli uomini non sono i ben venuti.»

«Ollie... tesoro mio... non dire mai, e dico mai, a un uomo una cosa simile! In questo momento vi sto immaginando insieme su un letto con pochi vestiti addosso e credo di stare per avere un infarto, o un orgasmo, o più probabilmente entrambi contemporaneamente.»

Sempre così con i ragazzi! Facevi un vago accenno a due ragazze e la loro fantasia partiva a mille, ma solo ed esclusivamente in un'unica direzione.

«Te l'ho detto, Matt, è un amore platonico il nostro, niente contatto fisico tra di noi. E ti giuro che andrei a Lourdes per ringraziare tutti i Santi del mondo se cambiassi orientamento sessuale!»

«Oh be', io c'ho provato, ma se cambiate idea avvertimi, io mi accontento anche solo di guardare.»

Le risate di tutti i presenti si propagarono per la stanza, all'ennesima affermazione poco velata del ragazzone dalla risposta sempre pronta. Dopo quell'attimo di ilarità generale, finalmente decidemmo di concentrarci sul film. Per quella serata avevamo scelto un classico della Marvel: X-Men Le Origini. Trascorremmo la serata tra battute, risate e passandoci ciotole di patatine e popcorn. Al termine del film, Jacopo e Claudia si riavviarono immediatamente verso casa per non perdere l'ultimo autobus. Henry invece si sarebbe fermato a dormire dai ragazzi sul divano quella sera, dal momento che il giorno dopo avrebbe dovuto ugualmente incontrare Andrew per studiare.

Io aiutai a risistemare l'appartamento, anche se i ragazzi avevano insistito sul fatto che non fosse necessario in quanto loro ospite. Finito di spazzare a terra, ripresi il mio cappotto e la mia borsa e questa volta trovai Andrew ed Henry vicini alla porta pronti per accompagnarmi a casa. Purtroppo per loro, però, avrebbero dovuto mettere da parte i loro spiriti da cavalier serventi, perché non mi sarei fatta scortare di nuovo. Non era neppure così tardi, la mezzanotte era passata da poco, e per quanto trovassi adorabile il fatto che ci tenessero a non lasciarmi andare in giro da sola, ero una a cui piaceva mantenere la propria indipendenza.

«Alt, ragazzi, questa volta no! Ve l'ho lasciato fare all'andata e ieri quando siamo tornati dall'università, ma adesso me ne torno da sola verso casa con le mie gambine e non voglio sentire neppure un "ma"» gli intimai, ferma sulla mia posizione.

«No, Ollie, è tardi, ti riaccompagniamo noi. Ci fa piacere farlo e in questo modo ci sgranchiamo anche le gambe.» Andrew si diede una pacca sulle ginocchia come se quella motivazione fosse sufficiente a farmi cedere, ma non aveva assolutamente capito con chi aveva a che fare.

«Ragazzi, non vi sto dicendo che non mi farò accompagnare da voi altre volte, ma o si fa come dico io, ovvero che ogni tanto mi lasciate andare per conto mio, oppure non ci vedremo mai più, e non sto bleffando, sarà un auf widersehen, do svidaniya, e tanti cari saluti!»

Li vidi combattuti tra il desiderio di volermi riaccompagnare ad ogni costo e la consapevolezza che non avrei mollato. Alla fine fu Ry a tagliare la testa al toro. «D'accordo! Ma non ci fare l'abitudine, non mi piace per nulla che torni a casa da sola a quest'ora di notte. Quando arrivi mandami subito un messaggio per avvisarmi.»

Alzai gli occhi al cielo esacerbata dalla loro eccessiva apprensione, ma almeno l'avevo avuta vinta quella volta.

«Va bene, mammina! Ti avverto appena sono nel lettino al sicuro» così dicendo, salutai tutti quanti e uscii dal portone.

L'aria gelida mi sferzò il viso, inducendomi a stringermi ancora di più nel mio piumino, mentre l'odore odore di pioggia giungeva alle mie narici come un avvertimento.

Era stata una serata davvero piacevole. Non ridevo così tanto da non sapevo neppure io quanto tempo. Dovevo riconoscere che Meg aveva avuto ragione: tutto era andato per il meglio.

Ma comesi suol dire: mai abbassare la guardia, perché il pericolo è sempredietro l'angolo. Be', in quel caso, non era esattamente dietro l'angolo... 

Ed eccoci qui. Mi sono un po' uccisa questa sera per pubblicare questo capitolo, quindi spero di non aver commesso qualche strafalcione nella revisione, nel caso, fatemelo pure notare. Come l'altra volta mi sono trovata con un capitolo che era troppo lungo da pubblicare, parliamo di più di 30 pagine, quindi l'ho diviso in due parti, prometto che la seconda parte giungerà nel giro di massimo due giorni come la volta precedente :) Tornando a noi, scommetto che dal COMMENTO, quello che avevo scritto all'inizio del libro, vi eravate tutti dimenticati di un certo fantomatico Henry, eppure io lo avevo nominato! ;) Be' eccolo qui! Ora la bislacca combriccola è ufficialmente al completo!!! Spero che questo capitolo vi abbia divertito e che vi sia piaciuto scoprire qualcosa di più su questi ragazzi e sul loro modo di interagire tra di loro. Vi avviso, il prossimo capitolo, oltre a farvi morire dal ridere, o per lo meno io ho riso molto quando lo scrissi, vi rivelerà qualcosa di molto importante su Luke, quindi preparatevi! Se avete domande o commenti sulla storia sono sempre ben accetti :) Al prossimo PIGIAMA!!! ;) 

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