CAPITOLO 74

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Il cuore aveva iniziato a pompare sangue più velocemente nel momento in cui, i miei occhi, avevano riconosciuto Rubyo.

I Rasseln lo avevano gettato nella cella affianco alla mia, poi non si erano fatti più rivedere. Per tutto quel tempo io avevo chiamato Rubyo, cercando di farlo rinsavire, finché anche la voce non aveva iniziato a venirmi a mancare. Ma anche allora non mi ero arresa, tentando di attirare la sua attenzione sporgendomi al massimo di possibilità tra le sbarre, ignorando il dolore che, alla lunga, si era rivelato con un livido.

«Rubyo... ti prego-» Un singhiozzo scosse il mio torace, accasciato per terra assieme al resto del mio corpo esanime.

«L-Lyr-»

Era una voce così flebile che temetti di essermela immaginata tra i singhiozzi.

Lo chiamai ancora.

«S-sei... sei viva.»

Riuscii a percepire il sollievo nella sua voce nonostante fosse sofferente, così come riuscii ad immaginare il suo sorriso di sollievo anche senza vederlo.

«Stai bene? Sei ferita? Cosa ti hanno fatto?»

Per il momento, preferii nascondere le mie ferite. In quello stato in cui ci trovavamo nessuno sarebbe stato in grado di aiutare l'altro e aggiungere angoscia ed impotenza sarebbe stato inutle.

«Cosa è successo agli altri? Perchè sei ridotto in quelle condizioni?»

Non riuscivo a frenare l'afflusso di domande, mentre il mio cuore era diviso tra due sentimenti contrastanti: la gioia e il rammarico. Ero felice che Rubyo fosse lì, che fosse ancora vivo, che quelle sulla nave non fossero state le nostre ultime parole, ma non riuscivo a non rattristarmi per le sue condizioni.

Una risata sofferente mi strappò dai miei pensieri. Sentii un fruscio e capii che Rubyo si era appoggiato con la schiena al muro, per avere un sostegno e riuscire a parlare meglio. Feci lo stesso.

«Dopo essere caduta in acqua, Gideon si è gettato per salvarti. Ma era debole, l'acqua troppo mossa e c'era poca luce. Non voleva arrendersi, era disperato.»

La sua voce era carica di odio, ma un odio rivolto a sé stesso: Rubyo, afflitto dal senso di colpa, era divorato dall'impotenza e dal rimorso, che sfociavano in una rabbia atroce.

«Voleva ritrovarti a tutti i costi, ma è stato obbligato a fermarsi nel momento in cui l'oceano ha avuto la meglio, facendolo svenire.»

A quelle parole mi tappai la bocca con la mano, in un tentativo di bloccare un singhiozzo, mentre Rubyo proseguiva nel racconto.

«Eravamo certi che avresti raggiunto Chaot, quindi Dollarus ha fatto in modo di raggiungere le coste nel minor tempo possibile. Nel mentre, noi abbiamo cercato un modo per salvarti una volta attraccati.»

In quell'istante il resto mi fu evidente e non potei che incupirmi.

«E l'idea migliore che hai trovato è stata quella di farti picchiare a sangue dai Rasseln per farti catturare?»

Lo sentii ridere.

«Non esattamente. Non sapevo quale fosse il modo più facile per farmi catturare, quindi alla fine mi sono lasciato picchiare. Ma non era parte del piano.»

Non risposi. Ero troppo preoccupata per poter ridere.

«Lyra...» La voce di Rubyo si fece improvvisamente seria.

«Lyra, ti prego... perdonami, anche se sono arrivato sempre troppo tardi.»

Mi sarebbe piaciuto dargli torto, ma la realtà era un'altra. In questo periodo Coline aveva sempre avuto la precedenza e, in momenti di bisogno, avevo scoperto di poter contare solo su Gideon. Mi sarebbe piaciuto dimenticare tutto, fingere che nulla fosse accaduto, ma non ci riuscivo. Questa volta, una morsa allo stomaco mi corrodeva dall'interno. Tuttavia, sapere che lui si era ridotto in quello stato per me, mosse qualcosa nel mio cuore, poichè avevo appena avuto la dimostrazione di essere ancora importante per lui. A quel pensiero però, mi vergognai di me stessa.

Cosa stavo pensando? Per Rubyo non ero altro che la Principessa, era normale che in quanto guardia imperiale si preoccupasse per me.
Ma la cosa finiva lì, non c'era niente di più sotto. Forse neanche quel legame familiare a cui tanto mi ero appesa. Ed era stato l'arrivo di Coline a farmelo capire.

Mi accigliai, ignorando il groppone amaro, poi presi una profonda boccata d'ossigeno, nel tentativo di non farmi più tremare la voce.

«Come sta Gideon?» Domandai infine.

«E tu come stai, Lyra? Lo sai che con me mentire non funziona.»

Mi sentii vacillare.
Non risposi subito.

«Lyra... parlami ti prego...»

Giusto il tempo di prendere fiato per rispondergli che un rumore di passi zittì entrambi.

«Scusate per l'attesa, Principessa.»

Lo stesso Rasseln di poche ore prima, ricomparve sulla porta, aprendola.
Mi bloccai, terrorizzata, stringendomi nelle braccia.

«Bastardo! Non la toccare!» Rubyo iniziò a sbattere i piedi contro le sbarre. «Lyra!»

Con le mani tremanti mi allungai lentamente verso lo stivale, estraendo il pugnale nascosto.

«Stai indietro!»

Mi feci forza contro al muro per alzarmi in piedi mentre, impugnando la daga con la mano sana, cercavo di calibrarla all'uso dell'arto non dominante.

«Principessa, non giocate con quegli oggetti così appuntiti. Potreste farvi del male.»

Il Rasseln si avvicinò ed io rafforzai la presa attorno al pugnale, aspettando poi il momento giusto per scagliarmi contro di lui.

«Mocciosa!» Con un gesto privo di sforzo, mi disarmò, facendo risuonare poco distante il rumore ferroso della daga. «Adesso mi avete stancato.»

Lo schiaffo che mi colpì, mi fece bruciare lo zigomo, sbilanciandomi verso le sbarre, dove sbattei violentemente.

«Lasciala stare ho detto!» Rubyo, in quel momento, sembrava essere sul punto di sradicare le sbarre dal pavimento, pur di raggiungermi.

Il Rasseln, ignorandolo completamente, mi afferrò nuovamente per i capelli, tentando di trascinarmi a forza fuori da quella cella. Ma io non gliel'avrei data vinta così facilmente e, nonostante il dolore, mi opposi.

Il Rasseln arricciò il naso in una smorfia infastidita.

«Dovreste essere riconoscente a vostro fratello. È solo merito suo se vi tengo in vita. Ha ordinato a tutti di portarvi a palazzo viva, altrimenti non avrei avuto così tanta pazienza.»

Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso.

Senza più alcun timore mi scagliai verso l'essere dell'Altro Sole, che lasciò la presa sorpreso. Lo spinsi violentemente verso la parete e poi tentai di fuggire fuori dalla cella, ma ancora una volta non riuscii ad avere la meglio. Il Rasseln mi afferrò nuovamente, tirandomi a sé, ed imprigionandomi nella sua morsa soffocante.

Un urlo graffiò la mia gola.

«Lyra! Bastardo, cosa le hai fatto?!»

«Sorpresa? È il mio asso nella manica.»

Due lame acuminate mi sporgevano dalla coscia sinistra dalla spalla destra.

«Queste ferite di certo non vi uccideranno, ma vi terranno a bada a sufficienza.»

Non riuscii ad emettere alcun suono dalla mia bocca semiaperta, dalla quale prese a colare solo del sangue misto a saliva. In quel momento le lame si ritirarono, scoprendomi le ferite sanguinanti. Crollai a terra.

Riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti e respiravo a fatica.

«Lyra! Resisti!»

«G-Gid-n-»

Piegai debolmente la testa verso l'ingresso della cella, dove si ergeva un Kelpie.

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