Capitolo 44

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«Ora che sai la verità, rimarrai?» mi chiedesti dopo attimi di silenzio.

«Non sono andata via per questo, ero solo arrabbiata perché non me ne avevi parlato. Stavo tornando a Taiwan perché ho perso il lavoro.» In un attimo i tuoi grandi occhi scuri furono su di me: eri sconvolto e lo potevo comprendere bene.

«Non me ne hai parlato» mormorasti con evidente dispiacere.

«Volevo farlo, ma poi sei partito e non me la sono sentita di sovraccaricarti anche con i miei problemi.»

«Immagino tu abbia perso anche la casa...» constatasti pensieroso. Non seppi che dire, riuscì solo ad annuire insicura.

«Va bene, non ci pensiamo per ora. Voglio allontanarmi un po' da Seul, ti va se andiamo in vacanza?» domandasti allegramente. Dal primo momento che ero salita in macchina sapevo che avevi già altri piani per noi, quindi non ne fui molto stupita. 

«Allora, dove si va?» dissi, dando così la mia approvazione a quella nostra piccola fuga.

«Andiamo a Busan... Voglio farti conoscere i miei genitori» sussurrasti timidamente ma con una certa gioia. Io, al contrario, non riuscivo a sentirmi tranquilla: c'era ancora la possibilità che io dovessi partire per sempre e tu mi volevi presentare ai tuoi genitori?! Le uniche opzioni plausibili erano due: o eri impazzito oppure volevi presentarmi alla tua famiglia proprio per impedirmi di scappare.

Ripercorsi mentalmente quella conversazione più e più volte, cercando di analizzare meglio le tue parole per scorgere l'inganno; la tua voce però mi fermò dal continuare.

«Quando sono partito non era per lavoro: dovevo andare a Busan per l'anniversario della morte di Soyeon. Da quando se n'è andata io mi sono allontanato definitivamente dai miei genitori... Nonostante fossero contro i miei sogni, avevamo sempre cercato di avere un buon rapporto; poi un giorno, dopo l'incidente, cercarono di convincermi ad andare da uno psicologo, ma mi rifiutai e litigammo così pesantemente che smisi di vederli e di chiamarli» spiegasti flebilmente. «Ogni anno prima della commemorazione ho provato ad andare da loro, ma solo questa volta ci sono riuscito. È stato il racconto dei tuoi genitori ad aprirmi gli occhi e a farmi capire quanto loro fossero importanti per me.»

Mi sentì veramente arrabbiata mentre raccontavi tutto con quel tono sottile, pronto a infrangersi alla prima occasione. Non riuscivo a capacitarmi di quanto avessi sofferto. Io avevo subito delle perdite e i ricordi che mi rimanevano erano ormai vaghi e sconclusionati, ma ciò non mi aveva mai impedito di stare male. Tu, invece, non avevi mai mostrato la parte di te che soffriva ancora, che ricordava; la tenevi repressa e io non avevo fatto altro che riaprire vecchie ferite. Forse era per questo che i tuoi hyung mi stavano allontanando: sapevano che avrei cambiato completamente la tua vita, riportando a galla tutto ciò che era chiuso nel tuo passato.

Angolo me
Ho preso un po' questa licenza sulla commemorazione funebre, perché non so affatto come si svolgano queste cose in Corea. Mi sono informata come meglio potevo, ma alla fine l'unica soluzione che ho trovato per dare un senso alla trama è stata una commemorazione funebre che avviene annualmente per ricordare il defunto. Spero che nonostante questo, la storia per voi continui ad avere un senso logico. 

A presto, 

GAIA

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