Capitolo 46

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Era il quinto giorno che passavamo a Busan e mi sembrava di star vivendo un sogno. I tuoi genitori mi avevano accolto a braccia aperte e, in ogni momento, avevano tenuto a ribadire quanto fossero felici che tu avessi trovato qualcuno come me; in realtà avevo provato a contraddirli- anche perché i miei sensi di colpa continuavano a persistere- ma tutto era stato vano.

Tuo padre sembrava estremamente pacato e riservato, invece mi aveva stupito in positivo riuscendo a metterti più e più volte in imbarazzo. L'unica cosa di cui avevo capito non si sarebbe dovuto parlare era del tuo periodo di lontananza estremo; di fatto, all'accenno dell'argomento, la casa si rabbuiava e i volti dei tuoi genitori si inscurivano fino a sembrare di aver sopportato molti più anni di quelli che avevano vissuto.

Alla fine io e te, nella tua vecchia camera da letto, concordammo sul fatto di non alludere neppure all'argomento e di far finta che niente si fosse incrinato.

I miei problemi erano rimasti rintanati in un angolino mentre mi godevo ogni istante con te. C'erano stati degli attimi in cui la paura mi aveva colto alla sprovvista, il tuo sorriso però aveva allontanato qualsiasi mio triste pensiero.

Eravamo solo noi due e andava bene così.

In quel momento mi stringevi la mano mentre camminanavi poco più avanti di me per portarmi, per l'ennesima volta, verso una meta a me sconosciuta. Tentai più volte di chiederti dove saremmo andati, ma le tue labbra neanche per un secondo si erano schiuse per parlare.

Quando però ti fermasti di fronte ad una distesa d'acqua cristallina tutto mi apparve più semplice.

Volevo portarti al mare, me lo ero promesso- sussurasti, prendendomi dalle spalle per abbracciarmi da dietro.

Appoggiai il capo contro di te e chiusi gli occhi, sentendo chiaramente il tuo cuore nelle orecchie. La gonna panna del vestito che portavo ondeggiò a causa del vento e le tue braccia si strinserò con più possessività su di me.

I nostri ricordi mi inondarono la mente e sentì le lacrime pungermi gli occhi: volevo dirti tantissime cose, invece dalla mia bocca uscirono solo delle scuse.

«Smettila... Non hai mai sentito dire che "amare significa non dover mai dire mi dispiace"? Non scusarti più, dimmi solo che mi ami perché qualsiasi ferita tu possa avermi procurato quelle due paroline la faranno svanire.»

Mi girai verso di te e incastrai i miei occhi nei tuoi.

«Ti amo» dissi sorridendo in modo sincero. «Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti a...»

Mi baciasti, e sentì che la profondità del mare non avrebbe mai superato quella dei nostri sentimenti.

Angolo me
La frase detta da Jungkook è una citazione da "Love Story", un film degli anni '70 che consiglio vivamente a tutt* voi. È il padre dei film d'amore, quindi se siete fan di questo genere non potete lasciarvelo scappare.

GAIA

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