VII. Il Tesoro Spagnolo: Carenaggio

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L'uomo se ne stava seduto su una cassa vuota, in prossimità della parete di pietra appartenente a una baracca più distaccata rispetto alla folla che caratterizzava la stradina alla sua destra, percorsa dalla folla di avventori o cittadini che di tanto in tanto sostavano presso le rustiche botteghe attornianti, formando un chiacchiericcio di voci sovrapposte che conferiva alla zona una certa concitazione.
Il suo viso era coperto in parte da un cappuccio, dal quale spuntavano solamente alcuni ciuffetti lisci e verdi come l'erbaccia che cresceva sulla base del muro al quale era appoggiato.

Immobile e placido nell'atteggiamento, le gambe distese al di là della cassa fino a calpestare il terreno brullo con gli stivali, si godeva il clima mite di quella giornata calda come sempre, sotto un cielo macchiato da poche nubi sparse sul suo telaio cobalto. Alla sua sinistra, un vicolo solitario in cui regnava la quiete si concludeva presso i paletti rovinati di una staccionata.
Si trovava nel cuore della città, ma la sua presenza era perfettamente mimetizzata tra la gente che si riversava per le vie, mentre sotto la veste lunga la osservava passare, simile a uno spettro al confine tra due mondi.

Un singolo stivale piantato d'un tratto davanti a lui, però, penetrò l'impersonalità di quello scenario dietro la quale l'uomo si stava celando.
Il cappuccio fu alzato, rivelando l'identità di colui che gli si era piazzato davanti, scurito dai raggi del sole che picchiavano sulla sua nuca, rendendogli opaco il viso.

"Ti stai godendo la giornata, vedo." tuonò la voce di Charles Vane, aspra. "Capitano Ned Low."

Il pirata appena menzionato gli rivolse una smorfia divertita che aveva del macabro e si liberò del copricapo, mettendo in mostra i lunghissimi capelli somiglianti alla chioma di un salice. Nei suoi occhi di fuoco sembravano risiedere le fiamme degli inferi.

"Charles, amico mio!" ammiccò. "A cosa devo questa bella sorpresa?"

Il viso di Charles si fece più severo, ma gli restituì ugualmente il sorriso con un altro di sfida. "Perché non me lo dici tu? O forse dovrei chiedere direttamente a Henry Jennings, non appena si sveglia? Oppure, ancora, all'incantevole capitano Sabers?"

Low inarcò un sopracciglio, una crepa infinitesimale nella sua corazza di ostentata confidenza in sé stesso. "Non so di cosa tu stia parlando, forse il caldo ti sta dando alla testa a furia di pedinarmi sotto questo sole. Credi che non me ne sia accorto?" ritrovò in un lampo la sua integrità, sebbene Vane notò vagamente con lo sguardo un movimento secco sotto la sua veste. La mano che lesta incontrava l'elsa della sua lama, forse.

"È inutile che fai il finto tonto. Jennings ha già parlato." rivelò Vane, gettando a sua volta l'occhio sulla sciabola. "Pare che il quartiermastro Butcher l'abbia trovato in condizioni critiche nei pressi della scogliera, accanto ad altri due uomini uccisi, incuriosito dal fuoco che una corvetta in fiamme emanava lì vicino, sollevandosi sopra gli scogli. Il medico di bordo gli ha sentito pronunciare il tuo nome prima che perdesse i sensi. Inoltre, Lavy Thomson ha raccontato alla cara Anne che qualcuno le ha chiesto di ucciderla per conto di Benjamin Hornigold. Sappiamo entrambi che non sarebbe così stupido da attaccarmi tanto sconsideratamente." nell'espressione del capitano pirata scattò un'autentica scintilla furiosa. Avanzò di un passo rimbombante verso il rivale, alzando un piccola nuvola di polvere che gli schiarì le calzature. "Ora, non so cosa tu diavolo voglia esattamente, né perché tu abbia intenzione di mettere me e Hornigold l'uno contro l'altro, ma giuro che se dovessi immischiarti ancora una volta nei miei affari, ti taglierò la lingua e te la farò mangiare come sei solito fare quanto torturi gli equipaggi che abbordi."

Detto questo, Vane girò i tacchi e fece per allontanarsi dall'uomo ancora accomodato sulla cassa, ma un tonfo improvviso seguito dal sibilante suono dell'acciaio che strisciava contro l'interno di un fodero lo costrinse a voltarsi ancora: Low era in piedi dirimpetto a lui e lo scrutava con occhi ardimentosi, famelici come quelli di una tigre. Piantò con vigore la sciabola nel terreno e sogghignò con aria a dir poco folle.

"Allora perché non vieni qui a concretizzare queste tue minacce, eh? costringimi a dire tutto ciò che so, capitano Vane." Quasi cantilenò il suo nome con la sua voce graffiante. "Se farai un solo passo verso di me, la prenderò come una sfida ed estrarrò questa spada dal terreno, non mi importa dove siamo né quanti testimoni ci siano. Non vedo l'ora di affrontarti." il viso in ombra, il tono esaltato che rendeva tremule le sue parole per la frenesia, il fuoco presente nelle sue iridi calde rendevano quella di Edward Low una presenza inquietante. Sembrava di guardare direttamente negli occhi della morte. Vane non lesse un briciolo di empatia o controllo in lui. Più che mai si convinse del fatto che quell'uomo misterioso fosse di un'imprevedibilità disarmante.

Perché faceva tutto quello? Una reazione spregiudicata come la sua non era nemmeno riconducibile alla brama di ricchezza. Davvero voleva creare scompiglio solo per la gioia di giungere al caos e potersi lasciar andare? Poter liberare quella sua innata indole violenta?

Charles scrollò le spalle e lo guardò con apprensione. Non aveva alcun senso iniziare uno scontro in pieno giorno tra le strade della città.
Si allontanò senza degnarlo di ulteriori attenzioni, convinto che Low non sarebbe stato sconsiderato al punto da seguirlo.

"Come immaginavo..." mormorò questo, sprezzante, riponendo la spada nel fodero con un ghigno soddisfatto. L'avrebbe lasciato andare, dopotutto poteva ancora ottenere ciò che voleva, ora che il pericolo maggiore per lui stava abbandonando l'isola. Proprio come previsto.

Vane lo ignorò, imperterrito, e si perse nella folla, diretto alla spiaggia dove il suo equipaggio lo attendeva insieme a quello di Lavy Thomson per l'inizio della spedizione. Per adesso aveva mandato il messaggio che voleva, poteva ritenersi appagato.

A Low avrebbe pensato una volta fatto ritorno a Nassau.

Sotto l'ombra di una palma, Lavy se ne stava appoggiata di schiena sul tronco ruvido, ad affilare una delle sue sciabole con un sasso levigato. I movimenti del polso decisi contro la lama metallica producevano un accennato sfrigolio e di tanto in tanto qualche piccola scintilla illuminava le iridi della ragazza, sotto l'ombra dell'ampio tricorno a punta tonda che ne copriva in parte il viso.

La sua mente era invasa dalla paranoia per gli ultimi frenetici eventi, in particolare quelli della sera precedente riguardo quell'individuo, Ivan, e le sue macchinazioni. Aveva scoperto che la sua affiliazione con Hornigold era una farsa, e insieme a Anne Bonny l'aveva ingannato, uccidendolo dopo avergli fatto credere di aver abboccato alla sua trappola. Purtroppo, però, nella foga del momento non erano riusciti a catturarlo vivo per ottenere informazioni sul suo vero mandante, complice anche la brama di vendetta di Lavy dopo averlo riconosciuto come uno dei suoi violentatori di quella notte sulla fregata di Lafonte. Così, adesso sia lei che i due membri più in alto nella gerarchia della ciurma di Vane, ovvero Jack e Anne, brancolavano nel buio alla ricerca di un'ombra che si mimetizzava fin troppo bene tra gli altri, un granello di sabbia in mezzo a una spiaggia infinita.

In quell'istante la piratessa si trovava proprio nei pressi della battigia, richiamata lì insieme ai suoi uomini da Charles Vane e compagnia.

Quest'ultimo, a ogni modo, stranamente non si era ancora presentato, e quindi sul litorale davanti alle tre corvette che dominavano il paesaggio nei pressi della riva c'erano solamente Jack, Anne e tutti gli altri.
Era il primo pomeriggio, e il sole picchiava duro come al solito, riscaldando la pelle rosea delle caviglie di Lavy, unica sua parte del corpo al di fuori della frescura proiettata dalla palma alle sue spalle.

Flicker, Hector e gli altri uomini dell'equipaggio si trovavano pochi metri dietro di lei, a disquisire del più e del meno.

Ben presto, prima della tanto attesa partenza verso il punto in cui il famigerato galeone spagnolo era ancora naufragato in attesa di soccorsi, ognuno avrebbe dato il suo contributo per procedere alla cosiddetta operazione di carenaggio.

Si trattava, come Lavy già sapeva grazie al vero e proprio fanatismo verso la navigazione coltivato fin da piccola, di un'attività attraverso la quale una nave veniva portata a secco, svuotata da capo a fondo. Ciò avveniva per semplice manutenzione, oppure per effettuare lavori e riparazioni alla parte inferiore dello scafo che permetteva il galleggiamento a contatto con l'acqua durante la navigazione: la carena.

"Se vogliamo che le navi riescano a raggiungere il galeone spagnolo senza problemi, è necessario il carenaggio. Abbiamo procrastinato troppo a lungo e non vogliamo rogne." le aveva spiegato Anne, mentre la conduceva sul posto: una spiaggia piccola, secondaria e isolata nella zona ovest di New Providence, alle spalle del forte di Nassau.

La rossa stava appunto ultimando insieme a Rackham i preparativi per l'operazione, dando indicazioni agli uomini della loro ciurma nei pressi delle due corvette di cui si sarebbero occupati.

Lavy e i suoi compagni invece avrebbero pensato solo alla nave sulla quale avrebbero viaggiato.

Jack li raggiunse e smosse la piratessa dal suo momento di quiete, sistemandosi la bandana che indossava annodata attorno al collo. "Ci siamo, capitano Sabers. Tu e i tuoi uomini potete iniziare a legare le cime alle palme qua attorno." la informò, le sopracciglia folte oscurate dal sole che batteva dall'alto, costringendolo a socchiudere le palpebre.

"Bene. Spero che i tronchi reggano il peso delle navi." si limitò a ribattere Lavy, dandogli le spalle e avviandosi verso Flicker, Hector e gli altri. Durante il breve tragitto, però, la sua attenzione fu catturata da una presenza curiosa nei pressi del bagnasciuga, dove i membri dell'equipaggio di Vane erano intenti ad afferrare le varie corde e cime per legarle intorno agli alberi per mantenere le navi sospese, così da effettuare i vari lavori di manutenzione e raschiamento. Tra di essi, un'immagine particolare e un po' dissonante col groviglio di rozzi individui attornianti rubò l'occhio della giovane corsara.

Un paio di grandi iridi da cerbiatto.

Appartenevano a un giovane piuttosto smilzo, dalla corporatura slanciata e il viso gentile. La fissavano, col loro grigiore opaco, mentre i ciuffetti lisci e lunghi, rosei come un'alba, venivano schiariti dai raggi solari.

Non appena il ragazzo si rese conto che l'osservata si era accorta di lui, arrossì di colpo e distolse subito lo sguardo, intimorito. Ben presto si unì al resto degli uomini dall'andatura strascicata e sparì tra loro nei pressi dello scafo.

Lavy sollevò un sopracciglio, torva e al contempo interrogativa. Quella era di certo una reazione inusuale tra la gente che aveva imparato a conoscere, lì a Nassau. Mal disposta, si ritrovò a chiedersi cosa mai potesse volere da lei un tipo così fragile d'aspetto per fissarla da lontano, ma proprio per questo pensò che non potesse causarle problemi, e accantonò la questione.

Si approcciò a Flicker, offrendogli una mano ad annodare le cime intorno ai tronchi delle palme, mentre gli altri facevano lo stesso con quelle nelle vicinanze. La loro corvetta era di dimensioni modeste, ma con suo leggero cruccio Lavy notò che erano necessarie alcune aggiunte dai compagni di Jack e Anne per riuscire a svolgere il lavoro più in fretta e per raschiare con efficacia dietro lo scafo che sarebbe stato rialzato. Tra gli schiavi e i barboni che aveva reclutato di certo non abbondavano coloro che erano a conoscenza di come effettuare un carenaggio. Molti tra loro sapevano solo rubare. O combattere, come Danny.

"La ciurma è ancora incompleta, Flick. Dovremo trovare altri uomini da qualche parte. Adesso siamo a stento abbastanza per la navigazione." si confidò con lui.

"Non serve commiserarsi, è già un bene che si sia formato un gruppo, per ora. Il problema più grande è che ci mancano alcune figure specializzate necessarie a bordo." la tranquillizzò in parte l'altro.

"Lo so." annuì Lavy. "Avremo bisogno di trovare almeno un medico capace e un cuoco. E poi vorrei avere un carpentiere, non si sa mai, un piccolo guasto può diventare una voragine nel tempo, se si lascia incustodito." e quelle sue supposizioni in effetti erano confermate dalla cura che i loro temporanei alleati stavano mettendo nell'operazione in corso. Avrebbe potuto imparare molto dal viaggio verso il galeone assieme a loro, su questo non c'era dubbio, nonostante l'idea di legarsi troppo a qualcuno che non facesse parte del gruppo da lei personalmente scelto non la allettava affatto.

Ancora non si fidava di nessuno, se non di Danny Flicker e del capitano Paul Sanders, in quel momento con ogni probabilità a razziare in chissà quale zona dell'Atlantico.

Lavy e tutti gli altri, dunque, presero ad annodare le cime saldamente intorno ai vari tronchi che puntellavano la spiaggia, aiutandosi con alcune pietre per applicare doppi e tripli nodi che permettevano di sollevare di poco lo scafo delle imbarcazioni cosicché i marinai addetti a quella mansione potessero lavorarci, pulirlo e curarlo, come se stessero accudendo la propria casa. Tutto sommato, era proprio così: ognuno di loro viveva gran parte della propria esistenza sulle navi, viaggiando sull'oceano all'interno di quelle che erano vere e proprie abitazioni galleggianti, senza radici da piantare nel terreno, ma proprio per questo forti di legami istintivi e innati, costruiti durante i viaggi e che non avevano bisogno di appoggiarsi a nulla per sopravvivere, ma di legarsi temporaneamente a qualcosa di sempre diverso per poi distaccarsi. Come quelle corde che avvolgevano le palme.

Il cigolio prolungato del legno da cui il mezzo di Lavy era costituito riempì l'aria, mentre la corvetta veniva via via sollevata di una minima altezza, abbastanza per permettere agli uomini guidati da Anne di issarsi su delle cime fissate al parapetto sopra di loro e iniziate i lavori. L'insieme di suoni consecutivi del lavoro collettivo creavano una melodia che esprimeva un'eterea simmetria, una sorta di perfetta assonanza fatta di lucidatura, sfregamenti, martelii e tensione delle corde.

Lavy si vide parte di un insieme e per un istante si sentì gratificata, dimenticando i sentimenti negativi che oramai erano una costante dentro di lei, una malattia che non smetteva di crescere e corroderle l'anima.

Sempre se ne possedeva ancora una. Sempre se l'avesse mai avuta.

Sarebbe stato fin troppo facile per lei pensare che, come quella simmetria che componeva l'operazione di carenaggio, anche la vita stessa fosse solo un disegno perfetto dove ogni cosa si incastrava senza la possibilità di cambiarla. Sarebbe stata una codarda a credere che ciò che le era successo, insieme a quello che le sarebbe accaduto in futuro, non fosse il frutto delle sue decisioni. Che la sua essenza interiore non influenzasse affatto il futuro.

Anche se il destino le avesse messo contro di nuovo la morte stessa, lei sapeva di poter mantenere il controllo almeno su di sé. Così come se avesse tagliato la corda che maneggiava in quel momento con la sua sciabola tutta quell'armonia sarebbe stata spezzata, con quella stessa sciabola si sarebbe fatta strada contro la sorte stessa, ora che ne aveva la possibilità. Adesso che era diventata forte.

Resistendo, rialzandosi. Uccidendo, se necessario.

Il rumore repentino di radici staccate dal terreno la smosse da quei pensieri.

"Una palma sta cedendo, Rackham!" udì gridare con concitazione da qualcuno dei corsari alla sua sinistra.

Uno dei nodi era troppo debole. Una reazione a catena si scatenò, trascinando con sé varie palme che furono violentemente sradicate dalla sabbia pallida, tirate dalle corde della corvetta centrale sul bagnasciuga.

La nave oscillò con pericolosità.

"Abbandonate lo scafo, sta per cadere!" gridò Anne, guidando con ampi gesti i lavoratori lontano da lì.

Essi presero a calarsi dalle corde e correre via in fretta e furia per evitare di essere schiacciati. Lavy, Flicker e Rackham poterono solo osservare il viavai in quel clima carico di apprensione, stupefatti dall'incontrastabile potenza latente del peso della nave.

La piratessa comprese in quel momento quanto in realtà fosse debole e insignificante rispetto agli imprevisti su cui non aveva il minimo controllo nel mondo. Non avrebbe mai potuto combattere qualcosa di così grande, ma solo guardare, sperando di ritrovarsi in una zona sicura, esattamente come in quel momento.

Ma fu proprio in seguito a quella riflessione che notò qualcosa di strano, qualcosa che la costrinse a muoversi e le diede l'impulso di correre verso quella forza ineluttabile.

La zona dietro lo scafo non era stata sgombrata del tutto. Nemmeno Anne si era accorta di quel ragazzo dai capelli di ciliegia disteso proprio sotto l'imbarcazione prossima a ribaltarsi.

"Quel ragazzo..." Flicker pareva averlo notato, come lei, ma non accennò a muoversi.

Lavy dal canto suo strabuzzò le palpebre. Prima ancora che potesse anche solo pensare, si lanciò verso la riva, noncurante del pericolo.

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