In nomine Patris

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La giovanissima Kaila si era trovata bene in hotel. Aveva la fortuna di essere nata con un carattere piuttosto estroverso e spigliato, merito anche dell'incoscienza dovuta all'età, e quindi le era stato facile stringere qualche amicizia e comportarsi con naturalezza fra i vari ospiti. Era anche piuttosto curiosa e leggermente impicciona, cosa che la rendeva particolarmente simpatica ad Azazel. Quella mattina alla ragazzina era stato dato un compito importante: fare foto. Indossando pure lei la divisa dell'hotel, in un elegante color rosso cupo, scattava fotografie con un telefono d'ultima generazione. Era stato il receptionist a darle quell'incarico, per poi poter usare quelle immagini per aggiornare il sito internet dell'hotel. Lucifero si sentiva piuttosto tranquillo a lasciarla gironzolare per l'edificio, sicuro che gli addetti alla sicurezza sapessero come tenerla d'occhio. Il gemello Kairos invece non usciva dall'attico e passava le giornate leggendo e facendo puzzle. Si infastidì leggermente quando la sorella entrò per fotografare l'edificio dalla terrazza, che offriva una spettacolare vista dall'alto, data l'incapacità della ragazzina di stare zitta.

"Questa è venuta bellissima!" sorrise Kaila, riguardando l'anteprima sullo schermo e tornando al piano terra.

Davanti all'ingresso c'era un uomo grande e grosso, piuttosto massiccio, in abito talare. La ragazza si stupì, non sapeva perché fosse vestito così e che ci facesse davanti alla porta rotante.

"Cos'è quello strano vestito che indossa quell'uomo lì fuori?" mormorò ad Azazel, sicura di non essere sentita da altri.

"È vestito da prete, bambina" spiegò il receptionist.

"E che cos'è un prete?".

"Oh... ecco... è uno che fa pregare la gente e cose del genere. Sai... cose che hanno a che fare con la fede dei mortali".

Kaila era perplessa ma non chiese altro.

"A che punto sei con le foto?".

"Ne ho fatte un po'. Ma, ora che è arrivata la luce del sole in giardino, voglio farne delle altre".

"Ottima idea".

"Poi potrò aiutarti con il sito dell'hotel? Voglio vedere come si fa".

"Ma certo. Ora però vai, inizia l'orario di check out e ho un po' da fare".

"Capito! A dopo!".

Kaila sgattaiolò di corsa in giardino, incrociando suo padre e salutando di sfuggita. Non aveva un'espressione molto allegra sul viso e a lei non piaceva: rivoleva il padre allegro e leggermente idiota a cui era abituata nel mondo in cui era nata!


Un prete. Ma per quale fottuto motivo un prete voleva parlare con lui? Lucifero si chiedeva perché l'intero cosmo sembrava accanirsi su di lui per infastidirlo, ultimamente. Passò davanti alla reception senza voltarsi ed Azazel intuì che non fosse una bella giornata, ma ultimamente non lo era mai. A passo svelto, il Diavolo uscì attraverso l'elegante porta girevole in vetro e si guardò attorno, in cerca di colui che desiderava parlargli.

"Sono qui" udì una voce, proveniente da uno dei divanetti esterni.

Tra i fiori che decoravano i tavolini e il pergolato, tutti in tonalità azzurre e blu, quella grossa figura in nero stonava non poco. Lucifero rimase immobile qualche istante, fissando confuso l'uomo che si alzava e lo invitava a sedersi accanto a lui. Faceva ancora piuttosto freddo e non c'erano altri ospiti all'esterno.
Sicuro che nessuno salvo il suo interlocutore potesse sentire, il Diavolo si trattenne dal pronunciare una bestemmia ma si lasciò sfuggire un decisamente poco elengante: "Ma porca merda, cos'è? Uno scherzo?".

Il prete rise, aspettandosi una reazione simile.

"Che cazzo hai da ridere, Asmodeo!? Già ho i coglioni girati senza dover pure pensare agli scherzi blasfemi di un demone rincoglionito. Levati quei vestiti ridicoli e lasciami lavorare!".

"Mi dispiace deluderti, fratello, ma io adesso sono un prete per davvero. Non sono vestito così per farti uno scherzo".

"Non prendermi per il culo. I demoni non posso diventare preti!".

"Siediti un attimo, parliamo con calma".

"No, senti... ho altro da fare! Davvero! Fanculo te e chi ha avuto questa idea".

"Siediti solo un attimo. È da così tanto che non ci vediamo! Quanti anni sono trascorsi? Beviamoci qualcosa insieme. Un sigaro, magari?".

Lucifero si rassegnò e andò a sedersi, accendendosi una delle proprie sigarette con un colpo netto dell'accendino.

"Allora... che gioco è mai questo? Un prete? Sul serio?" borbottò, dopo aver espirato un paio di volte nervosamente.

"Pensavo che Azazel te lo avesse detto. Sono un prete a tutti gli effetti ormai da quasi tre anni".

"Intendi dire che hai preso i voti e tutto il resto? Puoi fare tutte le... pretaggini che fanno i preti?".

"Sì. Ho una mia parrocchia, celebro messa e i sacramenti".

Lucifero non riusciva a nascondere la sua aria perplessa e leggermente schifata.

"Non mi aspettavo i salti di gioia" ammise Asmodeo, con un mezzo sorriso.

"Posso sapere... perché? Intendo dire... di alternative ce ne sono parecchie. Perché proprio il prete? Hai avuto una specie di illuminazione divina? Volevi provare un nuovo gioco di ruolo o che ne so io?".

"Ricordi quando avevo lasciato il mio lavoro, come generale infernale e tuo soldato? Eravamo all'Avgerinòs".

"Certo. Sono vecchio, ma non arteriosclerotico. Eri andato via con quella mortale. Sarah, mi pare. Giusto?".

"Esatto. Abbiamo trascorso bei momenti insieme ma gli umani sono effimeri ed è morta. Ho riflettuto su quanto noi e loro viviamo e vediamo in modo diverso la morte, fratello. E mi sono ritrovato a sentirmi in pace e felice in questi panni".

"Io non sono tuo fratello. Io non ho fratelli e nemmeno sorelle. E la morte è la morte, per tutti" sbottò il Diavolo, storcendo il naso.

"Siamo tutti stati creati dalla stessa entità, per me siamo tutti fratelli e sorelle. E la morte per noi è diversa. Noi possiamo vivere per l'eternità ma in un attimo di noi eterei non resta nulla. Ci dissolviamo. Ma per i mortali è diverso! Loro hanno un'anima e,  anche se la loro vita terrena è breve, hanno poi altro che li attende".

"Perdonami se non mi alletta un'eternità fatta di tortura infernale o noia paradisiaca. Preferisco dissolvermi, grazie. E magari cambiare argomento...".

"Sono davvero dispiaciuto di aver appreso quanto successo ad Ahriman solo di recente. Avrei voluto esserti accanto e donarti in qualche modo conforto, in un momento così doloroso".

"E che avresti potuto mai fare? Dirmi che lo rivedrò in Paradiso? Mi dispiace deluderti, ma la sua anima non è in Cielo. E nemmeno all'Inferno".

"Impossibile. Come mortale, doveva avere un'anima e non può essere svanita nel nulla".

"Non so che dirti. Magari prima di morire ha voluto credere in qualcos'altro e ora si è reincarnato in uno scoiattolo...".

"Nasconderti dietro a battutine idiote non ti aiuterà".

"Rompermi i coglioni nemmeno, Don Asmodeo!".

Amsodeo non rispose a quella provocazione. Era abituato ai commenti fatti dagli altri demoni sulle sue scelte.

"Che cosa voi? Che cosa devi chiedermi?" mormorò Lucifero, continuando distrattamente la sigaretta.

"Perché pensi che io debba chiederti qualcosa?".

"Perché tutti vogliono qualcosa da me. Mortali, demoni, angeli... tutti mi cercano quando hanno bisogno di qualcosa. Tu di cosa hai bisogno? Qualche apparizione per far cacar sotto i tuoi parrocchiani? Qualche finto miracolo? Soldi?".

"Non voglio proprio niente da te, se non parlare un po'. Sono sconcertato da simili discorsi. Volevo porgerti le consoglianze, farti sapere che ti sono vicino".

"È morto a Natale. Siamo quasi in primavera...".

"Mi dispiace. Avrei voluto...".

"Immagino che alcuni demoni di rango inferiore non siano molto felici di starti accanto. Del resto, i più deboli di noi vengono feriti dai preti e dalla loro fede. I tuoi figli come l'hanno presa?".

"Non molto bene. Ma lo capisco. Capisco anche che tu pensi io sia un buffone e...".

"Fermo. Stai zitto. Io penso che la chiesa e tutto quello che ci gira intorno sia una buffonata. Preti, vescovi, frati, papi, cattedrali maestose e finte reliquie idolatrate per me sono una buffonata. Ma se quel che sei diventato ti rende felice, se fare il prete ti rende felice, buon per te. Chi sono io per giudicare? Se ai piani alti sta bene che un demone dica messa...".

"Questa è... la cosa più bella che un demone mi abbia mai detto da quando sono un religioso. Grazie".

Il Diavolo non rispose, alzò le spalle come a voler dire che non aveva fatto niente di speciale e spense la sigaretta nel posacenere. Se ne accese subito un'altra. 

"E tu? Tu sei felice?" domandò Asmodeo "Qui in hotel, intendo. Sapevo che ti eri allontanato dai mortali perché non volevi averci più niente a che fare".

"Già. E invece... eccomi qua. Poi il buffone saresti tu...".

Al tavolo era arrivato del liquore infernale, qualcosa che era servito solo al proprietario e a pochi altri. Asmodeo bevve in silenzio, senza staccare gli occhi da chi aveva accanto che, al contrario, fissava un punto imprecisato dell'orizzonte.

"Sei invecchiato" commentò il demone prelato.

"Lo so. Capita quando hai più di una dozzina di miliardi di anni. Ma mi è capitato altre volte di avere qualche capello bianco. Sono carini...".

"I tuoi figli come la vivono questa cosa?".

"Kaila adora questo posto. Kairos basta che nessuno lo infastidisca e sta benissimo. Le gemelle hanno due anni e di conseguenza sono dei piccoli mostri urlanti che mi farebbero impazzire in qualsiasi contesto".

"E Lailah?".

"Lei è la cosa più bella che mi sia mai capitata. Mi dispiace per... Sarah? Immagino non sia stato piacevole perderla".

"Non l'ho persa. È in Paradiso. Le parlo continuamente. Come prete non sono più malvisto ai piani alti".

"Sei tornato a mettere piede in Cielo?!".

"Esatto. Per lei. Con lei. Sono cambiato, la mia vita è cambiata. Un lutto mi ha portato a stravolgere la mia esistenza e ora sono felice, appagato e in pace con me stesso. Ti auguro lo stesso, fratello".

"Sì ma è un'anima, giusto? Non ha un corpo fisico. Non la puoi... toccare. Giusto?".

"Sono un prete. Non mi serve toccarla".

"Giusto. Quella boiata del celibato... contento tu...".

"Contentissimo".

Asmodeo sorrise e Lucifero capì che stava dicendo la verità. E mai se lo sarebbe aspettato.

"Alla felicità" propose un brindisi il prete, alzando il bicchiere.

"Alla felicità" rispose il Diavolo, poco convinto.

"Che il futuro porti tante cose belle" sorrise ancora Asmodeo.

"A me basterebbe non ritrovarmi ogni santo giorno con i coglioni girati...".

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