Tradito

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All'Avgerinòs il tempo era bello. Una lieve brezza muoveva leggermente gli ombrelloni e gli ospiti dell'hotel si rilassavano sugli sdraio, fra un drink e un altro. Lucifero stava riordinando le idee, in attesa della ruonione della sera, giocando in spiaggia con le gemelle. Le tre bambine adoravano quel luogo, amavano passarci le ore estive e tormentare Gabriel in riva al mare. Di certo non passavano inosservate, tre piccole dai capelli candidi e grandi occhi celesti, accanto a un padre di tutt'altre fattezze.

"Che meraviglia" commentò un uomo, vedendole tutte e tre vicine "Sono albine?".

"Somigliano molto alla madre" si limitò a rispondere Lucifero, evitando le conversazioni il più possibile.

"Io sono un fotografo" continuò l'umano "I miei scatti si trovano in molte riviste e siti famosi. Vorrei immortalare questa splendida famiglia. Raramente mi capita di incontrare soggetti così interessanti".

"Devo parlarne con mia moglie" tentò ancora di ignorarlo il demone, senza fidarsi. Si era appositamente sistemato su un  lettino solitario ma il mortale si era avvicinato e si era appropriato di prezioso spazio vitale.

"Le lascio il mio biglietto. Così può farsi un'idea del tipo di fotografie che realizzo, le trova a questo indirizzo".

Porse un biglietto da visita a Lucifero, con un sito internet e altri dati. Questi sfoggiò un sorriso di circostanza e lo accettò, felice che finalmente nessun'altro lo importunasse. Sfortunatamente per lui, pochi istanti più tardi sentì squillare il telefono e lesse il nome di Azazel. Sospirò. Azazel non lo chiamava mai senza motivo, preferiva contattare altri se era in vena di pettegolezzi.

"Dimmi, Azazel" rispose.

"Dove siete?" chiese il receptionist.

"Perché?".

"Avrei alcune cose da dire. Non so se...".

"Parlami. Ho self control...".

"Certo... un sacco... ad ogni modo... avete per caso sentito di quelle ultime leggi stabilite da molti Stati e che stanno entrando in vigore?".

"Quelle su umani e demoni? Vagamente. Non mi preoccupano".

"Obbligano quelli come noi a mostrarsi nel loro vero aspetto, con indicazione esplicita su ogni documento identitario".

"E allora? Come cazzo fanno a capire chi sono?".

"Papà ha detto cazzo!" rise una delle gemelle.

"Mi capita spesso, tesoro" le sorrise il padre "E, Azazel, gradirei capire dove sta il problema".

"Vogliono rendere obbligatorio il test".

"Quale test?".

"C'è un test, basta una goccia di sangue. Noi e i mortali siamo fatti in modo differente".

"E come funzionerebbe? Prelevano sangue a caso?".

"Su segnalazione. Tipo caccia alle streghe".

"Che porcata. Ma poi loro come sanno delle differenze tra il loro e il nostro sangue, scusa?"

"È questo il punto. Gli umani sono riusciti ad elaborare un simile sistema... grazie a uno di noi".

Lucifero rimase qualche istante in silenzio, riflettendo su quanto appena appreso.

"Mi stai dicendo che uno di noi ha rivelato agli umani il modo di individuarci tra loro?".

"Sì e, da quanto ne so, ha anche molte segnalazioni da fare. Farà, o ha fatto, dei nomi. E quei nomi, stando alle nuove leggi, dovranno sottoporsi al test obbligatorio e mostrare il vero aspetto".

"Ti prego, non dirmi che si tratta di qualcuno dei miei figli...".

"No, i vostri figli sono per ora estranei alla faccenda".

D'istinto, Lucifero tirò un sospiro di sollievo. Temeva già che potesse essere Ahriman, in cerca di strani modi per redimersi.

"E allora chi? E perché?".

"Il perché mi è difficile dirlo. Il chi...".

"Chi? Dimmelo, Azazel".

"Self control? Promesso?".

"Dimmelo!"

"Belzebù, Boss. È stato Belzebù".

Lucifero si alzò in piedi di scatto, mordendosi una mano per trattenere un urlo di rabbia e fastidio che sentiva dentro di sé. Fosse stato a casa sua, probabilmente avrebbe distrutto parecchie cose. Le gemelle lo fissarono con aria interrogativa, così come Gabriel che sedeva poco più in là.

"Quel grandissimo figlio di baldracca a sei zampe!" sibilò il Diavolo "Lurido insetto! Perfino con la lingua mozzata riesce a spifferare cose inadeguate!".

"Capite ora la mia preoccupazione?" rispose Azazel, dall'altro lato del telefono "Gli umani lo tengono in un luogo segreto, dove mostra il suo vero aspetto e svela i nostri segreti".

"Però tu lo sai dov'è quel luogo, vero?".

"Ovvio".

"Bene...".

"Che facciamo, capo?".

"Per prima cosa, voglio Belzebù. Questa volta lo squarto con le mie mani, sulla pubblica piazza di Dite!".

"Mi pare un buon progetto...".

"Poi... c'è sempre un modo per svicolare da quel che rendono obbligatorio. Potremmo crearci documenti falsi dove certifichiamo di essere umani o qualcosa del genere".

"Temo non sia così semplice...".

"Qualcosa ci inventeremo. Magari a riunione, tutti assieme, troveremo un'idea valida. Ci vediamo tra qualche ora".

"Venite qui in elicottero?".

"In elicottero?!".

"Sì... sapete che i nostri hotel offrono anche questo servizio...".

"Non mi vedrai mai salire su uno di quei cosi. Mai! Piuttosto a piedi!".

Azazel ridacchiò.

"Senti, Azazel... ma tu ci vuoi ancora lavorare in hotel?".

"Io... ne parliamo dopo, boss".




Lucifero amava il profumo dell'Amartìa. Il suo primo hotel, ricco di arte e charme, elegante ed esclusivo, lo riempiva di orgoglio. Era ormai da quasi mezzo secolo che ci aveva messo le mani e aveva scelto di convocare quella riunione proprio lì, dove tutto era iniziato. Notò che alcuni degli invitati erano già arrivati e gironzolavano per l'hotel. Dalla finestra, dall'alto del piano adibito ai meeting aziendali, riusciva a vederli quasi tutti. Sua figlia Najira, per esempio, era nella zona piscine assieme a un giovane dai capelli blu.

"E quello chi sarebbe?" si chiese, a mezzavoce.

"Il figlio di Leviathan" si sentì rispondere, obbligandolo a sobbalzare per la sorpesa.

"Generale!" si stupì, notando Keros sulla porta "Non si bussa?".

"La porta era aperta...".

"Il figlio di Levy... l'ultima volta che l'ho visto è stato quasi trent'anni fa ed era un marmocchietto. Ora che fa?".

"Ha chiesto la mano di vostra figlia, di più non so...".

"Ha fatto che...?".

Lucifero tornò a voltarsi verso la finestra, fissando con fastidio i due che discutevano.

"Non ho idea di quel che possa aver risposto la regina, se è quel che volete sapere".

"E tu? Pensavo che tu e mia figlia foste piuttosto legati".

"Non lo nego. Ma io sono un generale, non appartengo ad alcuna famiglia nobile infernale. Mia madre è una semplice concubina, poco più che una serva, e non posso certo pretendere di ottenere un ruolo regale".

"Mia figlia è la regina. Qualsiasi consorte voglia, non sarà un re. E che differenza fa se sei nobile o meno? Sei potente, questo è quel che conta agli Inferi".

"La gente parla...".

"La gente deve imparare a fottersi. Tu la ami?".

"Io...?".

"Sì, tu. La ami?".

"Io... sì. Sissignore. E se fossi all'altezza, se appartenessi a una famiglia nobile, verrei prima qui a chiedervi di concedermi l'onore di poter rivolgere la proposta a vostra figlia".

"Mettiamola così: io ti ritengo all'altezza. E ti concederei l'onore. Però so quel che pensa mia figlia riguardo al matrimonio...".

"Ma io..."

"Tuttavia, spetta sempre e comunque a lei decidere. Giusto?".

"Giusto...".

"Quindi metti tutte le tue carte in tavola. Poi si vedrà"

"Ma...".

Il padrone dell'hotel si era messo in piedi accanto alla finestra e guardava fuori, con le mani incrociate dietro alla schiena. Keros, piuttosto confuso, non sapeva che dire.

"Vedilo come un ordine, generale. E ora dimmi... come procede Kaila in accademia?".

"Kaila? Lei... lei va molto bene. Procede bene nel suo percorso. È forte, determinata... testarda...".

"E per quel che riguarda il recupero di Belzebù?".

"Stiamo lavorando per rendere il tutto il più veloce e discreto possibile. Che dovrò poi fare con il catturato? Lo sbatto nelle prigioni del palazzo e lo faccio torturate?".

"No. Voglio occuparmene personalmente. Come ho già accennato ad Azazel: voglio squartarlo davanti a tutti".

"L'accademia si affaccia sulla piazza. E una delle figlie di Belzebù è mia allieva...".

"Spero che le faccia capire che succede a rompere i coglioni alle persone sbagliate".

"È che... cazzo, dubito che questa cosa vi piaccia...".

"Cosa? Che?!"

"Kaila... è molto amica di questa ragazza, figlia di Belzebù ed Azazel. Che non è proprio una ragazza. E non è propriamente solo un'amica. Lei...".

"Piantala di blaterale. Che mi devi dire?".

"Scopano. Tua figlia e la figlia di quel mangiamerda di Belzebù... scopano".

Gli occhi di Lucifero si illuminarono di rosso, mentre di voltava verso il generale, che prontamente indietreggiò di qualche passo.

"È una splendida recluta!" provò a giustificare Keros "Si comporta in modo impeccabile, non è come suo padre! Sono fiero di entrambe, dovreste conoscerla. Se la vedeste, mi dareste ragione!".

"Lo spero. Perché sono stanco di notare come nei miei figli attecchisca facilmente il seme della scemenza!".

"Kaila è giovane. E comunque sorveglio entrambe da vicino. Se lo ordinato, le separerò immediatamente e impedirò loro di rivedersi".

Lucifero riflettè qualche istante. Poi sospirò, rigirandosi verso l'esterno.

"Voglio fidarmi di te e della mia bambina. Ma quell'essere lo scorticherò comunque davanti a tutti!".


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