20. Solo dieci minuti

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Kate:

Siamo arrivati in hotel e purtroppo per la valigia non c'è stato niente da fare.
Per fortuna i documenti li avevo tutti nella borsetta, ma a parte i vestiti che indosso, non ho nient'altro.

«Queste sono le chiavi delle vostre camere. Centodieci e centoundici.»
La ragazza della reception fa un sorriso e le consegna.
La ringraziamo e insieme andiamo verso l'ascensore, entrando poi in silenzio. 
Dopo quello che è successo in aeroporto, non abbiamo più parlato, forse perché non sappiamo bene come comportarci a vicenda. Io ero un po' in imbarazzo, lui pensieroso.
Quando l'ascensore si apre, usciamo fuori per poi percorrere un lungo corridoio dove in entrambi i lati ci sono delle porte marroni con il numero della camera corrispondente.
Quando arriviamo alle nostre, ognuno di noi va si ferma davanti alla sua porta.
Lancio un'occhiata verso Ashton e nello stesso momento anche lui si gira verso di me, così distolgo lo sguardo e giro la chiave nella serratura, lui fa la stessa identica cosa.
Ma subito dopo lo guardo di nuovo e anche lui a me, come se entrambi stessimo pensando la stessa cosa.

«Va tutto bene, vero?»
«Va tutto bene, vero?»

Diciamo entrambi la stessa frase nello stesso identico momento, per poi guardarci a vicenda un po' scioccati.
Subito dopo scoppiamo a ridere.
Mi avvicino a lui, e il contrario, finché non siamo uno di fronte all'altra.

Annuisco con un sorriso, felice che abbia pensato la stessa cosa. «Va tutto bene. Per te?»
«Stessa cosa.» Mormora, accennando un sorriso.
«Ti ho visto pensieroso.»
«E io, a te silenziosa.»
«Ero sovrappensiero anche io.»
«Dobbiamo comportarci come sempre.»
«Quindi, iniziare a litigare?» ci scherzo su e lui ride.
«Fra mezz'ora devo andare a una riunione, tu però puoi anche non venire, se vuoi. Fatti un giro, comprati qualche vestito e poi ci vediamo quando torno.»
«Sei sicuro?»
«Sì certo. Bruxelles è una bella città. Goditela un po'.»
«Be', da sola non è il massimo.» Mi stringo nelle spalle. «Ma ci proverò.»
«Ti raggiungo appena finisco e ceniamo insieme. Si tratta solo di qualche ora.»
Annuisco, con un sorriso. «Va bene. Allora, a dopo.»
«A dopo, Winnie.»
Gli sorrido per il nomignolo ed entro in camera.

♡♡♡♡

Sto girando da sola per le strade di Bruxelles, da ore.
Ho passato tutto il pomeriggio in vari negozi e adesso ho tre buste in una mano e tre in un'altra, mentre cammino per la strada mi fermo a guardare la vetrina dell'ennesimo negozio.

In genere non faccio molto shopping, ma dato che non ho più neanche una mutanda, sono stata praticamente costretta.
Sto guardando il manichino di una ragazza che indossa un abito rosso senza spalline, con uno scollo a cuore, fatto interamente di pizzo.
È stupendo.

Sembra un abito da cerimonia e per un attimo mi immagino con quello addosso.
È aderente e mette in risalto tutte le forme.
Quindi no, non mi starebbe affatto bene, anzi probabilmente sarei a disagio.
Sì, decisamente.

«Saresti bellissima con quello addosso.
Perché non lo misuri?» la voce maschile che sento dietro di me, mi fa sussultare, così mi giro di scatto.
Deglutisco e spalanco gli occhi quando vedo il ragazzo che stamattina mi è finito addosso a causa mia e di quello zaino.
Mi fa un sorriso e inclina la testa, poi guarda le buste che ho in mano e sgrana gli occhi.
«Hai svaligiato Bruxelles, per caso?» punta i suoi occhi su di me e io faccio un piccolo sorriso.
«Ho perso la valigia, quindi...»
Fa un passo verso di me e corruga la fronte guardandosi attorno, come se stesse cercando qualcuno.
«Dov'è il tuo ragazzo?»
«Ehm, quale ragazzo?» chiedo, confusa.
«Il ragazzo biondo che era con te stamattina» mi sorride e io arrossisco nel sentirlo nominare.
«Ashton non... Non è il mio ragazzo, io sono... sono la sua dipendente.»

«Mh...» mormora, dubbioso. «Non lo avrei mai detto, mi ha praticamente fulminato, quando ci ha visti insieme, ma comunque, se non è il tuo ragazzo, meglio così. Almeno ti posso invitare a bere qualcosa insieme a me. Ti va?»

Lancio un'occhiata all'orologio notando che sono già le otto meno un quarto di sera.
Ashton dovrebbe finire a momenti.
«Meglio di no, devo tornare in hotel.
Ma grazie lo stesso.»
Faccio un piccolo sorriso e lui mi guarda divertito.
«Sono le otto. Non è più orario di lavoro. Dai, è solo una cosa da bere, vieni.»
«Davvero grazie, ma...»
«Ma... Cosa?» si avvicina a me e assottiglia gli occhi. «Ti prego, una cosa da bere e poi ti riporto in hotel sana e salva.»
«Non so neppure il tuo nome. Non mi sembra il caso.»
«Mi chiamo Bruce Evans, ho 29 anni, vengo da New York e gestisco un bar.
Sono qui a Bruxelles per visitare un mio vecchio e caro amico.
Il mio colore preferito è il blu, sono single e... Vorrei solo passare dieci minuti con te. Ora mi conosci.»
Fa un sorriso mostrando una fila di denti bianchi e dritti.
E lo devo ammettere.
Non è brutto.

Sorrido e scuoto la testa.
«Okay, ma tu non sai ancora il mio.»
«Oh, sì che lo so, Kate. Il tuo capo ti ha chiamato per nome e non l'ho dimenticato.»
Okay, è ufficiale. Mi ha fregato.
«Questo non vuol dire niente, comunque» rido e lui guarda l'orologio che ha al polso.
«I minuti scorrono, più perdiamo tempo qui, più tarderai a tornare. Solo dieci minuti» tira fuori il labbro facendo una faccina triste come i bambini e io scoppio a ridere senza riuscire a trattenermi.
«D'accordo, dieci minuti e poi vado via.»
Faccio un respiro e lui fa la mano a pugno per poi muoverla per aria in segno di vittoria.
«Il mio faccino triste funziona sempre»
replica, soddisfatto. «Andiamo!»

Spero solo di non pentirmene.
E spero anche che Ashton tardi un pochino. Anche se siamo insieme per lavoro, in fondo. 
Non mi devo sentire in colpa. Non sto facendo niente di sbagliato. Giusto?
Giusto.

Raggiungiamo il primo bar più vicino e dopo aver preso posto l'uno di fronte all'altra, ordiniamo da bere.
Io un succo di frutta e lui una birra.
Non appena il cameriere che ci ha chiesto le ordinazioni, si allontana, ci guardiamo negli occhi e lui mi fa un sorriso.
«Allora... Cosa mi dici di te?» mi chiede appoggiando i gomiti sul tavolo e mettendo i palmi delle sue mani sotto il mento.
«Non c'è niente da dire su di me.»
Mi sento in imbarazzo e non riesco ad essere me stessa.
Perché?
Forse perché sono preoccupata e in ansia.

«Oh, invece sono sicuro di sì. Ti faccio io le domande, allora. Iniziamo: quanti anni hai?»
«28.»
«Il tuo cognome?»
«Fischer.»
«Colore preferito?»
«Non saprei. Non ho un colore preferito»
rispondo, pensandoci su.
«Oh, ma dai. Tutti ce l'hanno. Va be', non importa.  Non perdiamoci nei dettagli.
Sei single? Fidanzata? Sposata? Figli?»
E cosa è? Un'intervista?
Sorrido e lo guardo confusa e divertita.
«Lavori in un bar o sei giornalista?»

Lui sorride e strizza un occhio.
«Le domande le faccio io, signorina.
E tu non hai risposto.»
Lo guardo e sospiro corrugando la fronte.
L'arrivo del cameriere con i bicchieri che appoggia poi sul tavolo, ci fa interrompere per un attimo la conversazione.
«Prego, signori» lo sento dire, per poi allontanarsi velocemente.

Prendo il bicchiere tra le mani e lancio un'occhiata all'orologio che ho al polso.
Cinque minuti, trascorsi.
Inizio a bere il succo di frutta in modo veloce e lui ride.
«Ehi, calmati, Flash. Abbiamo ancora cinque minuti. Rilassati.»
Non so perché, ma proprio non ci riesco.
«Sono calma, solo che mi piace bere in fretta» mormoro facendo una risatina isterica.
«Sto ancora aspettando quella risposta.
Allora.. Sei single?» toglie le mani dal mento e si sporge in avanti.

Io deglutisco, ma improvvisamente il suono del mio telefono mi fa sussultare.
Lo tolgo fuori dalla tasca dei pantaloni e spalanco gli occhi quando vedo che si tratta di Ashton.
Merda.
Mi sta chiamando.
Lancio un'occhiata a Bruce, mentre sento il mio viso impallidire. Proprio ciò che temevo succedesse. Speravo mi chiamasse più tardi.
«Ehm, scusa. Devo rispondere.»
«Ma così non è giusto, farai passare i cinque minuti. Giochi sporco, ma okay.
Vai, rispondi» mi strizza l'occhio e io faccio un lungo respiro per poi allontanarmi e uscire fuori dal bar  all'aperto.
Rispondo alla chiamata mentre sento il mio cuore battere più veloce.
«Pronto?» Sono agitata.

«Kate! Ma dove sei finita? Ti sto chiamando da dieci minuti. Stai bene?»
La sua voce preoccupata mi scalda il cuore. Adoro che si preoccupi per me.
«Sì, st...sto benissimo. Sto per tornare in hotel.» balbetto.
«No, rimani dovunque tu sia. Vengo io. Non voglio che ti perda. Dimmi solo il posto, così poi andiamo a mangiare.»

Spalanco gli occhi e deglutisco.
«Ehm, nooo. Non è il caso, vengo io e poi andiamo!»
«Ma non ha senso. Ti raggiungo io, dimmi solo dove sei.»
«Ma... davvero è meglio che...»
Mi sto agitando ancora di più e sudando freddo.
«Kate, dannazione. Mi dici dove sei? Non è una domanda complicata» sbuffa esasperato e io sospiro.
«Sono...»
«Ehi, Kate Fischer stanno scadendo i cinque minuti e io ho bisogno di sapere la risposta!» La voce di Bruce dietro di me, mi fa sobbalzare per lo spavento e spero che Ashton non abbia sentito nulla.
Mi giro di scatto mentre dall'altro capo della linea cala un silenzio assordante che mi fa intuire abbia sentito, eccome.

Gli faccio cenno con la mano di andare via, ma lui incrocia le braccia al petto e mi guarda con un sopracciglio alzato e uno sguardo di sfida.
Mi giro di spalle e faccio un respiro.
«Ashton?»
«Con chi sei?» mi chiede con una voce fredda.
Io faccio una risatina isterica e nervosa.
«Ehm, è successa una cosa strana. Ho incontrato quel ragazzo che ho conosciuto stamattina per via dello zaino e... Mi ha chiesto di bere una cosa insieme e quindi...»
«Quindi sei con lui» conclude, serissimo.
«Sì, ma sto tornando!»

Silenzio...

«Ma no. Sei in buone mani, no?!
Nessun problema, ci vediamo domani.
Ciao e... Buona serata.» Risponde, freddissimo.
Non mi dà neppure il tempo di replicare perché mi chiude la chiamata in faccia.
Perché ho la sensazione di sbagliare qualsiasi cosa?
Mi giro verso Bruce che mi sta ancora aspettando fermo e immobile.
«Devo andare» mormoro, sentendo l'ansia divorarmi.
Perché mi sento così?
Come se avessi un macigno addosso.
Sono i sensi di colpa. Risponde  un'altra vocina dentro di me.

«E mi fai stare così? In ansia?»
«Devo proprio andare, scusa.»
E ora non vedo l'ora di tornare.
Lo sorpasso ed entro dentro, quindi afferro tutte le buste e prima di andare, lascio dieci dollari sul tavolo. Purtroppo non ho avuto tempo per cambiare i soldi in euro e ho usato sempre solo la carta, ma non importa. Smetto di pensare a questo particolare e mi affretto ad uscire dal locale.
«Ciao Bruce» lo guardo sbrigativa e lui mi fa l'occhiolino.
«Ciao, a presto.»
Mi fa un cenno di saluto con la testa, io faccio un lungo respiro, gli do le spalle e alzo la mano per fermare un taxi, che per fortuna si ferma subito.
Entro dentro e faccio un respiro di sollievo.
Ma sento il suo sguardo penetrante addosso.
Lo ammetto.
È un po' inquietante!

Dico al tassista l'indirizzo dell'hotel e lui parte subito dopo.
Dopo venti minuti di intenso traffico e semafori rossi da tutte le parti, finalmente si ferma davanti all'hotel.
Scendo con tutte le buste in mano ed entro dentro raggiungendo l'ascensore con una certa velocità.

Quando finalmente arrivo davanti alla mia camera, entro e appoggio tutte le buste sopra il letto, poi faccio un lungo respiro ed esco subito per andare a bussare alla sua porta.
Busso una volta, due, tre.
Ma non ho ottengo nessuna risposta.

Forse è andato a mangiare.
Da solo...

Cavolo.
Stupida, Kate.

Faccio un sospiro ed entro di nuovo in camera sbattendo la porta.
Mi butto sopra il letto, a fianco alle buste e sbuffo sentendo un nodo allo stomaco.
Non ho neanche più fame.

♡♡♡♡♡

Stanotte ho dormito pochissimo e devo ammetterlo, ho una fame terribile.
Mi sono già fatta la doccia e vestita con le cose che ho comprato ieri e adesso voglio solo andare a fare colazione.
Lui sarà in camera?

Apro piano la mia porta ed esco fuori nel corridoio, la chiudo e vado di nuovo a bussare nella sua.
Ma niente. Non risponde. Mi sto agitando.
Mentre entro dentro l'ascensore per raggiungere la sala colazioni, cerco di ricordare gli appuntamenti che ha oggi, ma purtroppo non ci riesco.
Ho di nuovo la mente vuota.
Che odio.
Avevo talmente fame che non ho neppure pensato ad accendere il computer e controllare.
Insomma, sono una pessima assistente. 

Finalmente le porte si aprono e proprio di fronte a me vedo una sala con parecchie persone già sedute che parlano e ridono allegramente.
Mi faccio coraggio ed esco fuori dall'ascensore, raggiungo quindi la sala e mi guardo attorno per vedere se lui c'è, oppure no.
«Stai cercando qualcuno?» la sua voce dietro di me mi fa sobbalzare per lo spavento, così mi giro e lo vedo.
Oh, finalmente!
Ma il suo sguardo è tremendamente serio. Ha in mano un piatto con sopra due croissant al cioccolato, mentre nell'altra un bicchiere di succo di frutta.
«Buongiorno, Ashton» rispondo con un filo di voce.
«Buongiorno. Passato bella serata?» il suo tono di voce è calmo e freddo allo stesso tempo.
«Io... ehm...»
Sembra una domanda a trabocchetto, tant'è che assottiglia gli occhi e mi guarda malissimo, poi mi sorpassa e va a sedersi in un tavolo libero, mentre io rimango ferma e immobile.
Non mi guarda neppure più e inizia a mangiare.
Faccio un lungo respiro e decido di andare a prendermi anche io qualcosa.
Vorrei il croissant come il suo.

Controllo tutti i cestini, ma del croissant nessuna traccia.
Accidenti.
Sbuffo e mi prendo un piattino con sopra un piccolo paninetto, accompagnato da una tazza di latte.
Raggiungo il tavolo e mi siedo lanciandogli un'occhiata.
Non mi guarda e continua a mangiare. Mi sta palesemente evitando.
Sulle sue labbra vedo un po' di cioccolato che è rimasto e mi ritrovo a deglutire pesantemente quando passa la sua lingua sopra e lo ripulisce.
E perché deve essere così sexy mentre lo fa? Ho caldo.

Il suo sguardo si sposta sul mio piatto, subito dopo sospira e dal suo, prende l'altro croissant, per poi passarlo a me e appoggiarlo sul mio.
Schiudo le labbra sorpresa e lui alza lo sguardo verso di me.
«L'ho preso anche per te, perché erano gli ultimi due.»

Oh. Non me lo aspettavo.
«Grazie mille. Sei stato un tesoro.» Mi spunta un piccolo sorriso e lui sospira.
«Un tesoro. Certo.» Dice, sarcastico. «Devo andare. Ho un'altra riunione.»
«Se aspetti due minuti, vengo anche io.»
Lui scuote la testa e nega.
«No, non serve.»
«Sono venuta con te perché mi hai detto che ti sarei dovuta stare accanto anche durante le riunioni.»
Si alza e mi guarda ancora peggio.
«Be', non ne ho più bisogno. Vai a farti un giro con il tuo amico, eh?
Mi raccomando.»

Detto questo, mi lascia sola senza neppure darmi il tempo di rispondere.
Osservo il suo succo di frutta che non ha neppure toccato e sospiro tristemente.

Uffa. Ho di nuovo sbagliato tutto.

**********
Ciao a tutti... 😍❤️
Ashton è così carino che ormai mi sono innamorata follemente!
E voi?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere!

Abbiamo un nuovo personaggio..
Bruce Evans, che ne pensate??? 😏

Un bacione, a presto!
























































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