Capitolo 14

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Elena migliorava ogni giorno: il risveglio dal coma era avvenuto prima del previsto, secondo i medici, e la ragazza era di costituzione forte, si sarebbe ripresa in fretta.
In molti vennero a trovarla: lo zio Vittorio, la madre Anna - per quanto la ragazza guardasse con sospetto - e gli amici erano sempre accanto a lei, e anche Maurizio, nonostante per lui fossero giorni particolarmente difficili e movimentati.
Al funerale di suo padre Lorenzo la gente mormorava sul fatto che potesse essersi suicidato proprio per colpa della fuga tra il figlio ed Elena; Chiara consigliò il ragazzo di non dare peso ai pettegolezzi, poiché in quel momento c'era una questione più urgente da sbrigare: la lettura del testamento.
Maurizio sapeva che si sarebbe scatenata una guerra, che la matrigna e la sorellastra gli avrebbero dato del filo da torcere, ma di una cosa era sicuro: Lorenzo lo voleva come suo erede universale.

                                  ***

E proprio questo emerse dal testamento: per quanto avesse lasciato molto anche alla moglie e alla secondogenita, il padrone della Silkway espresse il desiderio che fosse Maurizio l'azionista di maggioranza dell'azienda.
Il ragazzo parlò di queste sue nuove responsabilità con Vittorio, da sempre braccio destro di suo padre; i due si misero a vedere le carte di Lorenzo, e quello che ne emerse fece venire i capelli bianchi al giovane Cristaldi.
《Siamo pieni di debiti!》esclamò sconsolato.
《È per questo che il signor Cristaldi aveva organizzato quella sfilata. Sperava di risanare la situazione finanziaria delle Seterie 》spiegò il capo del personale.
《E perché non me lo ha detto?》continuò Maurizio.
《Suo padre era un uomo orgoglioso, che non ammetteva il fallimento. Le Seterie Silkway sono tutta la sua vita e voleva lasciarle un'azienda in buone condizioni 》disse Vittorio.
《Beh, invece adesso siamo rovinati!》sbraitò il ragazzo, sbattendo una mano sul tavolo.
《La lascio solo, se vuole 》fece allora Bassi.
《Grazie, signor Vittorio》si acquietò il giovane Cristaldi.

                                   ***

Ma quando rimase solo nell' ufficio di suo padre, in un impeto di rabbia prese tutte le carte e le buttò in terra: la vita gli stava chiedendo di affrontare una prova troppo grande, non ce l'avrebbe mai fatta da solo, doveva chiedere assolutamente un prestito: la soluzione era rivolgersi a Riccardo Lanciani di Vallefiorita, ricco banchiere nonché amico di vecchia data di suo padre, sperando che l'uomo accettasse; Maurizio si augurò, con tutto il cuore, di sì.

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