Chi abita il bosco Torvo...

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Lo ricacciavano indietro, sradicando cespugli e pianticelle non appena spuntavano al di qua del muretto di confine.

Muretto che nessuno ardiva scavalcare.

Perché il bosco Torvo, narravano, imprigionava chi osasse sfidarlo.

Ma è solo un bosco, si ripeteva Dwyn camminando. Era una cacciatrice, conosceva le creature che potevano essere pericolose in un bosco e non ne aveva intorno nessuna: non individuava tracce, né odori o richiami preoccupanti.

Eppure aveva la forte, fortissima sensazione d'essere osservata.

Solo suggestione, si ripeté.

Ormai era quasi in cima alla collina, il solo posto in cui potesse trovare ancora in vegetazione l'Achillea.

Suo fratello s'era ferito malamente e i margini slabbrati della ferita s'erano coperti di materia chiara e maleodorante. Il druido aveva esclamato preoccupato: "Il mal bianco!"

E contro il mal bianco, funzionava solo quell'erba. Non aveva avuto altra scelta che attraversare il territorio maledetto.

Tutto va bene, si ripeté ancora, è andato tutto be... le gambe restarono per magia inchiodate al suolo.

"Umani. L'unico linguaggio che capiscono è la forza".

La paura le serpeggiò gelida lungo la schiena.

Un ronzio di api in avvicinamento.

"Le mie amiche ti puniranno per la tua impudenza. E non sarà una morte divertente".

Il brusio vicinissimo, spaventoso.

Dwyn, mantieni la calma!

"Le chiami amiche e le mandi a morire? Si strapperanno il pungiglione e morranno con me!", osservò.

Poi proseguì:

"Non sono qui per sfidare nessuno, mi serve solo l'Achillea, mio fratello morirà, altrimenti".

Lo sciame d'api prese a vorticarle intorno. Dwyn insistette:

"Se mi uccidete qui, comunque, non vi sarà utile. Attaccatemi giù, vicino al confine, così lo scavalcherò e morirò al di là, e la gente del villaggio saprà che fine terribile troverebbe nel bosco".

La regina delle api, grande quanto la sua testa, le si sospese davanti agli occhi. Dwyn si vide riflessa nei cinquemila specchi neri, che formavano i due grandi occhi composti.

"Piano ingegnoso. Sei coraggiosa, ragazzina. Ma davvero speri che, pagandola con la vita, ti lasci portar giù l'erba?"

"Perché no?", rispose.

La regina sfoderò il proprio aculeo.

"Io non muoio, se pungo".

E glielo avvicinò all'occhio destro. Dwyn sentì sul viso l'aria spostata violentemente dalle ali, e socchiuse le palpebre.

"Mio fratello morirà, e lui non ha violato le tue terre. Non sei generosa, regina".

Il rumore dello sciame virò in furia, come urlasse di rabbia alle sue parole, ma la regina arretrò.

"Raramente ho trovato tanto sangue freddo e determinazione", ammise. "Vai, allora. Se ti basterà il tempo, morendo dì loro che continuino a rispettare il bosco, perché gli insetti qui hanno dimensioni diverse e una coscienza che li rende desiderosi di vendetta".

Dwyn annuì. Raccolse frettolosamente l'Achillea e s'avviò. Intravide nella vegetazione zampe di ragni grandi come tronchi e addomi di mantidi, voluminosi come sacchi di farina.

In vista del muretto attese che infine le api la trafiggessero, invece lo sciame s'arrestò.

Lei scavalcò stupita, guardando indietro. L'avevano lasciata andare!

Ma per tutta la vita sussultò al ronzio di qualsiasi insetto, narrando al mondo gli orrori del bosco Torvo.

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