Quanti istanti, tra luce e boato!

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"Stellare, Ben, una bomba!"

Alzai un sopracciglio, benché per manifestare una reazione sarcastica non fosse bastevole.

Osservai cupo Lorenzo sospirare sul primo piano di una sciacquetta slavata. E dire che io e Lorenzo non eravamo proprio inclini al romanticismo.

Crescevamo in mano a Ma' e Pa', che senza essere propriamente il peggio, annegavano però nei casini; tra botte, insulti, pasti non preparati e i traumi di vederli rientrare barcollanti in casa, ubriachi o fatti, io e Lorenzo, proteggendoci a vicenda, eravamo cresciuti assai disillusi.

E ora, Lorenzo inscenava questo ridicolo, stucchevole teatrino per qualcuna conosciuta... ieri? Dico, follia pura!

"Ben, l'ho capito al primo sguardo!"

Mi buttai giù prostrato. Lorenzo che si beveva il cervello per una femmina! Meditai come poterlo recuperare ma non ebbi tempo; al segnale d'un messaggio scattò su, lesse con un'espressione tesa, poi estatica, e in pochi istanti si proiettò fuori.

"Fammi gli auguri!"

Ora, Lorenzo è la cosa più importante della mia vita e benché consapevole che non si può lottare contro certe stupidità, decisi di seguirlo.

Gli tenni dietro fino al parco, come pomposamente definivamo un patetico slargo trascurato, con qualche albero rachitico, qualche panchina vandalizzata ed erbacce in quantità, in cui i cani del rione s'azzuffavano per una carogna di gatto. Conoscevo quasi tutti i lottatori, marmaglia, ma distinsi una novità; in quello sfoggio di denti e ormoni c'era un movente: una femmina.

E io ero irritato con l'intero genere femminile, aldilà della specie; così nel ritrovarmela davanti assunsi un'aria severa e, francamente, poco amichevole.

Lo ammetto, non fu un comportamento corretto: non mi aveva mancato di rispetto in alcun modo, la sconosciuta, che dunque non meritava la freddezza con cui l'ignorai. Curiosamente, quello scatenò il destino.

Il mio comportamento improprio la colpì; mi rivolse sguardi perplessi e addolorati. Istantaneamente, benché alcuni maschi stessero chiaramente esibendosi in suo onore, si concentrò sull'unico che l'ignorasse ostentatamente, incrinando la sua sicurezza d'essere desiderabile.

Era giovane, forse ai primi corteggiamenti; colsi l'incertezza che la mia indifferenza le aveva procurato e la coscienza mi rimproverò di essere stato duro. Addolcii la cosa, concedendole un filo d'attenzione.

Era una bellezza, in realtà, e aveva un odore che non avrei dovuto avvicinarmi tanto da sentire così bene. Non avrei dovuto, perché anche il mio cervello, come quello di Lorenzo, andò in pappa.

Difficile ammetterlo, ma il tempo in cui passai dall'indifferenza orgogliosa e sospettosa, alla follia amorosa, fu l'equivalente di quello che intercorre tra la luce e il boato di un fulmine caduto vicino.

Dimenticai Lorenzo e ogni cosa che non fosse quel pelo morbido in cui affondare il muso e quella coda alta, arricciolata, che provocatoria vibrava mentre le annusavo i fianchi.

Vissi l'incontro più intenso della mia discretamente lunga vita, come fossimo stati amanti da sempre, e quando rientrai, ebbro e stremato, appena pochi istanti prima di un Lorenzo sognante, non riuscii a trovare nulla di patetico nei sospiri tra cui crollò sul materasso.

"È stato bellissimo, Ben. Ora posso dirlo: il colpo di fulmine esiste!"



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