2•capitolo -Voglio che ci stia male-

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Gonçalo

Continuo a chiamare Felipe da ieri, con scarso successo, il mio migliore amico sembra si sia volatilizzato. Volevo che raccogliesse informazioni su Ester e che poi me le riportasse, volevo capire come l'avesse presa la storia della foto perché è ovvio che l'ho fatto di proposito. Deve pagarla Ester per come mi sta facendo sentire, è colpa sua se lo scorso mese ho picchiato Lopez, troppo nervoso non ho saputo resistere all'impulso di tirargli un pugno in faccia che mi è costata una sospensione. Cammino avanti e indietro e guardo il telefono, quando squilla e vedo il nome del mio amico, rispondo immediatamente alla videochiamata.

«Oh, finalmente! È praticamente da ieri che ti chiamo e ti riempio di messaggi, ma dov'eri finito!?» sbotto, passando una mano tra i capelli, mentre mi guardo in giro nella mia stanza desolata.

L'unica cosa che mi faceva stare bene era guardare le foto che aveva attaccato in camera Ester quando mi è venuta a trovare ma, adesso, provo solo una grande insoddisfazione. Io senza di lei non ci sono mai stato. Mai, soprattutto perché prima di stare insieme eravamo amici, non mi ero mai sentito tanto solo.

«Sai che ho anch'io una vita? Puoi evitare di assillarmi se non ti rispondo per qualche ora!?» lo guardo e mi sembra strano, qualcosa non torna nei suoi occhi, sembra che qualcosa sia successa. Lui non risponde mai così sgarbatamente, lo fa solo nei confronti di suo padre quando combina qualcosa delle sue. È una arma di difesa quella di attaccare per non essere attaccati.

«'Sta con un altro, vero?» esita. «Dio, lo sapevo, me lo sentivo!» sbotto frustrato e prendo a pugni il cuscino. Felipe mi guarda da dietro la telecamera e soffoca un sospiro.

«Non ne ho idea, non verrebbe di certo a dirlo a me che sono il tuo migliore amico» eppure ha esitato, dunque sono certo che ci sia qualcosa che non mi dice, ma non proseguo oltre. Inutile impuntarsi con lui, avrei l'effetto contrario.

«Sei andato da lei a studiare ieri?» chiedo nel frattempo che mi accorgo che annuisce. «Come l'ha presa della foto?».

Mi aveva detto che sarebbe passato da lei, che nei giorni precedenti era mancata a lezione perché le era venuta la febbre e che quindi, da bravo amico, l'avrebbe aiutata a recuperare. Quest'anno ci sarà il diploma e di sicuro in questo momento anche mancare ad una sola lezione le mette ansia.

«Come dovrebbe prenderla? Male!» sbotta, come se ce l'avesse con me. Mica lo capisco il perché di questo astio immotivato, deve essere nervoso per qualche motivo, se no non si spiega. «Sei un imbecille, Gonçalo. È colpa tua, se...» ma si trattiene, non aggiunge altro e io sono smanioso di capire cosa gli passi per la mente.

«Non posso accettare che mi abbia mollato in questo modo...» trattengo il respiro, i capelli biondi mi finiscono sul viso coprendomi la visuale. «Lo sa che vengo a Natale?»

Scuote la testa e tiro un sospiro di sollievo. Non voglio lo sappia, deve essere una sorpresa vedermi apparire a casa sua.

Ogni anno i Cortes organizzano il pranzo di Natale e, visto che i miei genitori, i suoi e quelli di Felipe sono amici da sempre, abbiamo l'abitudine da che ne ho memoria, di passare la giornata insieme. L'anno scorso non sono riuscito ad andare a Madrid visto che la squadra mi ha trattenuto, Ester non la prese molto bene, immagino che pensi che visto come stanno le cose tra noi anche quest'anno non andrò in città. Inoltre, una delle nostre ultimi liti, è stata proprio sul fatto che non sapevo se ce l'avrei fatta a tornare per le vacanze di Natale, ovviamente, visto che è praticamente un anno che non ci vediamo.

«Io non le ho detto niente, dovresti dirglielo però... il tuo piano è assurdo!» mi rimbecca il mio amico dall'altra parte con tono accusatorio.

«Tieni la bocca chiusa!»

«Che intenzioni hai?»

«Voglio che ci stia male, Felipe... voglio che ci stia male! Sono stato un anno ad aspettare di vederla e lei se n'è fregata dei miei sentimenti.»

«E con questa ragazza nuova?»

scrollo le spalle e sbuffo.

«Sono così idiota da non essermela neppure scopata!» tutta l'aria mi esce dal naso.

«Senti... Gonçalo» trattiene il respiro e il suo continuare a mantenere la bocca chiusa mi mette a disagio. Non è uno che non parla il mio amico, anzi, oggi pare nascondermi qualcosa. «Devo dirti una cosa, è meglio che...» non fa in tempo a proseguire che suo padre entra in camera sua senza preavviso e lui si volta a guardarlo.

«Felipe, dai, dobbiamo andare in ufficio. C'è qualcosa che voglio insegnarti» sbuffa davanti a me, dubito che suo padre se ne sia accorto. È un bravo uomo il padre di Felipe, tuttavia è convinto di doverglielo scegliere lui il futuro al figlio, senza considerare che ha altri progetti e che vuole altro per il suo futuro.

«Senti, ti chiamo dopo...» mi dice e annuisco. «Il grande capo mi chiama» fa un sorriso strozzato, di quelli finti che riserva solo quando si sente messo alle strette. «Riguardati, Goncalo e non fare cavolate!»

Chiudo la chiamata e provo a chiamare il mio allenatore. Mi aveva detto che in questi giorni mi avrebbe fatto sapere, tuttavia è completamente sparito e il suo silenzio comincia davvero ad agitarmi. Mi dice che devo aspettare, che ho causato dei problemi e che quindi non sarà facile convincere lo staff a lasciarmi continuare gli allenamenti. Sta di fatto che è ormai un mese che non mi alleno con loro, lo faccio da solo, sto impazzendo in questa situazione. Anche il mio manager è infuriato con me per quello che ho combinato, non l'ha presa bene la storia di Lopez e, nonostante stia facendo il suo lavoro per farmi tornare in squadra, non fa che rinfacciarmi l'enorme sciocchezza che ho fatto.

Esco per bere una birra con i miei amici, tuttavia il pensiero rimane fisso sulla mia situazione calcistica e anche su Ester.

«Ehi» Lola, la mia amica, si presenta davanti a me sventolandomi la mano davanti al viso. Probabilmente è visibile il fatto che non sono davvero qui in questo momento. «È tutto a posto? Niente foto oggi per fare ingelosire la tua ex?» ridacchia, lei sa tutto di Ester. Le ho raccontato come stanno le cose e come mi sento senza di lei, così mi ha aiutato ad escogitare un piano per fargliela pagare. Adoro questa ragazza, soprattutto il fatto che mi dà corda e che mi aiuti in questa follia.

«Tanto è probabile che non gliene importi nulla» dico ricordando le parole di Felipe. Sono certo abbia un altro e che lo sanno anche gli altri, ma me lo stanno nascondendo probabilmente per proteggermi. Sanno che darei di matto o, forse, è qualcuno che conosco. Anche se ne dubito visto che gli amici di Ester sono anche i miei. Su insta lei fa le solite storie con le sue amiche e non mi è mai sembrato di intravedere qualcuno.

«Dovresti smetterla di preoccupartene» mi accarezza il viso con dolcezza, «divertiti e basta! Non è troppo presto per stare male per qualcuno?» e tutti i torti non ce li ha, peccato che lei non sa quanto era forte il legame con Ester. «Ti va di uscire da qui e farci un giro?» a questo punto acconsento e usciamo fuori dal locale. In silenzio percorriamo la via che ci porta alla metro notturna e la prendiamo insieme. Ho deciso di andare al campetto a qualche isolato da qui, dove passo le mie serate quando non ho nulla da fare. Scendiamo dopo qualche fermata e, Lola, stringe il mio braccio avvolto da un giubbetto blu visto che sta tremando dal freddo.

«Se hai cambiato idea e senti freddo torniamo a casa!» le dico, anche perché mi infastidiscono i contatti fisici non richiesti. Ma per educazione non le dico nulla.

«No, anzi, ti va di insegnarmi a giocare a calcio?» un sorriso fiorisce sulle mie labbra e acconsento anche questa volta alla sua richiesta. Ci fermiamo a bordo campo e prendo il pallone che so che è nascosto dietro un albero, lo so perché ci vengo spesso. Ci addentriamo dentro l'area di rigore e mi metto in porta dopo aver posizionato la palla sul dischetto.

«Su, vediamo cosa sai fare»

Lola abbozza un sorriso e da questa distanza riesco ad intravedere tutte le sue forme.

Ho conosciuto Lola qualche mese fa, visto che è la sorella di un mio compagno di squadra. Da allora siamo diventati amici perché è l'unica qui che mi dà una parvenza di familiarità.

Calcia il pallone con la punta del piede e come immaginavo finisce completamente a lato della porta. Rido divertito e i suoi occhi si riducono in due fessure.

«Hai finito di sfottere tu? Ora ti faccio vedere cosa so fare!»

Ripete lo sbaglio per parecchio tempo finché non decido di dirle come deve calciare e non dico che lo fa bene, ma per lo meno riesce ad inquadrare l'area di rigore e le faccio passare il tiro fingendo che sia merito suo. Lei esulta quasi avesse vinto una partita di champions, alza le braccia soddisfatte e si avvicina a me. Ed è quando lo fa che quasi mi viene un colpo visto che le sue mani finiscono sul mio viso e l'euforia non lascia le sue labbra nemmeno quando le poggia sulle mie.

«Credo che mi serviva questo per farlo» ridacchia ancora sulla mia bocca. Rimango fermo e immobile per cercare di capire cosa fare, poi lascio scendere la mano sul suo fianco e l'avvicino per baciarla. La voglia di cancellare Ester è tanta, quasi ci penso di portarmela a letto, solo per il gusto di farglielo sapere in qualche modo. Poi desisto, perché non riuscirei, almeno per il momento, a toccare nessun'altra. No, se ho ancora in testa i suoi occhi, le sue labbra mentre mi baciavano. No se continuo ad amarla nel modo in cui la amo. Desisto quindi, anche perché non voglio fare lo stronzo con l'unica persona che mi è stata accanto fino ad ora.

🦋🦋🦋

Abbiamo conosciuto meglio Lola. Cosa ne pensate di lei?
Sta per arrivare l'incontro inaspettato tra Gonçalo ed Ester. Sempre che Felipe non decida di spifferarlo...
Lo scopriremo presto.
Questo era l'ultimo aggiornamento settimanale, dalla prossima settimana tornerà ogni lunedì!

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