3•capitolo -Non impedirmi di farlo-

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Ester

Sono ormai passati due giorni da quando ho visto e baciato Felipe. Per fortuna il fine settimana non sono stata costretta a vederlo ma, al solo pensiero che oggi dovrò affrontarlo, sento un brivido che si propaga per tutto il corpo e lo fa vibrare. Sono ansiosa, molto. Sono stata una sciocca nel farmi prendere dalla rabbia verso Gonçalo che mi ha portato a baciarlo ma, cosa più importante, è stato lui a baciarmi ribadendo quanto non gli facesse poi così schifo la cosa. E ci ho pensato, giorno e notte, ho pensato e ripensato ai suoi motivi, al perché abbia fatto ciò considerando che Gonçalo è il suo migliore amico. Non ho trovato una risposta a tutti questi quesiti e la cosa più sensata sarebbe parlargli e chiarire, ma non ho avuto il coraggio ancora di farlo. Gonçalo, ha condiviso delle storie con la sua nuova amica, sembra che ormai vivano insieme. Almeno una foto ogni ora viene postata nelle sue storie e non mi lascia indifferente vedere come si stia già rifacendo una vita, quasi aspettasse che fossi io a lasciarlo. Comincio a pensare che tra loro ci fosse qualcosa da prima, dovrei non guardare più le sue storie e fingermi disinteressata, tuttavia non ci riesco, la gelosia e la curiosità mi accecano e il mio pensiero fisso è lui.

«Se per caso vedete Felipe o i suoi amici, per favore avvisatemi» redarguisco le mie amiche visto che ho raccontato loro cosa è successo tra noi. Inutile dire che da allora Ana non fa che incitarmi nella sua direzione, non è da adesso che mi fa capire quanto le piacerebbe vederci insieme, a lei Gonçalo non è mai piaciuto insieme a me. Ha sempre creduto fosse troppo egoista e che quindi non mi meritasse. Le sue passioni lo hanno portato lontano da me, ma soprattutto quello che le dà più fastidio – e ammetto che è quello che ha portato me a lasciarlo – è il fatto che da quando è andato via, se non fosse stato per me, non ci saremmo più visti. Sono io ad aver preso l'aereo nel primo momento disponibile per raggiungerlo, sono sempre io ad avergli detto quanto soffrissi all'idea di stargli lontano, tuttavia Gonçalo mi ha sempre rassicurata dicendomi che avrebbe fatto di più per esserci ma non l'ha fatto. Capisco che il covid abbia reso difficile qualsiasi cosa, gli spostamenti erano vietati e anche a scuola non è stato facile visto che abbiamo dovuto assistere alle lezioni in videoconferenza. Per lui è stato ancora più difficile con gli allenamenti, all'inizio avevano bloccato la squadra, poi per fortuna facendo continuamente accertamenti gli hanno permesso di continuare a giocare. So che tutto questo lo ha stressato al punto da mettermi da parte e per un po' l'ho capito, ma ad un certo punto le mancanze si sono fatte sentire e all'ennesimo "Non so se ci sarò per natale", ho capito che forse la miglior cosa era allontanarci per davvero, mettere un punto definitivo.

«Non gli hai ancora parlato?» chiede con aria annoiata Beatriz, non che le interessi più di tanto. Anzi lei vorrebbe che non mi facessi sviare da alcun fidanzato, non fa che ribadirmelo.

«No» trattengo il fiato. «Ha provato a chiamarmi, tuttavia ho rifiutato le sue chiamate. Mi ha anche scritto che aveva bisogno di parlarmi ma gli ho detto che ero impegnata a studiare». Non faccio in tempo a finire la frase che, Ana, mi fa notare che sta per arrivare Felipe insieme a Roman e a Santiago.

«Allarme Felipe! Stavolta non puoi cavartela» sghignazza divertita, mentre aggiusta le sue ciocche scure dietro le orecchie. Prende al volo uno specchietto e controlla se il suo lucida labbra è ancora al posto giusto, so già che lo fa per flirtare con Roman. Anche se tra quei due non c'è nulla, sono molto amici.

«Io scappo, ragazze!» e ci provo davvero a farlo, sono sul punto di entrare a scuola quando una mano mi afferra il polso e so già che non ho scampo e che la persona che sta facendo ciò è proprio colui che tentavo di non incontrare.

«Ehi» avverto la sua voce calda soffiarmi i capelli e intrufolarsi fino al mio orecchio, trattengo il respiro presa dall'ansia e tento un modo per svincolarmi, capendo subito dopo che non ho modo di andare via.

«Ciao» mostro un sorriso affabile quando mi volto verso di lui e mi scontro coi suoi occhi castani screziati da una sfumatura verde. «Sono contenta di vederti, Felipe, tuttavia sono davvero molto, molto in ritardo, devo proprio andare» non ho il tempo di fare neanche un passo che la sua mano finisce per stringere ancora la mia. E lo fa in una maniera così intensa che quasi mi fa sussultare. Il suo viso è così vicino al mio che riesco a vedere ogni sfumatura. Felipe è bello da togliere il fiato.

«Perché mi eviti?» stringe le labbra e inclina la testa, mi accorgo solo in quel momento che il suo pollice accarezza il mio palmo, quasi volesse farmi capire che non devo avere alcun timore, che non vuole compromettere ciò che c'è tra noi. Non capisce che a quel suo bacio non faccio che pensarci, mi fa sentire terribilmente in colpa verso qualcuno su cui non dovrei avere un briciolo di senso di colpa visto che adesso se la sta spassando con un'altra ragazza. È probabile che io non ci sia neanche tra i suoi pensieri.

«Non ti evito!» lo dico con sicurezza come sono abituata a fare, ma fingo e sono certa che se ne sia accorto perché, non c'è nessuno, oltre Gonçalo e la mia famiglia, che mi conosce come Felipe.

«Non mi eviti» sorride ma non lo fa con scherno, anzi lo fa con una dolcezza disarmante, quasi mi capisse. «Mi dispiace per quello che è successo l'altro giorno a casa tua» prende l'argomento ostico che tentavo in ogni modo di evitare e mi perdo nel suo sguardo cercando di capire davvero cosa gli passi per la testa. A volte riesco a leggere Felipe come un libro aperto, altre volte è davvero un mistero ogni suo gesto.

«No, infatti neppure mi ricordo più cosa sia successo. Cioè non ne parliamo...» ma lui ferma il mio sproloquio e fa un passo avanti, invade il mio spazio e mi fa mancare il respiro. Mi tremano le gambe perché vorrei scappare da tutto questo, soprattutto da quello che non capisco si celi dietro i suoi occhi.

«Io me lo ricordo bene, invece. Ester, io me lo ricordo e non faccio che pensarci» sicuramente non mi aspettavo che dicesse queste parole e perciò mi gira la testa confusa e mi appoggio su di lui per non cadere. Lui dipinge le sue labbra di quel sorriso genuino che gli appartiene, mentre mostra i denti bianchi ed emette un sospiro quasi fosse stanco di qualcosa.

«Ti aspetto dopo la scuola, avvisa tua madre che andremo a mangiare un gelato insieme!»

«Non posso» ribatto mordendomi le labbra, Felipe sgrana gli occhi, sembra non si aspettasse un mio diniego. «Devo studiare, devo... devo recuperare!»

«Ester» sussurra il mio nome e di nuovo fa il passo che azzera le distanze, «ti prego!» è così convincente che sono costretta ad annuire e ad accettare.

«Okay... avviso mia madre» si allarga il sorriso e una carezza sul viso mi lascia senza fiato.

Non faccio che pensare a questo per tutte le sei ore che passo in classe, soprattutto perché lui è ad un banco alla mia sinistra e i suoi occhi, per tutte le lezioni, si sono fermate sui miei. Anche portare a termine il test d'inglese è un arduo compito, visto che i miei pensieri mi distraggono. Quando esco dalla classe, Beatriz ed Ana, che mi hanno tenuto gli occhi addosso e mandato messaggi per tutto il tempo delle lezioni, vogliono che sazio la loro curiosità. Si presentano una alla mia destra e una alla mia sinistra, ma come sempre è Ana ad intrufolarsi tra i miei pensieri.

«Racconta immediatamente, sappi che sto morendo dalla curiosità. Durante la ricreazione sei scappata e non ti sei neanche fatta vedere, che nascondi!» sbotta come fosse assolutamente necessario che io dica cosa ci siamo detti io e Felipe.

«Vuole solo parlarmi» intervengo scocciata, anche se non lo sono per davvero. «Anzi sono in ritardo, mi sta aspettando» e le liquido lì con tanto di occhiatacce di Ana che fa segno che me la farà pagare, mentre io rido nel frattempo che trovo Felipe aspettarmi appoggiato al muretto fuori dalla scuola. Quando mi vede si capisce benissimo che è in ansia ma nello stesso tempo non vedeva l'ora di vedermi. Giuro che mi sto chiedendo se prova qualcosa per me perché, sebbene Gonçalo a volte fosse un po' geloso di lui, ho sempre pensato non ce ne fosse alcun motivo.

Felipe rimane in silenzio nel frattempo che ci avviamo verso Chico, il ragazzo del chiosco dei gelati. Ha le mani dentro le tasche e il suo respiro pesante lo sento perfino da qui, mi sfiora il braccio con il suo e cerco qualcosa da dire per toglierci da questo imbarazzo che tra noi non è mai esistito.

«È andato bene il test di inglese?» a quel punto chiedo morsicandomi il labbro inferiore, ma senza mai guardarlo. Lo vedo con la coda dell'occhio annuire e prendere un respiro esacerbato, dopodiché abbozza un sorriso finto.

«Be' si, spero sia andato bene!»

«Sempre il solito modesto...» scrollo le spalle, «come se non fossi il più bravo della classe»

«Porta male dire che è andato bene senza esserne certi» per fortuna la tensione tra noi si è sciolta. Arriviamo da Chico che, quando ci vede, ci fa un caloroso sorriso. Chico ha ventun anni e quando eravamo al primo anno, lui andava al terzo, solo che la scuola non faceva per lui, dunque l'ha abbandonata per il chiosco. I suoi genitori non l'hanno di certo digerita questa decisione, soprattutto visti i sacrifici che avevano fatto per mandarlo in una scuola come la nostra. Ana aveva una cotta per lui e sono stati insieme per qualche mese, il tempo di far arrabbiare i genitori e poi mollarsi come non ci fosse stato mai nulla.

«Ehi ragazzi, che vi faccio?»

«Un...» tento di dire ma Felipe anticipa le mie parole.

«Un frappé al cioccolato» lo guardo e scoppio a ridere. Mi conosce talmente bene da sapere già cosa avrei preso.

«Come sta Ana?» prima di preparare i nostri ordini ci chiede. Si legge nei suoi occhi che c'è ancora un affetto a legarlo a lei.

«Bene» gli sorrido, «è sempre... sempre la solita Ana!» lui annuisce, un sorriso malinconico a contornargli le labbra, ciononostante non fa altre domande.

Aspettiamo qualche minuto e mi passa il mio frappé e il suo gelato ai mirtilli, dopodiché salutiamo Chico e ci avviamo verso la panchina del parco che c'è di fronte. Prende un profondo respiro e dopo aver dato una leccata al suo gelato, si volta verso di me e i suoi occhi mi tolgono il respiro. Mi tremano le mani perché so che stiamo per affrontare l'argomento temuto e non so se sono pronta a scoprire cosa ha da dire.

«Sai che voglio bene a Gonçalo, vero?» annuisco e succhio dalla cannuccia il mio frappé pur di non dire nulla. Preferisco che sia lui a dirmi ciò che sente. «Sono sempre stato un passo indietro e credimi vorrei continuare ad esserci, ma dopo quello che è successo ieri faccio ancora più fatica!» trattiene il respiro. «Gonçalo è il mio migliore amico e tu sei la mia migliore amica, siete tutto per me, davvero. Be', il problema che ho sempre invidiato qualcosa a lui...» lascia in sospeso le parole e vorrei tapparmi le orecchie perché so che nel momento in cui proseguirà, non potremmo più tornare indietro.

«Felipe» quindi a quel punto sfiato, provando a fermarlo in tempo, ma non credo che sia la sua intenzione.

«No, ti prego, non impedirmi di dirlo» e si gira a guardarmi, si perde nei miei occhi, sfiora le mie mani e le accarezza con dolcezza. Trema quando mi sfiora, i suoi occhi si riempiono di ansia ma anche di brama. So cosa significa: mi sta guardando come ho sempre guardato Gonçalo, ma cosa peggiore è che credo che l'abbia sempre fatto ma io ero troppo cieca per accorgermene e l'ho sempre ignorato. «Sei la persona che ho invidiato a Gonçalo, ciò che mi ha fatto sentire sporco nei suoi confronti, poco leale, non un vero amico. E mi ci continuo a sentire tutte le volte che mi chiama per confidarsi, per raccontarmi di te, di come ci 'sta senza di te!» e quando dice queste parole, ahimè, dimentico la dichiarazione e mi viene la brama di scoprire come sta senza di me. Penso a Gonçalo, non a Felipe, perché amo Gonçalo, non Felipe. E credo che lui questo lo sappia bene, benché mi stia dicendo ciò. «Ora lo sai, sai perché ti ho baciato e sai anche che, se me ne dessi l'occasione, lo rifarei» i miei occhi si riempiono di lacrime. Ho davanti a me un ragazzo bellissimo, intelligente, qualcuno a cui voglio bene da sempre e che si sta dichiarando, e vorrei tanto provare le stesse cose, ma purtroppo non è così.

«Tu...» deglutisco a vuoto e abbasso lo sguardo, incapace di continuare a rispecchiarmi negli occhi limpidi del ragazzo che mi è davanti. «Sai... sai che non ho lasciato Gonçalo perché non provo più nulla, io...» ma lui non mi lascia finire, ancora una volta mi interrompe, un'altra volta appoggia la sua mano sulla mia.

«Lo so, non ti sto chiedendo di stare insieme. Volevo solamente essere sincero» all'improvviso la sua mano finisce sul mio viso, ed è istintivo per me poggiarmi su questa quasi fosse un cuscino, un riparo che mi serve per affrontare un momento così complicato.

«Volevo che tu sapessi che questa volta non mi fermerò per il bene che voglio a Gonçalo, proverò a conquistarti!» e poi, senza preavviso, appoggia le sue labbra sulle mie come gli avessi dato il permesso. Non mi sposto subito presa in contropiede, solo qualche secondo dopo.

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Le vere intenzioni di Felipe sono state svelate. Già molti lo avevano capito...
A lunedì 🥰

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