🏭 AREA | ARBEIT MACHT FREI 🏭

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Artista: Area
Album: Arbeit Macht Frei
Anno: 1973
Generi: Progressive Rock, Jazz, Jazz Rock, Elettronica, Experimental Rock

Durante questi anni di vagabondaggio musicale mi sono tuffato più volte nel panorama Prog Rock italiano degli anni '70. Ho dato un paio di ascolti a leggendarie band come i Premiata Forneria Marconi, i Banco del Mutuo Soccorso, i Museo Rosenbach, gli Alphataurus... insomma, tutti i grandi classici della gloriosa madrepatria nostra. Alla fine quasi tutti i gruppi progressive di quell'epoca erano caratterizzati da musicisti eccellenti e interminabili serie di concept album sugli argomenti più disparati (non per forza accademici come talvolta si pensa). Questi non sono, però, gli unici elementi ad accomunare queste band. Il prog italiano, infatti, è rinomato all'estero per l'ampio uso di elementi sinfonici e orchestrali, per la delicata maestria di cui si fa sfoggio nelle canzoni, per i temi amorosi e per la splendida atmosfera mediterranea che si respira ascoltandone i dischi. Sentire "Per un Amico" dei PFM, per esempio, non è per niente un'esperienza insapore, visto il talento e la creatività che i membri del gruppo infondono in ogni traccia. Davvero un ottimo album. Eppure, dopo averlo ascoltato un paio di volte, mi sono chiesto "ma non è che manca qualcosa?". Tutte le canzoni erano splendidamente ben realizzate, con performance inarrivabili da parte della combriccola, eppure non mi avevano eccitato a tal punto da farmi amare il disco. Perché una delle massime opere d'arte del movimento progressive italiano non mi faceva impazzire come avrei sperato? Dopo aver meditato alcune notti sotto la fioca luce della luna crescente, alla fine sono stato sfiorato dalle labbra della dea Saggezza e ho compreso tutto. Al sacro disco dei PFM mancava un elemento parecchio importante: la follia. "E allora?" direte voi "Ci sono un sacco di album stupendi che non hanno niente a che fare con la follia". Beh, io non ho mica detto che è un difetto. Anzi, l'ossequiosa cortesia con cui gli strumenti vengono suonati può essere un pregio agli occhi di qualcun altro. Ma io, capriccioso come sono, ho per forza bisogno di un pizzico di follia per apprezzare un disco progressive. Sentendo i PFM suonare riesco a immaginare i membri della band sorridere soddisfatti tra una traccia e l'altra, come artigiani pieni di grazia che si compiacciono di ciò che sanno fare meglio, però non li vedevo divertirsi come matti. Ed è qui che entra in gioco il gruppo di cui parliamo oggi.
Ho scoperto gli Area piuttosto tardi visto che non mi piaceva il loro nome. Non ditemi che sono l'unico a scegliere che musica da esplorare in base al nome dell'artista perché sareste dei bugiardi infami. Tutti lo fanno. I titoli delle loro canzoni, tuttavia, erano abbastanza fighi: "L'Abbattimento dello Zeppelin" (R.I.P. Jimmy Page), "240 Chilometri da Smirne", "La Mela di Odessa"... e così ho deciso di dare un'opportunità a questa band che a primo impatto non mi aveva catturato. Così ho ascoltato Arbeit Macht Frei per intero e sono stato piacevolmente sorpreso nello scoprire che era gonfio di follia fino a scoppiare. Fantastico. Per la prima volta avevo scoperto un disco Prog Rock capace di trascinarmi nelle sue sonorità e caricarmi con la stessa energia di un album punk. In realtà classificare Arbeit Macht Frei sotto il genere "Progressive Rock" sarebbe piuttosto riduttivo visto che ha delle sonorità ben diverse da quelle classiche dell'epoca (e degli anni a venire). Ci sono linee di basso moderne e sfiziosissime, grandi quantità di jazz, musica elettronica (sì, negli anni '70) e infine le bizzarre performance vocali del leggendario Demetrio Stratos. Il tutto suonato in maniera incredibilmente energica e creativa. Dimenticatevi la delicatezza delle composizioni sinfoniche e la leggerezza delle chitarre tipica del progressive rock di quell'epoca. Qui i sassofoni stridono con potenza, il basso incalza senza pietà e le sonorità elettroniche sono parecchio abrasive per l'epoca. In più il modo in cui Stratos canta è pura follia. Ma addentriamoci più in profondità nella genialità tutta italiana che caratterizza questo disco.
Gli Area nascono nel 1972 grazie al batterista Giulio Capiozzo e al cantante di origini greche Demetrio Stratos. Fondendo insieme i generi sopracitati, i componenti della band si propongono di sfidare la barriere della musica con la loro sperimentazione, ma anche di attingere a piene mani dalla realtà quotidiana e dal panorama politico-sociale dell'epoca. Non per niente Arbeit Macht Frei, il loro primo disco, prende il titolo dalla famosa frase incisa sopra i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. Anche i criptici testi di Stratos più volte danno l'impressione di una soffocante prigionia politica, spaziando dal criticare la borghesia dell'epoca all'esprimere il disgusto per il fanatismo autoritario che ancora non si era spento dopo trent'anni dalla fine della guerra. Basti pensare alla Strage della Questura di Milano (avvenuta nello stesso anno della pubblicazione del disco), quando le indagini hanno rivelato che l'anarchico Gianfranco Bertoli, che si credeva unicamente responsabile del tentato omicidio, era in realtà stato armato da una spia dell'Ordine Nuovo. Non è necessario, tuttavia, conoscere a fondo il panorama politico di quegli anni per godersi la musica, essendo Arbeit Macht Frei un disco prevalentemente strumentale. Più che la politica, infatti, sono proprio le performance a brillare di più. La straordinaria abilità del batterista Capiozzo, che emerge durante i primi minuti della title track, l'instancabile energia del sassofonista Busnello, ma specialmente il folle canto sperimentale di Stratos. La sua voce è unica e flessibilissima, con un'estensione vocale impressionante, e lui la sfrutta in un modo che prima d'ora non era mai stato adottato nel prog rock: come uno strumento musicale. Esatto. Tra un verso e l'altro, infatti, Stratos s'impenna con la voce e ci gioca facendola sobbalzare in una maniera che mi ha ricordato i suonatori di theremin. In più utilizza diplofonie e armonici vocali in maniera assolutamente geniale. Il suo stile di canto è unico: ascoltare per credere.
Arbeit Macht Frei comincia in modo disorientante. La prima traccia "Luglio, Agosto, Settembre (Nero)", infatti, inizia con una donna che parla in arabo prima che subentri la voce di Stratos accompagnata da melodie orientaleggianti. Tutto presto si trasforma in una perla prog rock con una sezione free jazz e performance incredibili da parte dei componenti del gruppo, e subito dopo c'è la title track "Arbeit Macht Frei": la traccia che preferisco tra tutte. Inizia con dei lievissimi movimenti di musica elettronica, quasi drone, accompagnati da un frenetico assolo jazz di batteria. Poi ecco qui il sassofono di Busnello e improvvisamente parte la linea di basso che accompagnerà gran parte della canzone. Modernissima e fantastica. Man mano che la canzone prosegue diventa sempre più energica e catchy, fondendo alla perfezione rock e jazz, e diventa davvero difficile pensare che sia stata scritta negli anni '70. Ma lascio ascoltare a voi, cari sinfonauti, altrimenti vi privo di tutta la sorpresa che deriva dallo scoprire un tale pezzone. Le altre tracce dell'album sono più proggy ma riescono comunque a mantenere il livello di potenza raggiunto dalle precedenti. Ognuna ha i propri momenti di genialità e risulta originalissima a modo suo restando coerente con l'atmosfera e il messaggio del disco. Mi sento di dire due parole sull'ultima traccia "L'Abbattimento dello Zeppelin", perché la storia che c'è dietro è divertentissima. In pratica gli Area, allora agli esordi, erano stati invitati a suonare in un locale per raccattare due spicci e il proprietario aveva chiesto loro di suonare "Whole Lotta Love" dei Led Zeppelin perché in quel momento era la hit numero 1 in tutte le classifiche. Così loro si sono guardati negli occhi e gli hanno risposto che lo potevano fare ma che l'avrebbero modificata un po' per adattarla al loro stile. E subito dopo hanno improvvisato la versione più storpiata e musicalmente opposta possibile di "Whole Lotta Love", facendo infuriare il pubblico e il pover'uomo che aveva solamente chiesto loro un innocuo favore. In questo brano c'è tutto il futuro: musica elettronica rimbombante, Stratos che ridacchia e dà sfoggio alla performance vocale più pazza e divertente del disco, un wall of noise finale uscito da chissà quale epoca... semplicemente fuori di testa. Fantasticare sulla caduta dei Led Zeppelin (e di conseguenza dell'industria musicale popolare) e paragonarli al celebre dirigibile simbolo del regime che si credeva immortale, ma alla fine è precipitato, è davvero geniale. Poi poverini i Led Zeppelin che non si meritavano che si augurasse loro la morte ma sinceramente chi se ne frega. L'irriverenza degli Area è uno dei motivi per cui li amo e perché la loro musica mi fa divertire e al contempo riflettere. Riflettere sul fatto che il caos e la follia che permeano i loro dischi sono il riflesso della mentalità dell'uomo del ventesimo secolo, ancora capace di credere in un cambiamento radicale della società. Ancora capace di sperimentare, di spingere oltre i limiti della musica e di seguire degli ideali con la stessa energia di un crociato o di un fanatico, almeno prima che sopraggiunga la freddezza del distacco dalle utopie. Gli Area sono una band difficile, anticonvenzionale e assolutamente passata di moda, eppure sono uno dei gruppi resistiti meglio all'erosione del tempo come sonorità e temi. Davvero fantastici.
Grazie infinite, cari sinfonauti, per esservi fermati anche a questo appuntamento! Se non volete ascoltarvi il disco completo vi invito almeno a sentire la title track, magari anche solo per cultura generale. Se invece avete ascoltato l'album per intero fatemi sapere che ne pensate! E vi consiglio di ascoltare anche "Crac!", il terzo album della stessa band, perché come qualità siamo più o meno sullo stesso livello. E voi? Credete che la musica possa avere una risonanza politica, anche minima? Trovate questo bizzarro miscuglio di prog rock e jazz abbastanza energico da muovere la testa a tempo? Conoscete altri artisti italiani così avanguardistici da competere per il podio globale? Vi stanno un po' sul cazzo gli Area dopo che vi ho detto che hanno dissato i Led Zeppelin? Come sempre sono disponibile per consigli e discussioni, anche se dovrete portare pazienza per la mia relativa ignoranza, e vi voglio un bene dell'anima. Siete i migliori. Al prossimo appuntamento, cari sinfonauti, e ricordate sempre di ascoltare la musica che parla al vostro cuore. O che vi sfoghi per bene. Bye!

Tracce Preferite: Luglio, Agosto, Settembre (nero) / Arbeit Macht Frei / Le Labbra del Tempo / L'Abbattimento dello Zeppelin

Bizzarrometro: 3,5/5

Voto Personale: 8,5/10

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