🎃 SPECIALE HALLOWEEN | ALBUM PIÙ SPAVENTOSI [PARTE 1] 🎃

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Buon Halloween, sinfonauti! Come state? Io male vedendo che c'è un sacco di gente che crede che questa sia una festa satanica viste le sue radici pagane. Eddai, è soltanto una stupida americanata come mille altre che consacra un periodo dell'anno all'antichissimo sentimento della paura. Ma no! Minaccia l'integrità della nostra tradizione che dobbiamo preservare fino alla fine! I portali dell'Inferno si aprono, facendo scaturire orde di demoni invisibili pronti a sfregiare la psiche dei nostri figli con immagini orrorifiche e diaboliche finché non cresceranno deviati e propensi a venerare il male personificato. Certo, ci sono bambini che ancora muoiono di fame in Africa, l'esaurimento delle risorse non rinnovabili e l'assenza di diritti umani in gran parte dei paesi del mondo, ma il problema fondamentale è bandire Halloween prima che il Signore Oscuro conquisti il mondo tramite questa occulta festività.
Comunque, stronzate a parte, io adoro la letteratura e il cinema horror e perciò apprezzo l'esistenza di Halloween. Non ho mai fatto dolcetto e scherzetto o rituali simili ma il film serale non me lo toglie nessuno. Non sono anticonformista come tutti voi individui superiori che ignorate la presenza di una festa senza senso e non la sfruttate. Ma in questa rubrica il nocciolo non è né la letteratura né il cinema: quindi cominciamo o no a parlare di musica horror?
Innanzitutto quest'arte è parecchio svantaggiata rispetto alle altre due. Letteratura e cinema, infatti, hanno il vantaggio di poter raccontare storie e quindi di immergere lo spettatore in una vicenda in cui può immedesimarsi. Sappiamo tutti quali sono le tecniche visive e narrative che i film utilizzano per spaventare lo spettatore (l'uso del silenzio, le inquadrature per la suspense, lo show-don't-tell ecc. non sto qui a elencarle tutte) ma per la musica tutto è diverso. In che modo la musica può scavare nella nostra mente e farci provare sensazioni di estremo terrore? Alcune volte tramite l'utilizzo della dissonanza, altre volte tramite determinate performance vocali, altre volte ancora riprendendo rumori (magari distorti) che mettono in allerta il nostro cervello. Per esempio un violino che suona note molto stridule può ricordare vagamente un urlo umano e impressionare la nostra mente da cavernicoli. Ma anche i suoni molto gravi riescono a ingannare il cervello, ricordandogli che diecimila anni fa potevano essere ruggiti di una bestia ignota. La paura dell'ignoto splende più che mai all'interno dell'ambito musicale. Niente racconti e niente schegge di realtà o di familiarità: solo frequenze disturbanti che ci terrorizzano e che non riusciamo a comprendere. La musica è l'arte per eccellenza che risveglia i terrori più profondi dalle viscere, quelli che non possono essere spiegati in alcun modo e provengono dalle sensazioni più remote e primitive del corpo. Riesce a toccare la vera essenza del terrore che abbiamo dimenticato in questi anni di opulenza domestica e ci ricorda l'infinita vulnerabilità dell'essere umano di fronte alla sconfinata potenza della Natura.
Terminata questa inutile introduzione, quindi, direi di cominciare con l'elenco di dieci album che reputo i più sinistri che abbia mai ascoltato in quanto ad atmosfera e capacità di suscitare brividi di paura (prima del 2021). Tenete a mente che questi non sono lavori in stile colonna sonora di Nightmare Before Christmas, ma neanche stile di, che ne so, "i Black Sabbath parlano di streghe e del diavolo, la loro self-titled è spaventosissima!". In questa lista si trovano lavori ben più astratti e lugubri, che cercano l'evocazione del terrore tramite il suono e la performance. Cominciamo!

10. Naked City – Absinthe

Un album dark ambient degli anni '90 che integra anche qualcosina di musica elettroacustica. Non è uno di quei dischi che vi toglieranno il sonno però è parecchio inquietante, specie se ascoltato a volume abbastanza alto. L'esperienza può essere descritta come una cacofonia di strumenti che suonano roba dissonante, echi strani e spaventosi e texture sonore registrate molto vicino al microfono in modo da generare brividi lungo la schiena dell'ascoltatore (simil-ASMR). La cosa affascinante di questo album è che è stato ispirato dalle raccolte di poesia decadente francese (Baudelaire, Verlaine, Rimbaud ecc.) e dai componimenti più lugubri ed evocativi che il fondatore John Zorn è riuscito a scovare. In più la copertina di Hans Bellmer mi piace un sacco e vorrei riassumervi il contenuto di un illuminante commento dell'utente "Jimmy Bean" su YouTube che ne parla.

"Hans Bellmer ha sviluppato la tematica di bambole e manichini come metafore della sessualità che ha l'ossessione come obiettivo centrale. Ha esplorato la figura femminile (spesso pubescente) come oggetto di fetish. Le sue fotografie sono descritte come 'variazioni nell'assemblaggio delle articolazioni di un minore', e la bambola illustrata contiene un complesso sistema di meccanismi che permette di deformare il corpo e gli arti in un infinita serie di possibilità, rendendola così una creatura mostruosa e smembrata"

A parte questo, i Naked City hanno utilizzato strumenti improvvisati e non convenzionali per creare i suoni che si sentono nel disco: sacchi dell'immondizia pieni di fogli morte, lenze da pesca, chitarre microtonali, grilli e altre chincaglierie simili. Tutto confluisce in un'esperienza parecchio inquietante, abbastanza da finire su questa lista. Date un ascolto alla prima traccia se avete voglia. Della stessa band, tra l'altro, vi consiglio quasi tutto il catalogo disponibile visto che normalmente fanno un fenomenale misto di avant-garde jazz e grindcore, in particolare il loro caoticissimo classico "Torture Garden", ma tutti i loro dischi cono fantastici.

https://youtu.be/gTEOd2VQmlk

9. BurzumFilosofem

Di solito il black metal non fa per niente paura, al massimo infastidisce i vostri genitori se lo mettete in auto, ma c'è da dire che Varg Vikernes era piuttosto ispirato quando ha scritto questo disco. Si riesce a palpare la malvagità che permea ogni riff ripetuto fino allo sfinimento e in più i vocals fanno davvero raggelare il sangue in parecchi momenti. Questo è un album famosissimo tra i cultori del black metal in generale e ci sarà un motivo se è anche uno dei dischi più apprezzati del genere, se non il più emblematico della scena norvegese insieme a De Mysteriis Dom Sathanas dei Mayhem. Varg Vikernes, in arte Burzum (o Count Grishnackh), ha scritto e registrato Filosofem nei giorni del processo per l'omicidio di Euronymous ed è finito in carcere poco tempo dopo averlo terminato. Penso che tutti qui conosciate la storia dei Mayhem e dell'Inner Circle, e se non è così v'invito a informarvi da soli perché è una storia davvero lunga e complicata che non ho voglia di riassumere qui. Anche quest'album, come Absinthe, ha avuto delle sessioni di registrazioni divertenti in quanto la scena si è svolta più o meno così:

Tecnico del suono: Ho portato un ottimo microfono e un eccezionale amplificatore, in modo che la tua musica possa essere registrata in tutto il splendore
Vark Vikernes: Passami quello stereo
Tecnico del suono: Questo qui? Da dieci corone?
Vark Vikernes:[ci collega la chitarra per usarlo come amplificatore]
Tecnico del suono (perplesso): Uh, bene. Ora posso sistemare il microfono?
Varg Vikernes: No. Passami quel paio di cuffie anni '80 della Lidl
Tecnico del suono: Queste? Da cinque corone?
Varg Vikernes:[le collega al mixer per usarle come microfono]
Tecnico del suono: Oh

Burzum ha avuto la geniale intuizione di registrare l'album con la qualità peggiore possibile e questo atto è stato ridicolmente scimmiottato da fin troppi atti black metal succeduti al maestro. Quest'estetica volutamente lo-fi, infatti, contribuisce a rendere ancora più glaciale l'atmosfera del disco ed enfatizza molto la sonorità underground aumentandone l'inaccessibilità (non che abbia funzionato molto bene, vista la popolarità del disco). Non ho mai sentito una traccia più fredda di "Jesus Død", che ripete minime variazioni del medesimo riff fino a ipnotizzare gli ascoltatori e trasportarli in una dimensione asfissiante e diabolica. Nonostante i momenti ambient e minimalisti, quest'album è uno dei lavori più fedeli ai propositi originari dell'ideologia black metal, ovvero creare la musica più estrema e disturbante possibile in grado di diffondere l'ideologia del male e dell'odio. Il disprezzo verso la Chiesa e le istituzioni religiose è presente ("Jesus Død" letteralmente significa "Gesù è morto"), così come la devozione verso il neopaganesimo e la mitologia norrena. Solo un individuo folle come Burzum poteva creare un disco così alienante. Lo consiglio tutti.

https://youtu.be/vfBmYfnjLho

8. Lingua Ignota – Caligula

Finora il disco più recente, uscito nel 2019, Caligula è un progetto neoclassical darkwave con spruzzatine di musica industriale qua e là. La scelta di quest'album è stata un po' particolare, visto che non è per nulla un progetto mirato a spaventare l'ascoltatore, ma ogni volta che lo ascolto mi riempie di un intensissimo senso di disagio universale. Lingua Ignota è una donna di trent'anni che si porta dietro un bagaglio di ricordi terribili e li esprime straziandosi le corde vocali con growl e strilla traboccanti di dolore. Ha superato una relazione amorosa di cinque anni con un uomo che l'ha ripetutamente abusata fisicamente e psicologicamente, rimanendo traumatizzata non solo dal suo comportamento ma anche dall'apatia che la società ha dimostrato verso una vittima come lei. Durante l'album lei cambia in continuazione lo stile di canto, passando da un imponente vibrato quasi da opera lirica ai growl più viscerali e carichi d'emozione che abbia mai sentito. Inoltre canta molto lentamente e questo mi permette di seguire i suoi testi, pregni di episodi di violenza domestica, depressione e odio verso colui che l'ha abusata per anni. Caligula è uno dei pochissimi dischi in cui l'orrore deriva unicamente dalla performance vocale e dalla disarmante sincerità delle emozioni che l'album presenta all'ascoltatore.
Le basi, tipiche della neoclassical darkwave, sono densi movimenti orchestrali spesso privi di percussioni che risaltano ancor di più l'importanza della voce, mentre i passaggi di musica industriale fanno veramente rabbrividire. Ascoltate la sezione verso la metà di "DO YOU DOUBT ME TRAITOR" e provate a dirmi che non sentite un gorgoglio agitarsi nelle profondità delle vostre budella. L'album non lascia un attimo di respiro all'aspettatore, travolgendolo con parole che egli non vorrebbe sentire, rinchiuso com'è nella sicurezza uterina della propria dimora. Caligula ci ricorda che il vero orrore è quello che proviene dagli esseri umani, che avviene di nascosto tra le mura domestiche e di cui nessuno vuole parlare. Forse parlerò più ampiamente di Caligula in futuro, visto che lo adoro e che potrei articolarci una discussione molto più ampia, ma per adesso accettate questo consiglio e ascoltatelo. Almeno la traccia "DO YOU DOUBT ME TRAITOR", che condensa troppe emozioni per poter essere analizzata verbalmente. È un capolavoro figlio della furia e della disperazione che tutti dovrebbero sentire almeno una volta, mille volte più intenso e brutale di tutti quei dischi che vorrebbero essere violenti ma in confronto a questo sono solo ridicoli.

https://youtu.be/yDgagjn9-_g

7. Beatsystem – [em:t] 2297 Beatsystem

Ok... ora scegliere dei generi sotto cui classificare alcuna musica diventa difficile. La em:t è una casa discografica inglese parecchio sconosciuta che durante gli anni '90, prima di fallire perché nessuno comprava i loro dischi, ha prodotto una ventina di piccoli capolavori di genere ambient / sperimentale. Personalmente ho iniziato da poco ad ascoltare il loro catalogo, visto che li ho scoperti molto di recente, e uno dei pochi album che ho deciso di sentire per primi è proprio il numero 2297, opera di un artista di cui non si sa praticamente niente e si fa chiamare "Beatsystem". Il mistero che circonda questo personaggio non fa altro che aumentare l'aura mistica che aleggia intorno al suo primo album, il self titled numero 2297 della em:t. Innanzitutto mi preme dire che i sinfonauti più fedeli al credo dell'esplorazione musicale sapranno sicuramente apprezzare questo disco. Infatti il miscuglio di ambient, field recordings e registrazioni manipolate di rumori quotidiani dà luce a un progetto estremamente immersivo e tangibile, che presenta contenuti poco densi ma lucidissimi. Assomiglia un po' al famoso "Substrata" di Biosphere ma è molto più spoglio e inquietante (ed è pure uscito prima). Siamo in una lista di album per Halloween, perciò che cos'ha questo disco di così terrificante? Beh, questo forse è l'album più difficile da decifrare in cerca delle ragioni che lo rendono tale. È una cascata di tracce molto diverse tra loro che sono accomunate solo dallo stile e da una sorta d'invisibile filo conduttore che in qualche strano modo rende l'esperienza coerente. Ciò che differenzia il disco da altri progetti ambient è l'assenza di densità di frequenze. Quasi tutte le canzoni sono estremamente minimali, con massimo due/tre layers di suono sovrapposti (spesso strumenti dal vivo o registrazioni di rumori qualunque) e un sacco di silenzio nella gran parte dello spettro sonoro. Perciò lo paragono ad ascoltare field recordings, perché è talmente flebile e scarno che non sembra neanche di stare ascoltando musica. È come se i cupi suoni che aleggiano nell'atmosfera provenissero da una televisione nella stanza a fianco sintonizzata su un surreale documentario naturale. Questo magari sta parlando della millenaria tradizione degl'indonesiani di spaventare i pipistrelli con ululati agghiaccianti (nella spettacolare "No More"), delle danze dei monaci tibetani (in "Himalaya") oppure della nascita dell'universo (nell'eterea "Drone Number One"). Anche la copertina contribuisce all'estetica da documentario novecentesco perso nella memoria del tempo. Forse la strisciante inquietudine che 2297 Beatsystem genera in me deriva proprio da questo: da piccolo ne ho visti a decine di questi documentari. Tutte quelle videocassette nascoste negli scaffali della libreria di mio nonno hanno impressionato la mia psiche e molto probabilmente hanno contribuito a rendermi la persona strana e taciturna che ora sono. Ricordo di non aver dormito per più di una notte dopo la visione di ghepardi che azzannavano gazzelle indifese nelle tenebre della notte kenyota. Ricordo il fascino che l'enormità dei pianeti suscitava in me a cinque anni e come li conoscevo meglio della mia città. Tutto ciò si risveglia ogni volta che ascolto i gocciolii e i canti esotici di cui 2297 Beatsystem è pieno. Ad altre persone un disco così minimale e striminzito probabilmente non dirà niente, ma personalmente ci sono pochi album che m'inquietano con la stessa modalità indecifrabile di questo. Un'altra cosa particolare è la modalità con cui il disco spaventa. Alcuni miei amici a cui l'ho consigliato hanno detto che si sono annoiati per la maggior parte della sua durata finché non è sopraggiunta una traccia particolari e sono stati assaliti da un improvviso senso d'insignificanza cosmica. Il terrore ignoto zampilla in modo imprevedibile dalle bizzarre frequenze che quest'album tocca, generando un'intuizione soggettiva che non credo fosse stata prevista dall'artista quando ha assemblato queste tracce silenziose. Consiglio di dargli un'opportunità se avete un gusto già abbastanza eclettico, altrimenti difficile che vi comunichi qualcosa. Le tracce top comunque sono "No More" (la più intensa per me), "Himalaya" e "Closely Tuned Drone"

https://youtu.be/whuFlrq3278

6. Akira Yamaoka – Silent Hill OST

La prima e ultima soundtrack della lista si merita con orgoglio la sesta posizione. Nonostante sia stata scritta per un videogioco giapponese degli anni '90, infatti, è molto più terrificante rispetto a ciò che la gente si aspetterebbe. Centinaia di texture dark ambient e industriali che si susseguono una dopo l'altra in un tornado di follia e terrore direttamente giunto dal paese del sol levante. Eh, si sa che i giapponesi sono sempre qualche anno più avanti quando si parla di musica sperimentale. Pensate che all'inizio la Konami aveva rigettato la colonna sonora di Yamaoka, non comprendendone le potenzialità visto che era davvero inusuale per l'epoca in cui è uscita. Fortunatamente, però, lui è riuscito a convincere i colletti bianchi e il risultato è stato uno dei videogiochi più terrificanti di sempre, da molti addirittura considerato l'indiscusso re dell'orrore videoludico. La cura riversata nel creare un'atmosfera più inquietante possibile ruota tutta attorno a questa agghiacciante colonna sonora, che grazie alla struttura "loop-friendly" delle tracce accompagna costantemente il giocatore attraverso i nebbiosi vicoli di Silent Hill. Io modestamente ho avuto il piacere di provare il gioco (tutt'ora possiedo la versione portata su PS3) e anche se non l'ho mai finito devo dire che ci ho speso le mie ore e che mi ha messo una certa angoscia. Il gameplay è invecchiato piuttosto male, non si può negarlo, ma l'atmosfera regge ancora piuttosto bene e riesce a inquietare anche coloro dalla pelle più coriacea. La colonna sonora del secondo capitolo, poi, è fantastica e ispiratissima nonostante non raggiunga i livelli di terrore che quella del primo si dimostrava capace di generare. Come esperienza musicale non è un granché, visto che le tracce sono brevissime (come ho detto sono dei loop), ma se avete voglia di sentire i sound effects più terrificanti di sempre non potete sbagliare. Questo è l'album che qualsiasi appassionato di musica vi consiglierebbe se gli chiedeste un disco effettivamente spaventoso, perciò ci sarà un motivo se è così rinomato. Yamaoka usa sintetizzatori analogici selezionati con estrema accuratezza in modo da ottenere un suono agghiacciante e mai forzato, che penetra nelle ossa dell'ascoltatore e lo riempie di quella paura dell'ignoto di cui abbiamo già parlato a lungo. Inoltre egli è un maestro della musica industriale, e imbottisce di effetti sonori una marea di clangori sporchi e lugubri in maniera piuttosto originale. Non so come sia riuscito ad ottenere certi suoni in quegli anni ma ha il mio completo rispetto e quello del resto dei sinfonauti del mondo. Le tracce sono praticamente tutte terrificanti, quindi non saprei cosa consigliarvi. Affidatevi ai titoli e alla cieca fortuna. Buon ascolto, e ricordate anche di considerare la colonna sonora del seguito, meno spaventosa ma più introspettiva ed emotiva. Quella sì che è un capolavoro, semmai voleste darle un'opportunità

https://youtu.be/I4J2gBFiM0A

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