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Mi sveglia il rumore delle molle del letto.

Non appena apro gli occhi noto James in piedi accanto al letto. Se ne stava andando di nuovo.

Mi alzo di scatto mentre lui alza gli occhi al cielo, sapendo di essere stato beccato questa volta.

"James, perché fai così? Per favore, smettila e parliamo, almeno per una volta senza che tu sia completamente ubriaco" dico avvicinandomi di più a lui.

"William..." Sussurra.

"No, non fare così, con me puoi parlare, ti posso capire e aiutare e se pensi il contrario è solo perché non mi conosci abbastanza" non ne posso più della sua incoerenza.

"Per te è facile parlare, tutto questo" e gesticola con le mani indicando noi due "non ti ricorda niente, non ti costa niente" mi sembra che abbia gli occhi lucidi mentre mi dice questo.

"Ma che cosa stai dicendo?!" Stavolta no, non andrà via lasciandomi da solo come un imbecille. "Non mi costa nulla? Io ho passato l'ultimo periodo a provare a capirti, a cercarti e tutto senza successo perché da parte tua c'è come un muro insormontabile; ma indovina un po'? Non mi sono arreso perché mi piaci, James, davvero e sono stato disposto a vederti andare a letto con tre quarti della città, a sopportare tutte le tue azioni e a salvarti quando eri in difficoltà, pur sapendo che non mi avresti mai ringraziato, perciò osare dire che non mi costa niente!" Deve capirlo.

Lui rimane in silenzio, per poi darmi le spalle e avviarsi verso la porta.

Ma non appena me ne rendo conto faccio uno scatto in avanti e prendendolo per una spalla lo giro nuovamente verso di me.

"Perché preferisci distruggermi piuttosto di accettare cosa provi? E non osare dire che non provi niente di nuovo perché, lo ripeto ancora una volta, lo sappiamo entrambi che non è vero" lo scuoto leggermente.

"Perché non mi lasci in pace?" Sta piangendo, lo noto solo ora.

"James..." Sussurro.

E tra un fiume di lacrime torna a parlare, alzando la voce per la disperazione, che gli si legge negli occhi.

"Vuoi che lo ammetta?! Bene, mi interessi! Sei contento ora?!" Perché sta facendo così...?

"No, non sono "contento" James, non era questo il modo" gli prendo la mano. "Non mi respingere, dimmi cosa c'è che non va"

"Potrei volerlo quanto mi pare, ma non posso stare con te, non posso fare quello che so che tu vorresti fare, non ce la faccio" continua a piangere mentre dice questo e vederlo così mi distrugge.

"Invece credo di poterti aiutare in questo, potresti stare meglio con me, potresti trovare la stabilità che ti manca; ma per fare questo mi serve che tu mi dica cosa c'è che ti blocca dall'essere felice" stringo ancora di più la presa sulla sua mano.

"Quello, io, io ancora non riesco, non riesco a dirtelo..." cerca di ritirare la mano ma non glielo permetto. Non lo lascerò andare, non prima di provare un'ultima cosa.

"Se rimarrai qui con me, James, mi dimostrerai che sei pronto a combattere almeno un po' anche solo per provare a stare con me e piano piano miglioreremo insieme, fino a quando non sarai pronto; ma se adesso te ne andrai da questa stanza, io non ti darò mai più fastidio, non mi sentirai più e farò di tutto per sparire dalla tua vita" dico questo con la voce che mi trema, perchè ho paura, davvero tanta paura.

"Non...non farmelo fare, Will" scuote la testa.

"E tu non farlo" ribatto e gli lascio la mano, ora sta a lui decidere, non lo tratterrò più. Non voglio neanche costringerlo, se non è pronto, meglio che se ne vada; ma spero con tutto il cuore che non succeda.

Lo guardo, lo fisso, sperando in una sua mossa, fino a quando, contro ogni aspettativa, mi si avvicina e prendendomi il viso fra le mani mi bacia.

Tutto sparisce e riesco solo a sentire le sue labbra sulle mie, è una sensazione meravigliosa, una sensazione che vorrei provare in ogni singolo momento della mia vita. 

Poi, da un semplice e tranquillo bacio, diventa qualcosa di più. Sento come una scarica elettrica percorrere tutta la spina dorsale quando James lo rende più intenso; sento la sua lingua scivolare tra le mie labbra, muovendosi con dolcezza, ma anche con una profondità che mi fa tremare le ginocchia.

E' un momento meraviglioso, l'ho desiderato così tanto, questo bacio, che ora non mi sembra neanche reale.

Decido di prenderlo per i fianchi, in modo da portarlo più vicino a me, ma quando lo faccio, come se fosse una molla, si ritira.

Una volta staccati, lo guardo di nuovo, fisso i suoi occhi verdi, ancora rossi per le lacrime, non faccio neanche caso a quella espressione di tensione che riesco a scorgere, sono troppo emozionato. 

Ma tutta questa magia dura solo un attimo.

Mi accarezza la guancia prima di togliere la sua mano dal mio viso. Il suo sguardo ora è completamente diverso.

"Mi dispiace...troppi ricordi brutti...mi annebbiano la mente" si gira e con passo svelto esce dalla camera.

Se n'è andato?

Non riesco a respirare. Le ginocchia mi cedono e crollo per terra, sul freddo pavimento della stanza. Le lacrime scendono, incontrollabili, e mi sento soffocare, come se qualcosa dentro di me si stesse spezzando, rompendosi in mille pezzi.

Ogni sua parola mi risuona nella testa, come un eco senza fine.

Mi piego su me stesso, stringendomi il petto come se potessi tenere insieme i pezzi che stanno andando in frantumi. Le spalle tremano, i singhiozzi mi scuotono, e mi odio per quanto sono debole in questo momento.

Mi ha lasciato davvero e io gli ho fatto la promessa di non cercarlo più.

Tutto quello che posso fare è stare qui, in ginocchio, con il viso bagnato dalle lacrime, sperando che il dolore smetta di bruciare. Ma non smette. Ma per ogni secondo che passa fa sempre più male.

Ad un certo punto non ce la faccio più a rimanere lì, sul pavimento e per questo mi sforzo di alzarmi, e mi trascino sul letto. Crollo tra le lenzuola che ancora sanno di lui. Affondo il viso nel cuscino, sperando di smorzare i singhiozzi, ma non ci riesco. Continuo a piangere, senza riuscire a fermarmi. Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo il suo volto. Mi torna in mente quel bacio. L'ultimo bacio, proprio prima che tutto andasse in pezzi.

Mi aveva baciato con passione, le sue labbra contro le mie con una forza e allo stesso tempo con una delicatezza così grande che mi aveva fatto sperare. Sperare che forse, solo forse, avremmo potuto farcela. 

Ma quando si era staccato, mi aveva guardato negli occhi e tutto il calore era svanito, ogni cosa è crollata.

Ora sono qui, solo, e tutto quello che riesco a sentire è il vuoto lasciato dalle sue parole. Troppi brutti ricordi. Come se io fossi solo un promemoria di qualcosa di doloroso, qualcosa che non poteva sopportare.

Il bacio che avrebbe potuto essere un nuovo e bellissimo inizio si era trasformato nella fine. Ora desidero solamente non sentire più nulla.

Quando apro gli occhi, la vedo. La bottiglia di vodka sul tavolino, ancora lì, vuota. È quella che lui ha bevuto, quando è venuto da me, ubriaco.

Ricordo le sue parole impastate dall'alcol. Prima non avevo capito del tutto quanto stesse cercando di scappare da qualcosa dentro di sé, ma ora sì, dopo questo sì. 

Quella bottiglia... è come una macchia che non riesco a cancellare. L'ha bevuta per annegare i suoi pensieri prima di venire da me, prima di darmi quel bacio che sembrava così sincero, così disperato. Pensavo che fosse lì perché alla fine voleva stare con me.

Fisso quella bottiglia, con il sapore amaro del suo bacio ancora sulle labbra.

L'ha fatto: è andato via.

James è in bilico tra il bisogno di superare un trauma e la paura di affrontare ciò che prova davvero, una situazione molto pericolosa.

Le lacrime continuano a scendere, e non posso fare altro che stringermi ancora di più nel letto, sperando che il dolore che mi sta lacerando prima o poi svanisca.

Dopo qualche momento, alzo la testa dal cuscino e mi asciugo gli occhi con il dorso della mano, ma le lacrime non sembrano voler smettere. 

Guardo l'orologio sul comodino. Sono le 12:39.

L'unica persona che mi può aiutare è Jesse, stavolta non posso non chiamarla, ho bisogno di lei.

Prendo il telefono con le mani tremanti e cerco il suo nome tra i contatti. La sua foto mi sorride dallo schermo. Con un respiro profondo, premo il pulsante per chiamarla, sperando che risponda. Dopo qualche squillo, la sua voce familiare mi accoglie.

"Ehi, che succede?" dice, subito preoccupata. Jesse ha sempre avuto questa capacità di capire quando qualcosa non va.

Mi si spezza la voce quando rispondo. "Mi ha lasciato da solo, è andato via"

Dall'altro lato della linea, c'è un breve silenzio, come se stesse prendendo il tempo per raccogliere i pensieri. Poi, con il tono dolce e fermo che le riconosco da anni, dice:

"Mi dispiace Will. ma lo sapevo che sarebbe successo, lo sapevi anche tu, te lo avevo detto. James...non è mai stato il tipo da legarsi a qualcuno."

Mi mordo il labbro, il dolore delle sue parole si aggiunge al tormento già insopportabile. 

Ora tutto ciò che aveva detto suona così vero. Lui non si affeziona, non lo fa mai. E io l'avevo ignorato, avevo sperato che potesse essere diverso con me. Ma Jesse aveva ragione.

"Lo so" mormoro. "Ma fa male lo stesso, soprattutto perchè prima mi ha baciato e solo dopo ha detto che gli ricordo troppe cose brutte...Come si può fare una cosa del genere? Cosa dovrei fare ora?"

"Devi smetterla di farti del male per qualcuno che non può darti quello di cui hai bisogno," dice lei, con una calma disarmante. "Non era giusto per te. Lo sapevamo entrambi, ma capisco cosa hai provato per lui. Ora però devi pensare a te stesso. Cancella il suo numero, devi lasciarlo andare e non ricadere in depressione, ti prego Will, davvero"

La sua voce è una carezza, ma allo stesso tempo mi dà una scossa. La realtà è che Jesse ha ragione.

"Non è facile" susurro.

"Lo so e non lo sarà praticamente mai," risponde Jesse, dolcemente "Ma io sono qui per te. Se vuoi piangere, urlare, parlare di lui...va bene. Ma ricordati che meriti di meglio. Sempre."

Chiudo gli occhi, lasciando che il suono della sua voce mi rassicuri, come ha fatto tante altre volte. Anche se tutto sembra crollare, almeno ho Jesse. Anche se il mondo sembra impazzito, alla fine non sono completamente solo.



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