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Stamattina devo per forza impormi un certo tipo di comportamento con James, devo mantenere la calma.

Sono ancora un po' disturbato da quello che ho appreso ieri ma non posso concentrarmi su quello ora.

Resistere, ce la posso fare, devo.

Quando entro lo vedo subito, nel suo solito tavolo, ma stavolta non mi guarda mentre passo come gli altri giorni, mi ignora. Mi sembra strano ma non ci faccio poi così tanto caso, non se ne sarà accorto.

Dopo essermi sistemato e aver salutato i colleghi nella mia solita routine mi dirigo verso il suo tavolo dato che il principino ha chiamato.

Mi aspettavo qualche sua battutina ma non dice nulla del genere. Alza solo lo sguardo dal menù, che ormai credo sappia a memoria e mi dice:

"Vorrei il piatto del giorno per la colazione di quest'oggi, grazie"

"Certo... subito" rispondo, rimanendo sorpreso dal suo atteggiamento. Non mi ha provocato, non ha detto nulla.

Passano cinque minuti e poi il suo piatto mi viene dato dalla cucina per essere portato al tavolo.

"Ecco qua, buon appetito" dico cercando di non far trapelare i miei dubbi sul suo atteggiamento.

Ma noto che ha uno sguardo diverso, sembra stanco...e il suo completo non è immacolato come al solito, è stropicciato: chissà cos'ha fatto ieri sera per essere ridotto così, lui, che è sempre al suo massimo.

"Grandioso" ma come mai fa così ora?

Non posso chiederglielo. Assolutamente.

Me ne vado e torno al mio posto aspettando gli ordini di altri clienti, ma mentre giro per la sala il mio sguardo cade sempre su di lui e le sue azioni. Sta mangiando più piano del solito, muove la forchetta a vuoto nel piatto e solo dopo qualche giro afferra un piccolo boccone.

Non è normale, quello non è il James Boyce che conosco io, che conoscono tutti.

Poi a un certo punto si alza velocemente e va in bagno. C'è qualcosa che non va.

Nonostante mi sia ripromesso un sacco di cose oggi, credo proprio che infrangerò quelle promesse. Devo seguirlo e vedere cos'ha.

Appena varco la soglia sento il suono indiscutibile di una persona che vomita e dato che c'è solo una porta chiusa deduco che ci sia lui lì e perciò mi appoggio alla porta dopo aver bussato.

"James, tutto bene?" Domando.

"Sto bene William, vattene via, ora!" Mi grida da dietro la porta.

"Oh...si, me ne vado, ero solo... preoccupato, non sei il solito oggi" non dovrei fregarmene ma non ce la faccio, cazzo non ce la faccio proprio e mi odio per questo.

"Ti ho detto di andare via, non sono affari tuoi!" La sua voce è quella di una persona dolorante, lo percepisco.

"Se hai bisogno...chiedi; sai dove sono" e me ne vado, lasciandolo da solo chiuso nel bagno ad affrontare qualcosa di cui non ho la più pallida idea.

Per come mi ha trattato non meriterebbe niente eppure non riesco proprio a ignorarlo o a sorvolare le sue condizioni.

Voglio sapere, voglio capire...ma allo stesso tempo se non me ne da la possibilità non posso fare niente.

Aspetto in ansia, facendo andare altri a prendere gli ordini in modo da non perdermi la sua uscita, mordendomi le pellicine delle dita, come faccio ogni volta che sono agitato.

Finalmente ricompare, dopo venti minuti abbondanti. Sembra stare leggermente meglio ma è comunque messo piuttosto male.

Sono venuto a sapere che lui non paga i piatti specifici che prende ma che da un po' di soldi al ristorante come se avesse una specie di abbonamento, un metodo di sicuro vantaggioso per il Lerchet. E proprio per questo, dato che non paga di persona ogni volta, fa per uscire direttamente dal ristorante.

Ma io faccio un piccolo scatto e lo raggiungo, fermandolo sulla soglia della porta.

"Cosa vuoi ancora William?!" Mi domanda sbuffando.

"Io...James; sei diverso, cos'hai? Me lo puoi dire?!"

"Ma cosa ti importa! Tu non sai e non devi neanche sapere, ora lasciami andare a casa" Alza leggermente il tono della voce, si svincola dalla mia presa ed esce.

Ma perché fa sempre così?
Sono solo stato gentile, volevo solo aiutarlo, perchè mi respinge?

Devo lasciar perdere, devo lasciar perdere.

Non dovevo dargli corda e ho fatto il contrario. Lui magari ora mi lascerà in pace, si sarà stufato.

...

Il mio turno procede normalmente, senza particolari problemi se non fosse che un pensiero mi colma la testa.

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m

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Torno a casa nel primo pomeriggio e mi sistemo sul divano, pensando a Jesse, a come starà oggi, e di nuovo a lui.

Così non mi aiuta per niente.

Non posso scrivere a lui, non posso. Non vuole il mio aiuto, bene! Che faccia da solo.

Devo lasciar perdere, non merita nulla.

*Quella sera stessa*

Ho anche il turno della cena oggi, perciò mi devo risistemare. Alle 19 esco di casa e poco dopo arrivo al ristorante. La sera è di sicuro il momento in cui è più affollato.

Ma il tavolo...il suo tavolo è vuoto. Non è venuto?

Di solito è il primo che arriva per cena e non vederlo ancora mi preoccupa sempre di più. Non posso fermare questa sensazione.

Chiedo un po' a tutti se sanno di lui ma nessuno è in grado di dirmi qualcosa.

Non avrà avuto voglia, forse anche per colpa mia, di come mi sono comportato...sì, sarà per questo! Starà bene.

Cerco di non pensarci e continuare il mio turno come ogni giorno e mi sembra di riuscirci.

Fino a quando...alle 21.11 arriva, proprio lui.
Sembra di nuovo James, il completo elegante blu notte è perfetto e super immacolato e la camminata è decisamente tornata normale.

Non appena si siede e accende la sua solita sigaretta mi fiondo a prendere il suo ordine.

"Cosa ordini, James?" Gli domando cercando di rimanere neutro.

"Bistecca media cottura accompagnata dal misto di verdure cotte e un piatto a tua scelta" come stamattina, niente provocazioni.

Ma quando gli porto i due piatti, mi chiede di sedermi con lui. Mi avvicina quello scelto da me e mi dice di mangiare.

Non me lo aspettavo.

Mentre mangiamo non posso fare a meno di osservare i movimenti della sua bocca. Sono ipnotizzato da questo ragazzo e non so se è una sensazione che mi piace o no.

Arrivato a metà bistecca se ne esce con:

"Te l'hanno già detto che stai proprio bene oggi, William Kopfer?" Mi domanda. Questo si che è un plot twist.

Mi ha completamente evitato e praticamente mandato a quel paese stamattina e ora se ne esce con questa affermazione...così, dal nulla.

"Cosa vuoi, James?" Ora devo tenergli testa, è il mio momento, non può trattarmi male e poi cambiare completamente atteggiamento, non gli permetterò di usarmi. Devo contrastare quello che farei ora seguendo l'istinto e il cuore.

"Cosa ti fa pensare che voglia qualcosa da te?"

Oh andiamo, non può fare sul serio.

"Tu non dici mai niente senza volere qualcosa in cambio, soprattutto se si tratta di complimenti, lo sanno tutti" sto andando bene, devo tenere questo ritmo.

Intanto sto facendo piccoli sorsi della mia zuppa di cipolle mentre lui non smette di gustarsi la sua bistecca.

"Beccato" ride e poi aggiunge "ci vediamo in biblioteca fra un quarto d'ora"

Biblioteca? So quale intende perché è l'unica che chiude dopo le 23, ma non ne capisco il motivo di andare là, soprattutto fra un quarto d'ora.

"Sei così sicuro di te, e se non venissi?" Ribatto.

"Verrai"

Ha finito il suo piatto, si sistema la cravatta e si alza.

"Che fai?"chiedo.

"Vado in biblioteca" mi mette una mano sulla spalla. "A dopo"

"Non contarci!" Ribatto mentre esce.

Cosa cavolo è appena successo?

Mi ha appena invitato ad andare in biblioteca? Alle 21:55? Ma è pazzo.

È anche il momento in cui stacco da lavoro fra un quarto d'ora. E lui lo sa.

Una volta uscito mi dirigo alla macchina e metto in moto. Non so ancora se voglio andare a casa o raggiungerlo alla biblioteca.

Si alla fine sono qua davanti. Tremando prima di entrare.

Fanculo dai! Vado!

"Willy...vedi che sei venuto? Te lo avevo detto" Mi dice sorridendo da una delle poltroncine dell'area relax della biblioteca.

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