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"L'anima arriva e tocca luoghi che la mente non potrà mai raggiungere."

Per la strada del ritorno cerco di non pensare a nulla e mi concentro sui miei passi veloci e decisi. Quando giungo di fronte al capanno la puzza di fumo mi invade le narici, segno che Alba è riuscita ad accendere un buon fuoco. Armata di forza, sposto la vecchia porta ridotta ormai male ed entro, richiudendola per bene alle mie spalle. La prima cosa che noto quando guardo verso il fuoco, è che Alba non è sola. Mi avvicino velocemente e butto le buste con il pane a terra. L'adrenalina di poco prima torna a scorrermi nelle vene: prendo mia sorella da terra e la sollevo con tutta la forza che possiedo, poi la lascio di fianco a me e le prendo la mano.

<<Chi sei?>> urlo verso la figura.

Lui è seduto comodamente a terra, con la schiena poggiata contro la parete e lo sguardo perso sul fuoco.

<<Ho detto, chi sei?!>> ribadisco.

<<Zoe calma, è mio amico.>> sussurra mia sorella scuotendomi.

<<Come è tuo amico?! Come è entrato? Lo hai fatto entrare tu?!>>

<<Rilassati, ti prego.>> dice il ragazzo alzandosi.

Ora che è in piedi noto subito la sua altezza quasi fuori dalla norma e anche la sua figura imponente. Ha un mantello nero fin troppo familiare.

<<Che cosa vuoi?>> ringhio tenendo stretta la mano di Alba.

<<Solo parlarti.>> il suo tono è calmo e tranquillo.

<<Quando sono entrata l'ho trovato indaffarato a fare il fuoco. All'inizio ho avuto paura ma poi abbiamo iniziato a parlare e non è tanto male.>> mia sorella mi lascia la mano.

Mi giro verso di lei e la guardo allarmata. <<È il ragazzo di prima!>>

Alba impallidisce. <<Cosa? Non me lo avevi detto!>>

Incurva gli occhi, lievemente infastidito. <<Scusatemi se vi ho salvato oggi. La prossima volta vi lascerò arrestare.>>

Si inginocchia e prende da una tasca qualcosa di lungo e affilato. Di istinto prendo di nuovo Alba e indietreggiamo spaventate.

<<Non abbiate paura, non vi farò alcun male.>>

Pulisce la lama sporca di sangue ormai secco con un fazzoletto di stoffa.

<<Che cosa vuoi.>> scandisco bene le parole.

Studio un eventuale via di fuga. La porta alle nostre spalle è pesante e ci vuole troppo tempo per aprirla e fuggire, quindi credo sia più opportuno scappare nella nostra stanza, chiudere a chiave e uscire dalla finestra. Non permetterò mai a nessuno di fare del male a mia sorella.

<<Voglio solo proporti una cosa, fiorellino.>>

Si alza di nuovo e posa la lama nella parte posteriore dei jeans. Mi guarda con un sorriso beffardo e sento il suo sguardo correre sul mio corpo, e di conseguenza rabbrividisco. Il ciuffo nero cade quasi sugli occhi; purtroppo qui dentro la luce non è forte quindi non vedo molto bene i suoi lineamenti. Oltretutto, ha scelto il punto meno luminoso di tutto il perimetro, basterebbe un piccolo passo verso di me per riuscire a distinguere tutti i particolari del suo volto.

<<Non accetterò nulla da te.>> dico decisa. Sento Alba tremare e una parte di me crolla a vederla così.

<<Nemmeno se da questa scelta dipendesse il tuo futuro?>>

<<Nemmeno se mi minacci di morte.>>

Non ho paura, non ammetterò mai di fronte ad uno sconosciuto che ho paura. È da una vita che sopporto le minacce di Cole, sono abituata a rispondere a tono.

Anche se non ho mai visto Cole uccidere due persone.

Sorride di nuovo con un sorriso beffardo e fa quel piccolo passo che mi serve per inquadrarlo bene.

Ed è proprio ora che sento le mie gambe tremare e vorrei scappare via dal casino in cui mi sono cacciata. Continua a sorridermi e seguo con gli occhi l'orribile cicatrice che segna il suo volto. Una linea ben scavata e profonda parte da metà guancia destra e taglia l'occhio fino ad arrivare fin sopra il sopracciglio. Non so per quale miracolo sia intero il suo occhio, stranamente non sembra aver riportato danni. Sono di un azzurro chiaro tendenti al grigio, e studiano bene la mia espressione. I lineamenti sono duri e le labbra sono sottili, leggermente più scure rispetto alla carnagione chiarissima. Sul mento, in basso, c'è una macchia secca di sangue.

<<Sorpresa?>> dice infine.

<<Punto primo.>> alzo in aria un dito. <<Non chiamarmi mai più fiorellino. Punto secondo.>> alzo un altro dito. <<Non mi fai paura.>> alzo il terzo. <<Dovresti andare un po' al mare, sai, il sole fa bene alla pelle.>>

Di nuovo sul suo volto si apre quel sorriso. <<Quanto coraggio che c'è in te, fiorellino.>> fa bene attenzione a calcare questa parola, sapendo bene di infastidirmi.

Si avvicina di più a noi, ma stavolta non indietreggio, sebbene sento la mano di Alba che trema tra la mia.

<<Alba va in camera e chiuditi a chiave, torno presto.>> ordino non staccando lo sguardo dal ragazzo.

Lei quasi singhiozza, ma cerca di restare calma. <<Non ti lascio sola.>>

<<Alba vai subito!>> urlo e stavolta la guardo. <<Corri!>>

Senza continuare a ribattere corre nella nostra stanza e sento il chiavistello arrugginito chiudersi velocemente.

<<Ora dimmi cosa vuoi.>> incrocio le braccia al petto.

<<Vorresti regalarle una vita migliore, non è così?>> indica con un piccolo movimento della testa la nostra camera, dove pochi secondi fa è scomparsa Alba.

<<Lei merita una vita migliore, ma sa bene che non posso dargliela.>>

<<E se io ti dicessi che puoi farlo?>> si avvicina ancora. <<Puoi farle vivere una vita migliore di questa. Una vita con del cibo assicurato ogni giorno e un vero letto su cui dormire.>>

<<E tu puoi donarle questa vita, eh?>> stuzzico.

<<Io posso fare molto di meglio, fiorellino. Io posso dare ad entrambe una vita migliore.>> sussurra al mio orecchio.

Mi vengono i brividi al pensiero che uno sconosciuto mi è così vicino e per di più è nella mia dimora.

<<Sono tutta orecchie.>>

Gli attimi seguenti sono confusi. Un momento prima sto parlando con una persona proprio di fronte a me, il secondo dopo quella persona si trova dall'altro lato della stanza. Confusa indietreggio ancora fino ad arrivare con le spalle al muro freddo.

<<Non avere paura.>> sobbalzo quando me lo ritrovo proprio accanto e butto un urlo strozzato.

Scompare di nuovo. Mi guardo intorno respirando a fatica ma non riesco a vederlo. All'improvviso qualcosa mi sfiora una gamba e la ritraggo subito, spostandomi di qualche metro in avanti.

<<Paura?>> sussurra da un punto indefinito della stanza.

<<Mai!>> urlo, ma subito la sua mano con prepotenza mi trascina contro la parete e mi tiene stretta la vita. Con l'altra mi tappa la bocca.

<<Shh.>> sussurra al mio orecchio. <<Non vuoi mica che qualcuno ci senta, giusto?>>

Sento le lacrime pulsare da dietro le palpebre, ma faccio appello a tutto il mio coraggio e alla mia forza di volontà per reprimerle.

<<Paura fiorellino?>> ripete, ed io sento i suoi denti giocherellare con il lobo del mio orecchio. Un brivido mi attraversa la spina dorsale.

Allenta di poco la presa sulla mia bocca, giusto per darmi la possibilità di parlare.

<<Mai.>> affermo decisa, e con tutto il coraggio che possiedo gli do un morso sulla mano, quindi lui butta un urlo e mi lascia andare.

<<Stupida ragazzina, io sto cercando di farti un favore!>> urla e vedo chiaramente le sue mani tremare per la rabbia.

L'ho decisamente fatto arrabbiare e noto una sfumatura strana nei suoi occhi. Un cambio di tonalità.

<<No! Tu vuoi a tutti i costi che io abbia paura di te, ma questo non accadrà mai!>>

Corro verso la camera nostra, ma, prima di arrivare a toccare la maniglia, mi afferra dai fianchi e mi butta con prepotenza a terra. Cado e mi sbuccio le ginocchia, il dolore è allucinante ma non mi arrendo.

E poi, senza che me ne potessi rendere conto, mi ritrovo in piedi con le spalle contro la parete. Lui è a pochi passi da me, nel punto dove mi ha parlata quando Alba si è chiusa in camera. Non ho più male alle ginocchia, infatti le guardo e non sono sbucciate. Respiro a fatica, non riesco a capire cosa sia appena successo. Ero a terra, lui mi aveva buttata con tutta la prepotenza del mondo sulle mie ginocchia e mi ero fatta molto male, e ora? Ora sono esattamente come prima, intatta, confusa e arrabbiata.

<<Sei confusa eh? Ora ti rendi conto di cosa sono capace di fare semplicemente con uno sguardo?>> stavolta il suo viso non accenna minimamente ad un sorriso.

<<Tu chi sei.>> domando fissandolo. La mia è una domanda forse un po' banale, ma è quello che mi serve sapere ora.

<<Non devi domandarti chi io sia, fiorellino. Ma cosa io sia.>> dice con quel sorriso.

E indietreggia fino ad arrivare di nuovo nella sua posizione buia, lontana dalla luce anche se fioca. Porta una mano alla testa e la passa tra i capelli neri, senza mai spostare lo sguardo da me. Quel movimento mi ricorda Cole e credo di fare un'espressione di disgusto.

Il mio silenzio non deve piacergli, lo capisco dal modo in cui mi guarda.

<<Va bene, non vuoi chiedermelo, faccio da solo.>> Fa un lungo sospiro come per cercare e scegliere le giuste parole. <<Io sono il principe Diego Darçy Christofer Loveblood, figlio di Re Morgan e della Regina Chiara, fratello di Victoria e Daiana Loveblood, e sono il futuro erede al trono di Ambra. Ma questo non ti interessa, suppongo. Per te io sono il principe Diego, e devi inchinarti prima di potermi rivolgere la parola.>>

Interrompo il suo monologo. <<Quindi sostieni di essere un principe e che prima di parlare con te io debba inchinarmi. Ho capito bene giusto?>>

<<Eccellente.>> esclama battendo piano le mani. <<Ma ti manca il particolare più importante da comprendere.>>

<<Che sei un pessimo attore?>> trattengo a stento una risata.

Sorride a malapena e mi guarda con attenzione, mentre una ciocca di capelli neri copre l'occhio sfregiato. <<Io sono un cacciatore, il cacciatore più potente mai esistito, l'unico che non prova compassione per le sue vittime. Il cacciatore più esperto e spietato, quello più affamato e bramoso di nettare.>> si ferma per dare al suo discorso assurdo un pizzico di suspence. <<Io sono un vampiro.>>

La mia prima reazione alla sua affermazione è ridere. Ridere di uno stupido ragazzo che crede di prendere in giro una povera ragazza di strada, ma che non sa che ne ha passate così tante che di certo non è una credulona. Non si aspettava per niente la mia reazione, probabilmente era convinto che mi sarei buttata a terra in un mare di lacrime e che gli avrei implorato di lasciarmi vivere, infatti il suo sguardo indica perplessità e nervosismo.

<<Che hai da ridere?>>

<<Rido di te, che credi che noi mendicanti siamo così creduloni e stupidi.>> non nascondo un sorriso divertito.

<<Quindi tu credi che io ti stia prendendo in giro, ho capito bene?>>

In un attimo me lo ritrovo proprio di fronte. Perdo subito il sorriso quando la sua figura alta sovrasta la mia.

<<Solo perché sei incredibilmente veloce e perché hai quella cicatrice in faccia, non aspettarti che io creda alle tue parole.>> lo guardo dritto negli occhi, lottando fino alla fine.

Senza che me ne potessi rendere conto mi solleva da terra con una sola mano, che stringe il mio piccolo collo. Respiro a fatica, le gambe penzolano senza riuscire minimamente a sfiorarlo. E lui mi solleva con tanta facilità che mi sento leggera come una piuma.

<<Ti ho detto che devi portarmi rispetto.>> ringhia tenendomi all'altezza dei suoi occhi.

<<Non ne ho il motivo.>> riesco a dire in un sussurro.

Dopo qualche secondo rotto solo dai miei tentativi di respirare, mi lascia andare e mi accascio a terra recuperando tutta l'aria persa. I polmoni ed il collo mi fanno molto male e credo mi abbia lasciato anche diversi lividi su di esso.

<<Va bene, non credermi. Io oggi sono qui per farti un allettante proposta, sarai tu a scegliere la sorte del tuo destino.>> indietreggia senza smettere di guardarmi.

<<Sentiamo.>> affermo decisa, ancora a terra, toccandomi il collo dolorante. L'ennesimo livido sul mio corpo che è una dimora di cicatrici.

<<Nel mio palazzo è morta una domestica, ce ne serve al più presto un'altra. La mia proposta è questa: io ti tolgo dalla strada, ti do cibo e un letto su cui dormire, e tu in cambio diventi la mia schiava.>>

È come se in gola avessi un groppo che non riuscissi ad ingoiare. Un pazzo scappato da chissà quale manicomio mi sta chiedendo di andare con lui e lasciare questa vita, e prenderne una probabilmente più faticosa.

<<In che consiste? Cosa dovremmo fare?>>

<<Saresti la mia schiava, solo la mia. Se io lo volessi, tu passeresti anche tutta una giornata incollata a me, pronta ad esaudire ogni mio desiderio.>> Mi guarda negli occhi e stringe le palpebre in un'espressione più dura. <<Di ogni genere.>> conclude.

Mi guarda con un sorriso malizioso, e una scarica di adrenalina mi percuote la schiena. Mi manca l'aria, il cuore va a mille, e tutto perché mi sta guardando. Mi sta guardando con un pozzo di acqua cristallina, capace di entrare in me e modificare persino la mia parte razionale. Potrei accettare, passare il resto della mia vita con un ragazzo così bello non dovrà essere poi così tanto male. Potrei svegliarmi al mattino su un vero letto, mangiare cose calde e che mi piacciono, e tutto questo accompagnato alla sua visione giornaliera. Ma poi sarei costretta ad assecondare ogni suo desiderio, e ho già capito cosa succede a chi non gli obbedisce.

I miei occhi si posano sul mantello, poco sopra la spalla: c'è uno stemma. Due rose, una bianca e una nera, che si intrecciano.

Sta' lontano dalle rose nere!

<<Non sforzarti di capire tutto ora, ti do un giorno per decidere.>> prende qualcosa da una tasca posteriore. Mi porge una rosa bianca e una nera, nella stessa mano. <<Domani, al calar del sole, io verrò in piazza, dove, come ogni giorno, voi starete cantando e ballando. Quando mi vedrai, sceglierai una di queste due rose e la metterai nel tuo cestino. Se metterai la bianca, significa che continuerai a fare questa inutile vita. Se invece metterai la nera, domani sera porterò te e tua sorella via da qui, al mio palazzo, dove diventerete entrambe due schiave.>> sotto il mio sguardo attento, posa le due rose ai miei piedi, poi si rialza e si dirige verso la porta. <<Un'ultima cosa.>> si gira di nuovo verso di me e sento il suo sguardo attraversarmi dentro. <<Non disturbarti a cercare di scappare, conosco bene l'odore del tuo sangue.>>

Rabbrividisco un po'.

<<Li hai uccisi... hai ucciso i due poliziotti.>> sussurro. <<Sei un mostro, perché dovrei fidarmi di te?>>

<<Chiamalo istinto di sopravvivenza.>>

E se ne va, in un battito di ciglia, senza nemmeno aprire la porta, credo. È stato troppo veloce.

La parola sangue mi ha provocato una strana sensazione, quasi mi viene da vomitare al pensiero. Al pensiero di quello che ha fatto ai due poliziotti.

Il chiavistello della nostra camera si apre e una chioma bionda sbuca da una piccola fessura.

<<Se ne è andato?>> chiede timorosa.

<<Si, puoi uscire fuori.>> rispondo distratta.

Lei corre e mi abbraccia. Ci sediamo entrambe a terra, ancora avvolte nell'abbraccio. <<Cosa faremo ora?>>

Non riesco a trattenere un sorriso. Era più che ovvio che Alba ci stesse ascoltando da dietro la sottile porta di legno.

<<Vuole spaventarci, non credere alle sue parole.>>

<<Quindi tu non credi alla sua storia? Non credi che sia davvero un vampiro?>>

<<Alba.>> giro leggermente la testa, quanto basta per guardarla in viso. <<I vampiri non esistono.>>

<<E se esistessero? E Se fossimo sicure della loro esistenza, ci andremmo?>> domanda alzando le sopracciglia chiare.

<<Non lo so Alba, io non lo so... ci ha proposte uno stile di vita completamente diverso dal nostro, ed io non so a cosa andremmo incontro. E se fosse tutta un'enorme menzogna? Se domani al calar della sera decidessimo di andare con lui, e al nostro arrivo ci renderemmo conto che abbiamo fatto un enorme errore? E se semplicemente vuole solo ucciderci?>>

Senza dire una parola si alza e cammina verso il fuoco. Quando fa così vuol dire che sta pensando seriamente ad ogni probabilità, ogni falla nel progetto e ogni possibile guadagno.

<<Alba, tu cosa vuoi fare?>> domando allora, non sopportando il silenzio che si è infilato in questo piccolo spazio.

Lei non si volta. Il fuoco scoppietta accompagnando l'eco delle mie parole. <<Dobbiamo andare.>>

La sua affermazione mi sorprende, mi sarei aspettata una risposta un po' diversa da lei, ma mai una risposta così decisa e seria.

<<E perché?>>

<<Se avesse voluto farci del male, di certo non avrebbe aspettato fino a domani. Credo che noi due, restando qui, non scopriremo mai cosa ci siamo perse, se una vita migliore o una peggiore, e io preferirei rischiare, che rimanere qui e non sapere se domani possiamo permetterci di mangiare.>> Continua a non voltarsi, si limita a guardare un punto indefinito davanti a sé, mentre alle sue spalle ci sono io, ancora a terra, sorpresa dalle sue parole. <<E poi, possiamo provare a mettere delle condizioni. Se accettiamo e poi ci rendiamo conto che non fa per noi, torneremo di nuovo qui, altrimenti resteremo con lui.>> conclude, avvicinandosi al fuoco e porgendo le mani verso di esso.

Prendo coraggio e mi alzo anche io, e quasi subito la raggiungo, facendo la sua stessa azione. Il calore che emana il piccolo fuoco mi provoca un brivido che corre lungo la schiena, quando incontra le mie mani freddissime.

<<Hai ragione, ma io non voglio metterti in pericolo, e non sono sicura che quel ragazzo ci concederà una condizione. Tu non hai visto cosa ha fatto a quelle due persone...>>

Il silenzio fa da padrone. Il rumore del vento e lo scoppiettio del fuoco sono gli unici rumori presenti in questa notte fredda. E per la prima volta non mi importa della temperatura della stanza. Non mi importa della cena, non mi importa di niente. Solo di trovare una soluzione che non comprenda farci ammazzare o farci morire di freddo o fame.

<<Zoe.>> sussurra dopo un po', quando ormai le nostre mani sono ben riscaldate.

<<Dimmi.>> rispondo, continuando a guardare le onde del fuoco che ballano leggiadre.

<<Io credo nei vampiri.>>

Senza darmi la possibilità di rispondere, mi lascia lì e corre verso la nostra stanza, chiudendola bene alle sue spalle. Mi lascia con una strana sensazione, che non avevo mai provato prima: l'unione tra sorpresa, rabbia e curiosità.

Conosco solo il suo aspetto e il suo nome, e mi è bastato solo questo per lasciarmi senza parole. Solo questo per farmi perdere la mia solita faccia tosta, la mia voglia di dire l'ultima parola. Mi è bastato uno sguardo per resettare il mio cervello.

Solo uno sguardo.

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