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"A library is a hospital for the mind."

Nel pomeriggio scendiamo in piazza più tardi del solito, Alba sembra essere tornata quella di stamattina, mentre io... beh, io sono nel limbo. È una proposta molto allettante, se devo essere sincera. Ora che siamo completamente sole devo pensare al bene sia mio che di mia sorella, e lei desidera una vita diversa da questa.

Geneviève non c'è nel suo solito posticino appartato, al suo posto ci sono solo delle coperte sporche.

Raggiungiamo un punto ideale dove ballare, purtroppo non abbiamo più la coperta rossa quindi siamo costrette a farlo a piedi nudi sul freddo pavimento della piazza. Possiedo un paio di scarpe rotte, tappezzate di bende per coprire i buchi causati dal tempo, quindi preferisco non usarle per ballare. Prendo io oggi la chitarra, ho tanta voglia di schiarirmi le idee e non ho metodi migliori se non strimpellare le note.

<<Con cosa iniziamo?>> chiede Alba guardandomi dall'alto.

<<Vorrei iniziare con "figlio della luna", quella canzone italiana.>> rispondo.

Tra noi due, Alba è quella che riesce a pronunciare i testi nelle altre lingue straniere, come l'Italiano e lo Spagnolo. Naturalmente non sappiamo cosa vogliano dire, ma lei riesce a cantare come se fosse la sua vera lingua. La lingua che vorrei tanto imparare è l'italiano, non conosco il significato di questa canzone, invece quella che cantiamo sempre degli 883 si. Ci aveva aiutate a capire Derek, facendo una ricerca su internet.

Mi dà l'ok per iniziare a suonare e subito inizio a muovere le dita. Nemmeno una povera anima si ferma per ascoltarci, tutti sembrano andare di fretta questo pomeriggio.

<<Per chi non fraintenda
Narra la legenda
Di quella Gitana
che pregò la luna bianca ed alta nel ciel
Mentre sorrideva lei la supplicava,
Fa che torni da me.>>

Non si muove molto Alba, ondeggia un pochino su sé stessa facendo ballare il vestito largo. Ha sempre odiato ballare, mettersi così tanto in mostra. Mentre canta, guarda il cielo.

<<Tu riavrai quell'uomo
Pelle scura
con il suo perdono
Donna impura.
Però in cambio voglio che il tuo primo figlio
Venga a stare con me.
Chi suo figlio immola
Per non stare sola
Non è degna di un Re.>>

Giusto qualche passante ci degna di uno sguardo, niente di più.

<<Luna adesso sei madre
Ma chi fece di te
Una donna non c'è
Dimmi luna d'argento
Come lo cullerai se le braccia non hai?
Figlio della luna!
Nacque a primavera
Un bambino
Da quel padre scuro come il fumo
Con la pelle chiara, gli occhi di laguna
Come un figlio di luna.>>

Come al solito le dita si muovono da sole, e mi danno il tempo per pensare ad altro. Ho portato con me le due rose, e le custodisco tra le mie gambe, poco più sotto la chitarra. Le osservo di tanto in tanto, forse voglio solamente che queste inizino a parlarmi e mi dicessero cosa devo fare.

<<Questo è un tradimento!
Lui non è mio figlio, e io non lo voglio!
Luna adesso sei madre
Ma chi fece di te
Una donna non c'è
Dimmi luna d'argento
Come lo cullerai se le braccia non hai?
Figlio della luna!>>

Non deve essere molto allegra come significato, non ci vuole molto a capire che si tratta di qualcosa di molto profondo. Dice parecchie volte la parola luna, una delle poche che riesco a capire. Il resto dei termini mi è sconosciuto e addirittura strano.

<<Il gitano folle, di dolore,
Colto proprio al centro dell'onore
L'afferrò gridando!
La baciò piangendo
Poi la lama affondò!
Corse sopra il monte
Con il bambino in braccio
E lì lo abbandonò.>>

Rosa nera o rosa bianca?

<<Luna adesso sei madre
Ma chi fece di te
Una donna non c'è
Dimmi luna d'argento
Come lo cullerai se le braccia non hai?
Figlio della luna!>>

Mi basta alzare un attimo lo sguardo per neutralizzare ogni tipo di pensiero o ipotesi.

Lui è qui.

Mi guarda, sotto quella solita maschera bianca e quel mantello nero. Con le braccia incrociate e gli occhi penetranti, a pochi passi da me, pronto a guardare l'azione che tanto mi sta consumando.

Che storia è questa? Mi aveva detto che sarebbe venuto domani, invece eccolo qui, con la sua figura imponente e decisa. E ora? Pensavo di avere più tempo per decidere, sarei andata da Derek questa sera, lui mi avrebbe di certo aiutato, e invece devo fare tutto da sola. Devo decidere la sorte del mio destino in questo momento, e so di non esserne capace. Farò la scelta migliore? Me ne pentirò più avanti? Come vorrei che ci fosse un modo per saperlo. Inizio a sudare freddo. Una rosa Zoe, solo una rosa. Anche Alba se ne è resa conto, infatti mi lancia qualche sguardo impaurito e sorpreso. Ingoio un groppo che si era formato nella gola e prendo un lungo respiro.

<<Se la luna piena poi diviene
è perchè il bambino dorme bene
ma se sta piangendo
Lei se lo trastulla, cala e poi si fa culla.>>

Smetto di suonare e, come avevo già previsto, nessuno ci applaude perché probabilmente nessuno conosce questa canzone. Diego continua a guardarmi, con gli occhi di chi già conosce la risposta. Allora prendo coraggio e mi alzo, porgendo la chitarra a mia sorella, il quale mi guarda con tanta curiosità mista a paura. Il silenzio mi avvolge e sento solo il rumore del battito del mio cuore in gola.

<<Ho deciso.>> affermo decisa, tenendo entrambe le rose in una sola mano.

Alba mi sorride. <<So che hai fatto la scelta migliore.>> mi incoraggia.

Annuisco non molto convinta di ciò che sto per fare, e mi avvicino a lui. Non toglie la maschera, forse perché si vergogna o non vuole farsi vedere in giro con due ragazze come noi. Per quel che ho potuto capire del suo carattere, non ama quando qualcuno gli dice cosa deve fare, o quando qualcuno lo guarda. Il che è molto difficile, perché oltre alla cicatrice sul volto, è dotato di una straordinaria bellezza. Scommetto che dietro la maschera mi sta sorridendo con quel suo odioso sorriso, ora che sono di fronte a lui. A dividerci c'è un piatto vuoto che aspetta di ricevere qualcosa nella sua pancia. Un piatto che abbiamo trovato fortunatamente per strada, dal momento che abbiamo perso il nostro cestino stamattina.

Guardo per l'ultima volta entrambe le rose, poi di nuovo lui, e infine mi piego sulle gambe. Sento lo sguardo di mia sorella sulla schiena, anche lei impaziente di sapere la mia decisione.

Ti prego, fa che sia la scelta giusta.

Tutto intorno il mondo si ferma, esistiamo solo io, le due rose e lui. Mi osserva, lo posso sentire sulla mia pelle; il suo sguardo azzurro che mi spoglia di ogni mia barriera.

E poi, lo faccio. Basta pensarci, basta rimuginarci sopra, ormai ho deciso. La poso delicatamente nel cestino e mi alzo, posando gli occhi nei suoi. Allora lui abbassa lo sguardo sui nostri piedi, per poi rialzarlo di nuovo su di me, provocandomi un brivido freddo.

<<Scelta intelligente, fiorellino.>>

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