La grotta

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Michele batteva sulle pareti con tutta la sua forza. Era sull'orlo di una crisi di panico. Voleva uscire! Si sentiva il respiro corto in gola e la testa che girava come una trottola. Gli sembrava di essere precipitato in un incubo da cui non riusciva a svegliarsi. Aveva ancora davanti agli occhi quella montagna che cadeva e ora ogni secondo che passava la verità più incontrovertibile si era insinuata nella sua testa scivolando come un serpente nell'oscurità. Erano in trappolati sottoterra e nessun sarebbe mai venuto a salvarli. Le previsioni sulle radiazioni esterne che gli avevano consegnato insieme alle tute, non lasciavano molte speranze. Nessuno sarebbe sopravvissuto all'esterno per molti giorni. In un certo senso erano vivi solo perché erano sottoterra, ma erano condannati ad una fine ben peggiore.

Sebastian era seduto fermo nell'oscurità più assoluta scuotendo solo la testa. Aveva cercato di calmare Michele, ma sembrava non sentire ragioni. Lo aveva implorato di risparmiare l'aria, ma senza ottenere alcun effetto. Il problema era che stava consumando quella di entrambi. Già erano stati molto fortunati a finire in una bolla d'aria e non schiacciati sotto il peso delle pietre. Gli sembrava che stesse sfidando la sorte. Questo finché non sentì un rumore atono e forte. Si alzò in piedi sopraffatto dalla speranza. Al di là di quel cumolo di rocce c'erano viveri, torce, tute, il contatore Geiger e soprattutto forse c'era qualcuno vivo: Helene? Javier? Entrambi? Michele si voltò verso di lui esultante. Sebastian prese una pietra da terra ed iniziò a battere a sua volta.

La risposta arrivò chiara perfino ad Helene. Faticò ad alzarsi, ma una volta in piedi respirò a fondo e si avvicinò alle pietre. Fece segno a Javier di rifarlo. Si fermarono entrambi in silenzio attendendo una risposta. Il rumore tornò loro indietro molto più forte, giusto a pochi passi da loro.

-Sebastian! Michele! - urlò Helene. Poi attese, sentiva come un vociare soffuso, ma non riusciva a distinguere le parole. - Dobbiamo scavare- aggiunse decisa Helene.

Javier la fermò: - potrebbe crollarci tutto addosso! - le ricordò.

-Hai ancora paura di morire? Dopo tutto questo? Senti, io voglio uscire viva di qui e sono risposta a rischiare il tutto per tutto- aggiunse guardandolo torva. Javier sospirò ed alzò le mani. Dall'altra parte avevano già iniziato a spostare rocce: sentiva lavorare. Forse bastava procedere con calma. Helene fece per spostare un masso, ma sbiancò e lo mollò a terra cadendo malamente. Javier la aiutò a mettersi seduta.

-Meglio che faccio io- aggiunse soltanto Javier. Helene era senza fiato per le fitte che le lanciava il fianco. Con le lacrime agli occhi rimase a guardare Javier scavare con foga finché alla luce chiara della torcia comparve un buco dell'altra parte. Javier attese incerto e poi una mano si insinuò nel buco facendogli il segno del dito medio.

-Anche io sono felice di vederti, Sebastian- Helene aggiunse ridendo. Ridere le fece venire un'altra fitta. Quasi un'ora più tardi il buco fu abbastanza grande per passarci e Sebastian si infilò all'interno seguito da Michele. Erano sfiniti, ma soddisfatti. Michele franò esausto sul materasso. Sebastian abbraccio Javier, quindi si avvicinò ad Helene.

-Fa piano, anche solo ridere mi fa male- riportò Helene.

-Fammi vedere- disse Sebastian preoccupato e poi alzò la maglietta ad Helene. Michele intanto aveva preso la torcia e stava ispezionando la situazione del loro rifugio. Helene protestò più volte perché Sebastian gli stava palpando la zona interessata.

-Sono costole incrinate, non morirai. Stai ferma e non sollevare pesi- aggiunse indicando le rocce a fianco. Helene alzò le spalle. - Che importa cos'ho? Tanto moriremo qui- aggiunse con le lacrime agli occhi.

-Non moriremo, non adesso per lo meno- puntualizzò Javier.

-Helene ha ragione- sentenziò Michele.

-Basta fare entrare l'aria, abbiamo viveri e acqua in abbondanza- ricordò loro Sebastian.

-E da dove la vorresti far entrare l'aria, sentiamo! - protestò Michele.

-Dalla finestra? - propose semplicemente Sebastian.

-No, tu non aprirai quella finestra! - Michele ci si mise davanti. Sebastian lo guardò stupito. -E' fango! Se apri ce lo troveremo tutto addosso, la cavità verrà sommersa e noi moriremo. - disse lapidario.

-Oppure non moriremo e avremo l'aria. Dipende da quanto fango c'è. - puntualizzò Sebastian.

-E se aspettassimo? Il fango si asciugherà! - propose Javier.

-Dopo non avremo più speranza. Come pensi di scavare oltre questa grata? - replicò Sebastian.

-Forse la grata si può smontare- propose Javier.

-Un attimo, Federica non aveva detto che non dovevamo uscire per nessun motivo? Non è che se apriamo un varco poi moriamo per le radiazioni? - chiese Helene.

-Ho detto solo che dobbiamo aprire un varco, non che dobbiamo uscire! - puntualizzò Sebastian.

Michele guardava Helene fisso puntandole l'indice contro. -Che succede? - chiese Helene stupita. - Radiazioni, hai detto? - ripeté solo Michele prendendo il contatore.

-Perché pensi ci siano delle radiazioni qui dentro? - fece Sebastian stranito.

-Non qui dentro. Allontanatevi dalla finestra. - disse e cominciò a muoversi passo dopo passo, dalla parete su cui erano una volta i server fino alla finestra ripetendo tra sé e sé dei numeri, quindi avvicinò al vetro il contatore e osservò la variazione. Infine, appoggiò il contatore e si mise seduto in un angolo con la testa tra le mani a fare dei calcoli a mente. Javier chiese ad Helene spiegazioni, ma lei scosse la testa.

- 78 cm- disse all'improvviso. Sebastian lo guardò stupito. -Ci sono 78 cm di fango tra quella finestra e l'aria. - aggiunse. Javier lo guardò stupito.

- Ci sono tre mezzi diversi con condizioni diverse di umidità e densità diversa e non sai niente dell'aria lì fuori o di quanto è denso il fango- protestò Sebastian.

-Tu non volevi aprire? - lo guardò male Michele.

-Si, ok, ma non capisco come hai fatto? - disse stupito.

-Scommettiamo? - disse Michele piccato.

- Fate come volete, io sposto di là i nostri viveri- aggiunse Javier alzandosi in piedi. Quasi un'ora più tardi avevano fatto una specie di scala coi server impilati fino alla finestra. Spostato il materasso e le provviste in un angolo. Per sicurezza oltrepassarono di nuovo il foro e si accucciarono nella parte inferiore della bolla antistante le scale. La temperatura era scesa senza preavviso mentre lavoravano ed ora avevano veramente freddo. Helene tramava come una foglia e ogni brivido partiva una fitta. Era sfinita. Sebastian per sicurezza fece indossare a tutti la tuta, non sapendo quante radiazioni ci sarebbero state. Quindi prese la cassetta degli attrezzi e si apprestò ad avvicinarsi alla finestra. Fece un bel respiro profondo e si convinse che non era una pessima idea. Aprì il vetro trattenendo il fiato. Quindi si allontanò indietreggiando lungo la scala. Non fece tempo a fare qualche passo indietro che la valanga di fango sfondò la grata e lo travolse coprendo i computer. Sebastian perse l'appoggio e scivolò malamente a terra. Michele ed Helene si sporsero dal buco preoccupati. Sebastian si alzò da terra si pulì la tuta. Infine, li guardò e si mise a ridere. Una grossa bolla di fiato si creò davanti alla sua faccia. La temperatura della stanza precipitò in pochi istanti. Michele scavalcò di nuovo e procedette col contatore Geiger, quindi scalò la montagna di fango, lentamente, scivolando, fino a sdraiarsi e spinse un braccio verso l'esterno lasciando il sensore. Quindi rimase allibito a guardare.

-1350 mSv- aggiunse poi tornando lentamente indietro.

- Ok, abbiamo l'aria, ma adesso dobbiamo pensare bene cosa fare. Non ha senso morire di freddo o di radiazioni- sospirò Sebastian.

-Io cos'avevo detto? - fece Helene alzando gli occhi verso la luna che si vedeva oltre la buca.

-Possiamo coprire il buco col pluriball- propose Javier indicando i rotoli per imballaggi in un angolo della stanza

-Il pluriball non fermerà che parzialmente le radiazioni. - sospirò Michele.

-Anche la tuta che hai indosso se per questo, almeno a questi livelli. È la nostra unica possibilità- disse Sebastian. Helene intanto tornò indietro all'interno della bolla con la torcia, si riaffacciò pochi minuti dopo.

-Di qua si sta molto meglio. - aggiunse lei.

-Se facessimo passare il materasso di là e coprissimo l'apertura con altro pluriball? - propose Javier. Sebastian annuì. Poteva funzionare. Avere una camera di decontaminazione era una buona idea.

-Portate di là anche tutto il cibo- annuì Michele mentre cercava qualcosa nella scatola degli attrezzi. Finalmente trovò ciò che gli serviva: un metro. Sebastian lo guardò male e si mise a ridere.

-Che c'è? Una scommessa è una scommessa! - protestò Michele. L'aria aveva fatto ritornare il buon umore a tutti.

-Sono più di 78 centimetri- disse sicuro Javier. Helene alzò le spalle: aveva un pessimo occhio in fatto di misure. Michele misurò un paio di volte e poi tornò indietro soddisfatto segnando la misura sul metro: 84 cm. Sebastian gli diede una pacca sulla spalla.

- Sai quante radiazioni ti sei preso per questa scommessa? - aggiunse poi. A questa precisazione tutti si ammutolirono.

- L'uomo di Cro-Magnon è sopravvissuto alle radiazioni, giusto? - fece Helene deglutendo a stento.

-L'uomo di Cro-Magnon viveva in media al massimo 30 anni. Io e Michele saremmo dei vecchietti. - aggiunse Sebastian stemperando in un sorriso l'amarezza.

-Che vuoi dire? - cercò di capire Javier.

-Che non vivevano abbastanza per accorgersi delle radiazioni- tagliò Michele.

-Ottimo! - sbuffò Helene lasciandosi cadere esausta sul materasso. L'ombra della luna penetrava dal buco. Sembrava una piccola abatjour nell'oscurità.

-Sopravvivere ha un costo, ragazzi- aggiunse Sebastian infine sedendosi accanto a loro e aprendo con la cerniera la tuta sul davanti.

-Immagino che non abbiamo scelta...- aggiunse Helene nell'oscurità sdraiandosi accanto a Javier. Javier la prese tra le sue braccia e le diede un bacio sulla fronte.

-Signori e signori, abbiamo la nostra grotta- disse Michele nel buio soddisfatto. Sebastian annuì.

- Michele ha ragione. Prendetelo come un viaggio nel tempo, al momento siamo nelle stesse condizioni di un uomo di Cro-Magnon. I tuoi avi sarebbero davvero fieri di te. - aggiunse Sebastian gettandogli contro un rotolo di pluriball. Michele rise e si sdraiò a fianco di Javier.









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