Eleven

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Passarono dieci giorni e Paulo era tornato a casa. Anche se non poteva ancora alzarsi dal letto e camminare da solo, riuscivamo a divertirci lo stesso e a far passare il tempo velocissimamente. Si, perché quando eravamo insieme mi dimenticavo completamente del resto del mondo e pensavo solo a me e a lui, nient'altro, nessun altro. Il tempo passava senza che ce ne rendessimo conto ed era un bene, ma allo stesso tempo anche un male. Penso che tutti dovrebbero avere l'opportunità di avere un amore così nell'arco della propria vita.
Ringrazio Dio per avermelo fatto incontrare quel giorno.

Quella mattina gli avevo preparato i biscotti che mi aveva insegnato a fare mia madre, erano quelli che mi venivano meglio. Glieli portai a letto.

«Ecco amore.» Gli poggiai il piatto sul comodino.

«Grazie, ti farò uscire pazza.» Rise.

«No, non lo farai.» Sorrisi sdraiandomi accanto a lui.

Si limitò a sorridere.

«Allora, dimmi, che vuoi fare oggi?» Gli chiesi.

«Mmmh...partita a FIFA?»

«Andata!»

Accesi la TV e presi i due joystick; ne passai uno a Paulo.

«Io prendo la Juve.» Disse Paulo.

«Io il Barça.» Risi. «Ti straccerò!»

«Contaci.» Disse con aria spavalda.

Mi morsi il labbro inferiore; mi piaceva troppo quando faceva così.

«Trattieni le tue voglie da maniaca, Faby...» Rise. «Lo sai che non possiamo.»

«Lo so.» Mi rattristai.

«Tranquilla, tornerò presto, te lo prometto.» Si leccò le labbra.

Lo baciai; la mia lingua si intrecciò con la sua e poi presi a mordergli il labbro inferiore.

«Potremmo lasciar perdere con la play?» Gli soffiai sulle labbra.

«Così non è valido...» Rise, ancora attaccato alle mie labbra. «Il mio amichetto mi sta diventando alquanto duro.»

Scoppiai a ridere.

«Giochiamo và.» Dissi.

La partita iniziò: Juve-Barça.
Nei primi minuti nulla di concreto, apparte qualche tiro lungo finito sulla traversa.
Poi, dopo il secondo tempo, Paulo fece un gol proprio con se stesso; all'inizio esultò, poi una lieve tristezza lo invase, potei vederlo benissimo. Gli mancava giocare a calcio.

Non dissi nulla, non sapevo cosa dire per farlo stare meglio e credo che non spettasse a me dirgli qualcosa riguardante quell argomento.

*DIN DOON*

«Vado ad aprire, metti in pausa e non barare.» Risi.

Corsi ad aprire la porta e vidi le figure di Khedira, Cuadrado, Pogba, Allegri, Marchisio e........Alvaro???

«Ciao ragazzi, che ci fate qui?» Dissi soprattutto rivolgendomi a Morata.

«Siamo venuti a trovare Paulo.» Rispose Allegri. «Possiamo entrare?»

«Si, certo. Entrate pure.»

Entrarono prima Allegri, Khedira e Cuadrado, mentre Pogba, Marchisio e Alvaro rimasero fuori.

«Lui...» Cominciò Marchisio. «Lo abbiamo costretto, perché vogliamo che parliate e risolviate la questione. E lo farete.»

«Già, zero lamentele.» Concluse Pogba. «Vi lasciamo qui fuori da soli, non ammazzatevi.»

Detto questo i due entrarono, lasciandomi sola con Alvaro, dopo tanto tempo.

Nessuno dei due aveva nemmeno il coraggio di guardarsi negli occhi, come avremmo potuto parlarci??

Tossii.

«Mi dispiace.» Disse con lo sguardo ancora a terra.

Non mi aspettavo che lo dicesse.

«Anche a me.» Confessai.

«Sono stato uno stronzo lo so, ti ho trattata malissimo e mi sono meritato tutto questo, ma io ti amavo veramente, Faby. Te lo giuro.»

Scossi la testa. «È troppo tardi ormai, Alvaro.»

«So anche questo. Ma voglio che tu lo sappia: non ho smesso di pensarti nemmeno un secondo in questo periodo e mi sono sentito in colpa per tutto quello che ti ho fatto/detto. Scusami, almeno questo, fallo.» Rialzò lo sguardo. «Sono cambiato.»

«Io ti credo e ti perdono, ma non torneremo insieme. Mi dispiace.»

Una lacrima gli rigò il volto. Poi un'altra. E un'altra ancora.

«Okay, per me va bene così...basta che tu sia felice.» Tirò su con il naso. «Sei felice con lui?»

«Si.»

«Bene, allora è così che devono andare le cose. Io...» Sospirò, asciugandosi le lacrime. «Mi ci vorrà del tempo.»

«Lo capisco, prenditi tutto il tempo che ti serve, non ti chiedo di essere il suo migliore amico, non potrei mai.»

«Grazie.»

«Non devi. Vuoi entrare?»

«No, non ci riesco...torno a casa.»

«Okay.» Incrociai le braccia al petto, mentre lo guardavo allontanarsi, poi tornai dentro.

[...]

«EVVAI!!! 5-0!!! IUUUUUHH!!!» Paul urlava come una scolaretta che aveva visto il suo primo ragazzo nudo. Poteva contenersi, era solo un gol in più.

«Non è valido. Solo perché io sono messo così adesso.» Si lamentò Paulo.

«Se se, tutte scuse...tanto ti battevo anche prima.» Disse Paul cominciando a ballare.

«Paulo fanne una contro di me.» Intervenne Cuadrado. «Se perdi ci paghi una birra la prossima volta.»

«Ci sto.»

«Faby?» Paul, dopo aver lasciato il comando a Juan, venne verso di me. «Hai parlato con Alvaro?»

«Si..» Sbadigliai.

«E...?»

«Nulla, abbiamo risolto. Come volevate voi.»

«Bravi, così si fa.» Si sedette nella sedia accanto alla mia. «Ti ha quasi picchiata, è vero?»

Annuii.

«E Paulo lo sa?»

Scossi la testa.

«Caaazzo.»

«Lo so, ma non è il momento adatto per farlo preoccupare inutilmente. Voglio solo che si rimetta presto e bene, poi gli dirò tutto.»

«Credo che tu abbia ragione.»

«Io ho sempre ragione.» Gli feci l'occhiolino.

«GOOOOOLLLLL!!!!!» Urlò Paulo.

«Paulo non agitarti troppo.» Risi.

«Lo so amore, scusa.»

«Che mogliettina premurosa.» Rise Marchisio.

«Gne gne.» Risi.

Khedira e Allegri erano andati via già da un bel pezzo e Max aveva fatto a Paulo il solito discorso sugli allenamenti e sulle partite, anche se io non volevo che glielo facesse. Deve pensare a riposare e non alle partite che tanto non potrà fare per un anno e mezzo! So che giocare a calcio è la vita di Paulo, ma adesso non può permetterselo e non voglio che ci stia ancora più male pensandoci ogni giorno.

«A cosa pensi?» Paul mi riportò alla realtà.

«Nulla, nulla.»

«Okay Juan, ho vinto! La birra la paghi tu!» Rise Paulo.

«Va bene, va bene.» Alzò le mani in segno di resa.

«Juan sarà meglio che andiamo a casa.» Disse Cla.

«Si sono già le otto.» Rispose Paul.

«Allora noi vi salutiamo ragazzi, ci si vede.» Ci salutò Juan.

Li accompagnai alla porta. «Ciao ragazzi, grazie mille per avergli tenuto compagnia.»

«Di niente.» Rispose Cla.

«Ciao.» Li salutai sorridendo.

«Ciao Faby.»

[...]

Quando tornai in camera da letto, Paulo, si era addormentato. Così, piano piano, gli rimboccai le coperte e gli diedi un bacio sulla fronte.

Andai a farmi una doccia calda e dopodiché mi misi a letto accanto a lui; mi sentivo la donna più felice della terra.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro