Humpty Dumpty

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- Quando io uso una parola, - disse Unto Dunto in tono d'alterigia, - essa significa ciò che appunto voglio che significhi: nè più nè meno. - Si tratta di sapere, - disse Alice, - se voi potete dare alle parole tanti diversi significati. - Si tratta di sapere, - disse Unto Dunto, - chi ha da essere il padrone... Questo è tutto.

Alice aveva fretta. E paura. Come succede sempre davanti a una scelta importante. Temeva quel passo avanti e quindi voleva compierlo prima che la paura prendesse il sopravvento e glielo impedisse.

Voleva superare le ultime due "prove" per arrivare all'Ottava Casella, ma aveva un dubbio: una volta Regina, sarebbe entrata nel Paese delle Meraviglie? E avrebbe dovuto andarci da sola? Quando sarebbe tornato Luca?

Non lo vedeva da molto tempo...Aveva chiesto a un'infermiera di chiamarlo, ma le era stato detto che non rispondeva al telefono. Sparito.

Lucia sembrava stranamente felice della cosa, anche se cercava di nasconderlo. Sembrava che, per lei, Luca fosse uguale, se non peggio, alla Regina di Cuori.

Alice sospirò, sola nella sua camera. Avrebbe voluto rivederlo. Ma nell'attesa, poteva pur oltrepassare la Sesta Casella, no? Non era l'ultima.

Però non arrivava nessuna prova da superare. Non arrivava nessuna guardia di frontiera. Neppure quella specie di uovo-uomo della storia che avrebbe dovuto incontrare si vedeva da qualche parte.

Pensando a questo, Alice si alzò, stizzita. Le avevano medicato le ferite tra le scapole qualche giorno prima e ora poteva alzarsi dal letto. Fuori dalla finestra, un manto di neve ricopriva il giardino. Neve che lei non avrebbe mai toccato.

Questo mondo è troppo distante, si disse. Devo raggiungere il mio vero mondo, decise.

Se Luca non fosse tornato per portarcela, ci sarebbe andata lei. E se Humpty Dumpty non veniva spontaneamente, l'avrebbe raggiunto di persona.

Chiuse gli occhi e, lentamente, si alzò dal proprio corpo. Era un mese che non lo faceva, forse di più, non lo sapeva. Non aveva mai tenuto il conto dei giorni.

La finestra era rimasta chiusa, ma la ragazza non esitò neppure un secondo: posò la mano sulla maniglia e aprì quel tanto che le bastava per cambiare forma e sgusciare fuori dallo spiraglio.

Questa volta non si trasformò in un gabbiano, ma aggiunse al proprio normale aspetto un paio di ali bianche e piumate, le stesse che l'avevano portata a casa di Luca, una vita prima. Ora che ci pensava, erano uguali a quelle che aveva disegnato e che le erano costate tanto dolore. Erano sempre state le sue ali.

Non si chiese dove trovare Humpty Dumpty, ma si limitò a volare sul giardino descrivendo piccoli cerchi nell'aria e ripetendo tra sé la filastrocca del libro. Diceva che 'Unto Dunto sedea su un muro' e infatti fu lì che lei lo trovò.

Era sul bordo di un muretto del giardino, pericolosamente in bilico ma per nulla preoccupato per la propria sorte.

Alice planò davanti a lui con naturalezza, come se volasse da sempre.

Attese che lui dicesse che l'aspettava, o più probabilmente che ci aveva messo troppo tempo, ma quello non disse nulla del genere. Anzi, non disse nulla e basta.

"Hai delle domande da farmi?" chiese Alice.

"Perché dovrei?" rispose l'uovo.

"Allora cosa devo fare per entrare nella tua Casella?"

"Per entrare nella mia Casella?" le fece eco Humpty, beffardo.

"Sì, la Sesta Casella. Tutti sanno bene che appartiene a te" disse lei, sforzandosi di avere una voce ammirata per lusingarlo.

"E a cosa ti serve saperlo, di grazia?"

"A entrare, mi pare ovvio" rispose Alice, già infastidita dal tono saccente di quel tipo.

"Ma se tu parli con me sei già nella mia Casella, mi pare ovvio" la canzonò lui.

Alice si sentì arrossire, per un attimo, ma poi si riscosse. Per la Regina, Alice, è un uovo! pensò, realizzando solo una frazione di secondo dopo che aveva pensato come gli abitanti del Paese delle Meraviglie.

"E dunque vorrei sapere come attraversarla" disse allora, ma Humpty non rispose. Alice stava per ripetere la frase, frustrata, quando si rese conto del modo in cui l'aveva formulata. Con uno sbuffo scocciato ci riprovò: "Dimmi come attraversarla."

"Gradirei un 'per favore' alla fine della frase, sai. Un 'per favore' non ha mai ucciso nessuno."

Con un sospiro, Alice obbedì. "Dimmi come attraversarla, per favore."

"Mmh, fammici pensare" finse di riflettere l'uovo. "No" dichiarò alla fine con una risatina.

La pazienza già al limite di Alice si perse del tutto.

"Sentimi un po', Eggman" disse, guardandolo truce. "Tu è tutta la vita che te ne stai lì sull'orlo del precipizio perché pensi che i fanti del re ti salveranno se cadrai, ma, spiace dirtelo, loro non riuscirebbero a rimetterti a posto, perché quando una cosa va in frantumi non la si può aggiustare, non tornerà mai uguale a prima!"

Trattenne le lacrime. "Ma non siamo tutti come te, lo sai? Io sono sul bordo di un precipizio, decine di persone lo sono, là dentro -urlò, indicando la clinica- e migliaia di persone lo sono là fuori, nel mondo! Persone che ogni giorno darebbero qualunque cosa per scendere dal muro come potresti fare tu, ma che non ne hanno la possibilità. Pagherebbero anni della loro vita per poter avere quello che hai tu, ma tu lo rifiuti, fingendo di non averne bisogno, perché sei troppo orgoglioso. Sei troppo arrogante e testardo, pensi di poter comandare su ogni cosa, pensi di poter giocare con ogni persona che ti vuole parlare, ma io ho passato tutto questo tempo a lasciare che altri facessero di me quel che volevano..."

Alice si fermò, il fiato affannoso, sentendo un ricordo che emergeva dalla sua memoria. Urla. Calci. Cose che non voleva ricordare. Non ora.

"...E non ho nessuna intenzione di lasciare che tu ti prenda gioco di me. Sono stufa di sentire voi, tutti voi che mi dite cosa fare, che pretendete di sapere di me più di quanto potrete mai sapere, che mi dite cosa devo diventare. Perché questa è la mia vita, e comando io."

Humpty, una volta tanto, sembrava senza parole.

"Non ti sto chiedendo di diventare qualcuno di più decente di quanto tu sia, perché so che non c'è speranza. Ti sto chiedendo una sola, banale informazione. E tu me la dirai."

Era la rabbia più forte che avesse provato negli ultimi giorni. Ma non la portava a lanciare oggetti, colpire le altre persone, farsi del male da sola o a gridare senza una ragione precisa. Era rabbia che nasceva da una parte più nascosta di lei. L'aveva portata, per una volta, a sentirsi forte e potente e soprattutto degna di amore, dagli altri ma in particolare da sé. Perché era vero, era arrabbiata e stanca, ma più di tutto era decisa a non permettere mai più a nessuno di farle del male. Nemmeno a se stessa.

L'uovo rimase in silenzio davanti alle sue parole.

Tremante per quell'eccesso di rabbia, Alice gli si avvicinò.

"Ce l'hai fatta" pronunciò Humpty Dumpty, improvvisamente pieno di timore e rispetto, quando furono faccia a faccia. "Hai raggiunto la Settima Casella."

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