Capitolo 50: Non Di Nuovo

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Ripresi la mia vita come nulla fosse accaduto.

I primi giorni a seguito il discorso di Edoardo, mi sentii smarrita.
La nostra gita veneziana si ripresentò spesso nella testa, ma cercai sempre di cacciare il ricordo.

Non avrei potuto seguirlo, non avrei nemmeno potuto fermarlo.
Se era la sua strada, la sua scelta, lo avrei lasciato andare.

Non mi scrisse nessun messaggio, nonostante si fosse raccomandato di sentirci.
Passai il weekend e anche metà della settimana successiva aspettando che finalmente mi rendesse partecipe della propria scelta.
Mi ero ripromessa che non lo avrei cercato, per non distoglierlo dai suoi pensieri.
Avrebbe dovuto pensarci senza essere condizionato da me o dai miei desideri.

Il mercoledì sera di quella stessa settimana, insieme a mia madre e Filippo, stavamo organizzando i bagagli per riaccompagnare a casa la nonna.
Era giunto il tempo che mia madre tornasse nella sua casa, si sentiva finalmente pronta per riacquistare la propria indipendenza e per tornare a vivere senza papà.

Il mio cellulare riprese vita sul mobiletto. Mi spaventai, così assorta come sempre nei miei pensieri.

La chiamata in entrata era di Edoardo. Fu in grado di dirmi solo che aveva bisogno di parlarmi con una certa urgenza.
Prima di riattaccare gli dissi di farsi trovare sotto casa mia, avrei accompagnato mia madre e Filippo a casa di nonna e solo allora avremmo avuto il tempo di discutere di qualsiasi cosa.

Mia madre aveva intuito che qualcosa non andasse. Dopo la gita non avevo più parlato di Edoardo.
Per tutta la settimana aveva preferito  non chiedermi nulla, forse per non alimentare il mio malessere.
Solo quello sera si espose, quando dopo la telefonata di Edoardo, rimasi come pietrificata davanti alla porta del mio appartamento.

《Qual è il problema Mary?》 mi chiese raccogliendo da terra il suo bagaglio a mano.

Decisi che era giunto il momento di sfogarmi.
Le dissi tutto, del Canada, del fatto che io non avrei mai voluto che Edoardo se ne andasse, anche se si fosse trattato solo di un periodo.
Ci eravamo da poco riavvicinati, non accettavo l'idea di perderlo ancora.

Mia madre si prese tutto il tempo per riflettere ad una risposta convincente.

《La scelta è la sua. Dovresti metterti nei suoi panni, sta vivendo una separazione con una donna che, se pur non amava, era comunque sua moglie. Dovresti lasciarli il tempo e lo spazio per tornare da te sicuro di ciò che vuole.》

Mi trovai a darle ragione con la mente, a darle torto con il cuore.
Sapevo che Edoardo avrebbe comunque fatto la propria scelta.
Sperai solo che scegliesse la cosa meno dolorosa per me.

___________________________

Il viaggio di ritorno da casa di mia madre decisi di farlo a piedi.
Si trattava solo di un paio di chilometri e io sentii il bisogno di riflettere e fare due passi. Giunta sotto casa, mi resi conto di non essere più sola. Edoardo aspettava al cancello.

《Ciao, potevi avvisarmi. Non sapevo ti servisse un passaggio.》

Edoardo aveva un'espressione scura in volto.

《Avevo voglia di passeggiare. Non preoccuparti.》

《Ti spiace se salgo un attimo da te? Così possiamo parlare con calma senza che i tuoi vicini origlino.》

Edoardo si rese conto che la signora del terzo piano, una donna di mezza età, ci stava ascoltando dal terrazzino. Appena alzammo gli sguardi, la donna si affrettò a richiudere le persiane.

Accettai, la camminata mi aveva sfiancata e avevo necessità di sedermi. Qualche lascito dell'incidente di tanto in tanto si ripresentava con dolori, a volte anche ingestibili, alle gambe.

Permettergli di entrare nel mio appartamento non si presentò una splendida idea.

Mi invitò a levare il cappotto e starlo a sentire.

Seduti sul divano, Edoardo mi prese le mani.
Sul suo volto non vi era nulla promettente. Dietro al ciuffo ribelle, celava uno sguardo devastato.
Mi sembrò la tipica espressione di chi era appena tornato da un funerale. Era cupo, mi sembrò avvilito.

《Ho parlato con mia sorella. Mi ha detto che se non vado io, lascia il progetto. Tutti gli esperti canadesi le fanno schifo e non si fida di nessuno. Ho deciso di farle il favore, parto domani pomeriggio alle sei.》

《Ti ha minacciato.》

《Ma che stai dicendo, Mary? Non è cosi, te lo assicuro.》

Il mio cuore lo sapeva già.
Avrebbe potuto dirmelo anche al telefono, non sarebbe cambiato nulla.

Tutto ebbe un senso logico.
Le rose.
La gita.
Lui aveva già deciso, si stava solo prendendo il tempo e lo spazio per dirmelo nel modo più carino.
Io stupida che invece avevo solo pensato che volesse scusarsi.
Certo, lo aveva fatto.
Mi aveva anche detto che avrebbe lottato per noi, ma mai avrei pensato sarebbe finita in questo modo.
Stava scappando.

《Hai fatto la tua scelta e io la rispetto.》divenni di marmo.

《 Io tornerò, questo lo sai vero? Non ti chiedo di aspettarmi perché questo sarebbe egoista. Non so per quanto tempo resterò in Canada, potrebbe passare un mese o un anno, il biglietto di ritorno lo comprerò solo quando sarò sicuro di poter tornare.》

Mi strinse più forte le mani. Voleva torturarmi sino in fondo.

《Ho bisogno di capire. Io sono innamorato di te Mary, ma questo non è il momento adatto, sono ancora con un piede in due scarpe e non voglio farti altro male. 》

Una lacrima mi rigò il volto.
Ormai non ero più in grado di trattenermi.

《Anche questa cosa però mi fa soffrire.Non posso farci niente...》mi ritrovai a trattenere il respiro, come stessimo facendo una gara di apnea.

Edoardo mi prese tra le braccia.
Una stretta forte, sincera, di quelle che ti lasciano senza fiato.

《Tornerò e se vorrai ancora vedermi, se non sarai andata avanti, potremmo riprovare. Mi sto obbligando a fare questa scelta, fidati non è per niente facile, ma non vedo alternative. Mio padre mi ossessiona, Elisabetta si sta accanendo su di me, mia sorella mi pressa perché la raggiunga. Non vorrei ammetterlo, ma ho bisogno di scappare per un po' da questa situazione.
Anche se implica doverti lasciare quì. 》

Non mi sentii pronta per  accettarlo, ma non avrei potuto fare altrimenti.

《Avremmo potuto combattere questa cosa insieme.》ancora non ero pronta per lasciargli le mani.
Tutto il mio cuore stava strisciando fuori dal petto, stava vergognosamente elemosinando il suo amore. Mi sentii ridicola.

《Non ti meriti questa cosa. Se io resto, anche tu soffrirai per questa faccenda. Sarai sempre presa in mezzo da Elisabetta, mio padre non ti vedrà nello stesso modo in cui ti vede ora. Non lo posso permettere. Per questo me ne voglio andare per un po'.》

Non aveva torto, ne ero consapevole.
Sarebbe cambiata anche la mia reputazione all'Hotel.

Qualcuno avrebbe iniziato ad urlare all'amante, altri ci avrebbero criticati. Il Fausti ne avrebbe fatto una questione personale con Berghi.
Il padre di Edoardo, forse, avrebbe perso rispetto nei miei confronti.

Quella era la nostra ultima notte insieme, l'unica disponibile.
Bastò un banale gioco di sguardi per ribaltare la serata.
Non ci avrebbe condotti da nessuna parte, ma eravamo stanchi di parlare. ci eravamo già spiegati abbastanza.

La situazione smise di essere controllata.
L'abbraccio diventò un bacio, una carezza si trasformò in una stretta profonda, i nostri abiti finirono sul pavimento e come non ci stessimo lasciando davvero, finimmo per essere un tutt'uno sul divano nel mio salotto, legati in un unico corpo.

_________________________

Lo seguii con lo sguardo rivestirsi senza fretta.
Sapevo, o meglio speravo, che quello fosse stato un arrivederci e non un addio, ma il dolore che quel pensiero mi procurava, era il medesimo.

Il suo volo era imminente, non ci sarebbe più stato tempo per cambiare idea o tornare indietro.
La mia vicinanza non era bastata a trattenerlo in Italia.

Poco prima di salutarci, mi fece una grossa promessa, alla quale però io non credetti fino in fondo.

《Ti giuro che ci sentiremo. Ti scriverò ogni volta che potrò, se ne avrai piacere. Tornerò davvero, ti voglio e te lo dimostrerò. Per favore, aspettami e cerca di capire. Non avevo calcolato che sarebbe andata così, non lo avrei mai voluto. 》

Lo strinsi tra le braccia.
Volevo ricordare quel momento per sempre, anche qualora non fosse tornato.
Era stato per me un grande amore, forse il più grande e il più tormentato.
La mia più grossa delusione e al tempo stesso, la mia piu grande gioia.

A prescindere da come sarebbero andate le cose, non lo avrei mai dimenticato mai.

Mi salutò con un bacio sulle labbra.
Aveva il sapore del tipico bacio d'addio, quello che incarna dolore e speranza allo stesso tempo.

Ci congedammo davanti alla porta del mio appartamento.
Ci perdemmo in un ennesimo sguardo carico di speranze.

Sapevo, in cuor mio, che sarebbe stato l'ultimo.

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