Capitolo 52: Resa Dei Conti

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I giorni successivi al trasferimento di Edoardo non furono affatto semplici.

Alternavo momenti di sconforto a momenti di tristezza, seguiti da una sorta di inspiegabile pace dei sensi.

Al lavoro il padre di Edoardo, il signor Berghi, a stento mi porgeva il saluto.
Mi trovai a pensare che probabilmente sapesse qualcosa di quello che c'era stato tra me e il figlio, ma mi imposi anche di non badarci troppo. Era più semplice ignorare il problema, che tra l'altro non avevo affatto voglia di affrontare con un uomo che a stento conosceva il mio nome.

Edoardo non era comunque qui.
C'era ben poco da portare rancore.

Mi giunsero voci di ogni tipo.
Mario mi disse che in realtà Edoardo non era partito da solo, ma con Elisabetta, Marika invece mi informò di averla vista passeggiare con la madre per le vie del centro qualche giorno dopo la partenza dell'ormai ex marito, il che smentiva le voci pervenute a Mario Fausti.

Non sapevo a chi credere, l'unica certezza che possedevo era che Edoardo non si era più fatto vivo e mi convinsi che forse doveva andare così.

Qualche settimana dopo la sua partenza e ancora un po' su di giri, mi feci convincere da mia madre a cambiare la tappezzeria nel mio appartamento.
Era vecchia e antiquata a detta sua, quel pallido giallo necessitava di un bel cambio, di giovinezza. Il mio appartamento doveva riprendere colore, così come i miei capelli color topo lo avevano fatto ai tempi della separazione con Marco.

Ci recammo al negozio, io in preda agli spasmi e mia madre colta da una strana eccitazione. Era soddisfatta per il solo fatto di avermi convinta.
Anche Marika decise di unirsi a noi, la sua presenza mi fece sentire immediatamente più sollevata.
Avrei avuto una complice in mezzo a tutta quell'inspiegabile isteria che aveva colto mia madre, ma non di sorpresa. Mia madre era sempre stata così, sotto sotto.

Isterica e su di giri.

Non avevo pensato minimamente a cambiare così radicalmente l'aspetto del mio appartamento.
Filippo aveva il suo bel muro azzurro ed era l'unica cosa che mi era interessata fin dall'inizio, il resto erano solo sciocchezze.
Mia madre stava tornando quella che era stata prima della morte di papà: bisbetica all'ennesima potenza, imprudente fino al punto di sviscerarmi e farmi perdere il controllo.

Io e Marika ci scambiammo uno sguardo complice prima di varcare l'entrata del negozio.
Nessuna delle due aveva pensato di trascorrere in questo modo l'unico giorno libero dal lavoro.

Una commessa molto carina ci venne incontro immediatamente, armata di un sorriso a trentadue denti.
Ci ritrovammo a pensare che probabilmente con quel visino acqua e sapone sarebbe stata in grado di venderci anche sua madre, se solo avesse voluto.

Iniziò subito a mostrarci le carte da parati disponibili e dopo qualche minuto mi sentii confusa: troppi colori, troppe tinte e pochi soldi da spendere.
Mia madre prima di addentrarsi tra le corsie del negozietto mi aveva comunque comunicato che non avrei dovuto badare a spese, l'acquisto delle nuove tappezzerie era il suo regalo di ringraziamento per averla ospitata nel mio appartamento durante le settimane in cui l'impresa edile aveva lavorato a casa sua e di papà.

Non mi sentii a mio agio, non mi andava a genio che spendesse una follia per migliorare quel buco di casa che mi ritrovavo, ma le dovevo comunque molto.

Stavamo osservando una deliziosa carta color ciclamino, quando mi sentii picchiettare su una spalla.

Nel momento stesso in cui mi voltai rimasi sgomenta e mi si rivoltò lo stomaco.

Elisabetta si trovava davanti a me, con i suoi capelli stirati, perfetti come sempre e con il solito sguardo enigmatico.

《Che piacere vederti dopo così tanto tempo! Come stai?》 mi chiese come fossimo sempre state amiche.

Per un momento cercai di formulare una frase convincente e disinvolta, ma nella mia tuta di pile nera e con i capelli spettinati, probabilmente non mi avrebbe mai creduto.

《Non c'è male. Anche tu a cercare nuovi arredi?》 spostai immediatamente l'attenzione sulla brochure che Elisabetta teneva tra le mani.

《Si, nuovi arredi per una nuova casa... Avrai saputo che Edoardo se ne è andato in Canada, non è così?》 emise un suono particolarmente fastidioso, stridulo.
Annuii, come avrei potuto non saperlo.
Avevamo lavorato insieme per mesi.
Feci per salutarla e andarmene, quando Elisabetta mi prese con forza per l'avambraccio.

Io so tutto, è inutile che giochiamo al gatto e la volpe.》

Lo disse a denti serrati, furente.
Feci un cenno a mia madre e a Marika di allontanarsi, sperando che tutto sarebbe andato bene. Le mie accompagnatrici mi sembrarono più agitate di me.

Io ed Elisabetta avevamo raggiunto finalmente la nostra resa dei conti.

《Cosa sai esattamente? A che alludi?》le chiesi senza spostare i miei occhi dai suoi. Se lei era nervosa, io di quella faccenda non ne potevo davvero più.

《Tutto. So che prima di sposarci, avete avuto un flirt, tu e Edoardo. So che il giorno del matrimonio ti ha parlato. So che ti ha portata a Venezia in moto. Dimmi, sei felice di essere stata solo un amante? 》

Mi spiazzò.
Non mi ero mai vista sotto questa luce, ma Elisabetta non aveva torto.

Ero sempre stata la seconda in corsia.

Le risposi con tutto il coraggio che possedevo dentro, ormai non c'era più nulla da perdere.
Per entrambe.

《No, certo che non sono felice. Nessuno mai avrebbe voluto questo, me compresa. Si da il caso che Edoardo sia un uomo maturo, credo abbastanza intelligente per riflettere sulle cose. Anche io so tutto di te, dei tuoi ricatti...》 mi interruppi. Stavo già parlando troppo.

Elisabetta divenne nera in volto.
Mi sembrò sul punto di esplodere, prendermi a schiaffi da un momento all'altro.

《Questo però non doveva darti il diritto di fare ciò che hai fatto. Io amavo Edoardo e tu me lo hai portato via.》

D'un tratto la sua espressione marmorea lasciò spazio ad una cascata di lacrime. Mi sentii morire ancora di più di quanto non avessi fatto nelle ultime settimane.
Mi trovavo davanti ad una persona che stava soffrendo come me, anche se non nello stesso modo. Per colpa di un uomo. Come avevamo fatto ad arrivare a tutto questo?

《Mi dispiace. Non sarebbe dovuto succedere nulla di tutto questo. Mi assumo le mie colpe, non voglio essere giustificata. Edoardo ha fatto la sua scelta e come vedi, non è me che ha scelto.》

Era esattamente così, non aveva scelto nessuno. Anzi, aveva scelto se stesso.

Elisabetta scrollò il capo indignata.

《Si, lui ha scelto te. Ora forse non è qui, ma non era certo me che voleva. Ha sempre pensato che io volessi solo i suoi soldi, ma non era questo che volevo. Magari non l'ho dimostrato come avrei dovuto, ma lo amavo davvero!》

Nella mia mente pensai la medesima cosa.
Anche io a modo mio mi ero innamorata di quell'uomo e non avevo tenuto conto del resto, del fatto che fosse impegnato e promesso sposo, del fatto che avesse interessi più importanti di me.
La donna distrutta davanti a me ancora non aveva finito di infierire.
Il suo volto era segnato da un dolore che mai avrei pensato potesse provare.
Mai avrei pensato mi mostrasse.

《Non neanche colpa tua. La colpa è mia, non ho saputo essere la donna che voleva. L'estetica, la bellezza, il carisma non sono bastati. Ha visto qualcosa in te, qualcosa che io non avevo... Ora non mi è chiaro cosa...》 lo disse osservando sdegnata i miei indumenti. 《...ma tu lo hai preso sin dal primo momento. Qui non abbiamo sbagliato noi. Siamo delle vittime, alla fine. È così, siamo solo due vittime.》

Sarei voluta sparire.
Tutta quella conversazione stava iniziando a farsi troppo pesante.
Nel momento in cui mi stavo per convincere, lasciarmi andare a mia volta alle lacrime, mia madre si palesò alle spalle di Elisabetta.

《Dovremmo scegliere e andarcene. Marco ci sta aspettando con Filippo sotto casa.》 mi ricordò lei, cercando evidentemente di salvarmi da quella situazione scomoda e dolorosa.

Elisabetta mi lasciò con un ultima perla prima di dileguarsi di nuovo tra le corsie.
Quello che mi disse mi lasciò perplessa.

Edoardo tornerà e verrà a cercarti.
Ne sono certa.
Quando lo farà ricordati solo delle mie parole. Sei stata la sua evasione, non il suo amore. Non sarebbe scappato altrimenti, sarebbe rimasto al tuo fianco qualunque cosa fosse successa. Vuoi amarlo? Fallo. Ma ricordati sempre che ti ha già abbandonato una volta, nessuno gli impedirà di farlo ancora.

Un pugnale mi trafisse il petto e d'un tratto molte cose mi furono chiare.
Per quanto Elisabetta fosse su di giri, aveva ragione.
Mi sembrò assurdo dovergliene dare atto, ma era così.

A conti fatti quella senza risposte ero io.
Nonostante l'amore che Edoardo diceva di provare per me, ero io quella rimasta sola.

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