Capitolo 76: Mi stai scivolando dalle dita

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Nessuno di noi, io in primis, ci rendemmo conto della sofferenza latente di Filippo.

Lui era un bravo bimbo, sempre attento e paziente, ma l'arrivo della nuova sorellina iniziò a scatenare diverse gelosie per le quali sia io che Edoardo diventammo ciechi.

Non nell'immediato, ma nei mesi successivi la nascita di Aurora, Filippo iniziò a venire meno a casa nostra.
Non faceva capricci, non urlava, non piangeva, il che non ci portò mai a credere che potesse soffrire delle attenzioni che riservavamo alla neonata, piuttosto che a lui.

Era sicuramente convinto del fatto che fosse una cosa normale, ma non per questo non ne soffriva.
Noi dovevamo prestare molte più accortezze verso la piccola, ma non perché le volessimo più bene. Semplicemente perché era una neonata.
Presa dall'impegno di essere tornata una neomamma complessata e sempre attenta alle necessità di Aurora, non mi accorsi subito che Filippo iniziava a prendere pian piano le distanze da me.

Aveva da poco compiuto otto anni, era diventato un bambino educato e composto. A scuola andava bene, nulla lasciava presupporre che silenziosamente stesse soffrendo per via di alcune lacune nel nostro rapporto.
Con la sorellina continuò ad essere splendido, sempre attento, ma fu con me che iniziò ad essere distante.
Qualcosa nel nostro rapporto si ruppe senza fare rumore, come fosse un vetro ovattatato tra un lenzuolo spesso.

Ne parlai con Edoardo, il quale si promise di accertarsi che tutto stesse andando bene. Dopo un breve periodo di via vai, Filippo tornò quello di sempre e io cestinai di nuovo l'idea che potesse soffrire delle mie mancanze. Mi ero solo fatta l'ennesimo problema inesistente. Non ero solo cieca, ma anche parecchio ignorante.

Cercavo di essere una mamma attenta per entrambi, ma la necessità di seguire Aurora nella crescita prese spesso il sopravvento. Nella mia testa, ingenuamente, iniziai a credere che Filippo fosse abbastanza grande da non avere più bisogno di certe cose, adatte per lo più ad bimbo piccolo. Mi sbagliai enormemente, ma lo capii solo dopo un paio d'anni, quando Filippo iniziò a venire da noi solo nei weekend e perché il padre glielo imponeva.

Discussi con Marco della questione, lo feci svariate volte.
Nel corso della mia seconda gravidanza, il mio ex marito aveva troncato i rapporti con Lory. Non mi spiegò mai le reali motivazioni, mi disse solo di aver avuto dei problemi e per il bene di nostro figlio, avevano deciso di allontanarsi. La cosa in un primo momento non mi interessò, avevo a cuore di capire perché Filippo avesse preso le distanze da me. Marco mi disse di non aver visto niente di strano in Filippo, ma solo la necessità di passare più tempo con lui, dal momento che era tornato ad essere un padre single.
La accettai come giustificazione, ma non troppo. Una parte di me si convinse che l'arrivo di Auri avesse messo in ginocchio la potestà di cui Filippo aveva goduto sino a quel momento, da figlio unico.

Filippo iniziò le scuole medie e pretese le sue prime libertà. Sia io che Marco iniziammo a lasciargli spazio per coltivare le amicizie fuori da scuola, gli regalammo pure un cellulare. Aurora diventava sempre più bella, una bambina gioiosa e piena di vitalità. Amava il fratellino e Filippo non aveva occhi che per lei. Questo rapporto coeso tra fratelli mi riempì il cuore di immensa gioia, ma all'altro lato non potevo non notare il distacco emotivo nei miei confronti.

Quello stesso anno ci lasciò Toby. Fu per noi una grossa perdita, sopratutto per Filippo. Il cagnolino che ormai vantava il decennio gagliardo, si spense senza fare chiasso. Non fu semplice comunicarlo a Filippo, il quale per un paio di mesi non volle nemmeno venire a casa nostra. La perdita di Toby tranciò di netto il rapporto tra noi e Filippo, fintanto che il ragazzino, ormai adolescente, perse qualsiasi interesse nel coltivare il rapporto anche con la sorellina. Ci venne da dare la colpa all'età, al fatto che iniziasse ad essere in quella fase della vita in cui si odia un po' tutti, senza reali motivazioni e senza distinzioni. L'adolescenza non era mai stato un periodo semplice per nessuno e nessun genitore avrebbe mai potuto dichiarare fosse stato facile tener testa ai figli.

Dopo l'ennesimo incontro con Marco visto le preoccupazioni nutrite da entrambi, decidemmo di mettere qualche restrizione a Filippo. Usciva troppo spesso, passava troppe ore al cellulare. Marco mi disse di averlo sentito pure puzzare di fumo, il che in un primo momento mise entrambi in allarme. Non solo era troppo giovane per fumare, ma ci preoccupò il fatto che avesse iniziato a frequentare una serie di amicizie poco raccomandabili.

Filippo prese il diploma di terza media con voti scarsissimi, come non era mai capitato prima. Scelse di proseguire gli studi in un istituto professionale, voleva diventare programmatore.
Il primo anno fu un vero disastro, tanto che alla fine fu bocciato. Io seguivo Auri nei primi anni di scuola e allo stesso modo mi preoccupavo per Filippo. Edoardo era vigile, le poche volte che il ragazzo veniva da noi, non si poteva non notare il grosso cambiamento che aveva fatto negli ultimi mesi.

Marco iniziò a diventare troppo permissivo, ma solo perché Filippo non si lasciò mai piegare dagli obblighi a cui veniva sottoposto da parte del padre.

A seguito di un'attenta valutazione, Marco decise fosse giunto il momento di dare qualche responsabilità in più a Filippo, il quale dopo diverse peripezie, prese a lavorare nel periodo estivo. Un piccolo impegno, un tentativo audace per renderlo più autonomo e in grado di saper badare a sé stesso. La stessa estate, Filippo ci fece conoscere la sua prima fidanzata. Avevano entrambi già sedici anni, mi sorpresi di come il tempo fosse passato in fretta.

Io e Edoardo decidemmo di chiudere definitivamente il cantiere con la nascita del nostro secondo figlio, che sommato a Filippo, mi rese madre per la terza volta. Nacque Federico e venne per regalarci l'ennesima gioia, l'ennesimo nuovo capitolo delle nostre vite. Lo misi al mondo non più così giovane, alla soglia della quarantina. Tutta la gravidanza fu un ammasso di paure e ansie, poiché la passai pressoché nel letto con il rischio di un aborto spontaneo.

La nostra famiglia poté dirsi completa così. Avevamo coronato il nostro sogno e lo avevano fatto in grande stile, crescendo tre splendide creature.

Alla volta della maggior età di Filippo, quest'ultimo decise di abbandonare il comodo tetto paterno di Marco per trasferirsi in città. Si allontanò da me, dalla nostra famiglia, così come prese le distanze dal padre. Trovò un lavoretto serio presso una fabbrica metalmeccanica, si portò dietro la fidanzata storica. Iniziò a chiamarci sempre meno e si gustò poco l'infanzia di Federico. Se con Auri aveva sempre avuto un rapporto splendido che comunque continuava a coltivare, con il fratellino più piccolo scelse di non legarsi. O probabilmente, la vita lo portò a questo.

Io e Edoardo nel frattempo, decidemmo fosse giunto il momento di sposarci. Non che la cosa andasse a mutare in qualche modo il nostro rapporto, ma ci sentimmo in dovere di tutelare anche i nostri figli. Pretesi il divorzio da Marco, il quale mise definitivamente la parola fine al nostro matrimonio, come forse non aveva mai fatto.

Organizzammo una cerimonia sobria e chiedemmo a Filippo di farci da testimone. Accettò, ma senza troppo entusiasmo. La giornata si rivelò splendida, gli invitati, gli amici di sempre e i nostri genitori furono al nostro fianco per presenziare al coronamento di un amore che era stato così tormentato in passato, ma che alla fine aveva vinto su tutto.

In seguito al matrimonio, il mio primogenito prese ulteriormente le distanze, prepotentemente. Filippo veniva a casa nostra per vedere Aurora, se la portava dappertutto, ma iniziai a vedere Federico parecchio dispiaciuto per il fatto che il fratello avesse legato così poco con lui. Filippo faceva differenze e io non potevo accettarlo.

Decisi di affrontarlo a muso duro, da madre, come non avevo mai fatto. Pretesi di incontrarlo, con i pugni stretti lungo i fianchi. Ero stanca dei suoi continui via e vai, ero esausta per via del suo comportamento altalenante. Dovevamo parlare, per il bene di tutta la famiglia.

Ne scaturì una violenta discussione famigliare. Filippo mi accusò di ogni, di tutte le cose che per anni aveva sapientemente scelto di tacere. Io, stanca del suo comportamento infantile, gli vomitai addosso cattiverie gratuite.

In un primo momento non mi sentii pentita, ma poi a ripensarci con lucidità, mi resi conto di aver esagerato.

Ero ferita, mi dava fastidio che Federico fosse emarginato dai fratelli maggiori e lasciavo ricadere la colpa solo sulle spalle di Filippo.
Edoardo cercò in ogni modo di sedare gli spiriti, ma non fu in grado di ottenere nulla.

Filippo sparì dalla mia vita all'età di diciannove anni, dopo quella violenta discussione alla quale non lasciammo più diritto di replica, lasciandomi nel cuore il buco più grande che io avessi mai provato in tutta la mia vita.



Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro