capitolo 8: Docce fredde e vasche calde

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Alle sedici, come promesso, io e mia madre eravamo davanti alla scuola per recuperare il mio bambino che, in un lampo, aveva già concluso il suo primo giorno di scuola.

Era entusiasta nel suo grembiulino azzurro e mi corse subito incontro, ma rimase deluso che in mia compagnia ci fosse la nonna invece del padre.
Gli spiegai con molta calma che la mia auto era rimasta in panne all'Hotel e che un collega molto gentile mi aveva accompagnata a casa, così che la nonna potesse venire con me.
Non era la risposta giusta, ma quella che serviva a Filippo. Non quella che voleva, ma la più logica.

Prima di rientrare a casa promisi a Filippo che saremmo andati tutti insieme con la nonna al centro commerciale per mangiare una crêpe al cioccolato e nocciole.

Su questo non vi era dubbio: Filippo era davvero mio figlio, da sempre ho amato queste schifezze gratificanti, più di quanto non avesse fatto il padre.

Dopo la discussione con Edoardo, in macchina, ero rimasta molto basita. Mia madre non sapeva come chiedermi come mai fossi tornata a casa con quel bel giovane sulla trentina, alla guida di un'auto che non poteva certo passare inosservata.

Alla fine la sua curiosità prese il sopravvento, mio malgrado.

《Mary, mi vuoi dire chi era quel giovane? Insomma, so che adesso c'è questa collaborazione con una grossa impresa, ma quando mi hai chiamato per dirmi che ti accompagnava un amico, non avevo idea che fosse così... Affascinante. 》

Tipico di mia madre.
Doveva sempre aggiungere qualcosa in più.

Decisi di risponderle in modo del tutto disinteressato.

《Si chiama Edoardo Berghi. È il figlio del responsabile dei lavori.. Avrà più o meno trentadue o trentatré anni.
Fa il geometra e si sta occupando di alcune cose spinose all'Hotel, ad esempio i tempi di consegna e quella questione della piscina.》rimasi distaccata e concisa.

Evidentemente però, mia madre ci vedeva lungo. Aveva notato che nell'ultimo periodo io e Marco eravamo molto distanti, sconnessi.
Ci aveva definito "la coppia più piatta che avesse mai visto, anche più piatta di lei e mio padre sempre via per lavoro, più piatta di un'asse da stiro"

Attaccò di nuovo.

《Marco quando torna? Non dovrebbe già essere di ritorno, tra qualche giorno? Quanto tempo è che non fate l'amore?》

Boom. Doccia fredda.

Mia madre e quella sua lingua lunga.

Marco mi aveva scritto che avrebbe tardato a tornare. Sette o dieci giorni forse. Stava preparando il contratto per quel famoso cliente di cui ancora non sapevo nome e storia, ma mi andava bene lo stesso. Ero solo triste per Filippo. Lui era davvero perso senza il papà.

《Io e Marco non siamo in crisi. La nostra storia va bene,ci vogliamo bene e per il momento non abbiamo bisogno di niente!》

Era più un opera di convincimento per me?

《Facciamo l'amore quando succede, ogni tanto e non ti riguarda.
C'è Filippo. Non è facile. Tornerà presto, questo impiego è importante per lui. Non voglio forzare il suo ritorno.》

Bugiarda. Bugiarda compulsiva.

Filippo stava saltellando per il centro commerciale con la sua crêpe in mano, incurante della nostra conversazione.

Alla fine tornammo a casa parecchio infreddoliti e ci preparammo una cena al volo.
Mia madre levò le tende presto, ma mi promise che il giorno successivo avrebbe portato a scuola Filippo per dare modo a me di recuperare la mia auto all'Hotel.

Finito di mangiare, il trillo di una videochiamata disturbò la nostra quiete. Dall'altro capo Marco aspettava risposta.
Filippo corse sul divano pronto a chiacchierare con il padre, io al suo fianco nella speranza di provare qualcosa.

《Ehi il mio ometto! Ma come sei bello con la divisa! Che bel grembiule che hai! Mary...Come va? 》

Sembrava molto stanco, chissà quale sforzo doveva essere per lui essere tanto distante.
O magari no.

《Noi stiamo bene. Filippo ha già conosciuto nuovi amici oggi,ha detto che il suo vicino di banco è simpatico.》

Filippo mi interruppe e scatenò il caos  in salotto.

《Ma quello dietro mi lancia la carta delle caramelle!》intervenne.

Marco rise molto, poi ci informò che a breve sarebbe tornato in Italia.
C'era tuttavia una possibilità che il mese successivo ripartisse. Poi si smascherò. I miei timori, il fatto che non fosse stato del tutto onesto, divennero reali.

《La signora O'Brian è molto felice del mio lavoro, tanto che vorrebbe proporre alla mia ditta un nuovo software. Una cosa strepitosa. È un programma super funzionale, ha detto che sono il migliore a cui proporre questa iniziativa!》

Come... Come?? Ma di che parliamo?

《La... Signora? Ma non era un uomo?》le parole mi uscirono dalla bocca taglienti come gelo in inverno.

Il panico più totale. Filippo percepì il mio tono e si allontanò per giocare con Toby.

《Ma no Mary, te l'avevo detto! Ne sono sicuro! Caroline è una donna! Avrà circa quarant'anni anni, è sposata e vive qui a Londra.
È l'amministratore delegato della sua azienda.
Dai, non dirmi che sei gelosa.

Gelosa io?
Nooo.. Io ero solo esausta di bugie e sotterfugi.

《Non sono gelosa. No, non lo sono.
Sono infastidita. Sono giorni che sei via e manco sapevo per chi o per cosa eri là.
Almeno adesso questo cliente ha un nome. Va bene.
Ora porto a dormire Filippo. Facci sapere quando torni.》

Spensi subito.

Ero nera dalla rabbia. Non gelosa, ma sicuramente molto delusa. Infastidita per via di questa piccola omissione.
Marco però sarebbe tornato a breve e avremmo potuto parlare di questa cosa. Speravo avessimo potuto risolverla, ma mi conoscevo molto bene.

Una bugia equivale ad una mancanza di fiducia...

Qualche minuto dopo il mio telefono suonò. Pensavo fosse Marco non contento del mio saluto, invece era un SMS.

"Ciao Mary... Sono Edoardo. Scusami per oggi in auto, non so perché sono stato così duro con te. Non ti conosco nemmeno e sono stato scortese. Senti, mi sono preso la briga di chiamare un carro attrezzi, la tua auto è da Gino il meccanico. Pensavo di accompagnarti se ti va, per recuperarla domani mattina. È una stupidaggine, una candeletta si era fusa... Beh, fammi sapere comunque. Ciao, Edo."

Rimasi un po' li a fissare il vuoto.
Cosa avrei dovuto fare? Accettare? Ma quanto tempo era che qualcuno non si preoccupava per me!

Alla fine mi buttai.
Le dita scorrevano veloci sul mio piccolo telefono un po' antiquato, forse un po' intimorite o forse emozionate.

"Ciao Edo.
Grazie per il tuo pensiero, sei stato davvero gentile. Va bene,allora ti aspetto da me per le nove così posso sdebitarmi con un caffè...Che dici? "

Trillò subito dopo. Impaziente di essere letto, il messaggio sul display.

"Va bene Mary, accetto! Buonanotte, a domani."

In un attimo mi sentii persa in mille pensieri, a metà tra la delusione per Marco e le sue menzogne ( per meglio dire cose non dette) e l'entusiasmo innaturale nel pensare alla gentilezza di Edoardo.

Non si può mai dire quanto una persona possa sorprenderti
In tutti i sensi.

Spensi il cellulare e andai in bagno.
Riempii la mia vecchia vasca di acqua calda e mi rilassai dopo una giornata pesante.

Mi ritrovai a sperare di potermi sentire ancora viva.

Se questa era l'occasione giusta per pensare di nuovo un po' a me, non me la sarei di certo fatta scappare.

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