CAPITOLO 14

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“A vederti così, mia madre potrebbe prendersi un infarto, sembra davvero sangue.” Dissi bussando alla porta di casa per la seconda volta, sperando che il sonno di mia madre non fosse così pesante da non sentire il campanello.

“Potremmo entrare dalla finestra.” Intervenne Light.

“No! Come glielo spiegherei poi?”

Leith assottigliò le labbra, distogliendo lo sguardo, come per darmi ragione. Citofonai un'altra volta e solo dopo lunghi secondi, la serratura scattò e la porta si aprì. Prima che potessi realizzarlo Light mi spinse dietro di se e avanzò tenendosi una mano sulla macchia di punch.

“Aiuto.”

La sua voce era sofferente e roca.

“Sto sanguinando.”

Entrò in casa ondeggiando e muovendosi come un ubriaco, per poi gettarsi a peso morto sul divano dalla spalliera. Io, che ero rimasta ancora sullo zerbino, osservai la carnagione di mia madre perdere tre gradazioni, fino a raggiungere il pallido spettrale.

“Mam-“

Mi interruppe iniziando a muoversi ansiosamente per casa, senza ben sapere per quale scopo, balbettando a Leith di stare tranquillo e rimanere steso sul divano, che ora ci avrebbe pensato lei.

“Si signora, faccia con comodo.” Disse tranquillamente Leith che si godeva la vita sul divano.

“Si, con comodo, con comodo…”

Ripeté mia madre paranoica, senza capire, e girovagando a mani aperte per casa, come se cercasse di afferrare l’aria.

“Mamma calmati!”

Le corsi in contro tenendola ferma e scuotendola per le spalle cercando di farla tornare in se.

“Leith sta bene. Stava solo scherzando.” Dissi quell’ultima parola a denti stretti, cercando di far capire a Leith quanto il suo ‘scherzo’ fosse stato di cattivo gusto.

Abbozzai un sorriso cercando di calmarla. Lo sguardo vitreo di mia madre si fermò prima nel mio, poi lentamente in quello di Leith, che ora era in piedi davanti al divano, a dorso nudo, agitando la camicia dal colletto, stretta tra l’indice e il pollice, mentre con l’altra mano cercava di grattarsi via i finti buchi dei canini dal collo.

“Riuscirebbe a lavarmela?”

Il tutto incorniciato da un suo sopracciglio inarcuato. Sentivo il mio sangue ribollire nelle vene dalla rabbia. Gli avevo detto di non spaventare mia madre! Poi accadde ciò che non mi sarei mai aspettata. La donna prese la rincorsa verso Leith e lo iniziò a colpire ripetutamente con la suola della ciabatta. Vidi Leith sgranare gli occhi e curvare la schiena, facendosi piccolo piccolo. Non riuscii a trattenere la risata che anzi, mi fece arrivare sul punto di piangere. E senza aggiungere più un’altra parola, mia madre strappò dalla mano di Leith la camicia imbrattata e si avviò ciabattando verso il bagno.

“Non avresti dovuto!”

Iniziai a rimproverare Leith non appena mia madre fu abbastanza lontana da non sentirci.

“Su’ Alexa…era uno scherzo, non prendertela così tant-“

“Leith!”

Lo zittì alzando un po’ di più il tono.

“Come credi che mia madre possa affrontare queste cose dopo la morte di mio padre?”

Ora il mio tono era tornato basso e calmo, non stavo più rimproverando Leith. D’altro canto, il suo sguardo si rabbuiò e potei vedere quanto effettivamente di dispiacesse.

“Non credo di avere nulla da prestarti per coprirti.”

Cambiai argomento.

“Mi dispiace.”

La triste luce negli occhi di Leith cambiò in un batter di ciglia, trasformandosi in una più maliziosa.

“So’ io come risolvere il problema.”

Il suo tono era sensuale mentre mi si avvicinava lentamente.

“Leith c’è mia mad-“

Mi afferrò il bacino con un braccio tirandomi a sé e mi diede un lungo bacio premendomi l’altra sua mano sulla nuca, per tenermi più vicina. Potevo sentire il suo petto nudo gonfiarsi e spingere contro il mio in modo irregolare. Iniziò a lasciarmi leggeri baci sul collo, mentre la mano che aveva appoggiato prima sul bacino iniziò a risalire lungo la schiena, sollevandomi parte della maglietta. Chiusi gli occhi e passai le mie mani nei suoi capelli nel momento in cui mi morse la pelle sottile intorno alla clavicola. Il fuoco iniziò a divampare fra i nostri corpi e le mie gambe cedettero. Questo però non impedì a Leith di continuare. Senza mai staccarsi da me, si piegò sul mio corpo caduto, come un animale su una carcassa, e iniziò a strapparmi la maglia, scoprendo meglio il sigillo. Proseguì sempre più giù, raggiungendo l’altezza del cuore. Nel mentre il fuoco aumentava ed era come se venissi schiaffeggiata dalla fiamma viva, che divorava lentamente ogni pezzo di carne, assicurandosi che tutto si bruciasse. Non avevo mai provato un dolore così intenso. Avevo paura. Il mio battito accelerò mentre i miei polmoni si gonfiavano a vuoto, come se l’aria circostante fosse offuscata dal fumo. La mia testa era leggera e vuota, le palpebre pesanti e gli occhi privi di focalizzazione.

“L-Light.”

Spalancò gli occhi, rivelando un’iride ardente.

Non avevo mai visto i suoi occhi di un rosso così vivo, con delle pagliuzze dorate all’interno. Mi guardò con un espressione di perdizione totale, come un animale guarda il cacciatore che sta per spararlo. Si buttò indietro, strusciando i palmi e le scarpe sul pavimento, allontanandosi da me. Si raccolse i capelli in un pugno.

“Ho perso il controllo.”

Mi accigliai perplessa. Non era successo niente di diverso dal solito, niente di cui dovesse preoccuparsi.

“No, Leith, va tutto bene.”

Provai a riavvicinarmi, allungando lentamente una mano verso di lui.

“No! Non va bene Alexa! Ho ceduto all’istinto…ho perso il controllo…io-io…”

I suoi occhi saettavano da destra a sinistra senza mai fermarsi, mentre la schiena di Leith si incurvava sempre di più verso pavimento.

“Ti ho divorato l’anima.”

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