CAPITOLO 25

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

“Pronta?” Annuii esitante, mentre deglutivo faticosamente la saliva.

Leith mi prese per mano, stingendola, mentre mi rivolgeva uno sguardo rassicurante, e insieme attraversammo il portale.

La settimana era passata in fretta, troppo in fretta, e il giorno del Vaglio delle Rose era arrivato. Secondo la tradizione del Sottomondo, tutti i partecipanti al Vaglio dovevano indossare dei capi realizzati apposta per l’occasione. Io indossavo un vestito scuro a leggere balze in pizzo blu zaffiro. Davanti mi lasciava le gambe scoperte, mentre dietro scendeva più lungo, fermandosi all'altezza delle caviglie. La vita e il seno erano compressi in un corsetto in tinta con lo strascico, tenuto ben stretto da un intreccio di nastri neri in seta. Dal corpetto sblusava una camicia con lo scollo a barca e le maniche, di tre quarti a sbuffo, erano realizzate in chiffon quasi trasparenti, che lasciavano intravedere le braccia. Per essere in tono con l’abito, i miei capelli erano raccolti in un disordinato chignon, che faceva ricadere svariati ciuffi sulla nuca e in prossimità delle tempie. Leith invece, indossava un frac completamente nero, abbottonato in petto con degli alamari. Dalle maniche fuoriuscivano delle balze in pizzo che, ricadendo morbidamente sulle nocche, ad ogni passo, si sfregavano con lo spesso tessuto di pelle dei pantaloni.

Il portale ci condusse all’incrocio principale del Sottomondo, dal quale si dividevano le tre strade che conducevano nella Miseria dei Ricchi, nella Perdizione Morale e nelle Vasche Infernali. Vidi Leith accigliarsi ed esitare.

“Da che parte?” Lo richiamai all’attenzione distogliendolo dai suoi pensieri.

“Possiamo raggiungere il castello passando dal bosco o dalle pozze. Non c’è altra scelta. Neanche il portale è in grado di portarci fin laggiù.”

Mi ricordai dell’esperienza nel Bosco di Ossa e venni colta da un fremito.

“Passiamo per le pozze.” Dissi additando una viuzza in discesa alla mia destra.

“Non voglio rientrare nel bosco.”

Leith, senza aggiungere una parola, rafforzò la presa attorno alla mia mano, che mai aveva lasciato da quando eravamo partiti, e si incamminò nella direzione che gli avevo indicato.
Continuammo a camminare lungo quella strada dissestata e sabbiosa, e man mano che scendevamo, aumentava il calore.

“Attenta.”

Leith mi aiutò a schivare una pietra ingombrante. Mi fece piacere quel gesto, ma la sua voce era priva di emozione, e ciò mi fece preoccupare. Guardare la sua mascella serrata e sentire i suoi muscoli tesi, mi fece sentire insicura. Se Leith era un fascio di nervi io non potevo far altro che sentirmi altrimenti.

“Stiamo per arrivare alle pozze. Attenta alla lava, alle tane delle serpi e ai geyser.”

Annuii e mi avvicinai a lui, mettendo il mio piede esattamente dove fino a poco prima lo aveva Leith. Improvvisamente il calore divenne così asfissiante che, mischiato ai miasmi e all’oppressione del corsetto, iniziò a girarmi la testa. Barcollai qualche passo, avvicinandomi troppo ad una pozza e il tacco mi rimase incastrato nella fanghiglia melmosa. Con un rapido gesto Leith mi sollevò da terra, prendendomi per i fianchi, riportandomi al suo fianco, giusto in tempo per evitare dei lapilli che la pozza aveva rilasciato.

“Ti ho detto di stare attenta a dove cammini!” Leith mi sgridò.

I suoi occhi erano fissi nei miei, ma il suo sguardo, così come la sua voce, era vuoto, nuovamente privo di ogni emozione. Pochi istanti dopo chiuse gli occhi e si accigliò.

“Scusami. Non riesco a stare calmo.”

Mi lasciai abbracciare e ricambiai, avvolgendogli il busto con le braccia. Il mio respiro però si era fatto più affannoso, e Leith se ne accorse.

“Tieni duro ancora un altro po'. Una volta fuori dalle Vasche Infernali ti potrai riposare. I miasmi del Sottomondo fuoriescono da sottoterra proprio attraverso queste pozze, quindi cerca di non avvicinarti troppo, e stai attenta ad eventuali geyser.”

Seguirono dei secondi di pausa, dopo Leith riprese.

“Se non ti avessi divorato l’anima, ora saresti in grado di sopportare il miasma per più allungo.” 

“Non è il momento di rivangare vecchie cose, e per di più non è stata colpa tua. E l’effetto collaterale del contratto, no?”

Leith non rispose, e continuò a camminare. Zigzagammo tra la lava bollente per quelli che saranno stati due chilometri poi, improvvisamente, Leith si fermò e additò il terreno dismesso poco lontano da noi.

“Le tane delle serpi infernali. Il loro morso è letale.” Deglutii faticosamente.

Davanti a noi circa una ventina di rettili serpeggiavano sul suolo, entrando e uscendo dai cumuli di terreno.

“Possiamo aggirarle.” Riprese Leith.

“Ma finiremo nella zona dei geyser.”

Annuii e cambiammo direzione, raggiungendo quel che sembrava una landa secca e desolata.

“Il vapore emesso dai geyser è miasma puro. Non respirarlo.”

Proseguimmo il nostro cammino, mettendo lentamente un piede davanti all’altro come se stessimo camminando su una sottile lastra di ghiaccio che potrebbe rompersi da un momento all’altro. Ai nostri lati si ergevano, a tratti, colonne di fumo che rendevano l’aria sempre più rarefatta. Io mi sentivo come in apnea e avevo come il bisogno di strapparmi i polmoni pur di tornare a respirare.

“Ci siamo quasi.” Mi incitò Leith stringendomi sempre per mano.

Io, che non avevo più neanche il fiato di parlare, mi limitai ad annuire. Le mie forze però, finirono per mancare, e una gamba mi cedette, facendomi cadere al suolo. Leith si inginocchiò immediatamente al mio fianco. Stava per aprire la bocca per dire qualcosa, ma improvvisamente i suoi occhi si spalancarono, concentrandosi su un qualcosa dietro di me. Con un rapido gesto mi strinse tra le braccia, nascondendomi la testa nel suo petto. Alle mie spalle sentii un improvviso calore, mentre l’aria diventava acida. Capii subito che un geyser era appena esploso poco distante da noi. Senza perdere troppo tempo Leith mi sollevò di peso e iniziò a correre verso la fine delle Vasche Infernali senza più prestare attenzione a dove i suoi passi si posassero. Io, in tutto questo, mi ero abbandonata alla presa di Leith e cercavo di rimanere cosciente mentre la vista mi si appannava. Dovevo resistere, non potevo crollare già da ora. Cercavo di farmi forza, mentre la mia coscienza mi ripeteva che ciò che mi aspettava, sarebbe stato mille volte peggio.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro