CAPITOLO 3

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Al ritorno stavamo praticamente correndo e questa volta non prestavo più attenzione a ciò che mi circondava o al mio malessere. Senza rendermene conto infatti, il miasma stava iniziando ad avere la meglio sul mio metabolismo da umana, provocandomi cali di pressione seguiti da giramenti di testa improvvisi, che mi facevano inesorabilmente incespicare nei miei passi. Oramai avevamo raggiunto l’uscita del vicolo e ci eravamo annessi al flusso di demoni che vagavano ammassati per le strade. Con una mano mi tenevo il cappuccio, che rischiava di cadere per la corsa, mentre con l’altra stringevo il libro, nascondendolo sotto al mantello. Ma la calca, la mia corsa frettolosa, il mantello troppo lungo, il pietrisco dissestato e il mio malessere, mi fecero inevitabilmente ritrovare addosso ad un demone. Chiedere scusa fu inutile. Questo si girò e con un ruggito mi prese per il collo sollevandomi da terra. Il respiro iniziò in fretta a mancarmi, mentre nella testa pulsava veloce il cuore e la visione iniziava a sfocarsi. Il libro mi scivolò dalle mani e così fece il cappuccio dalla mia testa. Calciando le gambe nell’aria provai invano a colpire il demone, che però mi teneva sempre più in alto e troppo lontana dal suo corpo.  Portai entrambe le mani al collo, cercando di allentare la sua presa, ma anche questo fu inutile. Oramai avevo del tutto perso il fiato e il corpo non rispondeva più ai comandi, mentre gli occhi faticavano a rimanere aperti. Con non so quali mosse, i gemelli riuscirono a fare in modo che il demone lasciasse la presa attorno al mio collo, ma così facendo caddi, sbattendo violentemente i palmi e la tempia sul pietrisco, mentre l’angolo del libro si infilava tra le mie costole. Soffocai un grido di dolore, mentre diventavo spettacolo per gli altri demoni che si erano fermati a guardare.

“Ann!”

Sentì uno dei fratelli gridare, ma a quel punto avevo quasi perso i sensi. Il calore era insopportabile, il mantello di juta asfissiante, la testa mi sbatteva al ritmo del cuore, la gola e gli occhi mi bruciavano per la polvere scura e il corpo era tutto un livido. Una sostanza calda e liquida iniziò a sporcarmi lo zigomo. Stavo sanguinando. Con voce tremante, chiamai il nome di Leith un ultima volta, poi mi abbandonai alla tenebre.

Una voce in lontananza chiamava il mio nome. Era sempre più vicino. Aprii lentamente gli occhi e venni colta da un dolore insopportabile alla testa.

“Alexa!”

Reuel era inginocchiato per terra, ai piedi del letto di Leith, e mi teneva tra le braccia. I suoi occhi erano fissi nei miei e colmi di preoccupazione. Ebbi un tuffo al cuore quando mi ricordai del libro.

Dov’era?

Ero andata incontro a tanti pericoli per quel volume, che non mi importava neanche sapere come avevo fatto per tornare indietro. L’importante è che avessi con me quel libro. Con un mugugno sofferente, che accrebbe la preoccupazione di Reuel, cercai il libro, trovandolo fortunatamente per terra, quasi sotto al letto, a pochi centimetri dal mio corpo. Cercai di allungare il braccio per prenderlo, ma questi ricadde come un peso morto, facendomi sbattere le nocche sul parquet. Reuel, che stava seguendo tutti i miei gesti attentamente, raccolse il libro e me lo mise davanti al volto.

“Ce l’hai fatta pecorella.”

Sul suo volto si disegnò un espressione orgogliosa, mentre le sopracciglia continuavano ad essere corrugate per l’angoscia. Con delicatezza estrema mi sollevò da terra e, girando attorno al letto, mi poggiò cautamente sull’altro lato, vicino a Ru, che giaceva ancora al fianco di Leith. Ma non avevo tempo per riposarmi, se non fossimo riusciti a salvare Leith il mio viaggio sarebbe stato inutile. Cercai di sollevarmi, ma reagì solo il muscolo del collo.

“Il libr-Leith-“ La voce mi usciva spezzata e la gola mi bruciava ad ogni parola.

Reuel annuì.

“Ci penso io.”

Mi appoggiò delicatamente la mano sulla guancia, accarezzandola. Mi sentii improvvisamente rinvigorita e le ferite bruciarono di meno.

“Ora riposa.”

Mi depositò un leggero bacio sulla tempia sanguinante, che smise di pulsare.

Poi non ricordai più nulla.

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