CAPITOLO 5

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“Sicuro che mia madre non si accorgerà di nulla?”

Chiesi a Leith, con la testa fuori dal finestrino, facendo riferimento a Ruelle, che tenevo per mano. Il demone annuì.

“Certo, a meno che non è venuta in stretto contatto con un essere ultraterreno.”

Annuii più tranquilla e attraversai velocemente la strada.

Ero stata nel sottomondo solo venti minuti, ma tra il tempo per riabilitarmi e quello per discutere, erano passate più di tre ore, e si era già fatto buio. Bussai alla porta sperando che mia madre non mi rimproverasse troppo. Mi aprii la porta una donna affannata e spettinata, con il grembiule da cucina legato in grembo, mentre si muoveva freneticamente per la casa ciabattando.

“Alexa aiutami ad apparecchiare la tavola, abbiamo ospiti.”

Ancora perplessa per la frenesia di mia madre, mi diressi lentamente verso la credenza, e presi il servizio bello. Appoggiai solo i piatti al centro del tavolo e poi, dopo aver recuperato Ru che aveva iniziato a vagare per il soggiorno, salii in camera e mi assicurai che la porta ben chiusa alle mie spalle, impedisse a mia madre di sentire la mia conversazione.

“Ru, fai la brava e resta qua, poi ti porto la cena.”

L’angioletto annuì, e iniziò a saltare sul letto, facendo rimbalzare i suoi boccoloni caramello.
Veloce tornai giù e terminai di apparecchiare la tavola.

“Chi sono gli ospiti?”

Chiesi a mia madre che smanettava con i fornelli, mentre sistemavo l’ultimo coltello.

“Zia Beth! Te l’ho detto l’altro giorno!”

La mia recente assenza si faceva sentire di nuovo e finsi di essermelo dimenticata. Poco dopo sentii il campanello suonare.

“Apri tu mentre mi sistemo!” Sentii mia madre urlare dal bagno.

Quando aprii la porta mi trovai davanti una donna alta con i capelli scuri tirati indietro in un severo chignon. Non appena mi vide si abbassò subito ad abbracciarmi, mostrandomi un ampio sorriso a 32 denti. Al suo seguito un uomo alto con una barba ispida, ma curata, e dei capelli scuri, ma brizzolati, che facevano contrasto con i luminosi occhi verdi. Dietro la sua figura alta e muscolosa, c’erano due ragazze minute, simili solo negli occhi verdi. La prima sembrava molto solare, con la carnagione abbronzata e i capelli ondulati biondi, tagliati all’altezza delle scapole, mentre un leggero ciuffo le ricadeva sull’occhio. La seconda  era più cupa e pallida, con un caschetto scuro che le si appoggiava sulle spalle. Avevo appena scoperto l’esistenza delle mie cugine.
La serata procedeva con vivacità. Mia madre era seduta al mio fianco e parlava allegramente con la zia e Harold, quello che avevo scoperto essere il suo nuovo marito, entrambi a capotavola. Difronte a me invece si erano sedute le due ragazze, con la quale non avevo ancora scambiato parola. Mentre quella mora stava con la testa bassa concentrata nel piatto, quella bionda spesso aveva incrociato il mio sguardo e rivolto qualche sorriso, ma evidentemente era troppo timida per iniziare la conversazione così decisi di rompere il ghiaccio.

“Piacere Alexa!”

Sfoggiai uno dei miei più ampi sorrisi sperando di non avere del cibo tra i denti.

“Piacere, io sono Samantha!”

Si illuminò quella bionda, ma visto che la sorella non continuava prese lei a parlare al suo posto.

“E lei è Damy.”

Samantha diede una gomitata alla sorella, che però non si scompose di un millimetro.

“Scusala, è timida.” Disse Samantha rossa in viso, ma non seppi dire se per vergogna o rabbia.

“No. Non sono timida.” Intervenne per la prima volta Damy.

“Semplicemente parlo con chi voglio.”

La sorella la fulminò con lo sguardo, poi tornò a concentrare l’attenzione su di me.

“Ti trovi bene in questa città?”

Mi chiese Samantha cercando di cambiare argomento.

“È da poco che ci siamo trasferiti e non la conosciamo bene.”

“Se volete un giorno possiamo uscire insieme, così vi farò visitare la città.” La bionda annuì sorridendo.

“Te ne sarei molto grata.”

“È piccola come città, le strade sono tutte parallele e si somigliano, ma non è troppo difficile ricordarle.”

“Credo che andremo anche nella stessa scuola.”

Intervenne entusiasta Samantha, che per tutto il tempo aveva continuato a spostare lo sguardo tra me e il suo piatto.

“Oh! Che bella collana!” Disse improvvisamente fermando gli occhi sul ciondolo.

Damy alzò leggermente la testa, il sufficiente per dare un’occhiata alla fenice, e poi tornò a concentrarsi sul piatto.

“È il regalo di compleanno dei miei nonni.” Dissi rigirandomi il ciondolo tra le dita un paio di volte.

“Avrei scommesso che fosse stato il tuo ragazzo.” Mi strozzai con il boccone.

“Hai il ragazzo?” Chiese Samantha vedendo la mia reazione.

Potei quasi vedere le orecchie di mia madre allungarsi nella mia direzione per ascoltare meglio nel mentre che fingeva di parlare con Beth e Harold.

“Ecco- la situazione è un po’ più compl-“

“Alexa! Ho fame!”

Una voce acuta che proveniva dalle scale mi stava chiamando. Mi girai lentamente, sperando di sbagliare. Dietro di me c’era Ruelle, che mi guardava con gli occhioni spalancati.

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