CAPITOLO 6

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Velocemente, e con la scusa di andare in bagno, riportai Ru su in camera, ma non appena chiusi la porta alle mie spalle, prese a parlare ancora prima che io potessi farlo.

“Alexa perché hai degli esseri ultraterreni in soggiorno?” Sbarrai gli occhi.

“Uno lo percepisco molto chiaramente, tuttavia l’altro è come se si tenesse a debita distanza.”

“Se sapevi che ci sono degli esseri ultraterreni perché sei uscita allo scoperto?”

“Non so se sono demoni o angeli, ma in caso fossero nemici ora ci penseranno due volte prima di fare qualcosa.” Mi tranquillizzai lasciandomi convincere.

“Dobbiamo avvisare Leith.”

“Non ora. Rischieremmo di peggiorare la situazione. Aspettiamo finché non se ne sono andati.”

Ru annuì.

“Fa attenzione però. Sono più che sicura che abbiano notato il tuo sigillo.”

Annuii ricordandomi dell’improvvisa domanda sul fidanzato. Tornai al tavolo, ripromettendomi di stare molto più attenta.

“Dov’eravamo?” Chiesi riaccomodandomi al tavolo.

“Al fidanzato.” Mi imboccò Samantha.

“Ah, giusto. Voi ne avete uno?” Improvvisamente il volto solare di Samantha si incupì.

“Damy lo aveva.” Feci buon viso a cattivo gioco sperando di ottenere più informazioni possibile.

“Come mai vi siete lasciati?” Damy questa volta non mi ignorò.

“È morto.” Un improvviso silenzio calò sul tavolo.

“Damy non parlare di cose così tristi.” La zittì Harold. Il suo tono era calmo, ma severo.

“Tranquilla. Ti capisco.”

Cercai di alleviarle la pressione causata dal padre.

“ Anche mio padre non c’è più.”

“È morto?” Chiese Samantha, ma prima che potessi risponderle, mia madre scattò in piedi, spostando rumorosamente la sedia.

“Chi vuole il dolce?”

“Io. Ti aiuto a prenderlo.”

Così Damy e mia madre si allontanarono verso la cucina. Non avevo pensato a come mia madre si potesse essere sentita.
La cena proseguì senza nessun intoppo particolare, ma gli argomenti di conversazione furono più riflettuti.

“Grazie per la cena.”

Mia zia Beth era sulla soglia della porta, stretta nel suo cappotto elegante, a porci gli ultimi saluti con Harold affianco.

“Riguardo la visita in città…” iniziò Samantha.

“Ci conto.” Conclusi io.

Le salutai un ultima volta e, dopo aver aiutato la mamma a sparecchiare, tornai in camera.
Leith arrivò pochi minuti dopo e prima ancora che potessi parlare, Ruelle iniziò il discorso a mitraglietta, senza mai fermarsi. Solo quando ebbe finito Leith parlò.

“Fai pure da cicerone alle tue cuginette.”

Stava in piedi, a braccia conserte, appoggiato alla parete vicino al letto dove ero seduta, con un ginocchio piegato.

“Dobbiamo capire se sono ostili o meno, e ci stanno servendo l’occasione su un piatto d’argento. Per qualsiasi cosa…”

Mi si avvicinò e picchiettò più volte la punta dell’indice sulla mia clavicola.

“…il sigillo mi richiamerà.”

Fece una pausa, poi proseguì.

“Ora è meglio che vada. Non vorrei mai che tua madre ci trovasse  insieme, in camera, sul letto.”

Man mano che parlava si avvicinava di un passo al letto, fino ad appoggiare un ginocchio sul materasso tra le mie gambe e sovrastarmi con il suo corpo, reggendosi sulle braccia, al fianco delle mie spalle. Il suo tono era grave e sensuale e i suoi occhi blu oltremare immersi nei miei. Distese lentamente il collo verso di me, avvicinando le sue labbra alle mie. Finsi di tossire rompendo l’atmosfera del momento. Leith si accigliò lievemente, perplesso, finché non gli indicai con lo sguardo Ruelle, al nostro fianco sul letto, che ci guardava a bocca aperta e con gli occhioni luccicanti. Leith sbruffò e, prima di allontanarsi, mi diede un bacio sulla fronte.

“Fai attenzione.” Dissi prima di lasciarlo uscire dalla finestra.

“Non mi farò ingannare due volte.”

Mi lanciò un occhiolino scherzoso e poi scomparve nella notte.

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