13 - Altri guai?

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Calice di sangue rosso e denso, mani dalla pelle chiara di chi non ha mai ucciso, un sorriso tramutato in un grido di dolore e disperazione. Cuore grondante di sangue nero, una melodia lontana costante che intonava le stesse note, prima dolci e soavi, poi cupe e graffianti. Con esse una voce che ancora avvertiva di qualcosa imminente. Le sue parole però si mischiavano tra loro.

– Riportala... L'essenza... Attente...–

Pareva una cantilena che si ripeteva all'infinito mischiandosi con le immagini e gli altri suoni, creando solo più confusione.

– L'essenza... Loro...

Chi era? Le sembrava sempre più familiare quella voce femminile.

– Sheera... Sheera...– la chiamò e chiamò.

– Sheera!–

Un rumore assordante le arrivò alle orecchie poco dopo facendo scattare il suo corpo in un istante, i suoi sensi in totale allerta, la sua voglia di uccidere chiunque aveva osato svegliarla di così soprassalto.

– Dan?–

Si ritrovò il ragazzo a terra sotto di sé quando riprese lucidità, lei che teneva in mano una sua lama nera tenuta sotto la sua gola pronta a lacerare la sua carne. Cosa faceva nella sua stanza? Non entrava nessuno là dentro solitamente.

– Ma che ti salta in testa!?– non gli sbraitò contro a momenti.

– Bel gioiellino, ma potresti allontanarlo da me per favore? disse lui invece lievemente preoccupato per la propria vita. Sheera lo fissò negli occhi con sguardo agghiacciante; odiava essere disturbata in quel modo, specie quando le si presentavano delle visioni senza senso, di nuovo. Forse poteva essere anche la stanchezza a giocarle brutti scherzi, la luce solare la indeboliva più di quel che ricordava e spesso crollava a dormire appena il sole era a picco per ore.

– Arriverà il giorno in cui vi farò fuori e gioirò per questo.– ringhiò lei mentre si alzò contro Dan e il suo gemello, il quale era rimasto tutto il tempo a ridere allo stipite della porta.

– Kyra prima di andarsene ci ha detto di svegliarti che devi venire anche tu alla festa.– cercò di giustificarsi Dan rialzatosi in piedi dopo essersi passato una mano alla gola.

– E dovevate farlo con quelli?– si fece accigliata la Dea indicando i coperchi di due pentole di Dyiara per terra che Sam si affrettò a raccattare.

Volevamo verificare che tu fossi davvero ultra sensibile ai suoni come ha detto Nissa nel suo libro.– fece spallucce beccandosi un'occhiataccia agghiacciante, la ragazza che non sapeva che far fuori lui oppure la futura moglie del suo migliore amico; l'idea che i Salir sapessero già della sua esistenza non la entusiasmava moltissimo anche se, un tempo, tutti ne erano stati a conoscenza e se l'era cavata senza troppi problemi. Sperava solo che non volessero andare oltre e cercarle seriamente, vogliosi di sapere di più, esattamente come accadeva spesso con quella ficcanaso dai capelli biondi.

– Sparite.– cercò di liquidare i due portandosi le braccia al seno.

– Vieni vero?– insistette Sam facendole alzare gli occhi al cielo.

– Non lo so, non mi piace avere gente intorno. Specialmente se siete voi.–

– Ma Kyra aveva detto che lo avevi promesso a Nath e ti staranno aspettando a quest'ora.–

Sheera si passò una mano sul volto. La ammazzo quella! Io non ho promesso proprio un bel niente! I due ragazzi sparirono dalla sua visuale mentre lei chiuse la porta e sbuffò infastidita, dirigendosi velocemente a farsi una doccia fredda sentendosi più tranquilla. O quasi. Sheera.

La corvina sgranò gli occhi appena sentì quella voce lontana, la stessa che l'aveva tormentata poco prima. Sheera... continuò. Che potesse essere la stessa voce che il suo opposto aveva sentito? Ma soprattutto, perché dovevano sempre sentire delle voci a chiamarle, anche prima del loro risveglio? Non ne aveva idea, si sbrigò solo ad uscire da sotto l'acqua raggiungendo lo specchio su cui osservò il proprio riflesso, soffermandosi su ogni propria linea ammaliante.

Delle volte si stupiva di quanto il suo aspetto fosse sempre stato così stregante come la più proibita delle tentazioni senza che facesse nulla, e talvolta le dava addirittura fastidio poiché attirava l'attenzione di molti anche quando non voleva altro che stare nel buio.

– Vediamo un po'...–

Si mise a schioccare le dita venendo avvolta per un istante dalle sue fiamme infernali violacee che le fecero apparire addosso degli abiti.

– Direi di no.– si disse schioccando di nuovo le dita cambiando vestiti e così via: troppo coprente e caldo per i suoi gusti, troppo scollato e acchiappa uomini in un giorno in cui voleva incenerire tutti, troppo elaborato per quel paesino semplice, troppo da assassina con armi nascoste.

Si fermò solo quando trovò qualcosa di abbastanza adatto, di non troppo appariscente ma nemmeno che le sfigurava il corpo, un tessuto leggero il giusto come per la semplicità, anche fin troppa per lei ma era meglio tenere un profilo basso: un abito in pizzo rigorosamente nero in contrasto con la pelle pallida a tenerle le spalle scoperte su cui ricaddero i lunghi capelli corvini, risaltando le clavicole su cui cadde la propria collana dalla pietra scura, maniche a metà avambraccio, una gonna non troppo lunga con uno spacco alla gamba destra.

Eppure, sapeva che molti sguardi sarebbero caduti su di sé per un semplice motivo: era sparita per quattro anni e ricomparsa dal nulla come cacciatrice di taglie, una delle più pericolose per giunta. Per lo meno la presenza di Kyra l'avrebbe calmata; era una cosa inconscia a cui si era abituata con il tempo e che svaniva ritornata negli Abissi Infernali dove tornava in poco sè stessa ed era meglio evitare di disintegrare l'intero Regno Assoluto con un solo battito di ciglia.

Prima di uscire, però, osservò il cielo o più precisamente la posizione del sole: esso sarebbe tramontato in un paio d'ore eppure i suoi raggi erano ancora forti per quella Dea, motivo per cui schioccò di nuovo le dita e una mantella scura di un materiale quasi trasparente con un cappuccio che si calò sul volto apparve.

Evitò di usare la magia anche se raggiunse in poco tempo il centro di Agraq dove vi era già parecchia gente tutta in ghingheri con vesti colorate e sgargianti, le donne dai capelli tutti messi in ordine che parlavano tra loro, i bambini trasformati in piccoli ometti da cui sguardi lesse fastidio mentre cercavano di giocare, le bambine tutte felici sentendosi come piccole principesse in gonne ricamate. Gli uomini bevevano già e chissà da quanto e si avvicinò ad uno stand di vino prendendo subito un bicchiere incustodito, lasciando delle monete dorate rubate in giro mentre il ragazzo che serviva le diede le spalle, vagando poi in giro sorseggiando di tanto in tanto quel liquido rossastro come le sue labbra.

– Sei Sheera, giusto? Abitavi con Chris?– sentì dire da un ragazzino dai capelli rossi e gli occhi nocciola accanto a sé. Poteva avere la stessa età del ragazzino proveniente dalla campagna o anche un paio in più, forse erano compagni di classe. Che vuole questo ora? Possibile che non posso starmene in pace?

– Perché ti interessa?– domandò con tono annoiato squadrandolo con sufficienza.

– Mia madre dice che lo hai influenzato ed è per questo che è strano.–

Nella sua voce ancora di bambino c'era timore, evidentemente la Dea faceva ancora il suo effetto, il sapere di essere temuta le piaceva in quelle situazioni.

– E in che modo sarebbe strano?–

– Beh, sta sempre da solo e a volte...–

– Che stai facendo? Ti avevo detto di stare vicino a me!– riprese il giovane una voce femminile proveniente da una donna che si come fiondò al suo fianco protettiva, Sheera a girare il suo vino nel bicchiere in attesa di qualche solita sceneggiata.

– Mi stava solo parlando, non si interrompono così le persone. Cosa vorresti insegnare a tuo figlio?– disse vedendo la donna irrigidirsi e guardare il giovane. Forse usò il suo potere di Incantatrice senza farci troppo caso.

– Che dicevi tesoro?– incalzò a finire in fretta per allontanarsi.

– Di Chris. Parla spesso da solo mentre guarda una piuma nera.– si fece più piccolo lui mezzo nascosto dietro la gonna della madre. Che ridicolo!

– E allora?– si fece accigliata la corvina.

– E allora? Non credo che sia una cosa normale.– intervenne la donna stupita e contrariata dal suo menefreghismo.

– Cosa ne sa lei se è normale o meno?– disse Sheera a quel punto più freddamente. Odiava i Salir che si comportavano come dei sapientoni, ancor di più dopo quello che le avevano fatto passare.

– Un bambino della sua età dovrebbe interagire con altri, fare amicizia e...–

– Magari non vuole avere intorno gente come voi che continua a criticare. Sapete vedere solo quello che vi interessa.–

La donna rimase interdetta subito, Sheera sapeva bene il potere che le sue parole taglienti come una lama avevano quando le usava. Eccome se lo sapeva, da quanto non le usava e non si divertiva nel sentire le emozioni negative che suscitavano negli animi delicati di quella specie. Non era tanto per il significato delle parole di per sé, avevano davvero della magia, non aveva idea di come accadesse ma potevano cambiare le idee altrui in un attimo, far ragionare su sé stessi.

– Capisco, ha preso da te. Ha vissuto troppo con una solitaria.– provò a non dargliela vinta l'altra, la corvina che ridacchiò appena.

– Non contagio proprio nessuno, è nella mia indole essere così. Ora avrei da fare.–

Fece per voltarsi ed andarsene via ma si fermò dopo un passo.

– La solitudine a volte è meglio di persone che preferiscono mandare al rogo chi è diverso avendone paura di non poterle controllare, non crede?– disse solo con una nota di disprezzo, ricordi legati alla vita da Salir che aveva condotto. Certe persone non le capirò mai, cosa c'è di male nel stare soli se si sta bene con sé stessi?

– Ehi Neera, eccoti.–

– Che vuoi?– rispose un po' bruscamente a Kyra comparsa al suo fianco quando raggiunse di nuovo lo stand di alcol.

– Già scontrosa a quest'ora? Stasera sarai furiosa allora.– cercò di sdrammatizzare la chiara ridacchiando anche se si beccò uno sguardo tagliente.

– Non iniziare.–

Kyra le sorrise scuotendo la testa e facendo cenno al giovane davanti a sé oltre il bancone di legno di voler prendere qualcosa da bere anche lei.

– Stavo per venire da te e controllare che fossi ancora viva.– le disse guardandola, la Dea Nera che buttò giù tutto d'un colpo il secondo bicchiere di vino della serata.

– Ci hanno pensato i gemelli e ci mancava poco che ne facessi fuori uno.–

– Qualcosa mi dice che non ti sarebbe dispiaciuto.– ridacchiò ancora, ringraziando poi il cameriere e prendendo il suo bicchiere. Fu lì che Sheera si concentrò sull'immagine che le si presentò davanti che si unì a quella della premonizione che stava iniziando a tartassarla sempre di più in quei giorni. Qualcosa in sé si mosse e si avvicinò alla chiara prendendole delicatamente il volto baciandola senza lasciarle il tempo di realizzare cosa stesse facendo.

– Dovevo calmarmi.– le mentì senza problemi vedendo l'altra sorridere contenta anche se si fece confusa nel momento in cui la corvina le rubò il bicchiere bevendo un sorso come niente fosse per poi porgerglielo di nuovo.

– Che c'è? Controllo se ti piace prima che possa andare sprecato, sarebbe un sacrilegio.– si giustificò, mentendo ancora o almeno in parte.

– Delle volte sei proprio strana.– scosse la testa Kyra mentre si guardò attorno.

– Perché, le altre volte non lo sono? E a proposito...–

La Dea Bianca sentì le mani fredde dell'altra sui fianchi assieme a dei sospiri sul collo a farle percorrere un brivido lungo la schiena.

– Vedo che sei riuscita a guarire i miei splendidi segni. Non mi piace, dovrò rimediare.– sentì dire con la sua voce ammaliante con tono basso di modo che solo lei potesse sentire.

– Possibile che non ci sia modo di placarti?– sbuffò appena lei invece facendola ridacchiare.

– Sai come sono quando si tratta di te, dolcezza. E ti ricordo che sono una Creatura Oscura.– ribattè l'altra maliziosa baciandole la pelle chiara del collo fino alla spalla prima di morderla facendola lamentare, fortunatamente non attirarono l'attenzione essendo tutti troppo presi a bere e festeggiare.

– Non sono del cibo sai?–

– Dipende dalle prospettive in realtà.–

Kyra alzò gli occhi al cielo quasi arresa, finché nella sua mente apparve una soluzione per uscire momentaneamente da quella situazione potendo vincere lei quella volta.

– Avevo letto da qualche parte che mordere qualcuno che si ama è un meccanismo istintivo che la mente usa quando il sentimento provato è piuttosto forte. Per controllarlo si sente il bisogno di mordere.–

Sheera la squadrò probabilmente, sentì il suo sguardo scuro addosso e poco dopo sbuffò lasciandola libera.

– Topo da biblioteca.– la sentì lamentare.

– Non te la prendere.–

La chiara si voltò verso di lei e rise appena nel vedere la sua espressione contrariata, prendendole poi il volto e baciando le sue labbra scure morbide che conosceva alla perfezione.

– Finito di amoreggiare voi due?–

– Taci biondina.– ribattè subito la Distruttrice appena sentì la presenza della Salir e del suo amico, entrambi contenti. Troppo per lei, l'energia positiva era praticamente ovunque.

– Festeggiate anche voi?– domandò la Dea Bianca vedendo la sua amica annuire.

– Aspettiamo che mio padre ci raggiunga, di solito sforniamo qualcosa da dare un po' a tutti.– spiegò Nath felice di vedere che la sua amica fosse lì con loro. Al momento nessuno si era accorto della sua presenza se era ancora lì tranquilla e non a rispondere male a qualche paesano.

– Come mai così sobria oggi?– continuò Nissa squadrando la Dea in quel semplice abito in pizzo, Sheera che fece spallucce prendendo un terzo bicchiere di vino.

– In effetti manca qualcosa, un po' di quelle catenelle che indossavi una volta, ricordi?– concordò Kyra ripensando ad immagini passate, l'altra che le mostrò uno sguardo malizioso che non le piacque. –Posso sempre mostrartele più tardi.– sentì infatti nella sua mente. Le diede una lieve spallata mentre cercò di calmarsi ed evitare di arrossire nel mentre che sentivano Nath e Nissa parlare.

– Quindi, questa è la famosa festa a cui mi era vietato partecipare?– domandò la corvina cambiando argomento e guardandosi intorno: erano state sparse luci magiche per tutte le strade di Agraq rallegrando gli animi di ognuno, illuminavano le strade di ciottoli e terra, le case in pietra, gli alberi e le piante circostanti, i volti sorridenti dei Salir.

– Esatto, è un momento di speranza per tutti oltre che un ultimo saluto alla stagione calda. Non ti volevano perché pensavano che avresti portato sfortuna, sai.– le spiegò Nath facendole alzare gli occhi al cielo. Ma non mi dire! Guardandosi meglio intorno, però, notò anche dei particolari che la facero tornare indietro nel tempo, di nuovo: non tutti le luci erano effettivamente magia luminosa ma anche... anime.

– Non dirmi che è quella festa in cui c'è dietro il tuo zampino, Kyra.– bisbigliò senza farsi sentire dagli altri intorno a loro portandosi le braccia incrociate al seno, la chiara che sorrise furba e che fece apparire nella sua mano un bastoncino di legno con un fiore luminoso alla punta.

– Probabile.– le rispose lasciandole poi un bacio sulla guancia che la fece lamentare. L'aveva portata lì apposta per poterla tenere sotto controllo di modo che non potesse esagerare con il creare caos e interferire con quel suo piccolo trucco, per la seconda volta.

Kyra poteva portare speranza e illuminare gli animi delle persone con la sua magia e, in passato, aveva deciso di aiutare i Salir a vedere l'arrivo del freddo come un nuovo inizio e non una minaccia poiché, un tempo, era la stagione più difficile da affrontare per il cibo che scarseggiava. Con il tempo però avevano trovato dei rimedi e le loro tecniche si erano evolute, avevano iniziato ad usare di più la magia e a saperla sfruttare a dovere. Da quanto aveva sentito la chiara, solo pochi villaggi del Regno continuavano a festeggiare mantenendo quella tradizione però, tra cui Agraq.

– Neera, dimmi la verità.– sussurrò Kyra all'orecchio della corvina quando si ritrovarono per qualche minuto da sole e lontane dalla folla di gente, Nath e Nissa impegnati ad aiutare i fratelli del ragazzo a distribuire il pane appena sfornato per tutto il villaggio poco lontano.

– Di che parli?– fece finta di niente l'altra osservando come i bambini corressero subito dal suo amico e la sua ragazza in cerca di cibo guidati dalla gola.

– Ho bevuto tre bicchieri di vino mentre parlavamo con Nissa e Nath, e li hai presi tutti e tre dalle mie mani, assaggiandoli prima di ridarmeli.–

– Tanto per.– fece spallucce, peccato che la chiara le si piazzò davanti prendendole le mani fredde fissandola negli occhi e non poté fare a meno di fare lo stesso. Erano grigi a causa dell'illusione che entrambe dovevano tenere per non essere scoperte, e non pensò di doverlo ammettere a sé stessa ma le mancava vedere il loro colore originario in cui ci si perdeva.

– Sheera, per favore. Non sei una che fa qualcosa alla leggera, non con me.– insistette. Sentiva che il suo corpo freddo fosse in allenta e voleva capirne il motivo.

– Controllavo che non ci fossero veleni o qualsiasi altra cosa che potesse indebolirti o compromettere la tua energia.– sputò alla fine Sheera, vedendola subito farsi sia curiosa che confusa. Sapeva che la Dea Nera fosse totalmente immune a qualsiasi tipo di veleno e sostanza potenzialmente pericolosa per chiunque, anzi, lei poteva addirittura nutrirsene; però, perché farlo? In quel momento per giunta? La corvina lesse senza difficoltà i suoi occhi e le parlò della sua premonizione, dell'immagine della chiara cadere a terra e trasformarsi in sangue demoniaco, cosa impossibile, teoricamente.

– Perché non me lo hai detto prima?–

– Sai come funzionano questo tipo di visioni, non si sa mai cosa vogliano dire per filo e per segno tanto meno quando.–

Kyra annuì, lo sapeva eccome. A distrarle fu un suono in lontananza familiare, entrambe lo riconobbero quando lo sentirono una seconda volta e si scambiarono uno sguardo serio: proveniva dal Mondo degli Yarix, Eathevyr.

Sta accadendo qualcosa. Dici che è meglio controllare? domandò la chiara, in testa pensieri.

Non lo so, stanno accadendo cose strane e inusuali.

Prima un'aura negativa che appariva e spariva nel nulla, poi il tentato varcare l'Oblio, una voce misteriosa e la sua premonizione, il silenzio di Selena. L'ipotesi che la questione Shedan potesse non essersi conclusa stava iniziando a insinuarsi nelle loro menti per davvero, il loro istinto non smetteva di gridare in loro.

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