58 - Malessere

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La prima cosa che fece, appena mise piede al solito e schifoso covo, fu cercare Tharius. Se ne fregò totalmente dei tre stupidi Salir e di quel ragazzino mingherlino e indifeso con loro, andò dritta verso la parete dove sapeva più che bene che il suo amico fosse lì, rintanato. Lo faceva spesso, a volte per staccarsi di dosso quegli schiavi insulsi che si era ritrovato e che avrebbe sbranato anche lui pur di non avere più sotto i piedi, altre per riposare.

– Vedi di aprire!– esclamò ad alta voce decisa e anche piuttosto nervosa Kerrell. Non ci fu risposta, perciò colpì con un pugno la parete facendo tremare l'intera stanza, dal soffitto cadde della polvere e per poco non apparvero crepe a rendere il posto ancora più pericoloso. I quattro Salir sobbalzarono a quella forza, la ragazza invece ne rimase impassibile. 

Stette per prepararsi a colpire nuovamente e stavolta con più forza poco prima che Tharius aprisse la porta magica, prendendola per un braccio e trascinandola con sé nella piccolissima stanzina claustrofobica.

Il suo pugno si era più che sentito là dentro dato che svariate ampolle erano a terra, alcune scheggiate e altre completamente rotte, la polvere che si era aggiunta sul tavolo e sui capelli dell'uomo di fronte a sé piuttosto infastidito ed intento a sistemarsi i ciuffi scuri e la camicia.

– Sei forse impazzita!?– fu la prima cosa che le disse, il suo occhio rosso di demone, o meglio dire per metà, che brillò. Non le fece effetto, semplicemente lo fissò liberamente senza quella maschera bianca a dividerli come spesso accadeva.

– Non mi stavi rispondendo.– fece lei d'altro canto in un ringhio portandosi le braccia al seno infastidita. Tharius fece un respiro profondo e si passò una mano sugli occhi come a volersi calmare. Dopodiché sembrò tornare a fare strani intrugli al tavolo, evidentemente la demone l'aveva interrotto. Non che le importasse a dirla tutta.

– Cosa vuoi? Sono abbastanza preso. Spero tu abbia fatto quanto ti ho chiesto al portale ieri, non sei più tornata.–

– Non sono un tuo burattino, posso fare ciò che voglio.– ribatté all'istante Kerrell appoggiandosi con la schiena al muro cercando di mantenersi quanto più calma possibile. Sprigionava molta più energia negativa rispetto al solito ma l'altro cercò di non dar troppo peso alla cosa.

– Sicuramente, ma mi piacerebbe sapere dove vai di preciso in quanto non potresti difenderti contro i nostri nemici, sei un demone impuro e dunque più debole.–

– E perché non posso? Mh? Dimmi un po', genio delle mille pozioni, perché non ho ancora la mia magia al cento per cento?– andò dritta al punto senza problemi. Lo vide bloccarsi, il corpo divenne teso, smise di sfogliare il libro che aveva tra le mani e il suo sguardo rosso e nero cadde su di lei.

– Come no? Hai terminato le dosi come ti ho indicato?–

Mentiva, nascondeva qualcosa, lei lo sentì all'istante. Questo la fece solo infuriare di più ma aveva ancora altre domande, perciò finse di crederci un minimo. Sarebbe durato poco.

– Per filo e per segno. Eppure, mi ritrovo ancora impossibilitata a fare praticamente qualsiasi incantesimo. Non posso sfruttare solo la forza fisica tutto il tempo!–

Tharius socchiuse gli occhi pensieroso e poi si voltò alla ricerca di qualcosa tra gli scaffali in pietra.

– Il sangue dei demoni, anche di quelli impuri, è nero. Lo sai.– iniziò poi a dirgli facendo qualche passo verso di lui che sembrò ignorarla, o almeno in parte. Iniziò ad emanare una strana aura, come di preoccupazione.

– E quindi? Che dovrei farci? Procurartene così da potertene sfamare? Dubito che ti possa ridare la magia che è bloccata per chissà quale motivo.– ridacchiò lui. Lo fece solo per mascherare il suo nervosismo, lei lo fiutò più che facilmente.

– Il tuo è rosso con striature nere da quanto ricordo. E, se non sbaglio, avevi sempre invidiato il mio per quanto fosse cupo come tutti gli altri. Dicevi che mi rendeva più simile ai Demoni puri nonostante non lo fossi.–

– Dove vuoi andare a parare? Detesto quando fai l'enigmatica, parla e basta!–

Kerrell era ormai dinnanzi a Tharius, un paio di passi a dividerli, i loro sguardi a fissarsi contrastanti. Era stanca di non avere le informazioni giuste del piano, era stanca di non poter essere come era stata una volta, di non essere in grado di devastare ciò che voleva. Era la figlia della lussuria, nata da due Creature Oscure ignobili quanto le altre, un essere raro quanto emarginato. E voleva mostrare quanto, in realtà, potesse valere. Come farlo se non era pienamente partecipe in ogni mossa del suo amico?

Prese dalla propria cintura una lama e si tagliò senza neanche mostrare un accenno di dolore, una singola smorfia sul viso il palmo della mano. L'altro ne rimase confuso, all'inizio non capì fin quando lei non lo invitò ad osservare attentamente nonostante la luce fioca proveniente da quelle poche candele sparse in giro non fosse granché.

– Perché il mio sangue è così, Tharius?–

Silenzio. Non vi era più altro là dentro se non i loro respiri, e quel sangue anomalo proveniente dalla profonda ferita quasi rimarginata: un rosso cupo, striature nerastre e oro. Non ci vide più quando lo vide aprir bocca per mentire di nuovo, perché sapeva e sentiva che l'avrebbe fatto; scattò subito e gli mise una mano alla gola stringendo con forza e bloccandolo completamente al muro.

– Che cosa mi hai fatto lurido bastardo!?–

Anche se non aveva ancora totalemente la sua forza, Kerrell era in vantaggio sotto quasi tutti i punti di vista di fronte ad un ibrido. Le sarebbe bastato solo stringere di più la presa per spezzargli il collo, lasciargli lividi neri sulla pelle. L'adrenalina stava iniziando a scorrere nel suo corpo e in sé si accese la voglia di uccidere.

– Dove sono io? Dov'è la me demone Tharius?–

L'intero corpo dell'uomo sembrò bruciare per un attimo sotto il suo tocco e fu una cosa alquanto anomala poiché non era mai capitata. E la cosa lo preoccupò abbastanza a dirla tutta, anche i suoi occhi fissi nei suoi eterocromi lo portarono ad avere dei dubbi. Però, non le disse niente poiché sapeva che non lo avrebbe mai ucciso, non ne era in grado per un motivo che lei ignorava, così per come tanti altri.

Kerrell strinse per un attimo di più la presa vedendo la sua pelle solitamente pallida farsi più rossiccia, il respiro ormai inesistente. Lo fissò con una freddezza che mai aveva avuto nei suoi confronti, dopodiché lo lasciò cadere a terra. Lui subito tossì e la ricerca di aria fu immediata. Gli aveva lasciato segni violacei sul collo su cui si era portato la mano, le labbra quasi dello stesso colore. Gli era andata bene che avesse attivato la sua parte demoniaca in tempo o, sotto forma di Salir, non sarebbe sopravissuto.

– Spero tu abbia il coraggio di rispondermi entro il tramonto, o avrai un altro nemico di cui occuparti.– gli disse voltandosi, la sua mano dalla ferita già rimarginata che poggiò sull'ingresso per andarsene da lì. Era seria, se ne sarebbe fregata per davvero dell'alleanza con quello che era il suo amico se significava ritrovarsi in quella situazione, senza magia, senza certezze.

Ignorò gli inutili Salir, le gambe si muovevano da sole mentre qualcosa in sé sembrò come risvegliarsi, un'energia negativa così forte da farla stare bene. Salì gli scalini fino ad arrivare in un minuscolo corridoio alla cui fine vi era la porta sigillata dietro la quale si celava la loro prigioniera. Rise tra sé e sé ripensando alle urla straziate dal dolore che svariate volte aveva sentito quando vi si era avvicinata.

– La tua sorellina farà una brutta fine, ma tu lo sai, lo stai già provando.– disse come se la Dea Bianca potesse sentirla. Anche se non avesse più fatto parte del gruppetto di Tharius, avrebbe provato comunque ad impossessarsi della Distruttrice; che faccia avrebbe fatto l'ibrido se lei avesse vinto? Immagine abbastanza allettante per una Creatura Oscura che nutriva in sé la voglia di vendicarsi di qualsiasi cosa le stesse accadendo per colpa di Tharius.

Riprese i propri passi risalendo i rimanenti scalini e raggiungendo la sua camera rimasta ancora in disordine libri e vasi a terra, il letto completamente sfatto, la finestra spalancata da cui il vento freddo entrava. Non vedo l'ora di andarmene! Non ce la faceva più a stare in quel luogo, quella stanza dalle pareti grigie, il pavimento in legno malandato dall'odore fastidioso.

Andò direttamente a farsi un bagno per levarsi di dosso la polvere ma soprattutto il suo profumo. Ancora lo sentiva sulla sua pelle e rischiavaa di darle la testa, in sé si accendeva sempre la voglia di ucciderla sia di lasciarsi abbindolare. Il motivo le era ignoto ma doveva trovare una soluzione al riguardo.

L'acqua che si accumulò nella vasca creò un vapore intenso, caldo e avvolgente per tutto quel piccolo bagno del locale che, nonostante fosse nelle zone malfamate di Stavira, teneva tutto insolitamente curato. Appena l'acqua incontrò il suo corpo lo rilassò dopo tutto quel tempo rimasto teso, e per un istante le sembrò quasi che qualcuno le stesse sfiorando la pelle con un tocco lieve e delicato percorrendo la colonna vertebrale lentamente da farle venire i brividi. 

Chiuse istintivamente e inspiegabilmente gli occhi e quella sensazione si espanse per tutto il suo corpo che prese a bruciare rendendole il respiro affannato. Aveva caldo, troppo caldo e la stava soffocando insieme all'improvviso dolore al petto fastidiosissimo, come se qualcuno le stesse comprimendo il torace senza pietà.

Riaprì gli occhi e cercò di alzarsi in piedi per uscire da lì ma tutto iniziò a girare all'infinito costringendola a poggiarsi con la schiena contro le piastrelle ancora fredde che per un attimo le diedero sollievo. Il freddo, le serviva il freddo per riprendersi, questo le venì in mente. Cercò di far scorrere l'acqua ghiacciata e per qualche istante si sentì bene; tutto ricominciò a peggiorare poco dopo sentendo di nuovo il caldo opprimente. Era come se il suo corpo stesso stesse riscaldando l'ambiente e bruciava, ma per cosa?

Fitte alla testa su cui si portò le mani, il proprio cuore che sembrava star per esplodere per quanto stesse battendo. Non riusciva nemmeno a pensare, a  domandarsi cosa mai potessero essere tutti quei problemi mai avuti?

– Ehi...– sentì dire da una voce familiare e alzò lo sguardo trovandosi davanti l'ultima persona che avrebbe mai immaginato: Sheera. Sembrava preoccupata per qualche motivo, perché era lì? Anche se in effetti non era difficile, lei percepiva il dolore di qualsiasi persona ed era sempre pronta a nutrirsene, che stesse aspettando la sua morte? Perché era quello che pensava le stesse accadendo.

– Aiutami...– si sorprese a dire disperata faticando a respirare e l'altra non dubitò nemmeno per un secondo che quella potesse essere una trappola, sapeva che non lo fosse.

– Sta calma.– le disse la corvina sfiorandole il collo e quel suo tocco ghiacciato la aiutò più di ogni altra cosa. Questo la spaventò al tempo stesso per cui per un attimo si scostò.

– Non voglio farti male.– la sentì dire ancora quando la vide avvicinarsi. Il dolore si alleviò di poco quando la lasciò di nuovo toccare la sua pelle, la testa smise di tartassarla, il caldo si fece meno opprimente. Come mai lei era riuscita a fermare tutto? E se fosse stata opera sua, l'avesse fatto apposta? Ma Kerrell volle ignorare quell'idea, in sé sapeva che non l'avrebbe mai fatto. O forse sì? Si sentiva confusa.

– Non dovresti essere qui.– riuscì a dire rimanendo un po' sulla difensiva ma la corvina scosse la testa avvicinandosi ma tenendo la vasca a dividerle.

– Non ti farò male.– ripeté l'altra fissandola negli occhi. Kerrell si morse il labbro inferiore, poteva fidarsi sul serio? Come poteva? Erano nemiche, eppure quel suo tocco freddo l'aiutava. Forse stava prendendo il suo dolore? Poteva nutrirsene se non ricordava male.

La guardò mentre fece percorrere con tocco lieve le sue dita dal collo al petto lì dove il nodo di dolore si era concentrato e che si alleviò ancora un pelo. Poi la corvina, con l'altra mano e dallo stesso tocco, sembrò tracciare una linea immaginaria dalla testa alle labbra che aveva tenuto lievemente schiuse. Possibile che Sheera fosse la sua medicina in quel momento? Per quale motivo? Cosa le stava facendo?

Poco prima le era sembrato di sentire in sé due energie contrastanti lottare, e l'una aveva bisogno per forza di privaleggiare sull'altra per poter creare un equilibrio nel suo corpo. Era assurdo da dire?

Kerrell, in realtà, non poteva sapere che era stata la rabbia provata verso Tharius ad incrinare qualcosa in sé, l'energia negativa che aveva sprigionato le aveva fatto male come una tossina di cui la sua forza cercava di liberarsene. 

Sheera aveva capito ormai il trucco del suo nemico e, nonostante l'odio e l'ira continuassero ad attraversare il suo corpo ghiacciato aumentando la sua voglia di radere al suolo ogni cosa, per poterla aiutare doveva prendere parte di quella sua negatività e sfamarsene. Per quello, attraverso il tocco, le stava dando sollievo fino a far terminare ogni cosa.

– I-io...– sussurrò la demone disorientata, le gambe che le tremavano, il fiato corto.

– Ssh...– la bloccò la Dea con sguardo dolce sentendo e vedendo la sua paura negli occhi.

– Finirà tutto questo.– la rassicurò accarezzandole il volto e vedendo una lacrima nera e la asciugò muovendo il pollice sulla guance e, come la notte prima, questa venne assorbita da lei. Un lieve vento sembrò entrare nella stanza dal nulla spazzando via ogni paura, insicurezza, l'aria che arrivò finalmente ai polmoni.

Kerrell aprì gli occhi di scatto agitata guardandosi intorno. Era seduta con il suo corpo nudo nell'acqua calda della vasca. Scosse la testa e se la massaggiò non capendo. Quando aveva chiuso gli occhi? Si sentiva abbastanza fastornata. Non era stata male? Non aveva la Dea Nera di fronte a sè? Possibile che... si fosse sognata tutto?

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