59 - Dodici ore

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Pensare, esaminare, studiare. Poi di nuovo, idee su idee, alcune folli e altre meno, o quasi per niente, tartassavano con dolore la sua mente già abbastanza provata da giorni e notti pressoché insonni. Riusciva a rimanere in piedi e lucida, se così si poteva definire, solo grazie all'energia negativa di cui continuava a sfamarsi, perennemente. Che provenisse dai Demoni, dai Salir o dagli Yarix aveva poca differenza.

Si era dovuta in un certo senso rinchiudere, rintanare negli Abissi Infernali come da lei predetto mentre i giorni passavano aumentando la pericolosità della situazione. Non era rimasta con le mani in mano o ad ubriacarsi con le Creature Oscure, anche se avrebbe preferito ucciderle e berne il sangue putrido a dirla tutta, bensì a fare il suo lavoro di Dea.

Damon e Lilith avevano provato più volte a farla parlare e spiegare le sue intenzioni ma Sheera non aveva mai ceduto neppure per un istante e non l'avrebbe fatto. L'avrebbero scoperto a tempo debito o forse mai per quanto la corvina amasse lavorare in solitaria.

– Chissà cosa dice Tharius qui dentro.– sospirò rigirandosi tra le mani una pergamena ben sigillata e arrotolata. Per potersene stare nel suo inconfondibile silenzio si era diretta nel nascondiglio del suo drago tranquillamente appoggiata a lui intento a dormire. Erano passate parecchie ore ormai da quando aveva trovato quel pezzo di carta ingiallito poggiato sul piccolo tavolino della camera di Kerrell. Dodici ore...

Inizialmente, da casa sua, la Dea Nera aveva solo percepito un'anomalia e poco dopo dolore proprio dove sapeva che la demone impura si rifugiava; aveva tentennato un attimo prima di decidersi di apparire nella locanda che nascondeva il covo nemico stranamente inaccessibile per lei.

Ci aveva provato svariate volte a dirla tutta ma qualcosa, ogni volta, la stordiva dandole la testa. Non che fosse incuriosita di quello che vi si celasse, la sua priorità era pur sempre la questione Divoratori ed era stato per loro che aveva indulgiato.

Alla fine aveva ceduto, si era teletrasportata e rimediato al dolore della castana. Dopodiché, prima che potesse esser intercettata, era filata nella sua solita nube scura ma proprio all'ultimo aveva notato qualcosa di strano, una pergamena chiusa con un nastro viola in maniera impeccabile.

Fu l'istinto ad averla convinta che le serviva, che quella era per lei. Così, un istante dopo, era di nuovo negli Abissi Infernali, avvolta dal freddo tremendo familiare e una moltitudine di pensieri. Perché Tharius aveva poggiato volutamente quel pezzo di carta da Kerrell se era per lei? Sheera sapeva che era così, anche la pergamena datale da Gray era stata pressoché uguale a quella che continuava a lanciare in aria e riprendere indecisa se aprirla o bruciarla.

– Vediamo cos'ha da blaterare.– si decise alla fine incenerendo con il solo sguardo il nastro e buttandosi di mala voglia nella lettura di quelle tre e striminzite frasi.

– Poteva anche impegnarsi!– ironizzò già innervosita alla prima parola. Proprio non le andava giù, e come darle torto?

– Sospiro del tramonto, chissà perché non mi sorprende. Lo facevo più originale.– sbuffò schioccando le dita e riducendo in cenere anche la carta che si unì al resto della polvere sul terreno.

Tharius le aveva più che odiosamente e cordialmente indicato il luogo in cui l'avrebbe sfidata e trionfato. Posto più o meno scontato poiché era quasi per niente frequentato dagli Yarix a causa del vulcano. E come non finire qualcosa iniziata millenni prima nello stesso Mondo magico? Eathevyr, sei un'attrazione per il caos peggio di me!

Però, la cosa poteva non esser così tanto male: quel luogo era meno infestato dai suoi nemici tentacoli violacei; avrebbe potuto usare la magia, anche un minimo, un piccolo incantesimo per difendersi o uccidere, non aveva importanza. Dodici ore...

– Se la mia idea non funzionerà sarà la fine per tutti! Magari si andranno a creare nuovi Mondi al posto di questi e noi ci reincarneremo, chi lo sa.–

Qualche secondo dopo le sue stesse parole rise nervosa, le mani tra i capelli corvini, una morsa al petto. Chi voleva prendere in giro? Tharius poteva ucciderlo con uno schiocco di dita, uno sguardo come la stessa cosa valeva per i suoi burattini schifosi e senza un briciolo di cervello e dignità. La questione che la attanagliava era Kyra. Ho solo una possibilità, una sola e non posso, non devo fallire.

Fece un respiro profondo cercando di calmare i nervi già tesi da giorni e giorni, dopodiché si alzò stiracchiandosi un po' le ali nere come la pece pronta per spiccare il volo e abbandonare il suo rifugio. Era tempo di agire ormai. Prima tappa? L'Infinitus, o meglio, il nascondiglio che esso celava.

Attraversò la nebbia, per un attimo si chiese se avrebbe dovuto per così dire affrontare ciò che la cantilena dettava, i ricordi spiacevoli, i vari pensieri già avuto; fortunatamente non sembrò così poiché trovò subito la grotta magica nascosta qualche minuto dopo e dedusse che bastasse aver trovato solo una volta quel posto misterioso per poterci tornare senza problemi. Fu un sollievo, Sheera non avrebbe avuto per niente la pazienza come la prima volta che si era addentrata in quella novità.

Oltrepassò le pareti di cristalli, l'acqua fresca, la cascata che la condusse alla meta tra i fiori variopinti; non era cambiato assolutamente nulla dall'ultima volta, tutto era completamente identico e per un attimo la cosa le provocò un brivido di disgusto lungo la spina dorsale.

Cassandra, la Salir senza più magia che aveva vegliato sui poteri Supremi quando erano state solo sfere di energia pura, era ancora lì tranquillamente seduta tra i fiori. Sembrò non fare caso alla corvina che cominciò ad avvicinarsi e che inclinò la testa da un lato quando la sentì parlare con le piccole piante. Doveva proprio esser impazzita per parlare con quasi il nulla, anche se, a dirla tutta, avrebbe anche potuto capirla. Stare soli e isolati da tutto e tutti non doveva essere facile per chi non era come la Dea Nera e si faceva di tutto pur di non sentirsi così tanto abbandonati.

– Ora che ci penso...– cominciò a dirle senza nemmeno salutarla o altro, tanto che Cassandra sobbalzò, si alzò in piedi di scatto voltandosi verso di lei. Poté sentire il suo battito a mille arrivarle fino al collo, allettante, o vedere lo stupore e lo spavento dai suoi occhi colorati e brillanti, pieni di vita.

– Hai idea dello spavento che mi hai fatto prendere? Fai sempre così? Perché non penso di poterlo reggere una seconda volta. disse tutto d'un fiato la ragazza dai capelli violacei, Sheera che alzò gli occhi al cielo passandosi un mano sul collo, tesa. Il tempo scorreva sempre di più.

– Come fai a parlare questa lingua? Pensavo che solo io e Kyra ne fossimo in grado, e tu sei una Salir per giunta. andò dritto. Cassandra impiegò qualche secondo per ricomporsi e capire cosa le avesse appena chiesto prima di farsi sorridente e solare come la Dea l'aveva vista la prima volta. Si sistemò anche il vestito floreale come a volersi rassicurare.

– Stare per un po' di tempo con voi come sfere da una parte mi ha tolto la magia ma dall'altra mi ha permesso di parlare la vostra lingua ad esempio, in maniera tale da potermi mettere in contatto con voi quando sarebbe stato necessario. Oppure il potervi percepire da lontano.

Sheera la squadrò ma le bastò come risposta, la sua piccola curiosità improvvisa era stata colmata e sarebbe potuta tornare al suo piano. Dunque, fece un passo indietro e studiò un attimo il corpo esile ma armonioso dell'altra che si sentì a disagio, oltre che confusa. Ancora di più dopo le sue parole.

– Devi mi ha confermato che puoi uscire di qui.–

– Ehm, teoricamente sì dato che ho terminato il mio compito. Anche se rimarrebbe la questione delle piccole scintille da dovervi dare.–

– Conosci un modo per portartele dietro?–

Cassandra non capiva, la corvina era seria ed era come se nella sua mente dei meccanismi continuassero a girare incastrandosi perfettamente.

– Certo, ma non vedo perché la cosa dorvebbe interessarti.–

– Fammi vedere.–

La Dea Nera si portò le braccia al seno in attesa ma l'altra fece spallucce e , seppur non capendo, la accontentò e si avvicinò alla grande parete tutta incisa. Appena si avvicinò tanto da avere solo un paio di passi di distanza tra sé e la roccia, i due cristalli incastonati in quelli che raffiguravano i cuori delle Dee scintillarono lievemente e si staccarono dal proprio posto, fluttuando in aria lentamente e adagiandosi delicatamente sulla mano tesa di Cassandra che si voltò verso la Distruttrice con un sorriso felice. La disgustò. Dodici ore...

– Visto?–

– Perfetto.– fu invece la sua risposta. Una frazione di secondo dopo, la ragazza dai capelli viola si ritrovò a metri sopra dal terreno fiorito tra le braccia della Dea. Non riuscì minimamente a capacitarsi della cosa per quanto tutto fu frettoloso, vide solo nebbia, poi un cielo stellato riflesso anche sul pavimento, un gigantesco portale nero e uno bianco a lati estremi. In seguito sentì aria, aria fredda sulla pelle. Non la sentiva da così tasnto, che si era dimenticata delle sensazioni che poteva suscitare. Alberi, maestosi e dalle foglie verdi, marroni, arancioni, prati immensi ma spogli di raccolti, case le une vicine alle altre. Era fuori dall'Infinitus. La cosa, appena se ne rese conto, la spaventò facendola agitare.

– Mettimi giù!– esclamò appena apparvero in quella che era una casa completamente sconosciuta a lei. Sheera non se lo fece ripetere e, semplicemente e senza alcuna delicatezza, la lasciò cadere a terra senza preavviso. Cassandra per poco non sbatté la testa contro il pavimento in legno.

– Ehi! Sei fuori di testa? Rischiavo di farmi male!–

La corvina la osservò ai suoi piedi con occhi maligni e un sorrisetto beffardo, quasi compiaciuta della cosa. Il rumore invece attirò l'attenzione di altre persone che la sconosciuta non aveva mai visto e la cosa era reciproca dagli sguardi confusi e curiosi dei due giovani ragazzi.

– Sheera, non ti vedevamo da giorni. Dov'eri?– domandò il ragazzo avvicinandosi titubante.

– Non potevo stare molto nei Mondi, quindi mi sono fatta gli affari miei.– diede come spiegazione freddamente, peccato che nascondeva tutta la tensione che celava in corpo.

– E lei sarebbe?– domandò invece la ragazza. Sheera lanciò un'occhiata veloce alla povera vittima che si era scelta quel giorno.

– Cassandra, solo una Salir anomala. A proposito, ti ricordi ancora la vostra lingua o cosa?–

La Custode si alzò in piedi e si sistemò i capelli quasi offesa. Non era così male punzecchiarla a dirla tutta, in parte le mancava. Dodici ore. Bisogna sbrigarsi.

– Certo, come potrei dimenticarla?–

– Stai con loro, sono Nissa e Nath. C'è poco tempo e sinceramente non ho voglia di arrivare all'ultimo, perciò...–

Sheera si stiracchiò un attimo prima di riprendere a parlare e non permettere agli altri di aprir bocca.

– Girate la voce in tutto il Regno Assoluto che domani nessuno dovrà uscire di casa per nessun motivo. Avete dodici ore di tempo per farlo, dopodiché fate la stessa cosa voi.–

Nath la raggiunse osservandola confuso; era piombata lì dopo giorni che non si era fatta vedere minimamente e stava chiedendo di tenere d'occhio una sconosciuta e dare una specie di avviso ad un Mondo intero. Come avrebbero fatto?

– Si può sapere perché o ti tieni segreto anche questo?– provò a dire. Vedere come voleva andarsene da lì lo agitò.

– Damon e Lilith faranno piovere una specie di sonnifero ovunque ed è meglio che non vi addormentiate per le strade o altro. Finite le dodici ore portate Cassandra al portale che vi ho segnato qui per Eathevyr, poi voi due tornerete qui.–

Cercò di sottolineare l'ultima parte come a volersi soffermare che non li voleva intorno in qualsiasi cosa avrebbe fatto.

– Scusa ma io cosa c'entro in tutto questo?– si fece voce la stessa Cassandra che si sentiva ancora scombussolata. Dentro di sé cercava di fermare la curiosità, fremeva dalla voglia di vedere come il Mondo che era stato il suo moltissimo tempo addietro, cosa era cambiato e cosa no? L'avrebbe riconosciuto?

Lo sguardo serio e glaciale, di quel viola scuro intenso di Sheera le diede i brividi subito e distraendola momentaneamente dai suoi pensieri. In essi capì che aveva in mente più che chiaramente cosa avrebbe fatto.

– Lo saprai a tempo debito.–

Dopodiché voltò lo sguardo verso Nath e Nissa, era il suo modo di dire che non avrebbe più risposto ad altre domande o che non poteva, che la questione non li riguardava non essendo esseri divini. A loro solo il compito di spargere una voce in poco tempo, mentre la Distruttrice svaniva in nube nera e si preparava per ciò che aveva già da tempo, e inizialmente guidata dall'isitnto ignorando le motivazioni, aveva programmato: un'eclissi.

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