60 - Prima dell'eclissi

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Tharius non sapeva cosa provare in quel momento di attesa. Il tempo passava lento ma anche così veloce; euforia, nervosismo, agitazione, rabbia, era tutto un misto. Il suo momento di gloria si stava avvicinando e dentro fremeva, era più che sicuro di avere la vittoria in pugno. 

Aveva fatto calcoli su calcoli, passato le notti pur di avere tutto ciò che si era immaginato in compagnia del Demone negli anni finalmente davanti agli occhi. Lui, definito inutile, anomalo per essere un Salir e non abbastanza per essere un demone, senza una razza a cui appartenere, senza casa, avrebbe trionfato. Proprio lui aveva iniziato il secondo piano del suo maestro e l'avrebbe portato a termine ad ogni costo. 

Aveva fatto una promessa e, anche se non era solito farne, si era detto di tentare il tutto per tutto. Sarebbe stato il suo modo di essere grato e ringraziare colui che l'aveva tirato fuori dalla sua prigione e misera vita, colui che gli aveva spiegato perché fosse diverso da tutti i suoi coetanei e simili, colui che gli aveva insegnato ad essere sé stesso.

– Del ragazzo non si sa nulla?– domandò ai suoi tre uomini voltandosi. Se ne stavano tutti tranquilli e fiduciosi riguardante il piano, senza però effettivamente pensare alle mosse che a breve si sarebbero attuate. Tutto sarebbe filato liscio come il loro capo aveva sempre fatto intendere?

Anche se, fino a quel momento, niente aveva dato loro la possibilità di dubitarne un solo istante, forse perché Tharius si era sempre mostrato determinato, serio, intraprendente. O forse aveva usato la sua parte di Creatura Oscura su di loro per ingannarli, incantarli, annebbiare loro le menti.

– No, pensiamo si sia nascosto da qualche parte. C'era da aspettarselo!– gli rispose Hariz con tono di chi si stava annoiando e fremeva. Il suo capo annuì, non che gli interessasse davvero qualcosa di quel ragazzino. Aveva svolto il suo compito e non era più servito, una volta terminato il suo grande piano si sarebbe messo a cercarlo in modo tale da assicurarsi che tenesse la bocca chiusa su tutto ciò che avevano combinato.

– Quanto ci vuole? Vorrei rifarmi una vita il più in fretta possibile!– si lamentò odiosamente Flyn, invece. Era da parecchio che se ne stavano in attesa, ad Eathevyr, nel punto stabilito: il Sospiro del tramonto.

Dal vivo la natura intorno a loro era in grado di meravigliare e dare i brividi al tempo stesso per via dei forti colori lì presenti: il porpora dominava quasi ovunque per le distese immense d'erba che antecedevano l'enorme vulcano di pietra rossiccia, persino il fumo che fuoriusciva costantemente dalla sua bocca pareva voler sovrastare l'azzurro del cielo di porpora, nubi fitte e calde come l'aria che li avvolgeva.

Un luogo privo di campi, di case, di Yarix che da sempre temevano quella parte del loro Mondo era perfetto. Tharius aveva anche sentito dire in giro, tra leggende, che proprio lì la Dea Nera aveva risvegliato l'antico vulcano dormiente condannando a morte parecchie vite alate. Un po' ne era rimasto affascinanto, colpito, si era chiesto perché l'avesse fatto nel caso fosse stato tutto vero. Ma non c'era molto da stupirsi, una Creatura Oscura come lei non poteva che continuare ad essere spietata, vogliosa di sangue e atrocità. Non importava quanto le altre presenze positive potessero calmarla e placarla. Era nella sua natura.

– Sta tranquillo, la pazienza non ha mai fatto del male.– continuò il mezzo demone godendosi il panorama con le mani in tasca.

– Una patetica festa di Salir, a saperlo me ne stavo negli Abissi Infernali!– si sentì dire da una voce femminile. Non apparteneva alla Distruttrice, bensì ad una ragazza che le assomigliava dai lunghi capelli castano scuro, occhi d'oro di cui gli umini andavano ghiotti, un corpo snello e slanciato avvolto da vesti di cacciatrice di taglie, un sorrisetto maligno, lo sguardo di chi non vedeva l'ora di accaparrarsi una preda.

Subito accanto a lei, apparso in una nube scura, prese forma un ragazzo familiare a Tharius, aveva già visto quegli occhi e capelli neri ribelli, il suo modo di vestire di camicia e pantaloni scuri di stoffe pregiate. E poi, le auree di entrambi erano rosse, la cosa lo fece sorridere appena dietro la maschera bianca sempre sul suo volto.

– Allora il mio invito vi è arrivato.– ridacchiò soddisfatto quando si unì a loro la Dea Nera. Sembrava tranquilla, strano per la situazione in cui a breve si sarebbero ritrovati. In realtà Sheera non aveva per niente voglia di trovarsi lì a dare corda ad un inutile ibrido, ma in parte quel luogo avrebbe potuto aiutarla per quello che aveva in mente di fare.

– Quindi il tuo piano è trascinarmi qui, e poi cos'altro? Chiedere la mia collaborazione, attaccare, solito piano in cui anche Shedan fallì per ben due volte?– domandò la corvina disinteressata, i suoi demoni faticosamente in attesa di un suo segnale, una sua richiesta. Li aveva minacciati seriamente poco prima di apparire sul campo di battaglia; se non avessero ascoltato o aspettato il suo volere ci sarebbero state conseguenza per niente piacevoli.

– Io attuo in maniera differente.– disse la sua Tharius togliendosi solo allora la maschera e lasciandola cadere a terra. Sembrava piacergli vedere negli occhi la Dea, la quale cercava di frenare il suo istinto omicida per poter continuare nel suo di piano. Avrebbe funzionato? Non lo sapeva, era una follia e molto pericoloso per i Mondi ma sperava che ciò che aveva scatenato lo squilibrio sarebbe stato risolto.

Sheera fissò anche i tre Salir dietro di lui sapendo che il loro capo sarebbe venuto meno agli accordi con loro fatti e che li stava solo sfruttando, sarebbero morti. Erano il suo scudo. E i tre tremarono allo sguardo violaceo della ragazza, alla forza che sprigionavano.

Fu il mezzo demone ad iniziare qualsiasi cosa fosse. Fece un segno con la mano per cui Flyn, Astor e Hariz presero in mano spade e piccole armi da polvere da sparo. Erano poco usate, solitamente solo per cacciare animali di grande taglia e pochissimi ne erano in possesso. Molti le reputavano oggetti insidiosi e per niente eleganti, oppure c'era chi, come Damon e Lilith, che potevano solo ridere davanti ad esse. Erano banali per dei demoni.

– Niente magia, sono già abbastanza in svantaggio. Non vogliamo spaventarli troppo– comunicò Sheera maligna ai due già dagli occhi luminonsi.

– Patetici!– esclamò Lilith prima di scattare con una velocità impressionante. A lei si unì il suo amico dagli occhi neri e in meno di un minuto avevano già messo a terra i tre e preso le loro armi ridicole. Tharius invece non aveva fatto altro che fissare la Dea Nera che ne rimase piuttosto infastidita ma da cui capì che non si sarebbe sporcato le mani per nulla al mondo. Doveva essere il suo lato di Salir quello, quello demonico non sarebbe rimasto fermo tutto il tempo.

A Sheera sarebbe piaciuto studiare quell'essere, fare così tanti esperimenti come tortura, per pagare ciò che stava facendo e che aveva fatto. Gli serviva vivo per quello, e se voleva una cosa se la prendeva.

Fu improvviso, una strana sensazione nel petto si insinuò nella corvina che la distrasse, i suoi sensi sembrarono disorientati per un attimo, la mente si annebbiò; nello stesso istante un raggio magico proveniente da chissà dove tra l'erba porpora la travolse. Sbattè la schiena contro un albero a metri e metri di distanza per il colpo, per un attimo la vista si offescò con l'immagine dell'incisione bluastra nella casa di Cassandra. Quella strana sensazione, come di oppressione e al tempo stesso una fame anomala non sembrava voler andare via. Però... non le era così nuova. Le ricordò quello che aveva provato in presenza di Shedan. E capì.

Si alzò in fretta da terra e fece giusto in tempo a vedere un'ombra avvicinarsi a sé per potersi scansare in tempo, evitando un colpo di spada. Ma non una qualsiasi; quando si voltò il suo corpo sembrò diventare di pietra, il cuore si fermò per un paio di battiti, l'aria farsi più fredda e tagliente, l'ambiente più tetro.

– E quindi siamo alle resa dei conti.– le disse Kerrell davanti a lei. Ma non era la solita ragazza, i suoi occhi erano molto più freddi e anomali, sembrava molto più demone e vogliosa di sangue per quel suo sorrisetto maligno. E poi lei, la Spada della Morte tenuta saldamente nelle sue mani. 

Anche Lilith e Damon si pietrificarono per un attimo, la loro Dea sentì anche la loro voglia di aggredirla e riprendersi quell'arma pericolosa ma vennero fermati dalla corvina. La castana invece notò il suo sguardo e ne sembrò compiaciuta, stessa cosa per Tharius ancora immobile e al suo posto.

– Ti piace il mio nuovo gioco? L'ho trovato in giro e direi che mi dona. Non trovi?– ironizzò Kerrell ridacchiando. Alché Sheera cercò di riprendersi e si leccò le labbra maliziosa, il corpo che si fece meno teso, i suoi sensi più sensibili. Non doveva abbasare la guardia.

– Pensavo ti interessassero altri tipi di giochi.– le rispose allora, l'altra parve capire a cosa si stesse riferendo. Kerrell scattò e si mosse velocissima ma forse non abbastanza poiché Sheera si scansò con fastidiosa semplicità. Non contrattaccò, non usò la magia né armi. Doveva mantenersi al piano, mancava poco e Cassandra l'avrebbe raggiunta. Mi serve solo passare il tempo di attesa in qualche modo...

La demone, capito che non l'avrebbe attaccata, si fece più veloce e la Distruttrice, dovette ammetterlo, a fatica iniziò a schivare i colpi di quell'orrenda spada; forse per i pensieri, forse per la preoccupazione, forse per il peso delle responsanbilità, i Mondi in pericolo, venne colpita di striscio un paio di volte, la lama che le lasciò due lievi tagli sul braccio. Guarirono in fretta ma notò che Kerrell ne sembrò piuttosto felice. Qualcosa in lei è cambiato... Sarà meglio disarmarla!

La spada mirò al suo ventre nel momento in cui lo pensò e per poco non riuscì a trapassarle il corpo. Riuscì a prendere la punta della lama tra le dita, questo confuse la castana, e la sua confusione divenne nervosismo nel momento in cui la corvina fece scivolare la stesse dita lungo il metallo con la stessa velocità con cui si era avvicinata, riuscendo a raggiungere l'elsa. Grazie a quella mossa decisa e imprevedibile apparentemente dall'altra, la presa si fece meno salda e un secondo dopo la Spada della Morte fu di nuovo nelle mani della sua proprietaria. Si trasformò in pietra rossa come accadeva spesso e poi svanì.

Kerrell non ne fu molto contenta e cercò di rimediare con un pugno diretta verso il suo volto, il suo zigomo. Inutile dire che non la colpì, di nuovo. Si trovò invece a terra a causa di un forte vento proveniente dal nulla ma probabilmente invocato dalla Dea che la immobilizzò con catene nere al terreno.

Intorno a loro Sheera aveva creato una fitta nebbia in modo tale da non permettere a nessuno di disturbarla. Voleva capire cos'era cambiato o se ancora poteva agire come aveva pianificato. La fissava mentre provava a dimenarsi e a liberarsi, i suoi occhi ramati si erano fatti più scuri dell'ultima volta.

– Ti farai male così.– sospirò indicandole le catene che le tagliavano la carne a causa del suo tentativo di liberarsi.

– E a te cosa importa?– ringhiò l'altra di tutta risposta. Freddezza e odio. Contagiò anche la corvina che provò ad entrare nella sua mente, invano. Solo buio, non aveva nient'altro e significava solo che quella demone era persa.

Schioccò le dita e la nube svanì così come le catene e Sheera stessa, portando Kerrell a rialzarsi e guardare intorno a sé in sua ricerca. Nel mentre, la Ditruttrice aveva raggiunto Tharius a svariati metri di distanza. Damon e Lilith, dopo aver sistemato i tre Salir e legati ad un albero per bene, avevano iniziato ad attaccare il loro capo. Non era male, riusciva comunque a schivare i loro colpi ma solo quello. E poi, i due demoni non potevano ferirlo a causa dell'ordine impartito dalla loro Dea, perciò non stavano sfruttando la forza necessaria a prenderlo. Si bloccarono quando Sheera si mise in mezzo e prese per il collo Tharius.

Lui non parve esserselo aspettato dalla lieve confusione dei suoi occhi neri e rossi. Poi ridacchiò, la presa che si strinse, il suo corpo bloccato come per magia di fronte alla presenza della corvina. E lei era ancora più furiosa, una furia che a breve non sarebbe riuscita a contenere.

– Cosa hai fatto?– domandò seria, il suo respiro agitato.

– Solo dato una prospettiva migliore, le ho dato più oscurità... e cancellato i dubbi che tu le hai impresso nella mente... Non puoi salvarla, fare i tuoi giochetti mentali, ormai è tardi.– riuscì a rispondere con un ghigno compiaciuto sul volto che si stava facendo sempre più bluastro. E Sheera avrebbe continuato, avrebbe voluto davvero vederlo agonizzante ma dovette lasciarlo libero; Kerrell aveva provato a colpirla nuovamente con un pugnale stavolta e per poco non l'aveva presa di striscio al volto.

Indietreggiò e i suoi due demoni fecero per attaccare nel momento in cui la castana decise di non arrendersi, cercando anche di dare il tempo a Tharius di riprendere aria. Tuttavia, poco prima che la giovane demone potesse assaggiare uno dei pugni mortali della Demone Suprema, tutto si bloccò. Il vento non soffiava più, i suoni, i respiri si fecero inesistenti, gli animali distanti parecchi chilometri sembravano aver smesso di correre e i nemici bloccati.

– Perché hai fermato il tempo? Non vedevo l'ora di farla fuori!– esclamò Lilith contrariata verso Sheera dietro di lei con ancora un braccio verso il cielo e gli occhi chiusi per l'incantesimo lanciato. E quando li riaprì, in essi ci fu solo il gelo. Non guardò i demoni bensì oltre, poco distante e tra dei cespugli.

– Che diamine fate qui!?–

Il suo tono rabbioso fece sussultare coloro che vide grazie alla sua vista e che non si aspettava di vedere. O forse sì, solo che aveva sperato che per una volta potessero ascoltarla. Lentamente, dai cespugli, sbucarono Cassandra e i due Salir che avrebbero solo dovuto condurla al portale nel Regno Assoluto.

– Non sapeva la strada per raggiungerti in ogni caso quindi volevamo solo lasciarla e andare via ma poi...– iniziò come a volersi scusare Nissa non riuscendo a guardarla. Sheera si innervosì ancora di più, si scompigliò i capelli, sbuffò e cercò di calmarsi mentre l'agitazione si faceva sempre più forte e premente al petto.

– Non ho tempo per poter guardare voi! Lilith, Damon, controllateli e se necessario andatevene da qui.– disse di fretta poiché il tempo a breve avrebbe ricominciato a scorrere. Non poteva tenerlo bloccato a lungo, andava contro la natura dei Mondi.

Poi guardò Cassandra, la Custode. E lei ricambiò, non le ci volle altro per capire cosa volesse. La raggiunse come dispiaciuta, gli altri non ne capirono il motivo.

– Se sicura? Sarà differente dalle altre volte, di poco ma abbastanza. Senza contare i Divoratori.– incominciò ma Sheera la bloccò subito.

– Per fermarli tutti è l'unica soluzione. Non esiste altro modo.– affermò, la ragazza dai capelli violacei che annuì appena e le prese la mano su cui lasciò la gemma nera: la scintilla rimanente del potere della Distruzione. Essa, al contatto con la sua proprietaria, si sciolse e venne assorbita dalla pelle cadaverica mentre il tempo ricominciò a scorrere.

Loro rimasero fermi lì, la Dea invece ritornò verso Tharius, o meglio, lo sorpassò così come Kerrell. Erano solo una manciata di metri ma sperava potessero essere abbastanza per non fare male agli innocenti, pensiero lievemente anomalo per un essere dall'anima nera in quel momento tremante.

Il tempo riprese a scorrere, Kerrell rimase confusa quando un suo affondo finì nel vuoto dove un istante prima vi era stata Lilith. Anche il suo amico mezzo demone dovette sbattere le palpebre un paio di volte prima di riprendersi e notare la figura della Dea Nera di fronte a sé, da sola. Gli altri si stavano allontanando e raggiungendo un cespuglio, perciò era rimasta la corvina con una semplice spada dalla lama nera in mano.

– Quindi mi fermerai da sola.– ridacchiò maligno.

– Non ho intenzione di fermare te, ti ho già detto che non mi interessi.– disse di tutta risposta sbuffando l'altra.

– E allora cosa vuoi fare?–

– Non cosa voglio, cosa devo fare.–

Il ragazzo fece spallucce non capendo e guardò la sua amica dagli occhi ramati che capì: avrebbero entrambi attacato il loro nemico. Perciò fece apparire anche lei una spada di modo che lo scontro potesse essere alla pari in un certo senso, dopodiché i due scattarono.

Un battito, due battiti, poi tre, quattro. Un respiro, il corpo che si rilassa, la spada nera che incontra una carne, la attraversa provocando dolore e un grido inesistente. Infine, il porpora lasciò il posto al viola profondo.

Mostrati, Distruzione...

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