Capitolo 18

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Break the silence

La mietitura dei 74esimi si stava avvicinando.

Anche se il ricordo mi colpiva forte nel petto come un pugnale, ero sicura che la mia curiosità avrebbe avuto la meglio.

Sparkle, che aveva assistito all'edizione dell'anno precedente, forse si era abituato al ripetersi infinito di quel dannato evento. Mi domandavo però che cosa avesse provato rivivendoli da solo.

La visione di lui che si allenava era impressa a fuoco nella mia mente. A stento ero riuscita a trattenermi, ma se gli fossi saltata addosso, avrei combinato un casino.

Quella mattina non riuscii a trovare Jae da nessuna parte, così decisi di fare in fretta colazione e, dopo aver ricevuto il programma giornaliero, mi diressi verso la sala degli allenamenti.

Le stanze erano stranamente silenziose, ma non era a causa del mio anticipo. mi ero persa qualche evento. Ricontrollai il tatuaggio sul polso. Non era stato difficile imparare a cosa corrispondessero i simboli, quindi ero sicura di non aver sbagliato.

Entrai nella stanza sgranchendomi le braccia, quando improvvisamente un'ombra uscì da dietro la porta per attaccarmi.

La mia mente scattò istantaneamente ai giochi. Evitai l'attacco rotolando a terra e sfoderai Emeraude mentre mi voltavo per fronteggiare l'aggressore.

Per fortuna alzai gli occhi perché mi accorsi che era Jae. Era rimasto fermo scioccato sulla soglia. Impugnava con incertezza un'asta di legno.

‹‹Mai prendere di sorpresa qualcuno che ha partecipato ai giochi›› lo avvertii riponendo Emeraude.

‹‹Non so se essere fiero di te o spaventato...›› dichiarò con gli occhi spalancati.

Notando il mio sguardo ferito, cambiò argomento ‹‹In ogni caso...lo sai vero che non potresti portarla in giro?›› chiese indicando il mio stivale.

‹‹Sei stato tu a riportarmela, tecnicamente è una tua responsabilità›› alzai le spalle.

‹‹Potresti tagliati a tenerla in quella posizione›› aggiunse preoccupato mentre andavo al centro della stanza.

‹‹Ho ricavato un'intercapedine nella pelle dello stivale. In questo modo, è più facile da estrarre›› risposi con ovvietà.

Mi seguì lanciandomi l'asta ‹‹Vediamo come te la cavi con questo››

Io la afferrai al volo ‹‹Ma i giochi almeno li hai guardati?›› scherzai sorridendo mentre prendeva un altro bastone dalla spalliera, poi sfoderò un ghigno. Sarebbe stato molto divertente.

Mi attaccò per primo e lo schivai facilmente.

‹‹Direi che possiamo saltare il riscaldamento e passare direttamente all'azione...E non usare la scusa del "ma sono stata in una vasca criogenica, sono debole"›› mi fece il verso ‹‹perché con me non attacca››

‹‹Io non l'ho mai detto›› precisai mentre mi scagliavo contro di lui.

Schivò il colpo e spingendomi, mi buttò a terra ‹‹Vuoi dirlo adesso?›› mi sbeffeggiò mentre lo guardavo dal pavimento. Per fortuna era costituito da dei materassini morbidi.

Lo fulminai con lo sguardo e scattando in piedi, tentai di colpirlo con un calcio. Lui però fu più veloce e mi afferrò per la vita poggiandomi a terra quasi con delicatezza.

Adoravo che fosse più forte di me e che non si trattenesse per paura di farmi male. Mi faceva sentire al suo stesso livello, anche se non lo ero. Dimostrava di riconoscere il mio valore in battaglia.

Mi rialzai di nuovo e quella volta, fui io schivarlo per poi spingerlo facendo leva sul suo passo. Lui però mi afferrò, costringendomi a rotolare a terra dietro di lui.

Ci fu uno scambio di colpi mentre entrambi cercavamo di sopraffare l'altro, ma alla fine, mi disarmò bloccandomi a terra con la sua arma.

‹‹Continuo a pensare che i giochi siano stati truccati. Se avessi combattuto contro di me, avresti perso nel giro di dieci secondi! Forse hai avuto un punteggio alto perché sei carina...Plutarch deve avere un debole per te!›› scherzò ‹‹voglio dire...se ti piacciono gli uomini più grandi...››

‹‹Prima di tutto come osi mettere in dubbio le mie capacità?›› finsi di arrabbiarmi ‹‹E secondo, chissà...magari è il mio tipo...carina, eh? Ho avuto il punteggio più alto, dannazione!›› esclamai cercando di divincolarmi, ma la sua stretta era troppo forte.

In risposta, alzò le spalle fingendo indifferenza, poi mi fece l'occhiolino.

Misi le mani sull'asta e spostai le braccia verso il basso. Lui seguì il movimento senza lasciarla andare.

‹‹Sei "carino" quando ti fingi saccente›› lo istigai soddisfatta accostandomi al suo viso. Era talmente vicino che sentivo il suo respiro regolare su di me. Non si era nemmeno sforzato.

I muscoli delle sue spalle e delle sue braccia, fecero galoppare la mia mente.

‹‹Carino, eh?›› rispose senza interrompere il contatto visivo. Una vena iniziò a pulsargli sul collo.

Improvvisamente il mio istinto di morderlo in quel punto e sentirlo gridare, si fece più forte.

‹‹Mmm›› annuii mugolando. Il mio respiro si fece più pesante. Averlo davanti a me, attraente e tutto muscoli, mi stava facendo perdere il lume della ragione. Era decisamente il mio tipo.

Per un attimo studiò il mio sguardo, poi come se avesse scacciato un pensiero, fece per allontanarsi. ‹‹Beh, hai comunque perso››

Trattenni l'arma tirandolo verso di me. Nei suoi occhi apparve il dubbio quando lo bloccai con le gambe.

Avevo bisogno di passare al livello successivo e forse, non solo con gli allenamenti.

‹‹Questo è ancora da vedere›› esordii strappandogli l'arma di mano e lanciandola via.

Il mio gesto lo stupì, ma non come quando lo afferrai per la maglia e lo attirai a me per baciarlo.

I nostri corpi si scontrarono come due calamite del polo opposto. Non sapevo cosa mi era preso. Forse stavo perdendo la testa, ma tutto quel girarci intorno mi aveva stancata.

Non volevo più illudermi con Sparkle. Iniziavo a pensare che non ne valesse la pena, visto che non avevo speranze.

‹‹Cerchi di barare, eh?›› sussurrò col fiato rotto schiacciandomi a terra. Io lo circondai con le braccia.

Appena gli morsi il labbro inferiore, una melodia familiare che mi rimbombava nella mente ci interruppe.

Era il jingle di apertura delle trasmissioni di Capitol.

‹‹Stiamo scherzando?›› sbuffai con il cuore che mi batteva a mille.

‹‹Credo che stia per iniziare la mietitura. Vuoi andare o preferisci...›› mi chiese senza spostare le mani dalla mia schiena. Io scossi la testa e lui mi prese per mano.

Quella musica mi riportò al momento in cui era iniziato tutto.

Ricordai la mia mano alzata per offrirmi e poi Laerte vicino a me. Il treno, gli alloggi, l'intervista e il commento di Sparkle. L'allenamento, i consigli di Finnick, il cannone che sparava, i miei amici che morivano tutti, uno dopo l'altro.

Avrei voluto avere la possibilità di incontrarli fuori di lì. Avrei voluto essere loro amica, trovarci in riva al mare e correre insieme. Ma non sarebbe mai accaduto.

La sala da pranzo del 13 era gremita di gente che fissava gli schermi. Senza lasciare la mano di Jae, mi costrinsi a guardarli e vidi Cesar Flickermann. Quell'anno scintillava di blu dalla testa ai piedi. Accanto a lui sedeva Seneca Crane.

Lo ricordavo bene: aveva la pelle chiarissima, gli occhi azzurro penetranti e la barba che gli formava dei ghirigori sulle guance. Era vestito esageratamente, come ad ostentare la sua posizione di stratega. Io e Plutarch sapevamo che era tutto fumo e niente arrosto. Tra quei due c'era una differenza abissale.

Caesar lo stava intervistando, così mi avvicinai per sentire meglio. Crane stava ricordando che i giochi non erano solo un modo per ripagare Capitol dopo la ribellione dei distretti, ma anche ciò che ci teneva uniti. Sperai che quell'idiota non lo pensasse veramente.

Quando finirono di parlare, mostrarono i tributi di quell'anno.

Un'ombra dai capelli biondi, se ne stava in disparte in un angolo della stanza. Attirò la mia attenzione e mi accorsi che era Sparkle. Gli lanciai uno sguardo e lui ricambiò la mia occhiata.

Notando la mia mano intrecciata a quella di Jae, si voltò di nuovo verso gli schermi e io feci lo stesso.

Scrutai il ragazzo del 2. Aveva anche lui i capelli biondi, ma il suo sguardo suggeriva un che di assassino. La bambina dell'11 aveva un aspetto familiare, mi ricordava molto Fedra.

Arrivati al dodici, sentii qualcuno mormorare. Mostrarono una bambina bionda con le trecce che si faceva largo tra la folla. Si stava sistemando la maglia dentro la gonna, quando un'altra ragazza dai capelli castani con una treccia sola, apparve dalla fila alzando la mano.

Katniss Everdeen. Non era comune che una ragazza del 12 che si offrisse al posto di qualcuno. Caesar ci fece sapere che era sua sorella. Cercai di non ripensare a Talia ed Elieo.

Jae dovette notare il mio turbamento, perché mi circondò con un braccio. ‹‹A cosa stai pensando?››

‹‹Una volontaria del 12, è talmente raro...›› dichiarai mettendogli la mano destra sul petto. ‹‹Non si offrono perché non sono abbastanza forti. Se ti ricordi nella mia alleanza c'erano Talia ed Elieo, erano miei amici. Sono morti nella pioggia di fulmini nel deserto, tenendosi per mano. Gli avevo detto di gettare le armi, ma non mi hanno ascoltato, se non fosse stato per Sparkle...sarei morta anche io›› i miei occhi iniziarono a colmarsi di lacrime e non riuscii a trattenerle.

Lanciai uno sguardo nella direzione di Sparkle, ma lui se ne andò. Lui era l'unico che avrebbe capito ciò che provavo. Non poteva aver resistito l'anno precedente da solo.

‹‹Non è stata colpa tua›› cercò di rassicurarmi Jae, ma era impossibile.

Era presto per giudicare i tributi, ma comunque ci sarebbe stato un solo vincitore. 23 morti, 1 sopravvissuto.

‹‹Moriranno tutti anche questa volta, non finirà mai›› sentenziai guardando gli schermi.

Jae mi prese per la mano. ‹‹Vuoi tornare ad allenarti?›› mi chiese con dolcezza. Forse era una buona idea, non potevo stare lì a guardare.

Annuii e lui mi trascinò lontano da quel refettorio. Per tutte le ore successive cercò di distrarmi, ma vedere di nuovo svolgersi gli Hunger Games, mi aveva fatto venire il voltastomaco.

Tentai di concentrarmi su Jae. Avevamo smesso di flirtare ed immaginavo che se ne fosse accorto.

Continuavo a pensare a Sparkle ma sapevo di aver bisogno di Jae.

Quella mattina avevo perso il controllo saltandogli praticamente addosso. Non che non fossi attratta da lui, ma sentivo che c'era qualcosa di sbagliato. Ormai non ero più me stessa.

Mi sentivo perennemente triste o arrabbiata e non riuscivo a concentrarmi. Era come se stessi cercando di risalire in superficie, ma qualcosa mi tenesse legata al fondo.

Avevo il dubbio di stare sognando e di essere ancora nell'arena.

Trovandomi nel 13, dove quasi nessuno mi conosceva bene, ero libera. Secondo Plutarch, nessuno mi avrebbe giudicata per le mie azioni. Potevo ripartire da capo, diventare una persona indipendente che non doveva rendere conto a nessuno. Forse però ero già partita col piede sbagliato...visto che la Coin mi odiava.

Magari avrei scoperto un nuovo lato di me.

Troppo occupata tra i miei pensieri mentre mi allenavo con Jae, mi distrassi. Inciampai finendo rovinosamente a terra sul mio braccio.

‹‹Stai bene?›› mi chiese Jae arrivando subito al mio fianco.

‹‹Si, mi sono solo distratta. Ahi!›› il polso destro aveva iniziato a pulsare.

‹‹Fammi vedere›› mi chiese Jae gentilmente. ‹‹Ti fa male se faccio così?›› mi toccò esattamente dove lo avevo colpito perché sussultai.

‹‹Un po'›› confessai stringendo un occhio.

‹‹Credo che sia una storta, forse dovresti farla vedere dal dottore. Andiamo›› fece per accompagnarmi ma lo fermai.

‹‹Non preoccuparti, vado da sola›› lo liquidai in fretta. Forse era meglio stare da lontana da lui per un po' per schiarirmi le idee.

‹‹Sei sicura?››

‹‹Si, ci vediamo dopo›› uscii dalla sala di allenamento e mi diressi verso l'infermeria.

Ero abituata a farmi male spesso a causa della mia sbadataggine. Sapere l'esatta posizione dell'infermeria era sempre un'informazione utile.

Il Dottor Aurelius constatò che avevo davvero preso una storta. Fasciatura, antidolorifici e antinfiammatori per qualche giorno, mi avrebbero fatta stare meglio. Dovevo solo smetterla di esagerare e stare più attenta. Mi sentii una stupida ad aver sgridato Sparkle per le fascette quando quella che si era fatta male, ero io.

Toccai nervosamente l'accendino di Finnick in tasca, mentre mi dirigevo nella stanza adiacente. L'infermiera era occupata, così afferrai da sola il piccolo flacone giallo dall'armadietto. Lì intorno tutte le brocche erano vuote, così andai in cerca di una bottiglia d'acqua.

Varcai la soglia dell'altra stanza facendo cigolare la porta. Il silenzio tra le barelle vuote, era quasi spettrale.

Quel rumore fece sobbalzare una figura nascosta dietro ad un paravento, che saltò fuori impanicata. Sparkle era bianco in viso. Sembrava spaventato, come se lo avessi colto a fare qualcosa che non doveva.

‹‹Sparkle? Che ci fai qui?›› gli chiesi dubbiosa pensando che gli fosse successo qualcosa.

La mia voce dovette sorprenderlo talmente tanto che, dalle mani, gli cadde qualcosa di vetro che andò in frantumi sul pavimento.

‹‹Sky, io...››

Spostai lo sguardo vicino al comodino ancora seminascosto dal separé. Cercò di mettercisi davanti facendogli scudo col suo corpo, ma ormai era troppo tardi. Riconobbi subito quella sacca appesa all'asta. L'avevo visto negli ospedali accanto ai malati. Morfamina.

I suoi occhi erano pieni di dolore. ‹‹Ho dovuto farlo. Non potevo riuscirci senza›› cercò di giustificarsi notando che avevo capito.

La morfamina serviva per diminuire il dolore ma a causa dei suoi effetti sull'organismo, spesso veniva usata per altri scopi. Era devastante sul corpo.

In quel momento ricollegai tutto: il suo aspetto stanco, i capelli, gli occhi e la sua pelle come sbiadita. Cerchi neri gli stavano riapparendo sotto le orbite.

Le troppe medicine che aveva con sé non potevano essere una coincidenza, me ne sarei dovuta accorgere. Avevo dato la colpa al 13 perché sembrava aver riacquistato tono in quell'ultimo periodo, ma forse mi ero sbagliata.

‹‹Da quanto tempo?›› cercai di mantenere un aspetto calmo, ma in realtà ero abbattuta. Aveva mollato, forse come avevo fatto anche io.

‹‹Più di un anno›› aggiunse cadendo seduto sul letto alle sue spalle. ‹‹Non sai come mi sentivo, non potevo farcela!›› esclamò disperato pensando che lo stessi giudicando.

‹‹Sparkle, non posso biasimarti...c'ero anche io con te in quell'arena›› dichiarai ancora impalata sulla porta ‹‹non so come tu abbia resistito...››

‹‹Ti ho deluso, Sky, lo so. Ero debole e lo sono ancora. Ti ho persa così tante volte nei giochi che non sapevo più come comportarmi! Là dentro hai rischiato di morire un paio di volte, ma sono sempre riuscito a salvarti. Certo, anche tu hai fatto lo stesso con me, ma questa volta era diverso...ho temuto che non sarei riuscito a fare nulla. Pensavo che fossi morta cercando di salvarmi un'ultima volta›› confessò stringendo i pugni. Quelle parole mi costrinsero ad avvicinarmi a lui e a sedermi al suo fianco prima di cadere in pezzi.

‹‹Non era quello che intendevo Spark. Non ti stavo giudicando, volevo solo dire che ti farai ancora più male se userai quella roba›› posai una mano sulla sua schiena cercando di confortarlo, ma non mi ascoltava.

‹‹Non riuscivo a capire perché ti importasse tanto di me. Ero sicuro che non mi avresti mai dato la pasticca, anche se Finnick sosteneva il contrario. Perché avresti dovuto? Non ero nessuno, non mi conoscevi nemmeno. Come potevi fidarti di me? Ho acconsentito a quel piano solo perché volevo salvare te e tu ci hai tirati fuori tutti e tre, ma poi...quando siamo arrivati nel 13 e io mi sono svegliato, tu non rispondevi. Eri lì immobile, sembrava che la macchina non riuscisse a curarti e...›› continuò quasi fissando il vuoto.

‹‹Stavo sempre accanto a te sperando che parlandoti, ti saresti svegliata, ma non è mai successo. Un giorno poi, mi hanno impedito di vederti. Mi hanno costretto a starti lontano per quasi un anno! Battevo alla porta e gridavo perché mi facessero entrare, ma non mi ascoltavano. Non passava giorno in cui mi domandassi perché io fossi sveglio mentre tu no. Volevo condividere i nostri incubi, ma tu non potevi sentirmi›› si mise le mani tra i capelli. Avevo le lacrime agli occhi per quella sua rivelazione.

‹‹Ancora non so se tu sia davvero qui o se sono sempre nei giochi e sto sognando! Mi mancava la tua voce, mi mancava il tuo sorriso, mi mancava il tocco della tua pelle›› mi guardò negli occhi, i suoi erano rossi e pieni di dolore. Era nella mia stessa situazione. ‹‹Quando ti ho vista nel campo base, non potevo crederci. Eri viva, respiravi e stavi in piedi! Era come vivere in un sogno, ma poi ho notato che non mi guardavi. Ho pensato che forse in fondo sapevi che cosa stavo facendo. Non sono più la persona che ricordi, sono solo un'ombra. Sono solo una delusione...›› disse mettendosi le mani sugli occhi. Non riuscii più a resistere e lo abbracciai.

‹‹No, Spark, non è così. Entrambi siamo cambiati, era inevitabile. Andrà tutto bene››

‹‹Perché ti sei appoggiata così forte a quella spada? Potevi morire›› la sua voce era disperata.

‹‹Forse lo volevo›› la mia rivelazione lo costrinse a guardarmi ‹‹L'unica cosa che desideravo era che tu fossi salvo. Non potevo convivere con quello che avevo fatto e sapere che avrei salvato sia te che Tisbe, mi era sufficiente. Ero felice. Ho premuto forte sulla spada mentre ti guardavo chiudere gli occhi, pregando che tu vivessi. Non sapevo se la pasticca avrebbero davvero funzionato, ma ci speravo. Dovevano darci una morte apparente, ma Snow poteva scoprirci. Se dovevo morire, volevo che succedesse per mano tua›› gli presi la mano e la strinsi forte sentendo che era fredda.

‹‹Ti ho mentito Sky! Avrei dovuto dirti che sapevo della pasticca, ma ero convinto che l'avresti data a Lily, o a Icaro! Non speravo nemmeno lontanamente che tu salvassi me. Ancora non riesco a perdonarmi di averti lasciato da sola. Sono stato così stupido! Tutto quel casino è successo per colpa mia! Ti ho messa in pericolo! Avrebbe dovuto uccidere me al posto di Lily, così tu adesso saresti felice! Ho visto quell'ombra nei tuoi occhi e so che non se ne andrà mai›› avevamo entrambi le lacrime che ci rigavano il viso.

‹‹Ma io sono felice che tu sia vivo! Non hai sentito quello che ho detto? Sapere che saresti stato bene, mi faceva stare tranquilla›› confessai prendendogli il viso costringendolo a guardarmi. Era come se lui non riuscisse a vedermi chiaramente ‹‹Tu non lo sai, ma quando mi sono svegliata nell'8 il mio primo pensiero è stato per te e anche io quando ho visto che eri vivo, mi sono sentita sollevata! Sono io che ti ho lasciato da solo. Non so perché non mi sono svegliata, ma se avessi potuto lo avrei fatto! Dopo tutto quello che abbiamo passato...non so come hai fatto a sopportarlo da solo›› a quelle mie parole, sembrò riacquistare un po' di lucidità. Osservai il suo viso sconvolto da vicino, desiderosa di averlo sempre a quella minima distanza.

‹‹Sky...›› sentirlo pronunciare il mio nome con quella voce dolce, mi costrinse ad abbracciarlo di nuovo e ad accarezzargli i capelli.

Piangemmo entrambi e per la prima volta, sentii la paura allontanarsi per qualche istante.

‹‹Sparkle, ti prometto che ti aiuterò. Ne usciremo insieme›› gli sussurrai.

‹‹Non posso, non sono abbastanza forte›› piagnucolò lui con la testa immersa nella mia spalla.

‹‹Spark, guardami›› gli accarezzai il viso e lui poggiò la sua mano sopra la mia. ‹‹Sono qui adesso e farò tutto ciò che posso per aiutarti›› lo baciai sulla guancia.

Forse mi soffermai più del dovuto, ma lui sembrò convinto dalle mie parole. Avrei davvero fatto tutto ciò che potevo.

‹‹Non hai mai permesso che il giudizio sbagliato altrui potesse fermarti, adesso non devi temere il mio. Sei una delle persone più forti che io conosca. Ho fiducia in te. Sarà difficile, non riuscirai a mangiare, ti verrà la febbre e non dormirai, ma io sarò sempre qui. Ora che sono tornata non me ne andrò più, te lo prometto›› intrecciai la mia mano con la sua. ‹‹Ti starei vicino per sempre se potessi alleggerire così metà della tua sofferenza›› conclusi sincera, e riuscii per un attimo a rivederlo dietro il velo di tristezza nei suoi occhi.

Lo trascinai fuori di lì accompagnandolo verso la sua stanza. Promisi che non avrei avvertito il dottore se avesse buttato tutto ciò che nascondeva. Mi spiegò che da quando ci eravamo rivisti aveva diminuito di molto le dosi, quindi non sarebbe stato troppo rischioso smettere di prenderle improvvisamente.

Riportai la maggior parte delle cose in infermeria.

Sapevo come ci si sentiva ad essere vulnerabili. Mi faceva male sapere che non c'ero stata quando aveva avuto bisogno di me.

Adantia aveva chiarito di essergli stata sempre accanto. Come aveva potuto non accorgersi di quello che stava facendo? Cercai di scacciare il pensiero di lei, nel letto insieme a lui che lo consolava.

Più di un anno.

Mi trascinai verso la mia stanza con fatica. Mi sembrava di non riuscire a respirare. Come potevo aiutarlo, quando io per prima ero in difficoltà?

Ero stata troppo presuntuosa ad offrirmi, ma non potevo assolutamente abbandonarlo. Dovevo mettere da parte i miei problemi e lottare per entrambi.

Quando la porta della mia stanza si spalancò, non mi aspettavo di trovare Jae seduto sul mio letto.

Appena mi vide, mi corse in contro.

Mi lasciai cadere tra le sue braccia e senza dargli spiegazione, scoppiai in un pianto disperato.

****

How can I say this without breaking?

How can I say this without taking over?

How can I put it down into words?

When it's almost too much for my soul alone

I loved, and I loved and I lost you

I loved, and I loved and I lost you I loved, and I loved and I lost you

And it hurts like hell

Yeah, it hurts like hell

I don't want them to know the secrets

I don't want them to know the way I loved you

I don't think they'd understand it, no

I don't think they would accept me, no

I loved, and I loved and I lost you I loved,

and I loved and I lost you I loved, and I loved and I lost you

And it hurts like hell Yeah, it hurts like hell

Dreams fight with machines Inside my head like adversaries

Come wrestle me free

Clean from the war Your heart fits like a key

Into the lock on the wall

I turn it over I turn it over

But I can't escape I turn it over

I turn it over

I loved, and I loved and I lost you I loved,

and I loved and I lost you I loved, and I loved and I lost you

And it hurts like hell

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