Capitolo 28 Ω

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Arcade (Sparkle POV)

Pensai di chiedere ai presenti se qualcuno l'avesse vista, poi entrò nel mio campo visivo.

‹‹Dove diavolo eri finita? Ti ho cercata dappertutto! Stavo iniziando a temere il peggio›› sospirai sollevato abbracciandola istintivamente.

‹‹Si, scusami...anche io stavo uscendo di testa temendo che ti fosse successo qualcosa. Stai bene?›› i suoi occhi mi studiarono, come se potessero leggere in me che era successo qualcosa.

‹‹Si, sto bene, ma tu eri sparita! Non so cosa avrei fatto se ti avessero rapita›› ero sollevato nell'averla finalmente trovata, non l'avrei più lasciata andare.

‹‹Mi dispiace...ma›› la interruppi.

‹‹Non farlo mai più. Basta dividersi›› le minacce di Enobaria mi erano penetrate in testa.

‹‹Scusami, davvero... ma ho origliato una conversazione...›› iniziò guardandosi intorno terrorizzata ‹‹Possiamo andare da un'altra parte?›› mi supplicò tremante.

Senza nemmeno rispondere, la presi subito per mano trascinandola lontano da tutta quella gente. Se qualcuno ci aveva riconosciuto, come aveva insinuato Enobaria, dovevo assolutamente nasconderla. Sky però non poteva saperlo. Sarebbe scattata sulla difensiva se avesse sentito quelle minacce.

Dopo aver passato diverse porte, giungemmo in una stanza con una piscina al centro.

Del fumo colorato usciva da un tubo posto al centro di un gruppo di capitolini. Sembravano divertirsi un mondo.

In un angolo c'era un divano dorato circondato da delle piante. Sembrava abbastanza appartato per parlare liberamente.

‹‹Cosa hai sentito?›› le chiesi preoccupato sedendomi.

‹‹Non voglio portare sfortuna, ma credo che ci abbiano scoperti. Dannazione! Che cavolo facciamo adesso? Forse sarebbe meglio andarcene subito, però qualcuno potrebbe insospettirsi...magari è meglio rimanere qui ed aspettare il segnale di Plutarch›› ipotizzò senza riprendere fiato.

Sembrava sconvolta. Che qualcuno l'avesse minacciata come avevano fatto con me? Forse ci avevano davvero riconosciuti e si stavano organizzando per catturarci. Non poteva decisamente sapere di Enobaria.

‹‹Adesso calmati e ragioniamo. Ripeti esattamente ciò che hai sentito. Non è detto che...›› tentai di calmarla mentre entrambi iniziammo a tossire per via del fumo colorato.

Sembrava talmente agitata da non riuscire a pensare lucidamente.

‹‹C'erano due donne...una era sicura di aver visto qualcuno che non dovrebbe essere qui. Non ti suona familiare? È tutta colpa mia, Spark. Sapevo di dover mantenere un profilo basso ma forse mi sono lasciata troppo andare e adesso tu rischi...›› come al solito si stava già incolpando.

Non capiva che ero io il primo a volere quella sua vicinanza. Avrei rischiato qualunque cosa per stare di nuovo con lei.

‹‹Andrà tutto bene, Sky. Non permetterò che ti succeda nulla›› la rassicurai accarezzandole un braccio. Sentivo ancora quell'elettricità che si era creata tra noi quando si era abbandonata a me, astraendo tutto il resto.

‹‹Dovresti smetterla di essere sempre così fiducioso. Non faccio altro che metterti nei casini! Hai perfino nascosto la tua identità ai tuoi mentori per proteggermi e ti ho lasciato da solo tra le grinfie di quelle donne...aspetta un attimo...tua madre...avevi detto che aveva vinto una vecchia edizione!›› ricordò la nostra conversazione.

Spalancai gli occhi pensando a ciò che era successo. Credevo che non mi avesse ascoltato, invece mi ero sbagliato.

‹‹Tu...tu l'hai vista! Non è vero? Oh, Spark...mi dispiace tanto. Dovevo essere lì con te›› mi accarezzò una guancia. Mi posai su quella mano sciogliendomi sotto al suo tocco.

‹‹È stato solo un attimo. Sembrava...triste. Forse soffre ancora perché pensa che io sia morto, ma non potevo pararmi davanti a lei esclamando "ehi mamma, indovina un po', sono vivo!". L'avrei messa in pericolo›› cercai di sdrammatizzare, ma in me c'era solo amarezza.

Vedere mia madre in lacrime mi aveva sconvolto.

Per un secondo avevo pensato di fermarla e dirle che stavo bene, ma non potevo farlo. L'avrebbero uccisa e con lei, me e Sky.

Il dolore e il rimorso si alleggerirono quando lei mi si gettò al collo, stringendomi in un abbraccio avvolgente e ristoratore. Desideravo talmente tanto quella pelle, che quando veniva in contatto con la mia, esplodevo in un fuoco rovente.

‹‹Come ho fatto a non capire che eri preoccupato che fosse estratta? Sono un'idiota! Ma Cashmere prenderà il suo posto, giusto...mi dispiace, non so come ho fatto a dimenticarlo...›› cercò in qualche modo di scusarsi, ma non sapeva tutta la verità.

‹‹Dovevo chiedere a Plutarch di non farti venire›› il rimorso era visibile nei suoi occhi. Gli attriti che c'erano stati tra di noi, non ci avevano permesso di comportarci normalmente. Solo l'alcool era riuscito a stemperare la tensione.

Finalmente eravamo tornati a quando non c'era che un misero millimetro tra di noi.

‹‹No, Sky›› le accarezzai la schiena nuda ‹‹non ti avrei mai lasciata da sola per niente al mondo. Era un compito che solo noi due potevamo portare a termine››

‹‹Beh, in ogni caso adesso per fortuna lei è salva...››

Pensai in quell'istante di rivelarle tutta la storia sui miei genitori. Non ne avevo mai parlato con nessuno, era un segreto che avevo sempre portato con me.

Sky si faceva in quattro per non rivelare nulla di sé, quindi avrebbe capito il peso che mi portavo dentro.

‹‹Non esattamente›› sospirai sconfitto mentre cercavo di controllare i miei istinti per rivelarle quella parte importante del mio passato. ‹‹Sai che lei è una vincitrice, ma non del distretto 1. Mia madre è Rabe Lyme, la vincitrice dei cinquantaquattresimi...del distretto 2››

‹‹Che cosa? Come...Com'è possibile che sia tua madre? Lei è di un altro distretto›› rifletté dubbiosa.

‹‹Mentre ti stavo cercando, per sbaglio mi sono scontrato con lei. Non credo che mi abbia riconosciuto, ma è stato strano. Aveva la faccia arrossata, come se avesse pianto. Non lo faceva quasi mai››

Mia madre era sempre stata una persona coraggiosa. Non nascondeva mai le sue debolezze, anzi, le trasformava in forza. Mi aveva insegnato che tutti i nostri sentimenti erano importanti. Non bisognava mai nasconderli, ma accettarli ed usarli per affrontare le difficoltà. Era difficile cercare di cancellare la vista di mia madre che sembrava avermi riconosciuto mentre mi guardava.

‹‹È una lunga storia›› aggiunsi scuotendo la testa. Avevo bisogno di parlarle con lei, ma non volevo farle carico anche di quel peso. Aveva già affrontato troppo e i segni che aveva sulla pelle, ne erano la prova.

‹‹Non sei costretto a raccontarmela se non vuoi›› notò che le stavo guardando la cicatrice che risplendeva sul suo braccio. Lei era l'unica che poteva capire fino in fondo il mio dolore.

‹‹No, voglio che tu lo sappia››

Lei sorrise, dandomi coraggio stringendo il mio braccio.

Le raccontati tutto senza tralasciare quasi niente. Si stupì della mia storia e ringraziai il cielo per quella vicinanza che riuscì a calmare il mio animo.

‹‹Spark›› il modo in cui pronunciava quel diminutivo che si era inventata, mi scaldò il cuore. Era come se accanto a lei potessi superare qualunque cosa. ‹‹Ti prometto che un giorno tutto questo finirà e potrai riabbracciarla››

Quel tono caldo e dolce come il miele mi faceva venire voglia di conoscere il suo sapore.

Mi rincuorava stringerla a me, ma il panico che qualcuno stesse venendo a prenderci, aveva troppo potere su di me.

A lei sembrava importare solo che io stessi bene. Le sue promesse rassicuranti mi sciolsero quando poggiò la sua fronte sulla mia.

I pensieri si sovrapposero uno con l'altro mentre escogitavo un piano per fuggire in fretta, ma lei li cancellò tutti afferrandomi per il colletto della camicia per baciarmi.

Ero convinto che non avrei più rivisto quel trasporto con cui si muoveva contro di me, desiderando di non fermarsi mai.

Fu come tornare nell'arena. Le sue labbra tremanti incollate alle mie, avevano la stessa disperazione.

Iniziai a leccarle l'incavo del collo mentre tratteneva i gemiti facendomi impazzire. Mi trascinò sopra di sè sul divano bloccandomi con le gambe, che si fermarono minacciosamente in zone pericolose. Mi afferrò per quei capelli che non erano miei, mentre le accarezzavo le cosce, sognando di strapparle di dosso quel dannato corpetto rosa.

Esplorava lentamente il mio petto tracciando ogni singolo muscolo. Per fortuna avevo ripreso l'allenamento. Si aggrappava lamentandosi alla mia camicia, incerta se strapparla. Avrei voluto che mi facesse a brandelli.

I nostri sguardi si incontrarono per un attimo nella foga di quel momento e forse per il fumo che ci stava intossicando, ci schiacciammo di più l'uno contro l'altro su quel minuscolo divanetto.

L'avrei divorata se i fuochi d'artificio non ci avessero interrotto. Fui quasi triste che fosse arrivato il momento della fuga.

Plutarch apparve proprio in quel momento, preciso come un orologio, sulla porta e esortò tutti i presenti ad uscire.

Quando mi alzai feci scudo a Sky notando i suoi vestiti maliziosamente scomposti. Lei se ne accorse e li sistemò velocemente prima di precedermi.

Quando uscimmo dalla villa, notai il cambiamento improvviso del suo umore.

Ero sicuro che si vergognasse per quello che era successo tra noi.

Attraversammo velocemente il giardino ed ebbi l'impressione che stesse cercando di allontanarsi da me. Camminava velocemente quasi incespicando in vestito ridondante che ondeggiava nell'erba alta.

‹‹Mi dici perché adesso scappi da me?›› gridai appena superai l'arco. ‹‹Hai fretta di tornare da Jae? Per me possiamo anche andarcene...se mi vuoi›› la provocai smettendo di camminare.

Se si era pentita del nostro riavvicinamento, doveva dirmelo in faccia.

‹‹Devi tornare da Adantia›› cercò ancora una volta di riportare la discussione su quell'argomento facendomi sbottare.

Come era possibile che non capisse che non me ne importava un accidente?

‹‹Sono stanco dannazione!›› esclamai costringendola a fermarsi. ‹‹Perché continui a gettarmi tra le braccia di un'altra?››

‹‹Sky! Smettila di scappare da me! Di cosa hai paura? Dico davvero. Non ce la faccio più! Hai dimostrato in ogni modo possibile di tenere a me ed è palese che sei gelosa delle altre ragazze!›› mi avvicinai a lei che stranamente non si scansò.

Ero dannatamente arrabbiato per quei continui cambiamenti di umore. Aveva risposto ai miei baci e a momenti sembrava volermi strappare la pelle di dosso da quanto mi desiderava. Come al solito poi faceva duecento passi indietro, ritrattando tutto come se niente fosse successo.

‹‹Sento l'elettricità che ci scorre dentro ogni volta che ci guardiamo, anche se siamo dalla parte opposta della stanza. Ti abbandoni a me quando ti bacio, ma dopo pochi minuti tiri su un muro invalicabile. Ormai so che mi vuoi, non negarlo! Non capisci quanto sia frustrante per me! Sembra che tu cerchi continuamente di allontanarmi quando mi avvicino. Ti prego, dimmi cosa c'è che non va perché sto impazzendo!›› la disperazione nella mia voce doveva essere palpabile.

Mi si avvicinò ancora di più, fino a che i nostri nasi non minacciarono quasi di toccarsi.

‹‹Tu mi fai perdere la lucidità, Spark! Mi basta guardarti per venire travolta dai sentimenti e non capire più niente! Ma non posso permettermelo. Non voglio che finisca anche tu per morire. Devi starmi lontano. Non posso rovinare anche te›› aveva gli occhi pieni di lacrime.

Quella frase fu come uno schiaffo.

Fui colpito da quella improvvisa onestà. Temeva sé stessa da prima che uccidessimo i nostri nemici sul vulcano nell'arena, ma quello era qualcosa di più. Aveva paura che io morissi.

La afferrai per le spalle, incerto di quali parole usare. ‹‹Tu non mi rovinerai››

‹‹Tu non capisci...e io sono messa troppo male per...ti ho costretto a...›› sapevo che si riferiva alla mia dipendenza, ma non la lasciai continuare.

‹‹Per quanto vale, ti starei vicino per sempre se potessi alleggerire almeno metà della tua sofferenza›› le citai le parole che mi aveva rivolto quando mi aveva scoperto con la morfamina. ‹‹Siamo entrambi messi male e forse è per questo che ci siamo trovati fin dall'inizio›› mi avvicinai di più e le presi la mano appoggiandola sul mio petto. ‹‹So che posso averti dimostrato il contrario, ma questo ha sempre e solo battuto per te. Dovresti averlo capito ormai››

Volevo che sapesse cosa avevo provato per lei dal primo momento che l'avevo vista. Avrei voluto che potesse guardarsi coi miei occhi per comprendere che tutto ciò che pensava di sé stessa, era sbagliato.

‹‹Non comprendo come io possa piacerti...›› chiese senza guardarmi. Io non riuscivo a concepire come non potesse capirlo. Era forte, intelligente, scaltra e bellissima. Le sue mani tremarono nelle mie.

‹‹Mi piaci perché non c'è nessun altro che sia come te›› le confessai aprendo le braccia. Avevo deciso di essere completamente onesto, anche se voleva dire lanciarmi in un burrone.

‹‹Ed è un bene?›› mi chiese in lacrime come se non mi stesse ascoltando.

Rifletteva e pensava continuamente a tutto ciò che poteva succedere di pericoloso. Ormai la conoscevo, quindi le sue parole non mi stupirono quando cambiò improvvisamente espressione.

Tenevo il cuore nelle mani ma lei lo avrebbe schiacciato sotto i suoi piedi con poche parole, lanciandolo via lontano da sé.

‹‹È stato divertente, ma è stato solo questo. C'era troppo alcool, troppo fumo e ci siamo lasciati trasportare dai ricordi. Tutto ciò che è successo è stato solo un breve istante ed un errore che non si ripeterà mai più. È inutile fingere che tra noi ci sia qualcosa. Dici che percepisci elettricità, ma io la definirei banale attrazione fisica. I nostri corpi hanno memoria dell'arena e anche lì, cercavamo solo di non morire. Eravamo una bella squadra, avevamo paura e traevamo forza dalla presenza dell'altro. Adesso non ce n'è più bisogno. Tra noi non potrà mai esserci nulla e tu dovresti pensare solo ad Adantia. Siete perfetti l'uno per l'altra›› dichiarò tutto d'un fiato senza smettere di guardarmi negli occhi nemmeno per un secondo.

Non avevo mai pensato di sentire quelle parole uscire dalla sua bocca. Quella crudeltà non era da lei, o forse sì? Non era la prima volta che cercava di ferirmi per tenermi lontano.

Non avevo mai provato niente per Adantia, anche se le ero grato per avermi aiutato. Avevo notato il suo interesse, ma io non potevo darle nulla. Non quando nel mio cuore c'era posto solo per Sky.

Aveva ammesso di perdere la testa quando stava con me, ma in quel momento quegli occhi gialli dicevano tutto il contrario. Erano freddi e calcolatori, come quelli della Coin.

Il dubbio che fosse innamorata di Jae o Finnick, rimaneva comunque radicato dentro di me. Forse non voleva che io mi mettessi in mezzo soprattutto perché aveva provato qualcosa per me in passato. Era impossibile che nell'arena avesse finto, ma da quando si era svegliata, era cambiato tutto.

Aveva dato la colpa all'alcool e al fumo, dicendo che tra noi c'era solo attrazione fisica, ma per me non era vero. Io la volevo non perché era bella e intelligente, ma perché la amavo. Volevo proteggere quella stupida ragazza che non aveva un briciolo di salvaguardia per sè stessa.

Certo, tutte le volte che mi guardava volevo solo che gridasse il mio nome mentre ero dentro di lei, ma mi bastava anche solo il suo sorriso.

Nonostante le sue parole fredde e distaccate, stavo per inginocchiarmi e confessarle tutte quelle cose, ma l'hovercraft calò inesorabile sopra di noi.

Una volta rientrati, Sky corse ad abbracciare Jae. Dovetti distogliere lo sguardo prima di desiderare di aprire il portellone e buttarmi giù. Mi sedetti in disparte mentre ripensavo a ciò che mi aveva detto.

Una piccola parte di me era certa che fosse tutto un inganno, una tecnica per tenermi a distanza. Speravo che ci ripensasse, alzandosi e correndo tra le mie braccia per dirmi che in realtà voleva solo me. Ma il suo sguardo freddo si era stampato nella mia mente.

Continuavo a fissare le loro mani intrecciate mentre Jae la guardava preoccupato.

Per un attimo si voltò verso di me dandomi l'impressione che volesse dirmi qualcosa, ma poi si girò di nuovo in avanti.

Il resto del viaggiò proseguì in silenzio.

Jae aveva la mascella serrata dalla rabbia, forse aveva intuito qualcosa. Mi aveva minacciato di staccarmi le mani se l'avessi toccata, ma a me non importava. Poteva staccarmi anche le gambe.

Il respiro irregolare e il tremolio delle ciglia di Sky, mi fecero capire che stava fingendo di dormire. Probabilmente voleva evitare ogni tipo di conversazione con entrambi sentendosi in imbarazzo con noi nello stesso cubicolo.

Se io e Jae avessimo aperto bocca, avremmo sicuramente litigato. Ero sicuro che per farci smettere lei avrebbe dirottato il mezzo in meno di cinque secondi, minacciando di farlo schiantare.

Me ne andai quando appena atterrati, Jae si piegò per svegliare Sky baciandola sulle labbra. Le stesse che poco prima avevano morso le mie con foga tale da farmi vedere le stelle.

‹‹Sparkle, la Coin vi vuole subito nel suo ufficio›› mi avvertì Newt salutandomi con una pacca sulla spalla.

Io annuì proseguendo.

‹‹Com'è andata?›› mi chiese Boggs col fiatone. Sembrava essersi precipitato lì in fretta.

‹‹Bene›› risposi io distaccato, ma lui non ci cascò.

‹‹Non mi sembra...lo sai che puoi parlare con me›› fece con tono paterno. Era rimasto tutte le volte che lo avevo trattato in malo modo, tentando di mandarlo via dicendogli di farsi gli affari suoi. Non ero mai riuscito a nascondergli nulla, gli dovevo tanto.

‹‹Matthew, l'ho baciata...più di una volta e non solo...e lei non mi ha mai respinto, fino a poco fa. Quando abbiamo abbandonato la festa, ha cambiato atteggiamento. Mi ha detto che si era solo divertita...ma non può essere vero›› spiegai pensando ai suoi occhi glaciali che non avevano espresso nessuna emozione.

Rimase in silenzio un attimo poi esclamò ‹‹Ecco perché mi ha detto che non eri il suo ragazzo!››

‹‹Che cosa?›› domandai stupito senza seguirlo.

‹‹Quando è arrivata nel 13 voleva sapere come ti eri trovato e io le ho risposto che avrebbe dovuto chiederlo a te visto che era la tua ragazza›› mentre confessava, sgranai gli occhi.

‹‹Ma sei impazzito?››

‹‹Sparkle, ho visto come ti guarda. Dovreste smetterla di girarvi intorno per il bene di tutti. Mettevi insieme e fatela finita! Ascolta questo vecchio›› sorrise dandomi una sonora pacca sulla spalla.

‹‹Se solo fosse così facile›› sospirai sconfitto ‹‹non mi vuole...››

‹‹E quello sarebbe non volerti? Credi che non sappia che cosa hai combinato in infermeria? Ci sono passato sopra solo perché lei era sempre lì con te e non mi avresti mai ascoltato. Eri in buone mani. Quando eri in missione si aggirava sempre per i corridoi nella speranza di vederti. Era estremamente preoccupata per te›› raccontò tirandomi un orecchio e poi alzando le spalle.

Quelle parole mi confusero.

Perché doveva interessarle come mi ero trovato nel 13 e preoccuparsi per me se ero solo un divertimento? Forse era per il senso di colpa che provava verso la mia dipendenza. Continuava a vedermi come un cucciolo ferito, solo e in un distretto estraneo circondato da gente cattiva.

‹‹Sarà...›› feci distratto.

‹‹Tu confessale quello che provi e vedrai che non ti respingerà!›› mi consigliò mentre svoltava l'angolo.

‹‹L'ho già fatto e mi ha respinto››

‹‹Allora volta pagina›› consigliò lui scuotendo le spalle ‹‹Hai solo due alternative adesso: o ci provi fino in fondo oppure vai avanti e non ci pensi più. Lo sai che Adantia...››

‹‹So di piacerle, ma io non riesco a pensare a nessun'altra oltra a Sky. Mi sono cacciato in un dannato casino›› misi le mani nei capelli per la disperazione.

‹‹Sei solo innamorato. Capita a tutti almeno una volta nella vita!›› la sua risata riecheggiò nel corridoio.

‹‹Tu sei mai stato innamorato?›› gli domandai curioso.

‹‹Oh, molto tempo fa...ma non ho avuto fortuna››

Stavo per chiedergli di dirmi di più, ma arrivati davanti alla mia camera mi spinse amichevolmente. ‹‹Muoviti a toglierti quella roba dalla faccia›› ordinò autoritario.

Io ubbidii lanciando quei ridicoli vestiti. Mi ricordavano molto quelli che mi costringevano ad indossare alle feste per incontrare la mamma.

Anche se all'inizio era stato strano, mi ero abituato alla divisa militare e la trovavo perfino confortevole.

Ero diventato un soldato.

***

A broken heart is all that's left
I'm still fixing all the cracks
Lost a couple of pieces when
I carried it, carried it, carried it home
I'm afraid of all I am
My mind feels like a foreign land
Silence ringing inside my head
Please, carry me, carry me, carry me home

I've spent all of the love I saved
We were always a losing game
Small town boy in a big arcade
I got addicted to a losing game

Oh, oh-ooh-oh
Oh, oh-ooh-oh
All I know, all I know
Loving you is a losing game

How many pennies in the slot?
Giving us up didn't take a lot
I saw the end 'fore it begun
Still I carried, I carried, I carried on

Oh, oh-ooh-oh
Oh, oh-ooh-oh
All I know, all I know
Loving you is a losing game

Oh, oh-ooh-oh
Oh, oh-ooh-oh
All I know, all I know
Loving you is a losing game

I don't need your games, game over
Get me off this rollercoaster

Oh, oh-ooh-oh
Oh, oh-ooh-oh
All I know, all I know
Loving you is a losing game

Oh, oh-ooh-oh
Oh, oh-ooh-oh
All I know, all I know
Loving you is a losing game

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