30 - Il fiore

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Il profumo del cibo era qualcosa che le era diventato insopportabile da sentire quasi quanto tutti quei discorsi di sottofondo nella mensa. Era obbligata a stare con Fenrid che mangiava senza difficoltà. Lo invidiava per questo, non aveva una fame che si placava solo con il sangue o emozioni negative. Peccato che chiusi là dentro nessuno dei ragazzi provava odio, paura, ed era così frustrante per lei.

– Sicura che non vuoi nulla da mangiare?– le domandò lui guardando quanto fosse annoiata, seduta davanti a sé con le braccia al seno, lo sguardo rivolto alla finestra.

– Non ripeto le cose due volte.–

– Va bene. Non saresti dovuta uscire dalla sala però, a Maestro la cosa non è piaciuta.–

– Solo perché vuole sempre l'ordine facendovi diventare burattini non significa che io debba fare lo stesso.–

E poi, non era andata lontano, infatti era rimasta tranquilla fuori in corridoio ad ascoltare il silenzio.

– Ora io dovrò andare alla mia lezione del controllo dell'acqua, dovrò lasciarti andare da sola tra i verdi. Pensi di farcela?–

– Mi hai preso per una bambina?– ribatté lei fissandolo fredda e lui alzò le mani in segno di resa.

– Ci si vede allora.–

Fenrid si alzò e la lasciò sola al tavolo. Il ragazzo stava imparando come comportarsi con Sheera, a cosa dire e cosa no. Non la seguiva più come prima e non poteva che essere sollevata dalla ciò. Oggi magari potrò far saltare per aria qualcosa con delle pozioni pensò quando iniziò ad incamminarsi prima degli altri non volendo sentire il trambusto, i risolini dei ragazzi. Alcuni erano più piccoli di lei di qualche anno, altri più grandi ma erano uguali fondamentalmente. E lei non sopportava avere intorno copie tutte identiche. Era ciò che i Kafar e i Protettori della magia volevano.

– Ehi tenebrosa.–

Una voce femminile la chiamò e lei si voltò già scocciata verso Lyanne che si stava avvicinando.

– Che vuoi ragazzina?–

– Ho solo un anno in meno di te.–

– Due in realtà. Allora, ti muovi?–

Lyanne ridacchiò furba mentre la corvina si poggiò tranquilla alla parete fredda, le mani in tasca.

– L'hai ridotto per bene quell'insegnante, Maestro gli ha detto che ci metterà qualche giorno a riprendersi. Gli hai fratturato il naso e qualche costola.–

– Sono i rischi del mestiere.–

– Insegnami qualcosa.–

Sheera la fissò accigliata, squadrandola per bene e ridacchiando maligna.

– Non essere ciò che non sei davvero solo per non essere ferita.–

Lo sguardo di Lyanne cambiò all'istante. Come faceva a saperlo?

– Tu non sei una che vuole uccidere, solo difenderti da chi non ti ha mai capito. Anche tuo fratello è così, la vostra anima non è macchiata. Volete solo mostrarvi forti, tu più di lui.–

Forse era uno dei suoi poteri vedere la verità nelle persone, i desideri?

– Allora insegnami a difendermi.–

Sheera sorrise maliziosa, invertendo le posizioni con uno scatto e prendendo il volto dell'altra con le dita, fissandola negli occhi. La bionda sembrava ipnotizzata, in sua balia.

– Non reggeresti, è meglio se continui a seguire il piano di Maestro. Troverai il tuo posto.– le sussurrò sulla pelle del collo, lì dove sentiva il suo battito che la chiamava, la sua fame che cresceva. Pensava di averla placata ma, a quanto pareva, non era così. Non riuscì a trattenersi e le morse la sua pelle chiara, sentendo subito il suo sangue in bocca. Lyanne gemette appena, mettendole le mani tra i capelli scuri.

– Addio.– le disse Sheera allontanatosi da lei, la ferita che si rimarginò. La abbandonò così senza dire altro, troppo presa da quello che stava provando dentro di sé. Cos'era quella sensazione? Piacere? Divertimento? Era come se Lyanne fosse stata incantata da lei senza che avesse mosso un dito, e che fosse caduta in sua balia, un burattino, un essere manipolabile attratto da lei. E le era piaciuto da impazzire avere quel controllo, giocare con quell'anima bianca. Ma era stato differente da ciò che era sempre accaduto con Kyra.

La chiara provava un'attrazione verso Sheera che era ricambiata, lei stessa faticava a ragionare talvolta. Kyra la guardava non solo con desiderio, ma anche con curiosità, la voglia di scoprire, dolcezza. Con Lyanne, quello sì che era stato solo un gioco, come aveva detto Andreas, dove si era nutrita delle sue insicurezze silenziose lette dalla sua mente. A Kyra aveva letto il suo aver paura della solitudine ma non si era azzardata a sfamarsi della sua tristezza, dolore, il suo corpo di era rifiutato da solo di farlo. Perché? Devo scoprire qualsiasi cosa su quella voce che a volte sento, sta succedendo qualcosa, lo percepisco.

                   

– Mi raccomando, usate almeno tre degli ingredienti a vostra disposizione per creare una pozione curativa.– disse l'insegnante dell'aula riservata alle pozioni ed intrugli vari. Il pomeriggio di Sheera sarebbe trascorso tra ampolle, provette e una manciata di ragazzi, la maggior parte avevano divise verdi, un paio gialle. E lei ovviamente attirava l'attenzione, quel punto scuro dalle striature violacee.

– Ora vi smisterò in modo da mettervi a coppie, e non le solite. È un modo anche per legare con i nostri nuovi arrivati.– continuò l'uomo barbuto che Sheera fissava annoiata. Era basso, grassottello, la veste chiara in qualche modo a lei sconosciuto riusciva a coprirlo e a farlo assomigliare ad un sacco di patate, per non parlare di quegli occhiali dalle lenti spesse ad ingigantire gli occhi grigi vivaci posati sopra il suo naso grande e tondo.

Sembrava un uomo giocoso, simpatico, molti ragazzi erano felici di passare del tempo con lui nelle sue lezioni. La corvina non capiva dove fosse il divertimento, nemmeno perché i ragazzi ascoltavano ogni cosa rapiti. Era solo lei a volere la libertà senza dover affrontare un percorso inutile? Perché per era così, non sarebbe mai cambiata in meglio, a placare le proprie idee malsane che avevano cominciato a tartassarle la mente dopo settimane. Solo lei riusciva a calmarmi...

Sentì il proprio nome e osservò con sufficienza l'uomo, intento a leggere un qualcosa sul foglio che teneva in mano, sistemandosi gli occhiali che spesso scendevano lungo il naso.

– Direi che ti metto con Rohin, è il più bravo e ti saprà insegnare un po' di cose dato che non hai frequentato alcuna scuola.–

La ragazza roteò gli occhi, era l'ennesima volta che la sottovalutavano. Possibile che bisognava per forza aver studiato per essere a conoscenza di qualcosa?

– Piacere, Rohin.– le disse un ragazzetto alto quanto lei una volta che tutti presero posto. Era mingherlino con folti capelli rossi, la pelle tempestata di lentiggini, gli occhi chiari incorniciati da degli occhiali che non sempre portava, così aveva notato. Solo quando era davanti ai libri o doveva essere concentrato.

Aveva assolutamente l'aria da sapientone, per non parlare del fatto che stesse abbracciando un libro come se fosse la cosa più preziosa dell'intero Regno Assoluto. Lei non disse nulla, continuando a stare seduta al suo posto mentre lo osservava aprire quel libro poggiato sul grande tavolo a loro disposizione, o almeno prima di distrarsi e studiare un po' la situazione intorno a sé.

Non erano molti a frequentare quella lezione, forse solo una ventina e ognuno aveva un grande tavolo in legno massiccio pieno di ampolle colorate, fiori, foglie, pietre e polveri ordinatamente posti in cesti intrecciati. Persino le pareti erano scaffali pieni di strani contenitori e oggetti che lei non aveva mai visto, poi libri, antichi volumi impolverati nei ripiani più alti raggiungibili solo con una scala mezza rotta e ammuffita. In effetti, l'odore che c'era là dentro un po' era insopportabile per lei con il suo olfatto molto più sensibile del normale.

Non si potevano aprire le poche finestrelle disponibili per quanto fossero in disuso e malridotte. La maggior parte dell'odore di zolfo, però, proveniva da un grande pentolone posto in mezzo alla sala, al cui interno vi era un liquido denso e azzurrognolo, a tratti quasi luminoso. Anche sui tavoli ce n'erano di dimensioni ridotte e con un liquido verdognolo.

– Si potrebbe fare una semplice pozione curativa ma non mi piace, meglio qualcosa di più complesso.– sentì dire dal ragazzo accanto a sé intento a sfogliare il proprio libro.

– E perché mai dovresti complicarti la vita?– domandò lei facendo finta che le importasse, sorreggendosi la testa con le mani per la noia. E quando era annoiata, era un pessimo segnale, un campanello d'allarme. Rischiava di combinare guai e anche seri.

– Per dimostrare che so fare altro di diverso dalle stesse cose.–

– Facevi prima a dire che vuoi far vedere a quegli idioti come si lavora davvero.–

Rohin la fissò come stupito perché, evidentemente, lei aveva ragione. Aveva notato come aveva osservato con quasi disprezzo la coppia di fronte a loro che ridevano e scherzavano giocherellando con vari erbe e strumenti.

– Provo sempre a far vedere che creare pozioni non è un gioco, che può servire davvero a salvare delle vite ad esempio.–

– Studi per poter aiutare in futuro una volta uscito da qui, davvero? Che noia!– si lasciò sfuggire lei fissando gli ingredienti che l'insegnante aveva lasciato loro. Erano una decina in totale ma il suo occhio cadde su un fiore particolare, di un rosso intenso con striature dorate. Possedeva solo tre petali e lo stelo era nero con un paio di spine che parevano velenose.

– Sta attenta con quello, è...– iniziò a dirle il ragazzo.

– Il Fiore della morte, la pianta più pericolosa di cui si è a conoscenza, non sono scema.– ribatté lei dandogli un'occhiataccia che lo fece zittire. Nel mentre, nella testa della ragazza iniziò a crearsi un'idea, un pensiero nato dal suo istinto. Si alzò in piedi e osservò intorno a sé come alla ricerca di qualcosa, lasciando poi il fiore sul tavolo e svanendo tra gli scaffali di ampolle e contenitori in vetro, riapparendo qualche minuto dopo. Rohin la guardò confuso mentre lei poggiava tutto ciò che aveva preso.

– Mi piacerebbe sapere cosa hai intenzione di fare.– provò a dire nella speranza che lei parlasse. Sheera invece riprese il fiore e lo studiò un attimo, sorridendo maliziosa.

– Rischiare un po'.– gli disse, staccando un petalo per lasciarlo cadere in una ciotola in legno che aveva precedentemente preso. Subito dopo, solo osservando quel piccolo pezzo rosso, il petalo divenne polvere, fine e scura.

– Dobbiamo curare, non uccidere.– la avvisò ancora il ragazzo che non smetteva di fissarla, creandole solo più nervosismo.

– Se usato nel giusto dosaggio è in grado di diventare tra i più potenti rimedi contro ferite gravi, guarendo in poche ore ciò per cui ci vogliono mesi.– disse invece lei, passandogli delle erbe mediche raccattate chissà dove.

– Non volevi dimostrare che non si scherza con le pozioni?–

Lui la squadrò, sentiva che non sapeva se fidarsi davvero ma quale scelta aveva? Il lavoro che dovevano fare era da fare in due, e sinceramente preferiva avere un aiuto piuttosto che un peso morto.

– Va bene, sembri sapere cosa fare quindi... Devo ridurli in cenere?–

Lei annuì e Rohin eseguì. La corvina intanto prese la piccola ampolla messa tra gli ingredienti da usare, liquido al suo interno era di bianco perlaceo. La versò tutta nella scodella assieme alla polvere del fiore, aggiungendoci anche qualche goccia di linfa dorata di quercia, o quello diceva l'etichetta della fiala. Uno, due, tre... contò.

Non aveva idea di quello che stava facendo, la sua mente stava vagando, le sue mani si muovevano da sole, i suoi occhi cercavano tutto quello che l'istinto le diceva di usare. Non aveva mai fatto delle pozioni, non aveva mai provato a leggere un libro riguardante ciò. Quindi, come faceva a sapere esattamente le quantità da usare? Come faceva il suo corpo ad essere così sicuro di ogni sua azione?

Rohin le aggiunse le erbe mediche ridotte ad una cenere grigiastra ma ne mise solo qualche pizzico. Lui sembrò per un momento capire la perplessità di Sheera, lei d'altronde non gli aveva detto quanto metterne.

– Mi sono ricordato di aver letto qualcosa al riguardo di questa pozione. Ci avevo provato una volta ma i passaggi non mi erano completamente chiari e tutto è finito male. Però, tu sembri sapere cosa fare.– le spiegò, e lei non disse nulla, guardandolo prendere un bastoncino di vetro e mischiare il tutto per qualche minuto.

– Dovrebbe cambiare colore ora ma non funziona, anche a me era successo.– continuò lui prendendo il proprio libro e sfogliando le pagine alla ricerca di quella pozione pericolosa. Perché poteva essere letale se non saputa fare correttamente.

– Manca qualcosa...– si sussurrò la corvina passandosi una mano tra i capelli, l'occhio che ricadde sullo stelo per fiore. Lo prese di nuovo, stavolta sapendo cosa c'era che non andava: con un coltello vicino lo incise, recuperando parte della linfa densa e di colore scuro, così inusuale, e lasciando cadere qualche goccia. Contemporaneamente, pensò ad una frase senza farci assolutamente caso. Ascolta la tua sovrana e libera l'anima dall'occhio della morte... Nell'istante in cui lo pensò, il composto cambiò colore diventando di un bel blu notte.

– Oh, allora era quello che mancava.– esclamò meravigliato il ragazzo, sentiva la sua felicità ed ammirazione. Ma lei era troppo presa da quello che aveva pensato per stupirsi della fiducia che le aveva lasciato il ragazzo. Questo fiore è fin troppo raro da trovare nel Regno Assoluto. Solo qualcuno proveniente da lontano può averli portati qui... pensò fissando ancora ciò che rimaneva del fiore. Cosa sono gli Abissi Infernali? Perché ho in mente il loro nome? E perché mi sembra di conoscerli?

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro