45 - Luce

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La grande villa color salmone in cui abitava Nissa non era molto distante dalla casa di Kyra, perciò le due ragazze riuscirono a fare in tempo a portare indietro Nath, dato che non conosceva ancora il luogo, e a raggiungere subito la loro meta prima che il sole calasse. Kyra non aveva neanche voluto avvisare i suoi genitori sapendo che avrebbero iniziato a parlarle non lasciandola più. E non era quello che le serviva al momento. Voleva solo tranquillità e ritrovare un po' di pace, distrarsi da sé stessa.

Varcarono la soglia, il grande cancello di metallo che si chiuse dietro di loro e il giardino pieno di fiori che si estendeva davanti ai loro occhi, camminando nel vialetto di sassolini, poi il grande portone in legno. L'interno era abbastanza diverso rispetto la casa di Kyra: i muri erano di un beje chiaro, il pavimento di poco più scuro, le grandi vetrate avevano delle pesanti tende rosse dai bordi dorati. C'erano appesi alle pareti grandi quadri e dipinti. Era un ambiente più caldo e accogliente.

– Oh, Kyra. Che sorpresa, era da un po' che non venivi qui.– disse una voce, quella della madre di Nissa, Imìr. Lei era semplicemente di una straordinaria bellezza. Nissa aveva ereditato da lei gli occhi verdi ma per il resto somigliava molto al padre, tanto che molti si chiedevano se Imìr fosse davvero sua madre dato che quasi l'opposto della figlia: pelle olivastra, capelli di un castano scuro e ricci sulle spalle, lineamenti armoniosi. Proveniva dal sud del Regno dove si aveva molto sole, verso il Deserto di Bronzo dove le persone vestivano di abiti leggeri di seta e ricamati di decori, meravigliosi. Delle volte Imìr sentiva nostalgia di casa e tornava ad indossare quegli abiti.

– Già, spero non sia un problema.– disse Kyra passandosi una mano tra i capelli bianchi, giocherellando con una ciocca. Imìr le mostrò un sorriso sincero, le faceva piacere.

– Sai che sei sempre la benvenuta.–

Poi la donna la squadrò un attimo e la ragazza non capì il motivo inizialmente.

– Sembri diversa, hai fatto qualcosa?–

– No in realtà...–

– Sarà che non ti vedo da tanto.–

– Probabile. Ora dovremmo lavorare a quel progetto che ti dicevo, mi serve una mano per tradurre e non penso che ci metteremo poco.– le disse Nissa mentendo quel che serviva. Lo faceva solo per poter avere del tempo da sole indisturbate o sapeva più che bene che sarebbe piombata a intromettersi. Non lo faceva con cattiveria, era solo una donna curiosa che amava la compagnia.

– Vi faccio arrivare la cena in camera più tardi, va bene?–

Le due annuirono e la bionda prese l'altra per mano trascinandola nella sua camera, quasi dall'altra parte della villa.

– Avevi paura che non ricordassi come fosse la tua stanza?– le disse ridacchiando la chiara quando la sua amica chiuse la porta a chiave per sicurezza.

– Divertente.– ribatté lei vedendola accomodarsi sul grande tappeto al centro della stanza illuminato dagli ultimi raggi solari della giornata che entravano dall'ampia finestra. Come la camera di Kyra, anche quella era davvero enorme e lussuosa, cosa aspettarsi di diverso da una delle più ricche famiglie di Stavira se non mobili di legno pregiato, lenzuola sontuose, oggetti di grande valore come statuette, libri, quadri? Certo, era un poco più buia rispetto a quella della chiara ma pur sempre accogliente e dall'ambiente caldo come il resto della casa che era stata progettata sotto l'occhio rigido di Imìr, volendo un'atmosfera che le ricordasse un po' casa quando fu costruita.

All'epoca era una giovane donna costretta a sposare un uomo altrettanto giovane per tenere alto l'onore della famiglia e lui, Zander, l'aveva sempre trattata bene e lei aveva ricambiato. Con il tempo i due si erano avvicinati ed era nato qualcosa, diventando una famiglia amorevole e calorosa. Nissa amava i suoi genitori, però non condivideva le stesse loro idee. Solo perché a loro era andata di fortuna e si erano ritrovati in perfetta sintonia, non significava che a lei la cosa entusiasmasse. Perciò, era arrivata ad un accordo: avrebbe scelto lei tra i ragazzi che loro le avrebbero proposto, passando un po' di tempo per conoscerli.

Era pur sempre un compromesso anche se Kyra sapeva che la sua amica rimpiangeva di non esser nata tra le campagne, libera dai vincoli e regole dell'essere importante. Lei voleva un amore romantico, avere sul volto lo stesso sorriso che si vedeva nel ritratto appeso accanto alle due ragazze, e che Kyra ammirava. O più che altro studiava dato che la sua attenzione era caduta sul mazzo di rose rosse che Imìr, raffigurata con eleganza e maestria, teneva in mano pensando al fiore che le era stato donato così particolare e rigirandoselo tra le dita.

– Non ti è sembrata strana quella signora?– domandò Kyra dopo un po' dubbiosa.

– Voleva solo essere gentile, non ha fatto chissà che cosa.– rispose Nissa sedendosi davanti a lei dopo aver preso qualche foglio su cui aveva preso appunti e un antichissimo foglio arrotolato con cura.

– Non so...– sospirò l'altra. Forse era troppo tesa e irrequieta per niente. Se non fosse stato per quel sogno strano ora starei meglio...

– Stamattina sembravi spaventata quando vagavi per i corridoi, e quando mi hai vista sembravi sollevata. È successo qualcosa?– provò a chiederle. Era da tutto il giorno che aveva notato il suo guardarsi intorno e perdersi nei suoi pensieri tra la folla e non era molto da lei.

– Ho fatto un sogno strano. Non capisco cosa possa significare.– ammise dopo un po' Kyra con sguardo basso, toccando la delicata corolla bianca.

– Ti va di parlarne?–

Il tono della sua amica era rassicurante e sincero. Forse se si fosse aperta un po' le cose sarebbero migliorate. Così, tentennando, le spiegò ciò che aveva visto, di un luogo meraviglioso che era stato devastato, rendendolo spoglio. E poi la voce che le aveva parlato maligna, i corpi a terra pieni di sangue, le urla di terrore.

– Quando mi sono svegliata ho avuto paura di aver perso tutto. Erano così reali quelle immagini...–

– È stato solo un incubo, niente di più. Avrai letto qualcosa riguardo gli Yarix e la loro sparizione, e poi anche quello che ti è successo potrebbe aver influito. La mente è strana e gioca brutti scherzi.– cercò di rincuorarla. Ma Kyra non era molto convinta, quella era sembrata più una visione, anche se cercò di convincersi del contrario.

– Può essere...–

– Cambiando argomento, io e Nath abbiamo scoperto che il mondo degli Yarix si chiamava Eathevyr.– disse la bionda srotolando il foglio ingiallito e rivelando quella che era una mappa. L'inchiostro era un po' sbavato e illeggibile dal tempo ma alla ragazza bastò passare una mano sopra la carta che le scritte e i segni lasciati tornarono visibili. La sua magia le permetteva di rendere leggibile qualsiasi cosa lei volesse, o quasi.

– Ed era diviso in quattro territori, vedi?–

Kyra si sporse a guardare e in effetti vide delle linee che dividevano quella che sembrava essere un vastissimo territorio in quattro.

– Questo più piccolo è Pliuria.– indicò con attenzione in modo da non lasciare segni e rovinare un oggetto così prezioso e fragile.

– Secondo alcuni scritti di vecchi Salir sarebbe un territorio ostile con un grande deserto. Poi ci sono Aklia e Gonseral che dovrebbe essere pieni di praterie, mentre Theose è più montuoso.–

– Wow, il fiume che attraversa Gonseral è bello grande.–

– Già. Ed era anche un luogo importante a quanto pare, dato che si hanno moltissimi documenti con disegni che lo raffigurano, ma ancora non ho capito per cosa. Prima o poi ci arriverò. La question più interessante è che forse sono riuscita a trovare i luoghi dei portali che collegano il nostro mondo con il loro.–

Kyra osservò l'amica, che era più che entusiasta per quelle sue piccole scoperte, non capendo inizialmente cosa stesse dicendo. O almeno fin quando non realizzò una cosa che aveva lasciato un po' per scontato: come era possibile che avessero antichi volumi scritti da degli Yarix?

– Ci sono alcuni punti nella mappa che sembrano avere un'energia. È lieve ma il segno c'è. Guarda.–

Nissa passò ancora la mano sul foglio e questa cambiò appena diventando piena di colori, un altro incantesimo che le permetteva di vedere più cose di quanto la carta mostrasse. Da quanto sapeva, ognuno di quei colori rappresentava un qualcosa di specifico. Ad esempio, il verde era per le radure, il blu per segni di magia, l'arancio per le zone montuose, e così via. E solitamente erano più delle chiazze colorate che si sovrapponevano tra loro. Lì però saltavano all'occhio dei puntini bianchi ed erano circa una decina sparsi ovunque.

– Ho fatto la stessa con una nostra mappa e ci sono gli stessi punti bianchi. In posti diversi, ovvio, ma hanno la stessa intensità di energia. E uno di questi è vicino a Stavira.–

–- Quindi stai dicendo che un tempo Salir e Yarix potevano incontrarsi?–

A Kyra la cosa suonava un po' strana, non sapeva esattamente perché ma qualcosa non quadrava nella sua mente. O forse era più l'istinto a dirle che c'era qualche errore nel pensiero dell'amica.

– Esatto. Anche se, in realtà, se si fossero davvero incontrati non sapremmo così poco. Purtroppo ci sono così tante altre domande senza risposta!–

La chiara la guardò ridacchiando vedendola mordersi il labbro frustrata mentre prendeva i suoi fogli di studi in mano. Poi Kyra osservò le proprie di mani, sentendo il calore dei raggi solari accarezzarle la pelle, una sensazione così rilassante. Ma che diamine...

Per un attimo vide delle minuscole scintille fuoriuscire dalla pelle chiara ma svanirono appena sbatté le palpebre, e il suo corpo si fece più rilassato, la tensione svanì. In più si sentiva riposata e in forze. È come se la luce mi avesse dato energia... Come se mi avesse saziata. Com'è possibile?

                 

"Sentiva la testa pesante, il corpo intorpidito, la stanchezza ancora addosso, una sensazione di fastidio. Aprì gli occhi a fatica e inizialmente non capì dove fosse né come ci fosse finita, guardandosi intorno a fatica, le palpebre che faticavano a rimanere aperte per la debolezza. Era stesa a terra, e probabilmente si era addormentata in quel luogo che, a quanto pareva, l'aveva indebolita in qualche modo. Da quanto era lì? Qualche ora? Mezza giornata? Non ne aveva idea. Sapeva solo che la luce era il suo pensiero fisso. Un pensiero che fu però interrotto dal corpo di una ragazza che si trovò accanto.

Le dava le spalle e quei suoi capelli scuri erano così morbidi al tatto quando li toccò senza rendersene conto. E il suo profumo era così buono. Notò che sembrava respirare in modo irregolare, il corpo teso come in allerta. Che fosse agitata? Poi una sensazione in sé spiacevole la convinse a cercare ciò che le serviva per tornare a stare bene, perciò si alzò un po' a fatica e trovò subito l'uscita di quella che sembrava essere una grotta, trovandosi difronte alberi che coprivano un sole pallido.

I raggi che arrivavano al suolo erano deboli e non le facevano niente a contatto con la pelle, non le davano quella forza che aveva perso. Le venne comunque un'idea e un istante dopo fu tra i rami più alti di qualche albero robusto, i raggi che subito l'avvolsero. Non erano così forti come quelli a cui era abituata dall'energia positiva ma le fecero in ogni caso effetto, facendola sentire decisamente meglio anche se il mal di testa non l'era totalmente svanito.

Dopodiché si osservò intorno meravigliata dalla bellezza di quel luogo magico. Si era immaginata innumerevoli volte un mondo devastato, dove c'era solo deserto e morte, cadaveri e scheletri in giro avvolti da un'eterna nebbia, un odore putrido, esseri inquietanti e crudeli. Invece, non era così diverso dal suo di mondo. Era meno luminoso , certo, i colori delle piante erano più cupi e la temperatura era più bassa, il cielo di nuvole grigie. Ma aveva comunque un suo fascino. Come la sua padrona."

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