60 - Il Demone

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– Eathevyr era diversa dal Regno Assoluto. Era piena di colori, di energia, di magia, di vita. Non c'erano distinzioni tra noi come qui, non avevamo classi sociali. Eravamo liberi. C'erano piccoli villaggi protetti dai più anziani, vivevamo in armonia con la natura. La aiutavamo a crescere con la magia e lei ci donava i suoi frutti in cambio. Era tutto perfetto, un mondo felice. Poi tutto è scomparso in una manciata di secondi. Avevo milleottocentotrenta quattro anni quando è successo. Per voi sarà un numero impensabile e smisurato ma in realtà ero considerata ancora giovane, come se avessi avuto sedici anni vostri circa. Ricordo ancora che stavo aiutando mia sorella con delle pozioni curative per degli animali quando l'erba iniziò ad appassire sotto i nostri piedi con una velocità assurda. Poi toccò agli alberi, agli animali che diventarono cenere, il cielo si tinse di rosso e nero, del fuoco famelico iniziò a divorare ogni cosa. E poi loro arrivarono. Erano esseri orribili, spietati, ridevano di come Eathevyr veniva devastata da una forza mostruosa, si divertivano a ferirci, ad alcuni recisero le ali come se niente fosse. Non avevo mai visto quegli esseri ed erano forti, alcuni accerchiarono me e mia sorella. Lei provò a usare la magia per difenderci. Più anni abbiamo e più la nostra magia è forte e lei ne aveva più di me perciò ascoltai il suo ordine di non fare niente. Ma fu inutile, nessuno Yarix riuscì a difendersi. Questo perché in parte è la natura stessa la nostra fonte di energia, ma tutto era morto, privo di vita. Tutti scappavano, c'era il caos, le urla, il dolore, era tutto così confuso e un attimo dopo mi sono risvegliata in un luogo che non conoscevo e totalmente diverso da quello a cui ero abituata. Le persone erano diverse, non avevano ali, persino l'aria e il calore del sole mi erano estranei. Solo dopo giorni scoprii che ero nel Regno Assoluto, era la prima volta che sentivo questo nome. Me lo disse l'essere che aveva distrutto un intero mondo e le sue creature, il Demone. Così lo chiamano. Sembrava un semplice ragazzo ma in realtà era solo un infido a capo di quegli esseri mostruosi. Inizialmente non capii perché mi avesse aiutato a riprendermi dalle ferite, solo quando tornai ad avere le forze mi rivelò che avevo stretto un patto con lui, che ero diventata sua alleata. Non ricordavo niente di tutto ciò ma ormai avevo il suo segno impresso nella pelle. E ancora oggi non ho idea del perché l'abbia fatto o come.–

Evelyn si toccò il collo lì dove Kyra aveva visto un segno nero quando era stata priva di sensi dopo aver cercato aiuto, e parlava fissando a terra cercando di non mostrare quanto ripensare a tutto facesse male. In realtà si capiva da quanto si stesse sfregando le mani che la chiara le fermò con la sua. Quel gesto un po' la calmò prima di continuare.

– Ero l'unica però, non c'era nessun altro Yarix. Il Demone li aveva imprigionati tutti in un luogo chiamato Oblio, Eathevyr era irriconoscibile e completamente morta. Dovevo rispettare ogni richiesta e obbedire per evitare di morire, voleva potere ma ancora non ho capito cosa intendesse, che cosa voglia realmente. Per secoli ho continuato a stare tra i suoi scagnozzi mentre tentavo disperatamente di rintracciare qualche altro Yarix sopravvissuto, non volevo credere che fossi davvero sola. Ma non è mai accaduto e qualche tempo fa ho cercato di andarmene da loro. Però continuano a trovarmi dopo un po', quegli esseri sono in grado di percepire le auree come se nulla fosse grazie alla magia.-

– Quindi erano loro a seguirti quando ti abbiamo trovata?– domandò Nath e lei annuì.

– Ma che esseri sono in grado di percepire le auree senza strumenti? È impossibile.– disse Rohin ripensando al medaglione di Maestro usato nel tempio.

– In realtà tutti possiamo farlo se ci si concentra, ma ho notato che a voi Salir viene meno naturale e vi ci vuole di più.–

– Quindi riconosci le nostre?–

Evelyn annuì e li osservò un attimo.

– Nath ad esempio ne ha una verde, Nissa gialla, poi Andreas e Sarah blu.–

Poi guardò Kyra con curiosità e inclinando la testa da un lato penseriosa.

– Che c'è?– domandò la chiara non capendo la sua espressione.

– La tua non si vede, inconsciamente la tieni sotto controllo senza alcuno sforzo. Se usassi la magia forse si vedrebbe un accenno, un lieve alone rosa intorno al corpo.–

– Rosa?–

– Sì, tutti gli Yarix hanno quel colore. È grazie a questo che mi sono salvata molte volte anche, era facile capire chi fosse un Salir e chi un lurido demone che pensava solo a seguirmi.–

Andreas la fissò stupito, non aveva detto che ce n'era solo uno?

– Ce ne sono altri oltre a quello che vi ha tolto tutto?–

– Voi non... non sapete niente delle altre Creature degli altri mondi?– domandò invece la rossa confusa, portando gli altri a guardarsi tra loro ancora più spaesati. C'erano altri luoghi magici oltre quello dei Salir e Yarix?

– Ok, allora vediamo di spiegare velocemente. Il Regno Assoluto, e prima anche Eathevyr, erano tenuti in equilibrio a due specie opposte, le Creature Chiare e le Creature Oscure. Le prime abitavano nell'Eden ed erano piccoli esseri a noi invisibili che portavano energia positiva ovunque tramite il dar vita alle piante ad esempio ma non so che aura abbiano. Le altre invece si trovavano negli Abissi Infernali, come gli orchi e i demoni. Questi ultimi sono coloro che hanno distrutto il mio mondo e che ora sono qui tra voi. La loro aura è rossa ma, da quanto ho capito stando tra loro, ci sono due tipologie. La maggior parte sono comuni con poteri simili ai nostri e poi ci sono i Demoni Supremi e sono più forti degli altri. Ma ne ho conosciuto solo uno quindi penso siano davvero pochi o forse è l'unico. E la sua aura rossa è molto più marcata ed evidente. Il Demone invece nasconde la sua aura perennemente ma da quanto so è molto più potente di loro.–

– E vuole solo potere? E quale?– domandò Sarah ma lei fece spallucce non sapendone niente. Non si erano mai fidati così tanto di lei i seguaci di quell'essere mostruoso essendo una Yarix, altrimenti avrebbe potuto capire molte più cose.

– Ma se sei l'unica allora... Come faccio ad essere qui?–

La domanda di Kyra la fece pensare un po' per bene ad una probabile risposta.

– L'Oblio, dove sono stati rinchiusi molti i noi, è un luogo da dove non vi è più ritorno ho sentito dire, e si trova negli Abissi Infernali... Aspetta, le Creature Oscure possono fuoriuscirne in qualche modo, anche se a fatica, ma lo possono fare.–

– E questo... cosa c'entrerebbe con lei?– domandò Nissa confusa.

– In quel luogo il tempo non scorre perché non esiste, perciò chi è là dentro non invecchia, nemmeno i bambini. Sto solo ipotizzando ma è la cosa che più si avvicina alla realtà sinceramente. Comunque, può essere che eri appena nata quanto sono stati rinchiusi tutti lì, rimanendo tale quale fin quando qualcuno non ti ha presa e portata qui, dove hai ricominciato a crescere.–

– Perché l'avrebbero fatto? Non volevano rinchiudere tutti?–

Evelyn scosse la testa non sapendo cos'altro dire alla chiara ma almeno c'era una probabile risposta. Ma mai una effettivamente sicura e questo le dava fastidio. Poi un'altra domanda posta dalla sua migliore amica.

– Ma ora... Anche lei è immortale? Come te?–

In effetti, Kyra non aveva pensato alla benedizione, così chiamata dalla Yarix accanto a sé, del vivere molto più a lungo rispetto ai Salir. Perché però valeva solo per quella specie dalle ali grigie e non anche per la specie del Regno Assoluto?

– Molto probabile, anche se non è una vera e propria immortalità vi ricordo. Possiamo morire pure noi.– sottolineò di nuovo Evelyn e Rohin sospirò, sistemandosi gli occhiali sul naso con l'indice come era solito fare quando era contrario a qualcosa.

– Tanto lo sappiamo tutti, la morte non aspetta altro che cibarsi delle nostre anime! Fosse per lei moriremmo appena nati!– disse. Kyra invece si bloccò dopo quella frase e pensò. Pensò perché in sé qualcosa si mosse, come una specie di rabbia, un fastidio verso quelle sue parole.

– Preferisci vedere la morte come una bestia avida?– domandò senza rendersene conto, osservando il ragazzo con uno sguardo quasi freddo. Non sapeva perché le dava così tanto nervoso quella sua concezione.

– È quello che è. Perché dobbiamo morire sennò?–

– Perché ogni cosa ha un ciclo, ha un inizio e una fine. Possiamo provare a rimandare e allungare il nostro tempo ma non siamo niente, siamo insignificanti in questo mondo. Prima o poi lei verrà, in ogni caso. Niente è eterno. E, se mai dovesse esistere davvero qualcosa di infinito, lo è per una valida spiegazione.– disse senza alcuna esitazione. Sua madre la osservò incuriosita e anche suo padre in realtà, o forse era meglio dire tutti.

– Per te allora cos'è la morte? Come la vedi?– la sfidò quasi il rosso curioso e alla ragazza non servì nemmeno più di tanto pensarci.

– È più come un'entità silenziosa che si aggira tra noi e raccoglie la vita degli uomini che sono terminate non per causa sua ma per il tempo. Ognuno di noi ha un determinato tempo di cui non siamo a conoscenza e la morte attende pazientemente che esso scada.–

– È come un suo messaggero.– disse Nath avendo capito il suo punto di vista e lei annuì.

– Lei arriva quando sa che è inevitabile, portandoci con sé nel suo mondo. Segue il destino, nient'altro. Ora se non vi spiace sono un po' stanca.– concluse sentendosi effettivamente debole e nessuno fiatò.

Perciò si alzò dal suo posto e li lasciò lì a discutere tra loro. Immaginavano che non fosse facile tutta quella situazione. Per anni aveva vissuto come una Salir e invece si era ritrovata a dover affrontare una nuova versione di sé, una nuova realtà a cui non era stata pronta per davvero. La realtà però era un'altra perché non si era allontanata solo per metabolizzare le parole di Evelyn ma anche per un motivo di cui nessuno poteva sapere. Quando Nissa era andata via lasciandola libera di levarsi di dosso il suo stesso sangue, aveva visto altro che era cambiato in sé e che aveva sentito il bisogno di tenere nascosto.

Chiuse la porta della sua camera e subito dopo quella del bagno collegato, andando davanti al lavandino su cui poggiò le mani, il volto chino. Poi chiuse gli occhi e quando li riaprì le sue ali ricomparirono alla vista ma non fu quello a catturare la sua attenzione. Infatti guardò le proprie mani, le unghie che erano di nuovo bianche come quando era stata rapita o da quel che ricordava, stavolta però totalmente. Non era normale. Ancor di meno quello che osservò dopo. Alzò il volto e guardò davanti a sé dove un grande specchio rifletteva il suo volto, la pelle chiara, le labbra morbide, e poi loro, i suoi occhi. Non erano più grigi ma di un viola caldo, rassicurante, brillante. E non era un incantesimo, quelli erano i suoi occhi, del loro colore naturale, reale. In sé aveva solo avuto la sensazione di voler nascondere il tutto. Perché sono così? E per quale motivo sento di doverlo nascondere?

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