61 - Nebbia e luce

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I piani di Xavier e Andreas erano completamenti saltati. Tutto era stato vano, i loro progetti frantumati da qualcosa che nessuno, o quasi, si era aspettato come ostacolo. Se Xavier era un po' innervosito per aver perso tempo, e Andreas in colpa oltre che ancora un po' scettico, Kyra e Markan non potevano non sentirsi sollevati e al settimo cielo, specialmente il ragazzo.

Aveva ringraziato la ragazza così tanto prima di andarsene per tornare a casa che lei che si era sentita terribilmente a disagio. In realtà non era stata sua intenzione compromettere il rito che li avrebbe legati scoprendo di essere per davvero di un altro mondo. Però era stata felice per lui che avrebbe potuto sposare chi amava, aveva sentito così tanta euforia nel suo corpo quando si erano salutati.

Così li aveva visti andare via e lo fece pure lei e la sua famiglia, pronti per tornare a Stavira e alla normalità. A quanto pareva, Maestro e suo padre dovevano sistemare ancora delle questioni, documenti di cui l'anziano non in possesso per capire meglio quella ragazza problematica e le sue abilità convinto che, insistendo, avrebbe accettato un posto come Superior. Ancora non riusciva a credere che la persona di cui si era innamorata fosse così forte. Maestro si era dovuto portare anche dietro i due ragazzi che continuavano a passare il tempo con Nath, Nissa ed anche Evelyn. Andreas difatti aveva chiesto alla Yarix un aiuto per la figlia, la quale era tornata ad isolarsi e a starsene tra i libri degli Yarix a studiare ogni cosa. In cambio le aveva dato un luogo sicuro dove rifugiarsi lontana dai demoni che la cercavano.

– Ok, il portale dovrebbe essere qui.– annunciò Nissa spostando la mappa da sotto gli occhi e osservando davanti a sé ritrovandosi alberi e ancora alberi nella sua visuale. Erano nella grande foresta che delimitava parte del confine di Stavira, piena di fitti rami a tagliare i raggi del sole che arrivavano deboli al suolo umido.

– Ne sei sicura?– le domando un po' dubbioso Rohin. Ancora il ragazzo non era convinto della questione sull'esistenza di portali magici in grado di collegare due mondi solo guardando delle mappe.

– Stai mettendo in dubbio il mio punto forte, sappilo. Non ho mai sbagliato.– ribatté lei facendo la finta offesa e arrotolando la mappa tra le sue mani. Voleva davvero sapere se la sua ipotesi fosse reale o meno, se si poteva arrivare ad Eathevyr dal Regno Assoluto. Sarebbe stata una grande scoperta per i Salir e, forse, anche per la sua migliore amica che era rimasta a casa nelle sue ricerche. Spero che trovi quel che cerchi presto, fa male vederti così...

– In effetti percepisco qualcosa di strano nell'aria.– disse Evelyn distraendola dai suoi pensieri.

– È come se fosse più compressa. Non so spiegarlo.– aggiunse. Nath al suo fianco si guardò attorno prima di parlare.

– E ora che si fa? Come si potrà attivare il portale?–

– Già, non viene usato da secoli hai detto.– si unì al suo pensiero Fenrid. La bionda si voltò per osservare alle sue spalle, passandosi una mano tra i capelli. Non ne aveva la più pallida idea nemmeno lei.

– Ehi, che ci fa una pietra grigia incastonata in un albero?– indicò Nath osservando il tronco di fronte a loro. In effetti era strano vedere un cristallo del genere. Era come se facesse parte della corteccia coperta da un lieve strato di muschio umido, non era niente di così speciale. O così sembrò fin quando il ragazzo, incuriosito, si avvicinò e la toccò.

Un istante dopo un lieve vento si alzò, la pietra brillò e da essa uscì una nube azzurrognola che li avvolse. Obbligò i ragazzi a chiudere gli occhi per il pizzicore che procurò, qualcuno tossì un paio di volte alla ricerca di aria fresca che non sapesse di fumo.

– Era meglio se te ne stavi fermo!– lo rimproverò, o più che altro si lamentò, Rohin costretto a pulirsi gli occhiali appannati dalla nebbia che ancora non li abbandonò, impedendogli di osservare la foresta intorno. A stento si riconoscevano tra loro.

– Che ne sapevo io che accadeva questo? Normalmente le pietre non fanno niente di tutto ciò.– ribatté il castano. Fu Nissa a raggiungere entrambi e a mettersi in mezzo prima che potessero discutere. Da quando erano tornati, tutti sembravano nervosi senza un apparente motivo.

– Non è colpa di nessuno, possiamo solo...–

– Ehm, ragazzi?–

Fenrid distrasse i tre invitandoli a osservare ciò verso cui lui e la Yarix erano rivolti: la nebbia era svanita lasciando spazio alla più totale desolazione. Tutto era grigio, desolato, tetro. Nuvole scure coprivano l'intero cielo, un vento freddo e rude sbuffava a tratti sembrando l'unica cosa viva in quel luogo. Non c'era niente, solo una landa desolata di terra secca, erba appassita di un colore giallo-grigio, alberi secchi e spogli i cui rami si curvavano su sé stessi, altri erano a terra marci. Non c'erano animali, non c'erano raggi solari, non c'erano colori. Solo il silenzio interrotto dal fischio del vento rabbioso.

– Noria...– sussurrò appena Evelyn quando mosse dei passi verso quelle che sembrarono macerie dietro di loro. Erano grandi massi accatastati ma di forma quasi rettangolare, come dei mattoni, e c'erano vari mucchi in giro.

– Era casa mia...– disse appena con voce incrinata. Il suo sguardo era quasi perso, continuava ad andare da una parte all'altra come alla disperata ricerca di qualcosa di ancora integro e familiare. Ma non c'era nulla. Cadde in ginocchio, le gambe le cedettero. Non aveva mai pensato a Eathevyr ridotta in quelle condizioni, il mondo in cui era nata e cresciuta. L'ultimo ricordo che aveva era di un cielo di sangue e tuoni di urla. Anche se, le immagini di quel momento erano sfuocate nella sua mente.

– Mi dispiace.– provò a consolarla un poco Nissa abbracciandola quando vide le lacrime scorrere sul suo viso che si affrettò ad asciugare.

– Noria era famosa per essere tra i villaggi più colorati di tutto il mondo. E ora non c'è più nulla.– sospirò rialzandosi e ringraziando la bionda per il gesto che tentò di sorriderle. Aveva provato a convincerla di non seguirli, che avrebbe potuto farle male, ma la Yarix aveva insistito. D'altronde, era legittimo rivedere la sua casa, anche se in pessime condizioni.

– C'erano così tanti alberi qui, e anche fiori.– continuò mentre iniziò a camminare tra le macerie seguita dagli altri che osservarono in giro dispiaciuti. Come si poteva ridurre un luogo del genere in cenere?

– Poi la musica, la luce, i profumi.–

Evelyn sfiorò la pietra davanti a sé, una delle tante che aveva tenuto in piedi una casa per molti anni. Era fredda, grigia, cupa. Come quel mondo ormai. Potrà mai tornare come prima? Tutti noi... Torneremo?

– Ehi, guardate che strana cosa!– chiamò Fenrid distante qualche decina di metri, in mano una pietra identica alle altre. Sembrava osservare qualcosa però sopra essa.

– Mai visto qualcosa del genere.– disse Rohin al suo fianco sistemandosi gli occhiali sul naso. Anche Nath e Nissa concordarono, osservando confusi quello che sembrava un simbolo. Inciso sulla superficie ruvida, vi era un cerchio perfetto al cui interno sembravano esserci raffigurati tre triangoli e poi delle ali e delle rose. Sebbene non fosse un'incisione grandissima, era piuttosto dettagliata e sembrava esser stata impressa con la magia. Non era stata fatta a mano. Inoltre, la pietra era grande quanto un piede di un uomo adulto di altezza media.

– L'ho già visto, ma dove?– rivelò invece la Yarix che cercava di ricordare qualcosa ma invano. Poi provò a toccarlo e, appena lo fece, una nuova luce li avvolse. Le ali e le rose divennero bianche, i triangoli invece d'oro e iniziarono a girare vorticosamente.

– Che succede ancora?– esclamarono quando il cielo si tinse di rosso e del fumo nero ne coprì gran parte. Le macerie si trasformarono in case già in rovina, urla di terrore si espansero ovunque. Per un attimo tutto quello innescò in Evelyn la paura di rivivere di nuovo ciò che aveva patito quel fatidico giorno fin quando non si rese conto che, tutto quello che vedevano, era già accaduto. Le persone correvano, altre volavano via, altre erano a terra prive di sensi e vita.

– È un ricordo.– disse voltandosi verso gli altri che non capivano più nulla. Nissa si guardava intorno spaventata e Nath cercava di distrarla, tenendole la mano come a dirle di non preoccuparsi, Rohin in allerta, Fenrid nella stessa situazione dopo aver lasciato a terra la pietra.

– Quella runa dev'essere stata impressa da qualcuno che voleva che questo momento non venisse cancellato.– aggiunse cercando di convincerli. Ci credettero solo quando Evelyn provò con il piede a toccare un corpo poco distante da loro e lo trapassò.

– È solo illusione.– affermò.

– Ma perché?– domandò Nissa calmandosi un poco, così come le voci che si fecero più fievole e non rimasero che corpi inermi dinnanzi a loro. La Yarix fece spallucce non sapendolo, anche se la risposta non tardò ad arrivare. Difatti, Fenrid indicò qualcuno davanti ai loro occhi di familiare.

– Guarda, quella sei tu.–

Evelyn si voltò subito e notando che il ragazzo aveva ragione. Una ragazza identica, dai capelli rossi come il fuoco e occhi verdi cercava di scappare via da quel tormento evitando i cadaveri. Indosso una veste rosata macchiata dal sangue delle sue ferite sparse per il corpo.

– Questo... Non me lo ricordo.– ripeté a sé stessa in continuazione.

– Sul serio?– le chiese stupito Rohin. Come faceva a dimenticarselo?

– Sì, ne sono sicura. Io ero con mia sorella, poi è diventato tutto nero e...–

Non riuscì a finire che un'esplosione in lontananza creò un forte boato e un'onda d'urto, colpendo le case i cui massi volarono per aria. La ragazza si accucciò istintivamente e gridò, nello stesso istante una barriera magica di luce la inglobò riparandola dalla pioggia di pietre taglienti che avrebbero potuto sommergere il suo corpo debole e stravolto quanto il suo l'animo. Si guardò incredula intorno, era ancora viva. Poi una presenza che la costrinse a voltarsi ma rimase a terra ferita.

– Wow, lei...– iniziò a dire scioccato Rohin.

– Sembra pure luce...– finì la rossa ammirata. Davanti a loro, e a quella che era Evelyn durante l'attacco del Demone, era comparsa una ragazza. La sua pelle era chiara, rosea, i capelli chiari che le cadevano morbidi sulla schiena come il suo abito candido. La sua immagine però era lievemente sfuocata, forse era l'aura luminosa intorno a sé che dava quell'effetto.

– Chi sei?– domandò la Evelyn impaurita nel vano tentativo di rialzarsi in piedi.

– Tranquilla, non ti farò del male.– le rispose con voce melodiosa e calda la sconosciuta, sembrava un eco. Era così tremendamente rassicurante e familiare, come se fosse in grado di rincuorare i cuori delle persone.

– Mi dispiace. Per tutto. Non doveva accadere tutto questo.– continuò la ragazza avvolta dalla luce avvicinandosi e accucciandosi di fronte alla rossa che sembrava più calma. Sembrava davvero provare dolore di fronte a quel massacro.

– Ora va meglio?– le domandò dopo aver osservato le ferite che si rimarginarono quasi subito con la presenza della sconosciuta che le sembrò sorridere.

– Come... come hai fatto?– balbettò quasi l'altra meravigliata e sconcertata.

– È un mio potere guarire le persone.–

Ad interromperle fu un altro boato ma la barriera le proteggeva da tutto ciò che accadeva all'esterno. E la sconosciuta si fece seria e preoccupata.

– So che non mi conosci ma devi fidarti di me.– iniziò a dirle prima di continuare, bloccando ogni sua probabile domanda.

– Non meritavate tutto questo, è tutto uno sbaglio. Ora, nonostante vorrei disperatamente fare qualcosa, non posso ma, forse, in futuro sì.–

Un altro boato, la terra che tremò, un fulmine che squarciò il cielo.

– Quel che ti sto chiedendo è tanto, ne sono più che consapevole. Però, potrebbe essere l'unica possibilità di salvare Eathervyr e gli Yarix.–

Sia la Evelyn seduta a terra che quella che fissava la scena drizzarono le orecchie in ascolto mentre l'altra sembrò tentennare prima di sospirare.

– Cosa? Cosa dovrei fare?–

– Allearti con il Demone, colui che ha causato questa devastazione.–

La ragazza rimase in silenzio per qualche istante prima di realizzare realmente cosa avesse detto.

– Sei pazza! Come puoi chiedermi questo!? Chi mi dice che tu non sia una psicopatica che sta dalla sua parte?– iniziò a dirle ad alta voce contro, l'altra che la guardò dispiaciuta.

– Ascoltami, ti prego.– insistette ma la ragazza provò ad allontanarla da sé cercando di spingerla via ma la sua mano attraversò il suo corpo, ritraendo subito il braccio.

– Cosa sei tu?–

– Mi dispiace, davvero, vorrei spiegarti tutto. Il tempo però non è abbastanza ed è troppo grande la questione per te ora.–

Un'altra scossa, un forte vento si alzò facendo volare tutto ciò che gli capitava sotto tiro.

– Niente accade per caso e tu mi stai vedendo anche se non dovresti. Sei stata scelta dal fato, non so perché. Hai la mia benedizione da questo momento, il Demone non potrà ucciderti, e se lo farà la vita non abbandonerà il tuo corpo, sarai totalmente immortale fin quando non mi incontrerai di nuovo. Lì tornerai come prima.–

– Ci incontreremo di nuovo? Dove? Quando?–

Tutto era confuso, la ragazza di luce sembrava agitata e di fretta.

– Potranno passare mesi, anni, secoli, millenni, non so quanto la mia energia impiegherà a farmi rinascere in un altro corpo.–

Tuoni, lampi, energie negative che si facevano sempre più vicine e potenti.

– Devi fidarti, fidati delle mie parole. Quando me ne andrò non ricorderai nulla di ciò che ti ho detto, il Demone non deve sapere. So che tornerai qui e quando lo farai ti verrà mostrato questo ricordo.–

La ragazza si alzò e indietreggiò, Evelyn che la imitò e cercò di avvicinarsi a lei ma le fu impossibile, qualcosa le sembrò averle bloccato le gambe.

– Come saprò che sei tu?– le domandò allora.

– Lo sentirai, la tua anima si fiderà sempre di me. Se verrai ferita gravemente, e io sarò nelle vicinanze, verrai da me senza saperlo. Non posso dirti altro, non posso rivelarti gli squarci del futuro.–

La ragazza si voltò e fece per andarsene ma la rossa la chiamò di nuovo.

– Come ti chiami?–

Sembrò tentennare di nuovo prima di voltarsi ancora a guardarla, sorridendole appena, un sorriso malinconico.

– Liberatrice.– le disse, ma non fu una risposta vera e propria per Evelyn. Nemmeno per gli altri ancora fissi a guardare il tutto.

– Non hai un nome? Con il quale io possa darti un volto?– insistette. Qualche attimo di silenzio le separò, separò tutti da quel nome che sentirono dopo, portandoli a sgranare gli occhi increduli e scioccati, spaesati.

– Kyra. Kyra Lifewhite.–

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