78 - Vita ad Agraq

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– Vedi di non farti venire in testa qualche pazzia, torna subito qui senza andare chissà dove.–

La voce gracchiante di Dyiara non era proprio il massimo come sveglia mattutina, soprattutto quando la sensibilità dei sensi si era moltiplicata di almeno cento volte e si aveva ancora qualche piccola fatica a controllarli sotto troppa stanchezza. E ricomincia quella, non può darsi una calmata!?

All'ennesimo lamento della donna di disprezzo, odio e frustrazione, Sheera sorrise maliziosa e divertita leccandosi le labbra soddisfatta. Però, a pensarci bene, mi piace farli impazzire un po'! Chissà quanto durerà.

Era tornata ad Agraq pronta a scovare il capo dei Salir alleati con il Demone abbandonando l'incasinata capitale subito dopo che aveva smesso di piovere, e senza dare nell'occhio o l'incantesimo sarebbe stato vano e non era quello che serviva a lei e a Kyra per continuare la loro ricerca.

Ovviamente non aveva per niente voglia di starsene con Marcus e il resto della famiglia che era stata obbligata a tenerla ancora con sé, e la odiavano ancor più di prima per esser riuscita a non affrontare il Wix. Dovevano tenersi ancora quella ragazza intorno nonostante lei non ne avesse la minima voglia ma doveva farlo per non destare sospetti, perciò cercava di evitarli il più possibile anche se significava farli innervosire. Niente che però non potesse gestire. D'altronde, per tutti i Salir era una giornata normale come le altre compresa quella famiglia di campagna, non con una Dea intorno che si ritrovò alla solita routine come se non fosse accaduto nulla.

Vestiti da sistemare, oggetti da lucidare, cibo da preparare, compere da fare, erano passati solo due giorni e già si era scocciata, motivo per cui alla fine se ne era andata per i fatti suoi il giorno precedente. Era tornata poi abbastanza tardi e Marcus l'avrebbe voluta chiudere in cantina un'altra volta; tuttavia, grazie ai suoi poteri di Incantatrice, riuscì a persuaderlo facilmente e se la scampò da un tormento.

Con Sam e Dan, i due gemelli, subito era iniziata una specie di guerra: uno dei preziosissimi vasi di Dyiara, a cui teneva molto tra l'altro, era stato colpito da un sasso qualche ora dopo che la Dea era tornata alla sua vita da Salir. E quale modo migliore di svignarsela se non incolpare la corvina? Non misero in conto, però, che la ragazza era stata in compagnia della donna a subirsi delle ramanzine inutili, finendo nel torto. Lo sguardo che Sheera diede loro quando la madre se ne andò furiosa dopo averli messi in punizione, li convinse a sistemare tutto in fretta e lasciarla finalmente in pace.

Con il fratello minore Chris la questione fu diversa, cercò sempre di aiutarla e questo le ricordò Kyra, anche di come parlava della vita, degli animali che vedeva in giro o che studiava a scuola. Lei lo ascoltava, a volte le dava fastidio sentire quanta vitalità esprimesse quel bambino ma sopportava. Non doveva creare problemi.

– Sì sì, ho capito!– disse ormai con la testa piena delle raccomandazioni della donna che sapeva benissimo non avrebbe seguito minimamente, forse se ne sarebbe addirittura dimenticata.

– E non scordare di...–

Sheera sbuffò rumorosamente e uscì di casa sbattendo la porta frustrata e sapendo che Dyiara lo odiava, difatti la sentì strillare ancora di più. Come ho fatto a vivere qui per tutto questo tempo non lo so nemmeno io! pensò scuotendo la testa e legandosi i capelli velocemente in uno dei suoi chignon disordinati, incamminandosi verso la scuola in totale silenzio come da programma. Se bisognava cercare di far finta di nulla per non esser scoperte, quello era l'unico modo per non scombussolare la vita dei Salir, fingendo che non stesse accadendo nulla. Seguire la solita routine esasperante.

Di nuovo qui... sospirò già annoiata davanti ai grandi cancelli grigi spalancati. Non aveva nessuna voglia di entrare in quell'enorme edificio, preferiva stare in mezzo al bosco a fare le sue ricerche indisturbata.

Sospirò di nuovo infastidita ed entrò nel cortile dell'edificio per poi vedere Nath e Nissa parlare davanti al portone d'ingresso. Il ragazzo era tornato a casa dalla sua famiglia, e da quanto sapeva erano tutti felici di riaverlo tra loro. Con i soldi ricavati dal giovane probabilmente sarebbero riusciti a riprendersi un po' dagli affari e dovevano esser abbastanza di buon umore, tralasciando il fatto che aveva portato a casa anche una ragazza.

La biondina infatti, non volendo lasciare la sua amica Dea e volenterosa ad aiutare, li aveva seguiti e Nath si era offerto di tenerla a casa sua senza farle spendere un paio d'ori che poteva benissimo permettersi. Alla fine l'aveva dissuasa e aveva accettato di stare tra la sua famiglia.

Li raggiunse silenziosa e subito la ragazza la salutò con un lieve sorriso che però non ricambiò, era già di pessimo umore ed era più che evidente.

– Ciao Sheera. Come va?– la salutò comunque Nath dandole uno dei suoi sorrisi sinceri.

– Non me l'hai chiesto seriamente, vero?– ribatté lei facendolo ridacchiare.

– È normale che ci guardino tutti?– chiese invece la bionda bisbigliando e guardandosi intorno sentendosi un po' come un animale in gabbia. Molti ragazzi in effetti non distoglievano lo sguardo dal loro piccolo gruppetto e questo le dava un leggero fastidio oltre che di disagio. Era diverso rispetto al sentirsi in mezzo ad una delle numerose feste a cui aveva partecipato fin da piccola.

– Sei nuova, non ti hanno mai vista e hai anche abiti che qui pochissimi si riescono a permettere. E poi c'è Sheera, non tutti sanno che ora deve venire a scuola anche lei. Tralasciando la questione del Wix.– spiegò il ragazzo tranquillizzandola.

– Già, ho sentito parlare della nuova regola. Ironico che una Dea che simboleggia lei stessa la magia debba andare a scuola.– ridacchiò beccandosi uno sguardo truce da Sheera. Non le piaceva parlare in giro di quelle cose.

La campanella suonò a distrarli e tutti i ragazzi cominciarono ad entrare all'interno dell'edificio riempiendo i corridoi di schiamazzi e risate che si fermavano nel momento in cui passava accanto a loro la corvina.

Lei alzò gli occhi al cielo per ciò, raggiungendo la sua classe in fretta e fortunatamente ancora vuota, dandole modo di beccarsi un posto abbastanza decente. Buttò la borsa sul banco più lontano e in ombra e si sedette, la schiena appoggiata allo schienale, le braccia incrociate e lo sguardo disinteressato fuori dalla finestra in attesa.

Odiava mischiarsi alla gente comune quando non voleva. In passato aveva finto di essere qualche volta una Salir o una Yarix ma solo per divertimento, stare lì così invece non lo sopportava. Il mascherare la sua identità, la sua magia ora che finalmente sapeva chi era dopo tanti anni di stranezze non la entusiasmava per niente, voleva la tanto agognata libertà. Ma questo l'avrebbe potuto fare solo dopo la sconfitta del Demone.

Sospirò al solo pensiero, quanto voleva riempire quel vuoto in sé che la tartassava, riavere tutta la sua energia di nuovo e sentirsi come molto tempo prima. Sperava solo di poter trovare per davvero un modo per farlo, ora avevano del tempo a differenza dell'ultima volta. E mentre continuava a pensare, poco a poco la classe si riempì e, nonostante fosse da tutt'altra parte, sentiva i suoi cosiddetti compagni agitati quando la vedevano. Poté solo ignorarli.

Suonò così dopo tempo interminabile la seconda campanella e tutti si misero ai propri posti in ordine e nel frattempo entrò il solito professore noioso come tutti. Solita camicia ben stirata, solita cravatta, solita borsa, soliti occhiali sul naso che si sistemò.

– Buongiorno ragazzi. Spero abbiate passato bene questi giorni di vacanza. Avrete visto che Deathblack è di nuovo qui, da quel che so il Kafar ha avuto qualche ramanzina da un Protettore che ha permesso a lei di allenarsi in una struttura adeguata per il controllo della magia. Perciò ora è al vostro stesso livello, o per certi tratti migliore, non saprei ma non disperate. Vorrei solo che la vediate come uno di voi.– cominciò subito a dire, Sheera che si trattenne dal non rispondergli male, si limitò a scuotere la testa e guardare fuori in silenzio. Intanto il professore continuò.

– Altra novità, per qualche settimana avremo due nuove studentesse provenienti da Stavira, controlleranno come insegnamo e i problemi che ci sono, li riferiranno poi ai Superior. Vedete di fare bella figura. Oh, giusto, una di loro starà in questa classe.–

Subito dopo si sentì qualcuno bussare alla porta, Sheera sentì subito quell'aura forte e decisa, come avrebbe potuto non riconoscere quell'energia eterna? L'incarnazione della sua forza rivale?

– Prego, vieni pure.–

La ragazza entrò e sorrise a tutti. Sembrava sprigionare luce per i suoi vestiti chiari ma Sheera sapeva che era proprio lei ad emanarla. E ogni volta ne rimaneva affascinata e disgustata allo stesso tempo. Non seppe perché ma ripensò al passato in quel momento.

Era sempre stata semplice e spensierata quella ragazza quando l'aveva conosciuta, era stato uno dei motivi per cui aveva provato ad evitarla per non farle del male, evitare di ferirla emotivamente. Eppure, ogni volta qualcosa le riuniva. E mentre vagava per ricordi lontani, il professore fece segno alla ragazza di luce di presentarsi e lei eseguì con piacere.

– Ciao a tutti, sono Kyra Lifewhite, ho diciotto anni e vengo da Stavira. Starò qui per qualche settimana e spero di stare bene con voi.– disse con un caloroso sorriso sul volto, un sorriso vero e sincero.

Perché rende tutto così luminoso? Mi acceca troppo... si lamentò con sé stessa. Ma doveva ammettere che in fondo le piaceva. Anche riaverla intorno, guardarla, sentirla parlare. Kyra era stata la prima ed unica a non averla vista come minaccia, come pura distruzione. Anche Nath si era aggiunto, o forse era rimasto più che altro affascinato dalla sua vera identità. Sperava solo di non averlo ferito quella volta nei corridoi in quanto non ricordava nulla di quanto successo.

– C'è qualcuno che le vuole fare qualche domanda?– chiese l'insegnante e si alzò subito una mano, quella di una ragazza.

– I tuoi capelli bianchi e gli occhi grigi sono naturali?– chiese la ragazza incantata a guardarla e Kyra annuì. Non era una delle domande che l'uomo si sarebbe aspettato ma lasciò scorrere.

– Ok, se non c'è altro puoi andare a posto, quello là in fondo è l'unico libero. Sempre che non sia un problema per te avere vicino...– cominciò il professore, ma non fece in tempo a finire che Kyra rispose.

– Va benissimo.– e andò verso il banco vuoto e si accomodò affianco a Sheera che rimase indifferente. La lezione cominciò e la chiara notò alcuni ragazzi guardarla e lei continuò a sorridere tranquilla. –Ti stanno mangiando con lo sguardo.– le disse Sheera nella mente quando lo notò pure lei mordicchiando appena la matita che si ritrovò in mano. –Gelosa?– ribatté l'altra sistemandosi ma senza degnarle di uno sguardo. –Nha, non hanno speranze.– –Può darsi, ma lasciami seguire la lezione.– –Sei seria?–

Sheera alzò gli occhi al cielo e riprese a giocherellare con la matita che aveva in mano, pasticciando di tanto in tanto il foglio del suo quaderno per la noia, il tempo che sembrava lento ed infinito persino per lei, una Dea immortale e che aveva di fronte l'eternità. Non potendo fare nulla di diverso che pensare, lasciò che il suo sapersi isolare prendesse il sopravvento mentre, senza accorgersene più di tanto, a volte guardava la chiara davanti a sé tracciando subito dopo sulla carta le linee sinuose del suo volto che le rimanevano in testa.

Kyra era rimasta per quei giorni nell'Eden a riprendersi dalla mancanza di luce oltre che per cercare di ricordare più velocemente tutta la sua vita passata. Questo perché, più ricordava, più la sua magia si abituava al suo nuovo corpo. In più, non aver usato più di tanto in quegli anni la sua magia, tenendola nascosta, rallentava l'intero processo. Tutt'altro era stato con Sheera, lei non si era nascosta e il Wix lo testimoniava più che bene.

Passarono tre ore che sembrarono un secolo e quando la campanella suonò di nuovo la classe cominciò a svuotarsi lasciando le due ragazze dai capelli di colore opposto da sole ancora ai loro posti. La corvina si lasciò andare cominciando a parlare con Kyra facendo finta di non conoscerla.

– Quindi stai qui per qualche settimana. Peccato, mi sarebbe piaciuto conoscerti meglio. Mi sarei potuta divertire un po' con te.– le disse con uno sguardo malizioso e leccandosi le labbra in modo sensuale.

– Parli così a tutte le persone nuove che conosci?– le domandò la chiara stando al gioco.

– Solo chi mi interessa.–

– Potrei anche rimanere, sei una persona intrigante sai?–

Kyra la guardò negli occhi e poi scoppiarono a ridere entrambe. La risata della corvina le era mancata così tanto, rara da sentire ma stupenda. Quella ragazza nascondeva così tanto di sé, mostrando solo il suo essere caotico come solo la Dea Nera poteva esserlo.

Stette per parlare, chiederle come se la era cavata in quei giorni da sola anche se, non vedendo ancora caos in giro, poteva dedurre fosse tutto a posto, ma un ragazzo dalla pelle olivastra, gli occhi color cioccolato e i capelli castani si avvicinò timidamente a Kyra. Si beccò anche uno sguardo truce da parte della corvina, non le piaceva più di tanto che l'altro Dea avesse così tanti occhi puntati addosso.

– Posso parlarti un attimo?– le chiese titubante.

– Certo.– rispose lei alzandosi e seguendo il giovane che la portò fuori dall'aula dai suoi amici, o così pareva, e abbandonando la sorella nell'aula totalmente contrariata. Però non le disse nulla.

– Io sono James.– si presentò il ragazzo che l'aveva portata lì da loro. Voleva semplicemente fare amicizia, lo vide chiaramente grazie alla sua magia.

– E loro sono Eyla, mia sorella, Will e Jenna.– aggiunse contento.

– Piacere Kyra, anche se l'ho già detto in classe.–

– Bel nome. Non l'ho mai sentito, sai?– ammise la ragazza un po' più bassa di lei e timida, Eyla.

– Sì, non è molto usato, forse sono anche l'unica ad averlo.–

– Mi dispiace che tu sia seduta vicino a Sheera Deathblack.– disse l'altra ragazza, Jenna. Sembrava la più diffidente del gruppo, le stava anche un poco più distante.

– Perché? Non mi sembra male.– provò a dire. Vediamo cosa dicono ora... Kyra era curiosa, che la corvina avesse combinato guai in quel villaggio lo sapeva, certo, aveva letto il suo fascicolo quando Andreas le aveva dato il compito di insegnarle tutto per la festa. Ed era meglio cercare di conversare con qualcuno per poter leggere e capire le loro menti senza essere troppo invasivi.

– Distrugge tutto. Circa dieci anni fa ha dato fuoco ad un intero edificio, un'altra volta ha creato una voragine al centro del paese. È pericolosa, è meglio se non ti avvicini a lei.– spiegò Will, il ragazzo.

La sua reputazione non cambia vedo, sempre la solita pensò un filo divertita senza cercare di darlo a vedere. All'improvviso però Kyra si sentì chiamare e non fece in tempo a voltarsi che Nissa l'abbracciò subito, venendo colpita dai suoi lunghi capelli dorati.

– Ti stavamo cercando.– disse subito la sua amica staccandosi da lei, era più che euforica. Da quello che aveva capito non le dispiaceva così tanto vivere in quel villaggio, niente regole rigide, etichette. La chiara salutò anche Nath vedendolo dietro alla sua amica, probabilmente erano in classe insieme. Fortunati i due piccioncini allora. Chissà se si evolverà questa cosa.

– Lei è Nissa, la mia migliore amica.– spiegò poi guardando gli altri rimasti un poco scettici o confusi. Notò che sorrisero calorosi alla ragazza ma si tennero lontani da Nath che non ci diede peso. Le dispiacque che tutto era dato solo dalla sua vicinanza a Sheera. Perciò gli diede una lieve spintarella con la spalla per sollevargli un po' il morale senza esser vista, e lui la ringraziò a bassa voce per quel lieve tocco che lo calmò. Non poté non sorridergli.

La campanella suonò di nuovo poco dopo, segno che la ricreazione era finita. Si salutarono tutti e ritornarono in classe dove c'era già un professore giovane, bruno, alto e muscoloso ad attenderli: Jack Inveri, o così aveva sentito dire in giro. Gran bell'uomo, i miei complimenti pensò squadrandolo. Cosa ci faceva un uomo del genere lì? Sembrava una delle guardie dei Superior.

– Allora ragazzi.– cominciò una volta che ogni banco fosse stato occupato.

– Il preside ha aggiunto una nuova materia quest'anno, sempre che si possa definire materia. Si faranno delle lezioni di combattimento o più di autodifesa, in modo tale da potervi allenare e sapervi difendere sempre. E ora venite.–

Quelle parole catturarono subito l'attenzione di entrambe le Dee che si guardarono. Autodifesa, qualcosa qua non quadra, perché mai servirebbe a questi ragazzini? Alla Dea Nera sembrava strano, fin troppo. Già ad Yreles non aveva capito esattamente perché servisse una cosa del genere ma, a quanto pareva, era per entrare in contatto di più con la propria magia e forza per coloro che avevano problematiche specifiche imparando a gestire il tutto. Lì, in quella scuola comune, dove era il problema esattamente?

Non disse nulla, si limitò a seguire la folla incuriosita e sospettosa. Lo stesso fece la chiara. Andarono fino a quella che doveva essere un'enorme sala adatta ai combattimenti dagli alti soffitti che Sheera studiò a fondo. Questo luogo non dovrebbe esserci in una scuola, in più è tutto nuovo, è stato costruito da poco...

Sulla parete alla loro sinistra c'erano delle spalliere in legno e sulla destra armi di ogni tipo tranne che da sparo. Le pareti rimanenti o erano spoglie o dei bersagli nuovi di zecca disegnati rendevano il tutto più strano. Era molto simile all'aula del tempio, solo più piccola e con una ventina di ragazzini, non una cinquantina. Almeno quello era un bene e avrebbe potuto osservare meglio i professori. Loro sembravano scettici quanto lei in realtà.

– Ora prendete delle armi a vostra scelta e senza giocarci, è una cosa seria. Dopodiché mettetevi a coppie. Provate i vostri attrezzi e vediamo come ve la cavate, giusto per capire se sapete qualcosa o meno. Non voglio feriti perciò le armi sono incantate, riconoscono chi sa già come tenerle in mano e chi no, per quest'ultimi, svaniranno nel momento in cui siano vicino a ferirsi senza volerlo.– spiegò di nuovo il professore severo.

– Non dovremo avere un abbigliamento più adeguato?– chiese Jenna timidamente.

– No, per oggi va bene così, dubito che avrete un vero e proprio combattimento. Le divise arriveranno tra qualche giorno. Voglio solo che prendiate confidenza con uno strumento, altre scuole abbiamo avuto risultati niente male, in altre deludenti, dobbiamo vedere da dove partire.–

I ragazzi si avvicinarono così senza fiatare alla parete piena di armi. Alcuni presero una frusta incuriositi, altri l'arco e le frecce, o una spada. Erano tutti incuriositi più che sospettosi dell'intera situazione, era qualcosa di nuovo, affascinante.

– C'è l'imbarazzo della scelta!– sussurrò Sheera annoiata prendendo un coltello da lancio, l'arma che usava di più in assoluto. Era leggermente diverso da quelli che creava lei con la magia ma se lo fece bastare. Era pur sempre un'arma. Non è molto sicuro dare a qualcuno passato in un tempio schifoso un'arma, strano che non mi abbiano detto niente.

Si voltò e per poco non divenne cieca, grazie ai suoi riflessi veloci riuscì a fermare in tempo un altro coltello che si scontrò con quello che aveva in mano.

– Ti va?– le chiese Kyra guardandola maliziosa. Ti annoi pure tu qui eh? L'idea della copertura è un'idea tua.

– Sai che non rifiuto mai.– rispose lei con un sorriso divertito in volto facendo in modo che sentisse solo la chiara. Abbassarono le loro armi e si sistemarono in un angolo appartato, una di fronte all'altra. In un attimo si ritrovarono vicine, le loro lame che si toccavano, i loro sguardi incatenati l'uno all'altro.

Kyra fece un movimento col polso che le permise di allontanare l'altra ma Sheera creò una piccola scarica elettrica cercando di non farsi vedere, e l'altra ritrasse subito il braccio, approfittandone per buttarla a terra.

La chiara si rialzò subito e la guardò con un sorriso in volto. Si alzò una brezza leggerissima, altri due coltelli appesi alla parete presero a volteggiare in aria dritti dietro alla corvina che si girò di scatto abbassandosi e le lame caddero a terra. Si rimise in piedi e fermò un altro colpo mentre l'altra si spostò dietro di lei velocemente e fece per metterle la lama alla gola. Non cambi mai Kyra!

La corvina si girò veloce e si ritrovarono l'una vicina all'altra, entrambe con la lama dell'avversaria a sfiorare il collo, il corpo rigido, l'adrenalina nelle loro vene. Rimasero lì a fissarsi negli occhi per tre secondi immobili e poi si rilassarono, abbassando le armi come ogni volta che si erano ritrovate in quella situazione in passato.

– Wow...– si sentì sussurrare quasi per tutta la palestra. Le due ragazze si guardarono intorno e videro tutti gli altri fissarle sorpresi e meravigliati. –Non dovevamo attirare l'attenzione, eh Kyra?– disse la corvina nella sua mente. –Sta zitta.– si beccò in risposta e non poté non dire la sua ancora una volta. –Avvisavo dolcezza.–

Per poco la chiara non le lanciò un'occhiataccia per farla smettere mentre l'altra non poteva fare a meno di ridere tra sé e sé.

– Ok ragazzi. Credo che per oggi possa bastare.– annunciò l'uomo facendo cenno di tornare alle solite lezioni, noiose come sempre.

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