80 - Nel mentre

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Altri due giorni erano passati lentamente e odiosamente, come ogni volta. E lo stare sempre allo stesso punto, un vicolo cieco, per Sheera era insopportabile, giorno dopo giorno. Il Demone era una parte di sé ma non per quello sapeva cosa lui avesse in mente di fare. Sapeva che voleva loro due e un'alleanza e non si sarebbe di certo fermato ad un suo no. Ancora non aveva riprovato ad avere un contatto con lei e non sapeva se fosse un bene oppure un male.

Sbuffò, odiava sentirsi sconfitta, terribilmente. Il tempo passava e quel vuoto in sé cresceva. Ancora, dopo secoli, non voleva accettare di essere innocente fino in fondo per tutta quella questione, non era stata in grado di proteggere il potere che custodiva da sempre, qualcuno l'aveva privata della sua energia senza che lei se ne accorgesse. E la cosa che le dava ancora più fastidio, che la faceva andare su tutte le furie, era che sapeva più che bene chi era stato l'artefice effettivo di tutto quel gran macello a cui dovevano sistemare lei e Kyra.

Si era tormentata per settimane inizialmente non sapendo chi fosse stato, impazzendo anche tanto da ferire anche chi le era stato vicino, uccidendo decine di demoni negli Abissi Infernali che le avevano dato fastidio, senza pietà. Poi, una volta capito, provò solo un irrimediabile odio verso quell'essere che fin dai primi giorni di vita aveva disprezzato.

Ci dev'essere qualcosa, un indizio, qualsiasi traccia che mi possa aiutare! Si morse il labbro nervosa riguardando ogni singolo foglio su cui aveva trascritto le informazioni date da Damon, Lilith ed Evelyn in quei giorni. Ma niente, pagine e pagine che dettavano le stesse identiche cose all'infinito senza una risposta.

Tamburellò le dita sul tavolo della cucina più che nervosa della casa in cui era cresciuta in quei diciotto anni, le unghie a far rumore in quel silenzio che tanto amava e avvolta nel buio. Un buio che si trasformò in luce appena Dan aprì tutte le finestre una volta sceso al piano inferiore, facendo entrare i raggi solari e per poco non l'accecò. Non era molto un bene per i suoi occhi già abituati all'oscurità.

– Perché devi stare sempre nell'ombra, guarda che bel sole!– disse ridendo per il suo sguardo assassino quel maledetto ragazzino mentre cercava di abituarsi a tutta quella luce. Prima o poi lo squarto e mi divoro il suo cuore! pensò stringendo i denti, e lo guardò allontanarsi e scosse la testa cominciando a mettere via quei fogli che aveva tra le mani. Anche il suo silenzio durò poco.

– Fantastico! Tra tre giorni ci saranno le selezioni!–

Le grida di Sam e Dan risuonarono per la casa che a momenti Sheera avrebbe incendiato pur di farli stare zitti. Era una fortuna che Marcus e la moglie fossero in giro da tutto il giorno in modo da lasciarla un po' più libera, ma dall'altra era un vero strazio sentire quei due ragazzini parlare con occhi sognanti di quell'evento.

Le selezioni non erano niente di così speciale in realtà, le scuole dei villaggi più esterni del Regno o più poveri organizzavano delle sfide che si facevano tra i ragazzi della stessa fascia d'età: dai dieci ai dodici, dai tredici ai sedici, dai diciassette ai venti.

Essi consistevano in tre gare in cui si valutava le abilità fisiche, dunque velocità, agilità e precisione, e una legata alle abilità magiche che variava in base all'aura dei ragazzi e alla loro magia. Da lì, i dieci migliori di ogni fascia, dunque tre, avevano la possibilità di poter viaggiare per le scuole del proprio distretto e sfidare gli altri dieci migliori, arrivando così a sfidarsi fino a raggiungere i cinque migliori di tutto un intero distretto. A quel punto, venivano valutati in una prova misteriosa e, se la si passava, si entrava nell'addestramento per diventare guardie dei Superior o addirittura Superior stessi.

Era una cosa che la corvina non ne capiva il bisogno di dover affrontare quelle sfide per dei ragazzini per un ruolo così importante. Capiva per dei ragazzi della sua età ma perché mettere in mezzo anche dei bambini? Questi Salir sono assurdi! Peggio degli Yarix, almeno loro facevano cose più sensate e utili si ripeteva spesso in quei giorni.

– Spero che mi sceglieranno come guardia, sono piuttosto bravo.– disse fiero Sam all'improvviso buttandosi sul divano insieme al fratello gemello intento a fare il nulla.

– Ti potrebbe far fuori anche una formica.– disse Sheera ridacchiando maligna senza pensarci mentre scriveva qualcosa su dei fogli ancora seduta a tavola, impegnata nel suo lavoro.

– Sei solo invidiosa.–

La corvina scoppiò in una fragorosa risata appena lo sentì, totalmente contrariata.

– Scherzi? Ti farei fuori in meno di dieci secondi, ragazzino.–

– Ok, vediamo allora.–

Subito Sam si alzò in piedi sghignazzando con Dan prendendo la questione seriamente, per poi teletrasportare nella sua mano una spada perfettamente bilanciata per sé. Forse ce l'aveva per via delle nuove lezioni di combattimento, e andò velocemente contro la ragazza che rimase lì ferma a guardarlo tranquilla. Ora ti faccio vedere ragazza so tutto io!

Ma quando provò a fare un affondo lei afferrò delicatamente la lama con le dita come nulla fosse e con un movimento deciso gli sfilò l'arma dalle mani e il ragazzo se la ritrovò dietro di sé che rideva divertita e maliziosa. Era come se il tempo si fosse fermato per lei, o meglio, era quasi così, la sua velocità era impressionante e lo sapeva bene.

– C-come hai fatto?– chiesero entrambi i ragazzi a bocca aperta. Era stata velocissima e dal tocco quasi impercettibile, a stento l'avevano vista muoversi.

– Il tuo corpo è rigido, pensi troppo a quello che devi fare e questo ti fa perdere qualche secondo di vantaggio. In questo modo l'altro può capire le tue intenzioni e precederti.– disse Sheera fredda, e gli lanciò l'arma prima di sedersi sul divano e lui la prese, facendola poi scomparire.

– Sheera!– si sentì chiamare ad alta voce da Chris che irruppe nella stanza di corsa fiondandosi addosso alla ragazza che non se lo aspettò, colta totalmente alla sprovvista.

– Ma che diamine...–

– Guarda!- disse lui contento senza lasciarle nemmeno il tempo di respirare, facendole vedere una piccola fiammella sul palmo destro muoversi sinuosa.

– Pff, quello è facile.– disse Dan ma Sheera gli lanciò un'occhiataccia che lo zittì.

– Mi insegni a colorare il fuoco?– le chiese ancora il bambino guardandola con occhi dolci. Anche se su di lei non funzionava quella storia, o meglio, solo con Kyra e a volte con Nath ma non lo ammetteva.

– Tanto non ho nulla di meglio da fare.– borbottò alla fine, non riusciva ad andare avanti con le sue indagini divine stando lì in quella casa e il bambino esultò felice, sedendosi affianco a lei.

– Non puoi usare la magia.– disse subito Dan preoccupato e Sam concordò. Paura eh?

– Uno, non ho detto che uso la magia. Due, faccio quello che voglio.– ribatté acida girandosi verso Chris.

– Sai come fare?–

– La maestra ha detto che dobbiamo pensare di dipingere il fuoco con il colore che vogliamo.–

Quelle parole le fecero alzare gli occhi al cielo, possibile che usassero quei modi così inutili per usare la magia? Era assurdo.

– Con questo metodo ci metti cent'anni. Usa le emozioni, pensa ad un ricordo, è più facile e veloce.–

– Certo, le emozioni. Da dove ti vengono certe idee?– intervenne Dan come a volerla prendere in giro.

– Ho più esperienza di te e se non ti fidi puoi sempre provare.– lo stuzzicò la ragazza guardandolo maligna. Lui aprì il palmo destro e creò una fiamma e si concentrò, ma non accadde niente.

– Cos'è, non riesci a fare un incantesimo così semplice? Puoi sempre andare nella classe di Chris, magari impari qualcosa con dei bambini del tuo livello.– lo stuzzico lei con tono provocatorio e da finta dispiaciuta. Dan la guardò con rabbia, possibile che portasse solo odio quella ragazza? Però, subito dopo, sentì la sua mano scaldarsi di più e la guardò con meraviglia.

– Meno male che non funzionava come metodo.– disse la Dea guardando la fiamma di Dan di un rosso scarlatto che si spense subito dopo.

– Insegnami, ti prego!– scattò subito Sam. Non gli era mai capitato di vedere una fiamma così rossa con le lezioni che aveva svolto nella sua infanzia, come sarebbe stato blu? O verde? Era assolutamente da provare e Sheera si morse la lingua per l'idea che diede.

– Oh guarda, devo aiutare questi poveri ragazzi che si divertono a mettermi nei casini ogni volta.– disse poco dopo già pronta per un ricatto.

– Non lo faremo più, promesso!– dissero in coro i gemelli e Sheera guardò Chris.

– Tu che dici, li aiutiamo?–

           

Tutto il pomeriggio lo aveva passato a dover aiutare quei ragazzini e si era pentita amaramente di non esser potuta scappare da tutto quello quando avrebbe potuto. Era stato uno strazio, più che altro perché non poteva rivelare niente della sua natura, della sua magia ed aura nonostante le domande di quei due impiccioni riguardanti le sue conoscenze.

Fortunatamente riuscì a liberarsi con la scusa del dover cucinare per la cena, compito che odiava un po' ma che almeno, quella volta, la salvò dalle chiacchiere. Così i tre fratelli si erano riuniti in salotto alle prese con il loro nuovo incantesimo da provare totalmente innocuo e lei tranquilla a dover cercare di non beccarsi una sgridata al ritorno di Dyiara. Lo faceva solo per evitare la sua voce strillante, avere tutte quei pensieri e preoccupazioni le faceva venire mal di testa e avere in aggiunta dei sensi piuttosto sensibili non era il massimo.

Però, si bloccò quando sentì l'aura del Kafar che l'aveva controllata con da piccola nelle vicinanze assieme ai due coniugi. Cosa ci faceva lì? Lasciò per un secondo la cucina prendendosi un bicchiere d'acqua e affacciandosi al salotto, al cui ingresso apparve prima Marcus con la moglie che la fissarono per qualche istante, dopodiché entrò anche il Kafar.

– Deathblack.– la chiamò con una punta d'odio più che percettibile, e non aspettò nemmeno un secondo a parlare e salutare i tre più piccoli.

– Ragazzi. Vi informo che per qualche settimana qui avrete un'altra persona con voi, il suo compito è quello di controllare e basta, prendetela come se fosse vostra amica.– annunciò guardando i tre confusi. Poi si spostò sulla corvina che non disse niente, solo bevve la sua acqua per evitare di dire qualcosa.

– Non avrai problemi con questa persona visto che già la conosci e non hai bisogno di dare una pessima impressione di te per farla scappare.– ribadì, e Sheera per poco non sputò l'acqua quando vide fare capolino Kyra dalla porta, tossendo svariate volte prima di riprendersi e osservare di nuovo la chiara completamente presa alla sprovvista. Che diamine ci fa lei qui!?

– Dato che ti ha salvato dal Wix, è suo compito valutare la situazione qui. Ora avrei da fare, con permesso.–

E così se ne andò, fu tutto così frettoloso che per un attimo la corvina pensò di essersi immaginato tutto ma Kyra era davvero lì che si presentava ai tre fratelli. Ecco cosa aveva impiegato tutto il giorno dei due adulti, la chiara era riuscita a trovare un modo per non esser vista come dispersa a Stavira da chi la conosceva.

Da quanto aveva saputo da Lilith, Andreas e Sarah pensavano che la figlia che avevano cresciuto fosse in viaggio, e che non avevano minimamente dimenticato la chiara. Colpa di Devi, non vuole mai modificare troppo i ricordi altrui!

Non disse niente, solo ritornò in cucina a continuare il suo lavoro mentre cercava di non pensare assolutamente alla chiara dall'altra parte del muro. Anche se non durò molto, sentì le mani calde di Kyra sui suoi fianchi e si irrigidì appena il suo respiro si posò sul collo e che la distrasse dal tagliare delle verdure giusto per qualche secondo per poi continuare.

– Si può sapere cosa ci fai qui?– le chiese a bassa voce quasi in un ringhio, tesa.

– Lo sai, devo mimetizzarmi anche io in qualche modo che non sia troppo strano. Questo è l'unico che possa sembrare sensato per loro. Sono io che ti ho tirata fuori dal Wix, molti lo sanno, sta girando anche a scuola e si stanno chiedendo cosa io ci faccia qui e perché ti stia attorno.– le sussurrò calma.

– Non dovevi comunque, è... Dannazione!–

Lasciò andare il coltello e si portò una mano tremante alla testa dove una fitta la stordì, il respiro si fece per un attimo affannoso e chinò la testa poggiandosi al bancone. Un dolore lancinante al petto la colpì per qualche secondo prima che tutto si affievolisse. Era colpa della sua energia che si stava indebolendo senza una piccola ma devastante scintilla. Le era già capitato un paio di volte di quei giorni ma non aveva detto niente a nessuno.

– Questa storia ti sta innervosendo troppo e sta condizionando chi hai intorno oltre che te. Se ti sto vicino invece sei più calma ed è meglio così. E poi... Sai che non voglio stare sola...– continuò la chiara prendendole la mano accarezzandogliela con il pollice per tranquillizzarla. Poco dopo Sheera fece un respiro profondo e si voltò appena verso di lei puntandole la punta del coltello alla gola, facendola sorridere appena.

– L'idea di averti qui non mi piace comunque.– continuò a sostenere lei.

– Perché sei costretta a trattenerti davanti a loro?– la stuzziccò l'altra prendendo la lama tra le dita e sfilandogliela dalle mani, lasciandola di nuovo sul bancone mentre le si avvicinò ancora fin quando i loro corpi non si toccarono come le loro labbra.

– È interessante vederti ai fornelli, sai?– le disse ancora una volta staccatasi contenta.

– Li maneggio bene i coltelli, sì. Specie per eliminare una certa Dea che se non la smette entro tre secondi finisce dall'altra parte del Regno.– ribatté la corvina con un'espressione misto al serio, arrabbiato e divertito. Alla fine ridacchiò e la lasciò in pace facendo dei passi indietro, anche perché entrarono in cucina il resto della famiglia. Ma Kyra, per tutta la serata, nonostante avesse cercato di rispondere ad ogni domanda che poteva, non aveva staccato gli occhi di dosso dalla Dea Nera.

Dyiara doveva essersene accorta poiché iniziò a fare domande quando si ritrovarono loro due sole una volta finita la cena a sistemare. Sheera, come al solito, non aveva detto una parola e aveva spiluccato a malapena dal suo piatto, al contrario dei gemelli che tartassarono di domande la chiara appena arrivata. Il più piccolo era rimasto un po' diffidente all'inizio ma poi si aprì anche lui.

– Allora, ha fatto qualcosa quella combinaguai a Stavira?– le domandò passandole un piatto da asciugare e mettere via. Si era offerta di darle una mano e la donna aveva gradito, non voleva essere un peso più di quanto già non fosse per quella famiglia.

– Niente di spericolato. Insomma, niente che abbia fatto qui negli anni.– le rispose tranquilla. Più o meno.

– Sai, a volte ci proviamo ad essere gentili con lei ma non ci riusciamo. Non sappiamo perché, forse è un po' il suo modo di fare che innervosisce.–

La chiara annuì e si fece pensierosa. Il fatto che le manchi una parte comporta il nutrirsi di emozioni negative più del normale in maniera inconscia, questo li colpisce.

– Avete paura di quello che può fare?– domandò poi sapendo già la risposta.

– Abbastanza. È sempre un mistero il suo umore. Non parla spesso e se lo fa è per rispondere in malo modo o ribattere. Tu non ne hai?–

Kyra scosse la testa.

– Quando l'ho vista la prima volta no, e nemmeno quelle dopo. Ero solo... curiosa. Diciamo che lo sono un po' per tutto.– ammise. In effetti, in entrambe le sue vite, non aveva provato paura nel vederla.

– E questo ti ha portato ad avvicinarti a lei?–

– Possiamo dire di sì.–

Dyiara non era una cattiva persona, sapeva essere gentile e cortese, il cambio di umore era dato per forza dalla presenza di Sheera e un po' le dispiacque. Purtroppo non poteva controllarlo, forse non se ne era nemmeno resa conto.

– Ho notato come la guardi.– ricominciò a dire dopo poco tempo e Kyra per poco non avvampò.

– E sei l'unica che si è avvicinata a lei, a parte il figlio del panettiere.–

Kyra si passò una mano tra i capelli chiari.

– Non ci avevo fatto caso.– mentì in parte.

– C'è qualcosa, dunque?–

Anche se non le rispose la donna capì e sorrise appena, sistemando le ultime cose con la magia.

– Abbiamo una camera libera al piano di sopra, è tutta tua. Se hai bisogno siamo nella stanza di fronte.– le disse come ultima cosa. Così la chiara si ritrovò da sola e, silenziosamente, si diresse verso la camera di Sheera oltre al salotto volendola salutare o per lo meno controllare che stesse bene. In realtà, una volta davanti alla stanza, rimase ferma. La porta era aperta di poco, si poteva passare di striscio volendo, ed era giusto quello che bastava per permetterle di vedere la ragazza di fronte a sé.

Le dava le spalle e si stava semplicemente cambiando, non poté fare a meno di ammirare la sua pelle chiara nuda della schiena. Per un attimo pensò che fu un peccato che le gambe fossero coperte da quei pantaloni scuri, anche se delineavano i suoi lineamenti in modo impeccabile.

Si morse il labbro come sofferente quando la vide mettersi una maglia, ritornando per un attimo in sé. Da quando la spiava in quel modo? Non era da lei, anche se molte cose che aveva fatto in precedenza andavano contro la sua natura.

Sgranò gli occhi quando Sheera si spostò appena facendole notare uno specchio che era rimasto nascosto dalla sua figura ammaliante e che lei, la corvina, aveva visto perfettamente come Kyra aveva lasciato che i suoi occhi vagassero lungo tutto il suo corpo.

Non fece nemmeno in tempo ad aprir bocca che si ritrovò all'interno della camera, le spalle contro il legno della porta appena chiusa a chiave dalla corvina in quel momento di fronte a sé.

– Interessante quello che vedevi?– la stuzzicò giocherellando con la collana dalla pietra chiara al suo collo.

– Ora che sono più vicino è meglio.– ammiccò ridacchiando, avvolgendo le braccia intorno al collo.

– Da quando sai cucinare piuttosto? Stare tra i Salir ti ha dato nuove doti?– aggiunse.

– Da sempre in realtà, puoi chiedere a Lilith.–

Kyra sbuffò.

– Ancora quella demone!–

– Non prendertela troppo.–

Sheera le lasciò il suo respiro sulla pelle prima di giocarci con le labbra e i denti avvicinandola a sé tirando appena la catenella dorata, l'altra mano che le scivolò lungo il fianco fino alla maniglia della porta che sbloccò di nuovo.

– Ci si vede dolcezza.– le sussurrò all'orecchio come ultima cosa prima di lasciarla lì fuori dalla camera scombussolata. Scosse la testa quando si riscosse, l'aveva provocata apposta. Sei incorreggibile Sheera!

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