83 - Preside nemico

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Si sentiva costantemente in colpa, ora dopo ora, minuto dopo minuto. Se ne stava semplicemente in silenzio, cupa, preoccupata. È colpa mia, non avrei mai dovuto colpirla così forte. Cosa mi è passato per la testa? Se lo ripeteva in continuazione senza sosta ripensando alla scena che le si presentava davanti agli occhi a distanza di ore.

– Kyra? Ci sei?–

La ragazza smise di fissare il terreno e guardò Eyla che aveva un'aria preoccupata. Anche lei e suo fratello avevano cercato in tutti i modi di risollevarla quel paio di volte che si erano visti in quei giorni, ma non c'era stato verso. In più i due non erano a conoscenza del motivo del suo cattivo umore, nemmeno la sua migliore amica che le stava comunque vicino. Aveva ipotizzato varie opzioni per quel comportamento e tutte riconducibili alla mancanza di Sheera. Purtroppo non aveva voluto saltare la scuola solo per riuscire a trovare il preside, doveva esser tornato ormai e dovevano assolutamente avere qualche idea su cosa fare o erano spacciate.

– Scusate devo andare.– disse dopo un po' ferma ad aspettare in cortile e la ragazza si allontanò da quel gruppetto ed entrò nella scuola, raggiungendo i bagni di fretta. Si sciacquò velocemente la faccia con l'acqua ghiacciata e rimase qualche minuto a fissarsi nello specchio tentando di calmarsi.

I suoi occhi viola che fece tornare grigi poco dopo erano più scuri del solito e vuoti, la pelle leggermente più pallida per non aver dormito granché, per non parlare del cielo nuvoloso sopra Agraq. La sua magia aveva influenzato di nuovo quel mondo ed era uno dei segni che indicava che era nel Regno Assoluto da troppo tempo, rischiava di interferire con il normale scorrere della vita senza volerlo.

Se mi vedesse così penserebbe che voglia rubarle il posto come Dea Nera pensò ridendo tra sé e sé dopo essersi ripresa un poco a guardare la sua collana che nascose subito dopo nella maglia che indossava.

La campanella suonò proprio in quel momento e uscì andando in classe, varcò la soglia e alcuni ragazzi erano già lì a parlare tra loro ma il suo sguardo ricadde sugli ultimi banchi in fondo. Affianco al suo posto una ragazza dai capelli neri così come gli indumenti che indossava stava dormendo tranquillamente con le braccia sul banco su cui aveva messo la testa, i capelli a coprirla. Non vedeva il suo volto ma sapeva che era Sheera, lo sentiva dal legame che le univa e dalla sua aura negativa, anche se era più debole rispetto alle altre volte. Cosa faceva lì esattamente?

Si avviò al suo posto e si sedette nervosa, cominciando a mordersi il labbro inferiore. Sentì addosso a sé anche lo sguardo di James e Eyla confusi e cercò di trattenersi per non rispondergli male. E appena il professore entrò la lezione cominciò e rimase attenta, scrivendo anche qualche cosa su un quaderno. Lo trovava un ottimo modo per entrare in contatto con tutto quello che era successo quando non si erano ancora reincarnate, le nuove scoperte avvenute in quel mondo magico. Era anche un modo per cercare di capire di più i Salir.

In passato, nel suo mondo luminoso, nonostante fosse stata presa dai suoi doveri di portare il bene, si era sempre concentrata di più sugli Yarix, così come aveva fatto sua sorella. Si erano staccate sempre più da quel mondo semplice dagli abitanti senza ali, forse un po' perché erano diventati troppo orgogliosi di sé tanto da dimenticare l'esistenza di due poteri all'origine di tutto. E questo aveva portato le due Dee a saper meno su loro conto fin quando, caso volesse, non erano finite nelle loro vite.

E poi, le due specie erano abbastanza diversi sotto svariati punti di vista: i Salir non usavano così tanto la magia ed essa variava di famiglia in famiglia, dagli antenati e le loro auree. Gli Yarix avevano avuto da sempre un forte legame con la natura, la rispettavano e lo aveva subito notato, la prima volta che aveva varcato il loro portale, dalle case completamente diverse dal Regno Assoluto. Infatti, da quel che ricordava, erano delle specie di cupole di terra o massi o a volte radici di alberi ben intrecciate tra loro che dall'esterno potevano accogliere solo un paio di persone; in realtà era assai più grande all'interno grazie ad uno speciale incantesimo.

Anche il sistema gerarchico non esisteva ad Eathevyr, o almeno non come lì. Erano tutti divisi in piccoli villaggi e ognuno era protetto e guidato saggiamente dal più anziano, nonché colui che era in grado di formulare profezie. Perché sì, gli Yarix erano terribilmente devoti, o almeno lo erano stati.

Ricordava ancora quando, curiosando tra le case restando invisibile, aveva visto le persone felici a ringraziarla per il raccolto fruttuoso ad esempio, o quando si erano macchiati di qualche peccato e chiedevano di esser puniti dalla Dea Nera alla loro morte. A volte si spaventava ancora ripensando a quanto avevano tenuto per davvero a credere in due poteri opposti a dare un equilibrio a tutto.

Così improvvisamente, a distrarla da tutto quello che le passava per la testa, una mano sulla sua coscia gelata più del ghiaccio la fece rabbrividire. Si voltò istintivamente verso la corvina. La testa era appoggiata sul braccio sinistro steso sul banco e la guardava, i suoi occhi neri che di solito incutevano paura, ora trasmettevano dolore e sofferenza.

– Smettila, lo sai che non è stata colpa tua.– le disse con voce leggermente impastata nel sonno leggendole nella mente, e Kyra si morse nuovamente il labbro distogliendo lo sguardo dalla sorella, osservando il foglio davanti a sé. Poco dopo, però, si ritrovò la testa di Sheera sulle sue gambe che la guardava. Non vorrà mica...

– Che stai facendo? Ti possono vedere.– le disse sussurrando evitando di guardarla già in agitazione.

– Sbagliato. Loro mi vedono ancora dormire sul banco.– biascicò già con gli occhi chiusi.

– Hai usato l'Illusione? Sei scema per caso!? Ti metti ad usare la magia nonostante la tua situazione? Sei proprio fuori di testa, possibile che ti piaccia così tanto metterti nei guai?–

– Cos'è, ti metto in agitazione? Non pensavo di farti ancora così tanto questo effetto. Buona a sapersi.– ribatté alla fine lasciando il suo respiro sul suo ventre verso cui era rivolto il volto, Kyra che la sentì ridacchiare leggermente mentre si sentì avvampare. Eccome se mi mandi fuori di testa, ogni volta che ti ho intorno, sapessi quanto mi ci vuole per non farlo notare, idiota!

Sheera poi si riaddormentò, il corpo di nuovo rilassato dopo pochi minuti, il respiro calmo. E lei la guardò per un tempo che sembrava non finire, lasciandosi ammaliare dalla sua bellezza eterna che la stregava ogni volta non cambiando mai, come i suoi occhi viola e maliziosi. L'aveva sempre affascinata in ogni singolo aspetto quella ragazza, giorno dopo giorno, scoprire cose nuove da quelle che conosceva come il creare.

Senza rendersene conto si mise a giocare con i suoi capelli corvini, così meravigliosi e tremendamente morbidi, rilassandosi anche lei. Passarono così un paio d'ore piuttosto in fretta e si ritrovò a scarabocchiare di nuovo sul foglio fin quando la campanella suonò di nuovo annunciando la fine delle prime lezioni.

Tutti i ragazzi uscirono e il professore fece la stessa cosa, ma Sheera non si era ancora svegliata, o meglio, era lei a non volerla svegliare. Sembrava tranquilla, così innocua e stupenda e sapeva che non erano molte le volte in cui riusciva a chiudere occhio.

– Perché continui a fissarmi?–

Come non detto... Sheera aprì gli occhi e la guardò, per poi mettersi a sedere senza interrompere il contatto visivo, annullando l'Illusione. Si avvicinò di più e le morse il collo e subito dopo la baciò con foga, impedendo a Kyra di lamentarsi.

Sheera si staccò solo quando furono senza fiato e con l'indice della mano destra percorse una linea immaginaria sul suo braccio continuando a guardarla negli occhi, provocandole un brivido.

– Lo sai che quando ti faccio una domanda devi rispondermi.– le disse vicino all'orecchio. La ragazza dai capelli bianchi sorrise e le toccò il collo con le sue mani calde che bruciarono al contatto della pelle ghiacciata della corvina ma non era fastidioso, tutt'altro. La baciò nuovamente sollevata dal fatto che stesse meglio e che se la trovava di nuovo intorno, mordendole forte il labbro prima di staccarsi facendolo sanguinare lievemente e le leccò la ferita appena inflitta che si rimarginò subito dopo, mentre lei si ricordò di quel sapore che l'aveva sempre attirata, fin troppo per essere una Creatura Chiara.

Alla fine Sheera si alzò in piedi e si stiracchiò, per poi parlare. Sembrava annoiata più del solito e anche sofferente per l'essere stata ferma per molto tempo, e lei lo odiava.

– Usciamo da qui?–

La Dea Bianca annuì e si alzò anche lei uscendo dalla classe. Poco dopo raggiunsero gli altri fuori dall'Istituto nell'enorme cortile, il sole che si poteva intravvedere dalle nuvole che la magia di Kyra aveva creato.

– Sheera! Che fine avevi fatto?– disse subito ad alta voce Nissa appena la vide, agitando un braccio in aria per farsi notare dalle due.

– Grida di nuovo e ti ritrovi sotto terra.– la minacciò lei seria invece. Aveva ancora il mal di testa che l'aveva obbligata a dormire in classe e la voce della ragazza sembrò creare un eco nella sua mente incessante e terribilmente fastidioso.

– Che ti era successo? Sparire per due giorni così e senza dire niente.– disse James. Stranamente ora non avevano così tanta paura di lei da rimanere paralizzati, o almeno non sempre.

– Non sono affari vostri in realtà.– rispose con una strana calma.

– Frena un attimo. Hai risposto tranquillamente? Ragazzi non sta bene per niente!– esclamò di nuovo Nissa mettendosi quasi sconcertata.

– Tra qualche minuto sarà come le altre volte.– disse Kyra sorridendo e la sorella le lanciò subito un'occhiataccia.

– Visto?– disse di nuovo la ragazza. Poi Sheera chiuse gli occhi e si portò una mano alla tempia. Non sentiva più niente così all'improvviso, ogni suono sparì, c'era solo il silenzio. Poi una voce, un suono debole e lontano e solo allora riconobbe quella sensazione che aveva provato una sola volta nella sua vita precedente.

Riaprì gli occhi di scatto e guardò di sfuggita Kyra che capì che qualcosa non andava e subito la seguì dopo aver salutato brevemente i ragazzi e cominciarono a muoversi verso il retro della scuola, angolo del cortile riservato ai ragazzi dai dieci ai sedici anni da quanto aveva capito Kyra nei giorni che aveva passato a vagare per i corridoi.

Si fermarono e guardarono davanti a loro dove una folla di ragazzini, che fino a qualche istante prima era disposta in cerchio attorno a qualcosa, o qualcuno, si stava dileguando fino a lasciare solo le due ragazze e un paio di altre persone lì in mezzo agli alberi: Chris, dallo sguardo impaurito, e i suoi due fratelli davanti a lui come a volerlo proteggere dall'uomo che avevano di fronte. Era alto, ben vestito, i capelli grigi perfettamente ordinati, occhi severi che ricordarono alla corvina quelli di Maestro. E quell'uomo era proprio il loro sospettato, il preside della scuola, il signor Ross.

– Farai bene a dirmi dove l'hai presa.– disse rivolto al bambino che si strinse solo di più a Sam che gli cercava di accarezzare i capelli biondi per cercare di calmarlo.

– Signore, mio fratello non ha fatto niente di male mi sembra.– intervenne Dan. Le due Dee, nascoste dietro un albero, si guardarono confuse. Cosa era accaduto lì? Kyra osservò intorno a sé ma non c'era più nessuno lì, non c'erano tracce di aggressioni ad esempio. O forse, osservando meglio Chris, i suoi vestiti erano un poco impolverati.

– Quel bambino ha una piuma nera.– cominciò a dire Ross e solo lì la Dea Bianca notò la piuma che riconobbe essere della sorella accanto a sé stretta tra le mani di Chris. Essa però stava iniziando a svanire.

– È di qualche uccello che si trova nel bosco probabilmente, lo sa dove abitiamo. L'avrà trovata per terra, gli piacciono gli animali come molti altri bambini.– provò a dire Sam abbastanza stranito dal suo comportamento.

– Conosco tutti i tipi di volatili di tutto il Regno Assoluto, ho scritto svariati libri al riguardo, vi ricordo, e quella che ha lui non appartiene a nessuno di essi. Può essere pericoloso.–

– Non capisco le sue preoccupazioni ma ora dovremmo proprio andare. Ci scusi.– cercò di finire lì la conversazione Dan voltandosi facendo cenno ai fratelli, ma non si aspettò di cerco di venir preso per la giacca da dietro dall'uomo con uno strattone brusco.

Kyra si stupì, che razza di persona era per trattare così un ragazzino? Che problemi aveva da spingerlo a terra e alzare una mano verso i tre? Voleva colpirli con un incantesimo? Forse era in grado di far dire loro la verità?

Tuttavia, fu fermato prima che potesse abbassare il braccio da Sheera che li aveva raggiunti e che teneva con fermezza il suo polso e lo fissava con uno sguardo che lui non aveva mai visto. La chiara invece aiutò Dan a rialzarsi mentre la corvina non si mosse da lì. Solo lo fissò negli occhi chiari come a volergli entrare nella sua anima, e a lui parve di aver visto per un secondo un riflesso violaceo e un'immagine agghiacciante: una figura di una giovane donna dalla pelle bianca dal volto coperto dai suoi capelli come la pece aveva ai piedi un corpo morto, svariati scheletri intorno, immersa nel buio, e nella sua mano destra una spada grondante di sangue, lo stesso che aveva alle sue labbra e che colava lungo il collo e rideva maligna. Appena l'immagine svanì si sentì debole, impotente, vuoto.

Solo a quel punto lei gli lasciò il suo braccio in malo modo e se ne andò con Kyra e gli altri, mentre lui rimase lì sotto shock, quell'immagine continuava a rimanergli impressa terrorizzandolo sempre di più ogni secondo che ci pensava.

La corvina invece continuava a camminare svelta, i pugni serrati così tanto da avere le nocche bianchissime e Kyra sentiva tutta la sua ira in corpo crescere e che cercava di trattenere o avrebbe creato un bel macello, motivo per cui si stava anche allontanando dal centro del villaggio il più in fretta possibile. Chris era rimasto in braccio a Kyra tranquillo grazie ai suoi poteri calmanti e cercava di farlo distrarre un po' con qualche carezza, Dan che si ripuliva dalla polvere e Sam che raccontò quello che era successo per filo e per segno.

Il bambino era rimasto nel cortile aspettando i fratelli come ogni giorno quando un gruppo di ragazzini più grandi di lui lo avevano visto tenere in mano la piuma che ammirava tra le sue mani e non avevano pensato due volte a prendergliela per dispetto. Il preside inizialmente, appena li vide, li fermò, ma quando notò anche lui la piuma cominciò a chiedere dove l'avesse presa. In Ross c'era paura, e non solo... Sa che quella non è di un qualsiasi volatile.

– Scusate un attimo, tornate a casa e sistematevi.– disse ad un certo punto la chiara rimettendo il bambino con i piedi per terra quando notò che Sheera era altrove, dalle sue mani intravvide delle scintille violacee, raggiungendola velocemente e prendendola per il polso, trascinandola con sé senza che potesse dire nulla in un vicolo deserto e abbastanza nascosto, in ombra.

– Che stai...– cominciò a dire Sheera in un ringhio quando si ritrovò contro il muro grezzo di una casa che, al sol contatto con la sua pelle, si crepò appena per la sua energia che iniziava ad andare fuori controllo, il corpo dell'altra che premeva sul suo.

– Sta zitta.– la bloccò Kyra prendendola dal colletto della camicia per avvicinarla al suo volto in modo che si sfiorassero, i loro occhi incatenati gli uni agli altri. A quel punto la corvina rimase ferma e poco dopo i suoi occhi che erano diventati viola tornarono più vividi, le pupille dilatate e quella luce negli occhi che aveva quando era tranquilla. Era incredibile quanto riuscisse a calmare quella ragazza con poco, perlomeno era un bene che funzionasse.

– Era per non farti fare pazzie.– le disse all'orecchio più tranquilla anche lei poggiandole una mano sul collo che prese.

– Hai visto anche tu i suoi occhi. Sta con lui, Ky. Ora dobbiamo capire se è il capo che cercavamo o meno.–

– Lo so. Ma al momento sei ancora debole, aspetta almeno un paio di giorni. Penso a qualcosa io.

– Ma...–

Kyra la zittì poggiandole l'indice sulle labbra che fissò per qualche istante.

– Non voglio che stai ancora male.– le disse solamente e alla fine la corvina cedette, sospirando e accettando le sue condizioni. In parte non voleva farla stare male anche lei con il suo fiutare il dolore, e poi doveva ammettere che aveva bisogno ancora di energie.

– Perché non passiamo dal tuo amico? Così vediamo come sta e ti distrai anche tu.– le propose poi e fece spallucce, non l'avrebbe minimamente lasciata sola probabilmente per qualche ora volendo assicurarsi che non facesse pazzie come suo solito mentre nella sua mente cercò di ignorare Shedan. –Cederai Dea Nera. Lo so, e lo sai.–

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