85 - Andare contro

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L'odore acre era insopportabile quanto la presenza intorno a sé di tanti, troppi demoni a renderla tesa ed estremamente in allerta. Le stava cominciando a darle anche fastidio, non si era minimamente aspettata tutte quelle presenze, aveva stimato solo una decina di esseri orrendi e odiosi, non un rifugio pieno.

Tra poco dovranno andarsene o staranno male si disse mordendosi nervosa un'unghia mentre attendeva impaziente seduta in un angolo dietro ad un albero che ogni singolo demone uscisse da quella dannata botola sotterranea nascosta da delle liane ai piedi di un'albero millenario le cui radici facevano anche ombra al passaggio.

Quello a preoccuparla di più erano i due orchi di terra a fare da guardia. Ne aveva viste rappresentazioni delle più variegate ma non gli davano giustizia. Non li aveva mai visti prima di allora quando era stata tra le schiere di Shedan e c'era da temerli, e anche parecchio.

Erano grandi, grossi il doppio di una normale persona talvolta, dalla pelle rugosa e grigia, occhi completamente bianchi e sempre sull'attenti. Erano in grado di frantumare ossa con le proprie mani ed erano particolarmente aggressivi se provocati, poi con i loro denti massicci sbriciolavano rocce, o così aveva sentito dire.

Nessuno voleva averci a che fare, neppure i demoni che stavano loro lontano. Da quanto aveva scoperto però non erano intelligenti, forse non avevano neppure un briciolo di cervello e che negli Abissi Infernali avevano avuto il compito di sorvegliare il portale per l'Oblio a differenza dei demoni che vagavano per il Limbo che non aveva ancora chiaramente capito cosa potesse essere.

Devo trovare il modo di aggirarli... Si nascose il volto ancora di più sotto il cappuccio della mantella che era riuscita a ricavarsi mentre osservava che anche l'ultimo demone era uscito dalla botola quando il sole svanì all'orizzonte, chiudendola a chiave e facendo cenno ai due bestioni di non distrarsi. Loro rimasero immobili senza nemmeno rispondere e lei si domandò se, essendo così grandi e possenti, potessero essere veloci quanto lei. Poi osservò meglio i loro movimenti pesanti, il loro modo di guardarsi davanti guardinghi. Questo le fece venire un'idea.

Forse non sono come gli altri, colpiscono senza pensare alle mosse dell'avversario, vogliono solo colpire. Ma non si guardano indietro... Potrei provare a passare lì! Si alzò dal suo posto piano e loro non parvero percepire i suoi movimenti. Che anche il loro udito fosse debole quanto la vista? Pareva proprio di sì poiché la ragazza riuscì tranquillamente, o più o meno, a passare indisturbata raggiungendo la botola dopo aver cercato di avvicinarsi nascondendosi dietro gli alberi.

Vediamo un po' qui, dovrei riuscire a creare una chiave o qualcosa che la sblocchi si disse rimanendo in allerta mentre con la magia riuscì a creare tra le sue dita delle piccole radici che si stavano intrecciando per formare una chiave. Funziona! esultò internamente quando infilò l'oggetto nella toppa girandola, sentendo un netto clack che la fece sussultare. I due dietro di lei però non si mossero e tirò un sospiro di sollievo facendo attenzione a sollevare quel che bastava per farla passare, chiedendola subito la botola sopra di sé con attenzione.

– Ora vediamo un po'.–

Creò un piccolo fuoco nella sua mano guardandosi intorno ritrovandosi in una stanca scavata nella terra e rivestita di rocce anche se alcune grandi radici dell'albero millenario spuntavano e scomparivano qua e là. Tossì appena per la polvere e l'aria umida, levandosi da sopra la testa il cappuccio lasciando i suoi capelli rossi liberi mentre si incamminava verso quello che era un lungo corridoio.

Poco dopo spense la fiammella poiché varie fiaccole erano state lasciate accese e si sentì fortunata per quello, almeno nessuno avrebbe potuto percepire la sua aura rosata là dentro se non usava la magia.

– Dove potrebbero mettere quella spada?– continuava a chiedersi osservando solo terra, radici e rocce davanti a sé.

– Peccato che non abbia qualche potere in grado di percepirla!– sbuffò. Spesso parlava da sola dopo tutto il tempo passato in solitudine e tra i suoi pensieri, ricordi di una vita felice e lontana con la sua famiglia.

– Chissà cosa vuole fare Shedan con quell'arma. Le Dee sono immortali quindi per quale motivo gli servirebbe?–

Non capiva, era davvero strana la cosa.

– E ora?– sbuffò frustrata quando si ritrovò ad un bivio le cui strade erano praticamente identiche. Se si concentrava, però, da quello a sinistra sentiva arrivare dell'aria gelida da mettere i brividi che le mise addosso una strana sensazione. Che fosse una specie di segnale?

– Non dovrei nemmeno essere qui...– si disse mordendosi il labbro inferiore stringendosi nelle sue braccia mentre seguì proprio quest'ultima strada verso l'ignoto. Come mai faceva tutto quel freddo tanto da lasciare nell'aria il suo respiro visibile come quando c'era la stagione fredda?

– Wow!– esclamò quando si ritrovò in una piccola saletta piena e piena di montagne di ori, vestiti lussuosi, tappeti, mobili pregiati e ancora ori a terra. Da quanto tempo era stato tutto ammassato lì? Per non parlare del valore di ogni singolo oggetto.

– Tutto questo potrebbe sfamare centinaia di famiglie!–

Si guardò attorno dispiaciuta e un po' indignata, i demoni erano proprio dei ladri avidi, vogliosi di ogni bene, possedimento su cui poggiavano gli occhi. Era assurdo.

– Queste monete...– sussurrò appena accucciandosi quando notò dei gingilli argentei familiari.

– Sono di Eathevyr...–

Si rigirò tra le dita quei piccoli metalli circolari lisci e da un'incisione di tre triangoli da un lato, un paio di ali dall'altro. La malinconia la colpì in pieno lasciando a terra le monete che tintinnarono contro le altre sotto i suoi piedi.

– Hanno detto che faranno di tutto pur di riportarli indietro. Devo fidarmi.– si disse scuotendo la testa e ritornando a ciò per cui era davvero lì.

– Dove potrebbe essere?–

Girovagò in ogni angolo possibile e immaginabile fin quando non notò una piccola scanalatura nella parete rocciosa che racchiudeva tutte quelle cianfrusaglie. Da essa le sembrò che provenissero delle specie di scintille rosse, non era normale. E, quando sfiorò la roccia spaccata, questa svanì nel nulla lasciandole la visuale verso un'arma mai vista.

Era interamente di un nero più scuro della pece dall'elsa, ornata da tre rose spinate, alla punta ed era più che affilata. Riusciva a specchiarsi per quanto fosse lucida, per non parlare del materiale robusto da cui era caratterizzata. Non aveva visto niente di simile in tutta la sua vita ed era proprio quella spada a produrre quelle piccole scintille rosse come il sangue.

– Dev'essere questa, non c'è dubbio.–

Tentennò mentre avvicinò le mani per prenderla sentendo sempre più freddo. Era quella spada a crearlo, come solo un'arma che portava la morte glaciale poteva sprigionare.

– Devo andare via in fretta!–

La nascose in fretta sotto la mantella facendo attenzione a non tagliarsi e vide la roccia riapparire per chiudere il piccolo scomparto segreto. Da lì, rifece la strada al contrario e cercò di non fare caso al freddo che si insinuava sempre più nelle ossa. Era un bene che nessuna Creatura Oscura riuscisse a resistere al potere della notte al chiuso o avrebbe fatto molta più fatica a girovagare in quel luogo che stava diventando abbastanza buio a causa di alcune fiaccole che si erano spente. Ora la parte più difficile!

Si morse il labbro quando si ritrovò sopra di sé la botola da cui era entrata e salì gli scalini cauta, alzando silenziosamente e lentamente la piccola porticina in legno giusto quello che bastava per vedere i due orchi cosa stessero facendo. Li trovò esattamente dove li aveva lasciati a darle le spalle, aiutandola a svignarsela da lì richiudendo la botola di nuovo grazie alla chiave di radici che aveva creato.

Purtroppo, la spada sembrò capire che era proprio quello il momento peggiore per poter cadere e finire sopra l'unica roccia in tutta quella radura, creando un sonoro rimbombo, come un eco magico. Si accucciò subito per riprenderla ma sentì su di sé degli occhi puntati addosso. Bene, sono morta! Non ebbe il coraggio di voltarsi e vedere quegli esseri putridi da vicino, riuscì velocemente a spiegare le sue ali grigie e spiccare il volo prima che uno dei due riuscisse a prenderla.

Durò poco poiché l'altra prese proprio la roccia che aveva causato il trambusto da loro udito e gliela scagliò contro. Riuscì a schivarla a stento ma perse l'equilibrio nel farlo, cadendo a terra tra gli alberi. Fortunatamente riuscì ad usare la magia per fare in modo che i rami non le facessero male o si sarebbe ritrovata con molti più graffi del previsto. Purtroppo però la sua magia non era molto compatibile con quel mondo non appartenente alla sua specie, perciò non poteva usare alcun incantesimo di sua conoscenza per scappare velocemente. Poteva solo alzarsi e correre alla ricerca di un punto dove riprendere il volo.

Così fece prima che i due potessero raggiungerla e, come aveva ipotizzato, erano lenti. Però il loro strano ruggito gutturale, cavernoso, basso e spaventoso che sentì non sembrò nulla di buono, sembrava un segnale. O meglio, lo era. Percepì all'istante dei demoni apparire in lontananza.

Era quasi vicina ad uno spiraglio tra le chiome degli alberi da cui andarsene quando la terra sotto i suoi piedi tremò facendola cadere a terra, la quale si crepò, e facendo scivolare la spada a qualche metro da sé. Oh no!

Cercò di rialzarsi e riprendersela in fretta, ritrovandosi i due dietro fin troppo vicini a fissarla aggressivi pronti a farla fuori. Era letteralmente pietrificata, cosa poteva fare contro la loro smisurata forza? I demoni sapeva gestirli, ma loro? Non conosceva il loro punto debole, dove colpirli per ucciderli.

Gridò in preda al panico quando uno fece uno scatto improvviso e inaspettato verso di lei pronto a colpirla e a ridurla in mille pezzi. Poi apparve una parete di puro buio a dividerli poco prima che potesse ferirla, isolandola. Aveva fin troppa paura, le gambe le tremavano e riusciva solo a tenersi tra le braccia la spada per chiedersi da dove potesse provenire.

– Evelyn! Che diamine stai facendo!?– esclamò rabbioso qualcuno, un ragazzo, Damon. Lui aveva creato la barriera e le era vicino a fissarla rabbioso.

– I-io...–

Non riusciva a parlare, il respiro affannoso.

– Lasciala stare, sta andando in panico.– disse un'altra voce, quella di Lilith.

– Lo sento più che bene, così come lo sentono loro. Deve andarsene.– ribatté l'altro.

– Non riuscirà a spostarsi di un passo questa! Dobbiamo farli fuori ora prima che arrivino gli altri.–

Lui ghignò maligno ed entrambi si misero davanti alla rossa, affiancandosi.

– Facciamo uno a testa come i vecchi tempi, sorellina?–

– Vediamo quanto riesci a starmi dietro, ho saputo che sei peggiorato.– si stuzzicarono a vicenda. Damon a quel punto, quando furono pronti, lasciò svanire il muro di oscurità e con uno scatto fulmineo colpì uno dei due orchi. Questo non se lo aspettò e venne scaraventato via di qualche metro dalla sua forza immensa e steso a terra.

Evelyn sgranò gli occhi nel vederlo, e anche Lilith riuscì a fare la stessa identica cosa. Quegli esseri erano tre volte loro, possibile che quello era il potere che possedevano i Demoni Supremi? E se erano già loro così potenti, la Dea Nera cosa era in grado di fare con il massimo delle sue energie?

È così ipnotico pensò mentre vedeva i due muoversi con una velocità strabiliante intorno ai due, uno a testa come si erano detti, riuscendo in una manciata di secondi dopo a ucciderli. Fu Lilith la prima, con un taglio netto e più che profondo al collo che gli staccò la testa, il sangue nero e le viscere in vista che le fecero salire un conato.

Subito dopo Damon lasciò cadere il secondo corpo privo di vita dopo averlo prosciugato di ogni energia vitale attraverso la magia. Sembrava una sua abilità piuttosto usata. Erano stati anche differenti i loro modi di combattere: la ragazza puntava sul fissare negli occhi l'avversaro come a cercare di ammaliarlo e nel mentre colpiva con attacchi diretti; il secondo invece usava di più la magia, confondeva il nemico rimanendo distante.

– Muoviti Yarix, non abbiamo molto tempo!– la riprese Lilith quando la raggiunse facendole cenno di darle la mano, e così fece. Svanirono tutti e tre in una nube scura poco prima che altri demoni, in lontananza, potessero attaccarli ritrovandosi di nuovo e finalmente nel bosco vicino ad Agraq, nel suo rifugio tra gli alberi. Ad attenderli, però, ci furono Kyra e Sheera, entrambe più che serie.

Non riuscì a guardarle a lungo mentre cercava di rialzarsi in piedi dopo esser caduta a causa dell'incantesimo dei due demoni, i quali cercavano di aprir bocca per cercare di spiegare, anche se vennero bloccati ancora prima di iniziare dalla Dea Nera che alzò una mano.

– Si può sapere perché ce l'hai in mano?– domandò alla rossa fissando la spada, la sua voce era piena di rabbia che cercava di contenere.

– Ehm, volevo solo...–

– Ti avevamo detto di non fare nulla.– la interruppe lei.

– Ma...–

– Sei stata avventata, hai rischiato la tua esistenza.–

Evelyn fissò per terra sentendosi in colpa. Le avevano detto di non fare agire ma non le aveva ascoltate. La voce di Kyra un po' migliorò la situazione con la sua calma.

– So che avevi buone intenzioni, ma la prossima volta non fare di testa tua.– le disse poggiandole una mano sulla spalla che le fece alzare appena lo sguardo, vedendola sorridere sollevata.

– Volevo solo fare qualcosa che non fosse ferire come quando stavo con il Demone. Volevo solo... rimediare.– le disse lei passandosi una mano tra i capelli.

– Lo so.–

La chiara le passò una mano tra i capelli, guardando poi la sorella che scosse la testa e sospirò. Subito dopo le due si fecero raccontare quanto accaduto mentre la Yarix diede la spada alla Dea Nera, anche se alla fine, ed inspiegabilmente, la prese Kyra. Che fosse perché la corvina poteva perdere il controllo facilmente ed usarla, diventando ancora più pericolosa?

– C'erano anche due orchi di terra, odiosi.– disse schifata Lilith facendo una smorfia.

– Tsk! Pensavo di averli eliminati tutti.– esclamò stranita la sua Dea.

– Perché li hai uccisi?– domandò invece Evelyn curiosa.

– A parte il fatto che erano di una forza straordinaria con cui riuscivo a divertirmi qualche volta, non facevano assolutamente nulla, erano inutili. E stavano iniziando a diventare troppo aggressivi, rischiavano di danneggiare il mio mondo.–

Fece per aprir bocca ma, improvvisamente, sentì le energie farsi sempre meno e ancor prima che se ne rendesse conto.

– Sei stanca, dovresti riposare.– le disse Kyra guardandola, ma non fece in tempo a risponderle o pensare ad altro che cadde nel buio senza più forze.

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