88 - Gelosia e alleanze

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Stava camminando tranquillo e lentamente tra le strade di un piccolo villaggio quasi sconosciuto al Regno Assoluto, solo perché era la dimora di svariati criminali, un rifugio. O così lo era stato molti secoli addietro prima di diventare un punto dove piccole famiglie avevano trovato riparo. Ma, infondo, a volte veniva usato ancora come punto di ritrovo per chi, come lui, vagava verso la casa più malandata.

Intorno, a mimetizzare il posto, ragazzi correvano e facevano qualche magia appena appresa, i bambini più piccoli li guardavano e cercavano di imitarli, poi donne che parlavano tra loro, chi faceva compere e chi cercava di controllare i figli. Con tutta quella confusione quasi nessuno notava i viandanti avvolti nei loro mantelli scuri come lui, il cappuccio calato che gli nascondeva il viso giovane e apparentemente innocente.

Arrivò così indisturbato davanti ad quel locale abbandonato situato in una via deserta. Le pareti sudice e verdi a causa del muschio che era cresciuto nel tempo, il tetto che a momenti poteva crollare, poi le finestre rotte, una porta cigolante non catturavano di certo l'attenzione.

Si avvicinò al cancello tutto arrugginito aprendolo ed entrando nell'edificio completamente impolverato. Al centro della stanza in cui si ritrovò una volta varcata la soglia c'era un signore anch'esso incappucciato con un mantello simile al suo ad aspettarlo impaziente, le braccia conserte, un piede che tamburellava a terra. Subito lo raggiunse preoccupato.

– Signor Ross, scusi per il ritardo.– disse subito.

– Non importa, dobbiamo andare ora.– risposte frettolosamente l'uomo ignorando momentaneamente la sua mancata puntualità preoccupandosi di ben altro. Dovevano sbrigarsi.

Si misero semplicemente l'uno accanto all'altro e cominciarono a pronunciare varie parole apprese da dei demoni di cui non conobbero nemmeno il significato e che quegli esseri distruttivi non si erano presi la briga di spiegare. Con esse invocarono un incantesimo oscuro grazie al quale ogni singola Creatura Oscura poteva entrare nel portale più temuto di tutti e che avevano scoperto da poco anche i Salir: l'Oblio.

Apparì il portale proprio sotto ai propri piedi, un buco nero inquietante e infinito che li risucchiò trasportandoli in una stanza tetra e fredda in una manciata di secondi. I due uomini si inginocchiarono subito ritrovandosi al cospetto del loro Signore, seduto in malo modo su quel trono di pietra freddo, le catene a limitare i movimenti.

– Ce ne avete messo di tempo.– tuonò una voce davanti a loro, forte, potente, Shedan che era più che arrabbiato.

– Ci scusi, è stata colpa mia. Non accadrà più.– si scusò subito il ragazzo un po' intimorito senza minimamente alzare lo sguardo. La sua paura era un ottimo pasto per quel ragazzo apparentemente innocuo che lo fissava con i suoi occhi rossi.

– Sarà meglio. Alzatevi.– tuonò ancora. Fecero quanto richiesto e guardarono il loro Signore quando glielo chiese. Tutto di lui trasmetteva un senso di inquietudine. Shedan si alzò dal trono e il rumore di catene che aveva legate ai polsi e fissate al terreno rimbombò ovunque in quel luogo vuoto e scuro.

– Scusi Signore, volevamo sapere perché ci avete convocati con così poco preavviso. Tra l'altro in pieno giorno, rischiamo di farci scoprire e...– osò dire il signor Ross.

– Silenzio! Non vi ho detto di parlare!– lo interruppe soltanto prima di aggiungere altro.

– Eri più collaborativo mesi fa, non vorrai che nomini qualcun altro a dirigere voi branco di inutili Salir, vero? Rispondi.–

– N-no, Signore.–

– Bene.–

Shedan non disse altro, o almeno fin quando non apparve un'altra persona con loro che non sembrava minimamente avere paura di lui: era un demone.

– Abbiamo scoperto che fine ha fatto Damon, a quanto pare si è schierato dalla parte della sua Dea.– iniziò subito a dire lui senza nemmeno aver ricevuto l'ordine di proseguire, tuttavia Shedan non ci diede peso. Considerata in maniera diversa le Creature Oscure rispetto agli altri. Forse era solo perché erano dello stesso sangue.

– Non è un problema. Abbiamo cambiato i piani, non saprà cosa abbiamo in mente.–

– Come proseguiamo? Ci mettiamo a rintracciare le due Dee?–

Shedan però scosse la testa per negare, mostrando poi un ghigno sul volto strano.

– Non ce n'è più bisogno. Richiama tutti i demoni ad Eathevyr e aspettate un mio segnale.– disse solamente passando una mano sul polso dell'altro braccio. Le catene stringevano la sua carne fin troppo a creargli dolore, del sangue nero era fuoriuscito dalla stretta.

– Come sarebbe a dire? Solo questo?– si lamentò l'altro mentre i due Salir si fecero piccoli e paurosi di una reazione negativa del loro Signore, che però non avvenne. Era strano ma sembrava in un certo senso di buon umore, era accaduto qualcosa evidentemente.

– Esatto. Dobbiamo solo attirare l'attenzione della Creatrice.–

Un leggero ghigno sul volto e le pareti intorno cominciarono a tremare d'improvviso e poco dopo le catene che tenevano legato l'uomo oscuro si spezzarono in mille pezzi, cadendo a terra e divenendo polvere. Il demone si stupì mentre Shedan esultò quasi vittorioso.

– Finalmente!– esclamò muovendo le mani per sgranchirle per bene, le ferite che iniziarono a guarire. Ma poco dopo fu travolto da una figura vestita di nero, lo stesso colore delle sue grandi, forti ed eleganti ali. L'ombra sbatté a terra il loro Signore e gli puntò una spada dalla lama nera alla gola e dalla sua aura si intuiva la sua rabbia che cercava di tenere a bada. Riuscì anche, con un semplice gesto della mano, a creare un forte vento in grado di spazzare via il demone che provò a muoversi verso di loro pronto per difendere Shedan, il quale rise maligno.

– Ma buongiorno, la tua oscurità è così incantevole!– disse, beccandosi una risposta non tanto amichevole.

– Osa solo trasgredire al nostro accordo...– iniziò a dire quella che risultò essere una ragazza.

– E ti lascio marcire qui per sempre.–

Shedan ridacchiò senza però liberarsi o provare a muoversi.

– Marciremo insieme, cara.–

– Non provocarmi, chiaro?– gli ringhiò contro ancora lei. La sua voce, a Ross, sembrò familiare. Che l'avesse già sentita? Non riuscì a darne volto però.

– Come desideri.– continuò a stuzzicarla con quel suo sorrisetto furbo e maligno. La ragazza non disse più altro, solo fece sparire la spada permettendogli di rimettersi in piedi, lo squadrò per qualche secondo e poi svanì così come era apparsa come se non fosse mai esistita. Non guardò nemmeno gli altri.

– Chi era? Se posso chiedere mio Signore.– domandò il ragazzo intimorito dal suo sguardo. A rispondere fu l'altro demone con un ringhio e sembrava alquanto confuso oltre che restio.

– La Dea Nera. La sua aura è più riconoscibile quando entra nell'Oblio.–

– Esatto. L'avevo detto che avrebbe ceduto, la sua è l'anima più nera di tutte d'altronde. Ingenua, non ha idea di cosa le aspetti.– ridacchiò Shedan maligno stiracchiandosi pronto per la fase successiva del piano.

– Ross, tra qualche giorno lei verrà da te e ti darà un oggetto importante e dovrai portarlo da me subito. È l'unica cosa che mi porterà via di qui, tutto chiaro?– disse fissando l'uomo che annuì.

– Sì Signore.–

Il Demone si risiedette sul suo trono di pietra in attesa mentre la sua mente farneticava sulla sua vittoria imminente.

– Non avrete scampo. L'era delle Dee sta per concludersi.–

            

Kyra era seduta tranquillamente a terra a gambe incrociate tra i boschi quando Sheera la trovò quella mattina prima dell'alba, vicino al piccolo laghetto che lei aveva visto centinaia di volte. Ormai era diventato un luogo dove ritrovarsi a volte e un po' alla corvina non andava molto a genio il fatto di doverlo condividere con qualche persona. Però, fin quando ci andava solo la Dea Bianca, cercava di farselo andare bene.

Dopo averla osservata per un po' in un angolo nascosto nell'ombra a trafficare tra vari fogli e pozioni in mezzo all'erba fresca, le si avvicinò lasciando che le sue braccia si avvolgessero intorno al collo su cui lasciò anche un paio di baci lievi.

– Non farlo.– le proibì subito la ragazza dai capelli bianchi con un tono di minaccia lasciando a terra i fogli che aveva tenuto in mano appena percepì cosa stette per fare. Ma come potersi fermare di fronte a quel no? Il non dare ascolto era servito su piatto d'argento.

Così le morse il collo, i suoi canini penetrarono nella carne cominciando a bere qualche goccia di quel sangue dolce e puro. Una volta finito sfiorò quella ferita appena inflitta con soddisfazione nonostante le lamentele di Kyra.

– Lo fai apposta, vero?– le chiese proprio lei toccandosi il punto dolente un po' irritata, anche se durò poco.

– Può darsi. Ma non puoi pretendere che me ne stia ferma quando mi vieti qualcosa.– le rispose l'altra divertita con voce bassa e leggermente roca all'orecchio.

– Ho infranto ogni divieto in passato, ti ricordo.– aggiunse mordendole appena il lobo facendo incuriosire Kyra che si staccò un attimo dalle sue ricerche.

– Cos'hai oggi? Sei sparita nel nulla e non ho idea di dove tu sia finite per tutte queste ore.– le domandò.

– Mi devo solo riprendere, tutto qui, mi serviva tranquillità.– mentì. E Kyra lo sapeva benissimo, motivo per cui si girò verso di lei, i loro sguardi che si incatenarono come tante altre volte. So che non è vero. Cosa non vuoi dirmi?

– Devo ricominciare a chiamarti Ingannatrice, per caso?– le chiese ridacchiando ricevendo subito una reazione completamente contrariata.

– Devi solo provarci.– la minacciò lei seria ma la fece solo ridere di più. Era un nome, un titolo che le era sempre stato attribuito ma Sheera lo odiava se pronunciato dalla chiara, anche perché non sempre ingannava a differenza dei suoi demoni. E poi, era dato anche da ciò che era accaduto tra loro l'astio verso esso, a quando Kyra l'aveva vista per davvero in quel modo prima di conoscerla meglio.

Kyra sorrise e le prese il mento tra le dita avvicinandola a sé e lasciandole un bacio dolce sulle labbra senza mollare la presa sul suo scopo preciso: farle ammettere che era gelosa. Perché lo era. L'aveva capito.

– Dai, dimmi perché sei così.– la stuzziccò giocherellando con una sua ciocca scura ma Sheera sembrò fare la finta tonta, e sapeva fingere in un modo estremamente convincente. Ma la Dea Bianca non avrebbe abboccato quella volta.

– Così come? Seduta in mezzo all'erba?–

– Non sviare il discorso.– la riprese, anche se non fu completamente facile. Era un'esperta di cambiare argomento in poco tempo.

– Non sto facendo niente a differenza tua che non ho idea del perché tu abbia delle mie pozioni maledette. Aspetta, dove diamine le hai prese!?–

Kyra alzò gli occhi al cielo a le prese il volto tra le mani avvicinandolo al suo violentemente quasi a sfiorarsi. Era l'unico modo per avere l'attenzione su di sé in qualche modo e funzionò, sentì le sue mani fredde sui fianchi nel momento in cui si spostò sulle sue gambe come a volerla braccare.

– Sei andata via di fretta, non è da te non aspettarmi.– insistette passando dal giocherellare con i capelli morbidi e neri al bottone della sua solita camicia scura vicino al collo. Quella Dea ne era fissata da quando le aveva scoperte, anche se le stavano estremamente bene, ma era meglio quando non ce l'aveva a doverlo ammettere.

– Avevo da fare.– le rispose secca Sheera accarezzandole i fianchi, era un suo modo per rimanere fissa sulle sue convinzioni, il suo modo di cercare di non lasciarla vincere con il rimandare il discorso fino a dimenticarlo.

– Io avrei un'altra ipotesi.–

– Ma davvero? Illuminami allora, sono curiosa.–

– Fissavi Ross attentamente prima di fermare quel ragazzo, non ti saresti dovuta accorgere di lui per quanto fossi presa. Eppure l'hai fatto, ed eri infastidita dalla sua vicinanza a me.– iniziò a spiegare mentre riuscì a far percorrere una mano sotto la camicia, fissandola negli occhi.

– E poi, quando ho detto che era carino, hai serrato la mascella oltre che le dita.–

Stava cedendo, il suo respiro era cambiato, non le staccava gli occhi di dosso e aveva smesso di rispondere. Era ammaliata da lei, dalle sue dita calde che le accarezzarono la pelle fredda del torace, i fianchi, l'addome, la vicinanza dei loro volti. Stava facendo il suo stesso gioco. E avvicinò pericolosamente le dita l'orlo dei pantaloni scuri, quello probabilmente la riscosse un poco.

– Chi è la gelosa ora?– ridacchiò sulle sue labbra dopo avergliele morse. Ribatté subito accigliata e se lo aspettò.

– Non lo sono per niente.–

– Mi spiace ma, stavolta, la tua bugia non è credibile.–

– Ma che stai dice-No!–

Sheera cercò di fermarla quando la sua mano si intrufolò oltre la stoffa scura ma ormai era tardi e trattenne un gemito, e Kyra aveva stampato sul volto un bel sorrisetto malizioso e furbo. La fissò con un misto di rabbia e desiderio, non sapeva quale delle due regnasse nel suo corpo che stava iniziando a fremere.

– Non. Ti. Azzardare.– la minacciò lentamente e seria. Non funzionò per sua sfortuna, fece solo sorridere la chiara che le lasciò un morso sulla guancia divertita.

– Giusto per usare le tue parole che non dimentico, quaggiù tu mi vuoi.– le sussurrò con un tono misto all'innocenza e il provocante. Le stava piacendo quella situazione, all'altra un po' meno e stava cercando in tutti i modi di provare a levarsela di dosso ma non ci sarebbe riuscita. I raggi solari stavano apparendo nel cielo e rendeva la Dea Bianca capace di sfruttare più energia di lei in quel momento.

– Ti ho mai detto quanto il tuo corpo mi faccia impazzire?– continuò quando la sentì gemere appena mosse le dita contro la sua pelle nel suo punto più sensibile, facendole inclinare appena la testa e lasciandole la possibilità di giocare lei stavolta con la sue pelle cadaverica del collo su cui si impegnò a lasciare dei splendidi segni rossi.

– Sai, non mi dispiace vederti in mia balia, è questo quello che provi ogni volta?– le chiese ridacchiando quando la sentì mugugnare contrariata al suo essersi fermata. E i suoi occhi viola scuro non era per niente contenti di quel gioco.

– Kyra, che cosa vuoi?–

– Mh, torturarti e vendicarmi un po'. Giusto fin quando non ammetterai che sei gelosa.–

– Non penso proprio, e mi stai innervosendo.–

– Tu dici? Secondo me ti piace.–

Kyra ricominciò a muoversi per qualche istante prima di bloccarsi ancora e la vide cercare di trattenere un gemito.

– È uno strazio, vero?– le chiese ironica.

– Kyra, ti prego, vedi di finire o ti finisco io.– mugugnò infastidita, irritata, desiderosa, annebbiata dalla presenza della chiara.

– Allora parla.–

Non voleva cedere eppure lo fece, e al tempo stesso però le graffiò i fianchi con le sue unghie per ripicca. Molto probabilmente le aveva lasciato dei segni per cui cercò di non farci caso e concentrarsi solo sulla sua pelle su cui lasciò baci assaporando ogni istante.

– Era fin troppo cotto di te, non ti toglieva gli occhi di dosso.– le disse con affanno e rabbia stringendo la presa sui fianchi e avvicinandola di più a sé.

– E tu gli hai dato retta, ti sei lasciata ammirare da lui.– ammise alla fine poggiando la fronte sulla sua spalla e lasciando che quel calore bruciante che si stava espandendo in tutto il corpo avesse la meglio.

Odiava quella situazione, odiava sentirsi come una preda, odiava darla vinta a qualcuno, odiava gli ordini. Però, amava quella Dea e purtroppo lei era il suo più grande punto debole. Non sempre la chiara sapeva come sfruttare la situazione a suo favore di fronte a lei ma quella volta... ci azzeccò maledettamente. Il suo profumo la stava mandando in estasi come ogni suo tocco, ogni suo bacio. Al tempo stesso la innervosiva l'essere così innocua davanti a lei. Quella Dea era semplicemente la sua rovina.

– Allora Lilith ha ragione a dire che hai fin troppo un debole per me.– ridacchiò Kyra una volta che la sentì raggiungere il limite, il suo cuore batteva più che all'impazzata insieme al suo corpo scosso e il respiro affannoso.

– Non esagerare.– le ringhiò contro. Eppure lei si era divertita da impazzire a vederla sotto il suo tocco. Rise appena quando la vide avvampare quando si portò le dita sulle labbra, leccandole lentamente e fin troppo maliziosa. Evidentemente non se lo aspettò, e non aveva idea di quello che le era successo perché la Dea Bianca non aveva mai fatto così. Era come se si fossero invertiti i ruoli.

– Allora anche tu ti imbarazzi.– la prese in giro quando si voltò per evitare il suo sguardo. Kyra rise ancora e riuscì a baciarla anche se forse abbassò troppo la guardia permettendo a Sheera di invertire le posizioni con uno scatto. Era furiosa, lo vide chiaramente dai suoi occhi luminosi.

– Si può sapere che diamine ti è preso?– le disse tenendole i polsi sulla testa saldamente.

– Te l'ho detto, giocare un po'.–

– Non mi è sembrato.–

– Oh ma andiamo, hai fatto lo stesso con me.–

– Hai fatto peggio facendomi arrabbiare più di quanto già lo sia, è diverso.–

– Perché l'ho guardato? Potrei lamentarmi anche io di tutte le ragazze che fissavi allora.–

– Erano loro che guardavano me e i loro sguardi mi davano fastidio come sempre.–

– Bugiarda.–

– Ky, non guardo nessun'altra a parte te da secoli.–

A quella frase la chiara si morse il labbro inferiore. Era vero in fondo, e doveva ammetterlo. Perciò sbuffò, erano a pari merito. Sheera però non sembrava intenzionata a lasciarla andare quando provò a rialzarsi e per un attimo si bloccò di fronte ai suoi occhi viola profondi, infiniti e magnetici. Iniziava a cadere lei nella sua oscurità ora, nella sua rabbia.

– Nel caso non fosse chiaro, non ho alcuna intenzione di lasciarti andare dopo quello che hai osato fare, dolcezza.– le sussurrò nell'orecchio la corvina maligna graffiandole l'addome sotto la maglia e dandole un brivido lungo la schiena, così familiare.

– Mi sono cacciata in un bel guaio?– le chiese ironica e maliziosa facendola inumidire le labbra lentamente assaporando già la sua vendetta.

– Non ne hai la più vaga idea.–

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